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    Così Castori può salvare il Perugia

    TORINO – “Andare sempre a manetta paga, vittorie come questa ci fanno tornare in vita e restituiscono fiducia”. Parole e musica di Fabrizio Castori, pronunciate sabato scorso, quando col suo Perugia si è levato lo sfizio di andare a vincere nella cattedrale della B, il San Nicola, uno 0-2 ineccepibile al Bari che la dice lunga su come gli umbri siano più che mai in corsa per la salvezza. Certo, la classifica ancora non sorride al Perugia, visto che oggi retrocederebbe assieme a Venezia e Cosenza. Ma fra le squadre che lottano per salvarsi, nessuno ha la pugnacità dei ragazzi di Castori. E sarebbe anche l’ora di riconoscere i meriti di quest’uomo schietto, nato 68 anni fa a San Severino Marche, forse l’ultimo vero, grande alfiere del calcio all’italiana, capace di allenare (e vincere) in tutte le categorie, professionistiche e non, un concentrato di buon senso, gioco verticale e concretezza. Capace di portare il piccolo Carpi in A, diventato per una breve stagione un fenomeno calcistico da studiare. Impresa ripetuta nel 2021 con la Salernitana e anche in quella annata non è che i campani partissero favoriti per la promozione, anzi, Castori riuscì a fare quel che diversi illustri predecessori (a iniziare da Ventura) non erano stati capaci di realizzare. E ora a Perugia, tira aria di ennesima impresa. Con ogni probabilità gli umbri sarebbero messi meglio in classifica se non dovessero scontare le quattro giornate passate sotto la guida di Silvio Baldini, che fruttarono zero punti, l’attuale 18° posto risente ancora di quella infelice parentesi. Patron Santopadre, dopo la vittoria fondamentale in casa del Benevento di Cannavaro, nel giorno di Santo Stefano, l’errore di quella scelta l’aveva già riconosciuto: colpa dei playoff conquistati nella precedente stagione, che avevano illuso un po’ tutti a Perugia, anche lui. Però è anche vero come il 19 settembre, quando Castori fu esonerato, gli estremi per fare una scelta simile c’erano, il Perugia aveva raccolto 4 punti in 6 giornate. Ma dal suo ritorno, datato 19 ottobre, è un’altra musica. Perché questa squadra ha valori, sulla carta non appare inferiore a quella della passata stagione, quando stupì tutti sotto la guida di Massimiliano Alvini, poi “scippato” dalla Cremonese. Si trattava solo di avere pazienza. Per dire, il Perugia del Castori-bis ha vinto in casa della Reggina e battuto la corazzata Genoa (quando ancora balbettava con Blessin). Perché le risorse non mancano. La scorsa settimana, in città la tifoseria ancora mugugnava per la partenza di bomber Melchiorri, andato in C ad Ancona, tentato da un buon ingaggio, forse l’ultimo di una bella carriera. E chi l’ha risolta a Bari? L’attaccante 21enne Giuseppe Di Serio, l’uomo dei secondi tempi, davvero bella la sua doppietta al San Nicola. Insomma, questo Perugia può farcela anche perché chi lo guida è stato capace di realizzare imprese ancora più difficili. Come nel 2020, quando subentrò a Trapani a un altro Baldini, Francesco, rilevando una squadra data da tutti per spacciata, con enormi problemi societari (la stagione successiva sarebbe stata esclusa dai campionati professionistici). Ebbene, Castori di fatto la salvò, i punti necessari per restare in B li fece tutti ma al Trapani mancarono quelli di penalizzazione subiti. Tornando a questo Perugia, sabato alle 14 al Curi arriverà il Brescia e sarà uno snodo fondamentale per la salvezza. I lombardi sono in caduta libera e soltanto due punti avanti al Perugia (e pensare che a inizio campionato erano stati anche in testa). Batterli non vorrebbe dire solo scavalcarli in classifica ma dare tutta un’altra prospettiva alla stagione del Perugia che in caso di vittoria, al termine della prossima giornata potrebbe trovarsi sopra la zona playout, vista quanto è corta la classifica sul fondo: dall’ultimo al 12° posto ci sono 9 squadre in 5 punti. E Castori sa come mettersene alle spalle almeno cinque. LEGGI TUTTO

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    Caprari: “Io, Zeman, la play con De Rossi, Berlusconi e un Monza che in primavera…”

    Il trequartista è tornato al top: “Prima non ho mostrato la mia versione migliore. Ora tutto è cambiato e non ho paura della maglia 17″Gianluca Caprari è il cambiamento che voleva essere. La sua stagione si sta illuminando e di riflesso anche il Monza ne beneficia. La vittoria in casa della Juventus è l’ultimo passo in ordine cronologico. “Fa molto piacere aver ottenuto questo successo, ma il nostro percorso non cambia. In questa stagione li abbiamo battuti due volte su due in campionato, ora siamo davanti a loro in classifica, ma non dimentichiamoci che la salvezza resta il primo obiettivo”. LEGGI TUTTO

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    Maldini, Lukaku, ora l’Inter: chi è Mavropanos, il gigante greco con l’Italia nel destino

    Cresciuto in una famiglia di amanti del basket, paragonato all’ex nerazzurro Lucio (anche se lui preferisce Dellas…), il difensore di Atene ha diversi punti di contatto col nostro Paese Tutte le sue passioni portano in Italia. Da sempre. Konstantinos Mavropanos, classe 1997 dello Stoccarda, è l’ultima idea di mercato in casa Inter nel caso in cui dovesse partire Milan Skriniar. Può arrivare in prestito con diritto di riscatto. Il greco, che in passato ha giocato anche all’Arsenal, ha diversi punti di contatto con il nostro Paese. LEGGI TUTTO

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    Juve, la rivoluzione sugli esterni è rinviata: sul taccuino ci sono tre nomi per giugno

    L’uscita di McKennie non ha portato introiti immediati. Solo Karsdorp potrebbe diventare un colpo last minutePremessa: Weston McKennie non è un esterno. La sua presenza sulla fascia destra nell’ultimo periodo si deve allo spirito di adattamento del calciatore, ceduto al Leeds perché fuori dal progetto della Juve nel suo ruolo originale: quello di centrocampista centrale. E la sensazione circa una batteria di laterali corta e non pienamente all’altezza è spiegabile col fatto che l’estate scorsa Allegri e la dirigenza hanno scelto di rimanere così. LEGGI TUTTO

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    Gasperini-Inzaghi, amici mai: un duello infinito tra liti, espulsioni e goleade

    L’accesso alle semifinali di Coppa Italia passa da un dualismo che è arrivato ormai al 16esimo episodio tra cartellini rossi, momenti tesi e una finale a dir poco bollenteEpisodio numero 16. Ciak, si gira. Da una parte Simone Inzaghi, dall’altra Gian Piero Gasperini come in una sparatoria all’O.K. Corral, con le inquadrature in piano americano, dalla coscia in su. Nessun’arma da fuoco, per carità, ma di puntate esplosive ce ne sono state moltissime in questa serie televisiva lanciata per la prima volta nell’agosto del 2016. Dal punto di vista del piacentino si tratta del secondo allenatore più affrontato in carriera, dietro solo a Stefano Pioli. LEGGI TUTTO

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    Milan, De Ketelaere resta in letargo. Ma quel cambio di Pioli…

    Tornato titolare dopo quattro mesi, non è riuscito a lasciare traccia e nel derby ricomincerà da fuori. La sostituzione nell’intervallo, però, ha scatenato le critiche dei tifosi all’allenatore: “Così lo ha ‘ammazzato’”Pareva tutto molto promettente. Dieci minuti cattivi e convinti. Del Milan e di Charles De Ketelaere, peraltro l’ennesima conferma che in una squadra senza fuoriclasse è il collettivo che permette di emergere a chi ha più qualità, e non si può chiedere a un singolo di cambiare faccia alla squadra. Sì, pareva tutto molto promettente perché quando il cronometro segnava due minuti e una manciata di secondi, CDK ha ricevuto palla a centrocampo, si è girato ed è fuggito via tra Obiang e Laurentié come uno sciatore fra i paletti dello slalom. LEGGI TUTTO