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    Pogback alle porte, il Polpo è pronto a riconquistare la Juve

    Col Monza sarà fra i convocati, poi avrà un minutaggio crescente puntando alle gare di Europa League contro il Nantes. Test definitivo nei prossimi giorniCiak, si gira. È tutto pronto alla Continassa per il Pogback, la sceneggiatura sul ritorno alla Juve più atteso di quest’anno. Un test amichevole a metà settimana darà il via libero definitivo, poi Allegri – seppur con una sessione di mercato di ritardo – avrà a disposizione l’acquisto più importante del mercato bianconero. LEGGI TUTTO

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    Non solo Osimhen e Lookman: storia dei nigeriani in Serie A

    Storia delle Super Aquile in Italia: da Enyinnaya al terzino predicatore Taribo West, da Obodo a Okwonkwo fermato dal doping Si potrebbe anche scrivere che la classifica dei cannonieri di Serie A – primo Osimhen, secondo Lookman – parla nigeriano, peccato che la lingua nigeriana non esista. In Nigeria sono state certificate infatti 510 lingue diverse, dallo Yoruba all’Igbo, dall’Hausa al Pidgin, ogni etnia ne ha una diversa: ma se si contano anche i dialetti – in un paese di 216 milioni di abitanti che è grande tre volte abbondanti l’Italia – si scavalla quota mille. Così viene più facile dire che – a vederla dalla nostra finestrella – c’è una sola lingua. Quella del gol. LEGGI TUTTO

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    Processo a Inzaghi: lo scudetto è l'obiettivo primario, le gioie di coppa non bastano

    Il tecnico ha vinto tre trofei e si è distinto in Champions League, ma il ritardo dal Napoli non è accettabile, con l’aggravante del tricolore scivolato verso il Milan un anno faNeppure il tempo di festeggiare il successo in Supercoppa e l’Inter è ripiombata nei suoi dubbi, nelle sue contraddizioni. Le contraddizioni di una squadra, anzi di una grande squadra, che non sai mai come troverai – di quale umore e con quale concretezza – cinque giorni dopo. E allora, per essere chiari, bisogna subito dire che l’Inter non è stata costruita, e non ha nel Dna, la bella ma anche sfuggente caratteristica di essere così brava nelle Coppe e in particolare nelle coppe da partita secca. LEGGI TUTTO

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    Non solo Skriniar e Zaniolo: quando il mercato mandò in tilt Baggio e Weah

    Prima l’errore, poi le scuse. Che, di solito, suonano più o meno così: “Non siamo dei robot, ma semplici esseri umani”. Della serie: anche noi possiamo sbagliare. La sconfitta dell’Inter contro l’Empoli è figlia (soprattutto) di un episodio-chiave: l’espulsione di Skriniar prima dell’intervallo. Milan lascia il campo con la fascia al braccio e la testa al futuro, annebbiata dalle sirene francesi del Psg. Niente di nuovo: di certo, lo slovacco non è il primo calciatore che è condizionato sul campo dalle voci di calciomercato. Ci è passato persino qualche Pallone d’Oro, finito nel mirino dei propri tifosi… LEGGI TUTTO

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    Capitano a 23 anni, lo scudetto, l'addio: l'amore travagliato fra il Milan e Romagnoli

    La fascia gli fu data da Gattuso e per 4 anni Alessio l’ha indossata a modo suo: in silenzio. Ora, con la maglia dell’amata Lazio, ritrova i rossoneri Ventitré anni è un’età in cui l’abito da adulto ti va stretto, non ti ci vedi, non lo vuoi, a volte lo strappi, ma davanti a una responsabilità tiri fuori la giacca migliore. Alessio Romagnoli è diventato capitano del Milan a quell’età, il secondo più giovane della storia rossonera dopo Baresi. Ha indossato la fascia per quattro anni a modo suo, in silenzio, e poi ha salutato il Duomo per abbracciare forte la sua sposa, la Lazio. Martedì sera giocherà contro il Milan per la prima volta e lo farà all’Olimpico, casa sua, lì dove debuttò in Serie A in un Roma-Milan 4-2 con Zeman in panchina. Sono passati undici anni. Destino. LEGGI TUTTO

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    Così Gilardino ha trasformato il Genoa

    TORINO – Agli esordi da allenatore, ai tempi in cui si faceva le ossa alla Pro Vercelli, Alberto Gilardino venne a Tuttosport per una chiacchierata che in redazione ci incuriosiva molto, volevamo vedere se il Gila aveva la stoffa giusta per sfondare anche in panchina. Intanto, ci piacque subito la sua grande umiltà. L’anno prima, per imparare il mestiere, era partito dalla Serie D. Eh sì, un Campione del Mondo di Germania 2006 aveva scelto di cominciare da Rezzato, 13mila abitanti in provincia di Brescia, dove si era alternato fra panchina e direzione tecnica con Luca Prina, l’allenatore che l’aveva svezzato, da ragazzino, nei Giovanissimi della Biellese. Alla Pro Vercelli, in C, avrebbe chiuso al 14° posto, una salvezza senza patemi in linea con gli obiettivi societari. Ma quel giorno il Gila ci fece una buona impressione perché  aveva la luce giusta negli occhi, quella di chi “sente” di percorrere la sua strada, di seguire una vocazione con determinazione. I suoi numeri al Genoa, dicono tutto: 6 partite, 16 punti su 18, media 2.66 a gara, sempre vincente nelle ultime 4 uscite, appena due gol subiti, cioè uno ogni tre partite e finalmente in campo quella consistenza su tutti i 90 minuti che ci si aspettava fin dall’estate dalla prima favorita per la Serie A. L’ultima vittoria, sabato scorso in casa dell’inguaiato Benevento di Cannavaro, è stata esemplare. Primo tempo sulla carta mostruoso, Genoa che poteva andare all’intervallo come minimo sullo 0-3, invece aveva segnato solo Coda ma resta la miglior frazione stagionale del Genoa. Calo nela ripresa, pari di Tello nell’unica occasione costruita dalla Strega, vittoria finale all’ultimo respiro con una magica capocciata del subentrato Puscas su perfetto assist di Sabelli, un gol fortemente cercato e voluto andando a riconquistare palla negli ultimi attimi del recupero e che ai tifosi genoani con qualche annetto ha ricordato certi stacchi aerei di Skuhravy ma non è neanche sbagliato paragonarlo al celeberrimo gol di testa che Cristiano Ronaldo segnò alla Sampdoria, per quanto il rumeno è rimasto sospeso in aria. Vittoria pesantissima col Gila che ancora una volta non ha sbagliato una mossa e ora inizia a essere un allenatore quantomeno da tenere d’occhio. Lo stesso Coda, altro grande rivitalizzato da Gilardino, ha raccontato che il nuovo allenatore gli dà più stimoli di quanti gliene offrisse Blessin, mettendo una volta per tutte una pietra tombale sulla gestione del tedesco. Ora al Grifone si respira l’entusiasmo giusto per affrontare al meglio il girone di ritorno e pazienza se sarà meglio preventivare un -2 in classifica che molto probabilmente arriverà  se sarà dimostrato un errore societario. Quel che conta è che finalmente il Genoa si stia esprimendo secondo pronostico e che torni a infiammare il suo popolo unico. Sabato alle 16.15 arriva il Pisa e il Tempio di Marassi ribollirà d’entusiasmo, anche per la storica amicizia fra le due tifoserie. La prevendita è più che buona, già ora si è a oltre 26mila spettatori, anche perché col Gila in casa sono arrivate solo vittorie. Mentre con Blessin si era fermi all’unico striminzito successo sul Modena, lui al Ferraris ha già messo sotto il Sudtirol (che arrivò imbattuto da 12 gare, ad oggi quinta forza della B), la capolista Frosinone e il Venezia, con la più debole che ha portato qualche grattacapo ma è stata piegata nel finale da Coda. Col Pisa è un partitone, confronto che si annuncia molto diverso da quello dell’andata, quando il Genoa vinse all’Arena con un gol di Ekuban. Perché quello era il Pisa di Maran, che balbettava, dal ritorno in panchina di D’Angelo è tutta un’altra squadra, ora al 6° posto (e l’aveva presa ultima) anche se ha iniziato il 2023 in maniera poco brillante (un punto in due gare). E’ un test verità per il Gila, perché il Pisa di D’Angelo, da anni, è una delle squadre più consistenti della B, agonisticamente mai seconde a nessuno. Però anche questo Genoa, finalmente pugnace e con la determinazione giusta del suo allenatore, non scherza per niente. LEGGI TUTTO

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    Quando Berlusconi voleva Sarri al Milan. Ma quella tuta…

    I rossoneri presero Mihajlovic, mentre l’allenatore toscano disse sì a De Laurentiis, prima di andare a vincere in Europa col Chelsea. In giacca e cravatta…Era bravo, però però però. Era il prescelto, il candidato ideale per la ricostruzione della squadra, però però però. Pure Adriano Galliani l’aveva individuato come l’uomo giusto per ripartire dopo un paio di stagioni storte, però però però. LEGGI TUTTO