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    Parma, Zanimacchia: “Pecchia mi ha accolto così. Buffon? Una leggenda e aiuterà noi giovani”

    Il Parma nel mercato invernale ha operato soltanto per un acquisto in entrata. Con sei mesi di ritardo, dopo le avance estive, ha raggiunto il quartier generale di Collecchio l’eserno Luca Zanimacchia. Un rinforzo utile per il modo di giocare di Pecchia e un giocatore che conosce avendolo avuto già nelle precedenti esperienze di Cremona e della seconda squadra della Juventus. Il classe ’98 ha accettato di scendere di categoria per mettersi a disposizione e dare una mano al Parma per raggiungere i propri obiettivi. Dopo qualche giorno dalla sua firma, il ragazzo si è presentato ai nuovi tifosi in conferenza stampa.
    Parma, le parole di Zanimacchia
    Luca Zanimacchia si è presentato come nuovo giocatore del Parma. Il classe ’98 ha raccontato del suo arrivo in città: “E’ arrivata questa grandissima opportunità e Parma è una città storica. Non ho esitato ad accettare anche perché avevo voglia di una nuova sfida e di giocare. Ho avuto modo di conoscere il gruppo ed è importante, non vedo l’ora di giocare e portare gioie ai tifosi”. Poi il racconto dell’incontro con Pecchia: “Col mister c’è un bel rapporto anche se non di molte parole. Una stima reciproca e lavoriamo sul campo senza troppi giri di parole. Quando sono arrivato mi ha detto ‘Giovane, sei arrivato eh'”.
    L’esterno ha poi parlato delle sue esperienze passate: “Ogni esperienza me la porto dentro e anno dopo anno sono cresciuto. Non ero un predestinato e mi sono dovuto sudare ogni step fatto per arrivare qui. Voglio migliorare ancora tanto perché posso imparare di più. Sono entusiasta di stare qui. Potevo arrivare sei mesi fa ma a Cremona avevo lasciato un bel ricordo e la possibilità di giocare in A mi hanno fatto propendere per giocarmi le mie carte in massima serie. Le cose non sono andate e così ho scelto di cambiare”. LEGGI TUTTO

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    Il mistero del centravanti ammazzato a due mesi dal matrimonio

    Era al telefono con la fidanzata quando un’auto lo affianca, “Mi stanno ammazzando” le ultime parole. Una convocazione in Questura, una pistola nota agli inquirenti, una pista che non convince, un delitto con risvolti inattesi È la notte del 18 marzo 2006. Vincenzo Cotroneo è in auto, sta guidando la sua Golf sulla statale che da Reggio Calabria risale verso il Mar Jonio. È stato ad una festa di compleanno e sta tornando a casa, a Bianco, la cittadina della Locride dove vive, quando una vettura lo affianca e lo costringe a rallentare, a poche decine di metri dalla sua abitazione. Il guidatore abbassa il finestrino, Cotroneo non capisce. È strano, così, con le due auto in corsa, forse vuole dirgli qualcosa. Allunga appena il collo, ma non tanto, perché ha il telefonino incastrato tra la spalla e l’orecchio: sta parlando al telefono con la fidanzata, tra due mesi si sposano, hanno già fissato il matrimonio. Poi ha un attimo di esitazione. LEGGI TUTTO

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    Maledizioni, gol e karma: l'infinito derby di Calhanoglu

    Tra il passato in rossonero e il presente all’Inter, il turco si prepara alla 15esima stracittadina della sua carriera: un incrocio mai banale, soprattutto per luiBello e dannato, il derby di Milano. Come i personaggi più affascinanti della letteratura e del cinema, quelli che però finiscono spesso per disattendere le aspettative, per alternare emozioni uniche a delusioni cocenti, dolorose. Negli snodi che una rivalità secolare come quella tra Inter e Milan ripropone per almeno un paio di volte ogni anno, c’è Hakan Calhanoglu che pare sguazzarci in questo doppio lato della medaglia. LEGGI TUTTO

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    Ma che gli fa Ballardini alle squadre? Segreti e silenzi di mister Mission Impossible

    Specialista in salvezze, sempre da subentrato, è stato chiamato il mese scorso al capezzale di una Cremonese ultima e in Coppa Italia ha buttato fuori Napoli e Roma. I metodi di un tecnico specialeNulla è per caso. E allora nel (lungo) elenco delle missioni impossibili compiute da Davide Ballardini bisogna aggiungere anche l’audace colpo dell’Olimpico di ieri sera, dopo avere già buttato fuori dal torneo nientemeno che il Napoli. Chapeau. La Coppa Italia non è certo la prima preoccupazione del tecnico della Cremonese, però l’eliminazione a domicilio della Roma di Mourinho fa notizia e pure morale sulla via di una salvezza che per i lombardi resta, parole sue, “difficilissima”. LEGGI TUTTO

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    Da Maldini a Furlani, quelli che… il Milan è questione di Dna

    Il d.t.è un simbolo del club, come il vicepresidente Baresi. L’a.d. da ragazzo andava a San Siro, il presidente Scaroni tifa rossonero da sempreC’è solo un capitano. Oppure due, se il management è quello del Milan: Franco Baresi gioca da vicepresidente onorario, Paolo Maldini da direttore dell’area tecnica. Il Milan ai milanisti comincia inevitabilmente da qui, ma si fa strada in ogni angolo di via Aldo Rossi: ci sono Paolo Scaroni e Giorgio Furlani, rispettivamente presidente e amministratore delegato, innamorati del Diavolo da una vita. LEGGI TUTTO

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    Chiesa-Vlahovic, i segreti della coppia che per un anno la Juve non ha avuto

    Complementari in campo e amici fuori, esplosi nella Fiorentina, gli infortuni dell’uno e dell’altro hanno rimandato di un anno l’utilizzo di Fede e Dusan insieme. Ma fin da stasera Allegri ha un’arma in più Il 2 febbraio dell’anno scorso, precisamente un anno fa, Dusan Vlahovic veniva presentato ufficialmente da calciatore della Juventus. C’era tantissima attesa per il neo centravanti bianconero, che a Torino aveva riabbracciato un amico carissimo: Federico Chiesa. LEGGI TUTTO

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    Milan, mai così pochi acquisti a gennaio dal 2018. E 10 anni fa arrivava Balotelli

    Il colpo del Condor. Gennaio 2013 è la sessione di Balotelli al Milan per 20 milioni. Un acquisto voluto dal d.g. Galliani per centrare la qualificazione in Champions. Il ventiduenne Mario sbarca a Linate l’ultimo giorno di mercato dopo 30 gol in Inghilterra con il City. Insieme a lui arrivano anche Cristian Zaccardo, Kevin Costant e Bartosz Salomon (più la metà del cartellino di Riccardo Saponara). Investimenti da quasi trenta milioni. LEGGI TUTTO

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    Palermo: il bello deve ancora venire?

    TORINO – Da un po’ di tempo a Palermo il campionato volge al bello. Ma forse, il meglio deve ancora venire. Domenica scorsa, dopo l’odissea per arrivare nelle Marche, con l’aereo tornato alla base per un finestrino rotto, il Palermo di Eugenio Corini è tornato da Ascoli con una vittoria pesantissima che profuma di playoff, visto che i siciliani ora hanno gli stessi punti del Pisa ottavo (ma sono noni perché i toscani hanno una migliore differenza reti). Una ascesa costruita con una serie di 8 risultati utili consecutivi in cui i rosanero hanno messo insieme 16 punti, cioè un passo da playoff. I problemi avuti nella prima parte della stagione, ora sembrano un ricordo. Il Palermo adesso va che è una bellezza, trascinato anche dalle reti del suo bomber, quel Matteo Brunori riscattato la scorsa estate dalla Juve che con la doppietta di Ascoli ha raggiunto in vetta alla classifica cannonieri della B l’italo-marocchino Walid Cheddira, entrambi a 12 gol. Non solo. Grazie alle risorse del Football City Group, il Palermo probabilmente ha fatto il miglior mercato della B. Sono arrivati elementi di spicco come Tutino (dal Parma) e Verre (dalla Sampdoria), due che se dovessero esprimersi come nelle loro migliori annate, potrebbero dare quel qualcosa in più che fa la differenza. Ma promettono bene anche gli arrivi di due difensori: l’uruguaiano Orihuela (sinergia del City Group) e il danese Simon Graves che a Palermo ricorda lo sbarco di un altro difensore danese chiamato Simon, avvenuto 15 anni fa, un certo Kjaer. E nelle ultime battute del mercato si sono chiusi due colpi non trascurabili, entrambi terzini sinistri che daranno possibilità di scelta a Corini: dal Benevento, Edoardo Masciangelo, che la B la conosce bene e dal Pontedera Giuseppe Aurelio, uno che in C aveva numeri molto interessanti e che potrebbe sorprendere a Palermo. Adesso però, arriva una sfida che sa tanto di esame di maturità: domenica alle 16.15 al Barbera sbarcherà la Reggina di Pippo Inzaghi che nell’ultimo turno, cadendo al Druso di Bolzano in casa del Sudtirol, ha perso il 2° posto, cioè la zona promozione diretta. Sfida che può essere una sorta di spartiacque stagionale per entrambe. In più per il Palermo c’è da riscattare il bruciante 3-0 subito al Granillo all’andata. Quella sfida iniziò a minare nei rosanero tante certezze e spense gli entusiasmi per la promozione ottenuta nel giugno scorso vincendo i playoff della C. Prima del cambio di marcia degli ultimi due mesi, è stato necessario compiere un lento lavoro di ricucitura, favorito da una proprietà che ha sempre dato fiducia a Corini, cosa rara, specie in questa stagione di B, segnata da un numero record di esoneri dell’allenatore. E adesso c’è la sensazione che possa essere arrivato il momento del raccolto. Perché questo Palermo ha tutte le carte in regola non solo per conquistare un posto nei playoff. Ma può dire anche la sua nella corsa per la A. Anche perché il pubblico unico del Barbera (e dei tanti tifosi rosanero che seguono la squadra in ogni stadio d’Italia), può dare quel qualcosa in più che colmi il divario con le squadre che precedono il Palermo.  LEGGI TUTTO