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    Giocava con Zidane, sognava il Milan, morì da clochard

    Promessa del Bordeaux, ci vedevano un Desailly ma lui si ispirava a Rijkaard, passò da Udine e Monza, ma i suoi demoni stavano già avendo la meglio. E una mattina in un capannone alle porte di Parigi… Lo trovano una mattina d’inverno, avvolto in una coperta. Sta rannicchiato, in posizione fetale. Rigido, immobile. Morto di freddo, di fame, di stenti. Il corpo giace in un vecchio magazzino in disuso a Val-d’Oise, nel distretto di Domont, a una ventina di chilometri da Parigi. Pensano sia un clochard, uno dei tanti che cercano temporaneo rifugio da quelle parti, in quei mesi in cui Parigi è attraversata da ondate di gelo terribili. Lo è, in effetti: è un senzatetto. È stato, però, anche un calciatore, un calciatore famoso. LEGGI TUTTO

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    Cagliari: perché Ranieri può farcela

    TORINO – Quando si dice svoltare. L’esordio di Sir Claudio Ranieri al Cagliari, a 35 anni di distanza dal primo, è stato trionfale. Lo stadio intanto: per il ritorno a casa di quell’allenatore che proprio sull’Isola iniziò a costruire una formidabile carriera, era esaurito, con un entusiasmo che in città non s’era ancora respirato dall’inizio della stagione. A dimostrazione che patron Giulini ha fatto la mossa giusta: ora tutta la piazza rema dalla stessa parte mentre col predecessore Liverani in un caso la contestazione era scattata anche dopo una vittoria. Poi, il 2-0 di sabato scorso sul Como, ha fatto fare al Cagliari un notevole balzo in classifica. Ora i sardi sono a quota 28 punti, ottavi, e non hanno solo agganciato la zona playoff, possono mettere nel mirino almeno tre squadre che lo precedono, visto che Ternana, Sudtirol e Pisa, distano solo un punto. Il Bari, quarto, è avanti 4 lunghezze. La zona A diretta, con Reggina e Genoa appaiate a quota 36, dista 8 punti e appare più difficile da raggiungere, bisognerebbe confidare anche in un crollo delle avversarie. Ma intanto, il traguardo di chiudere il campionato col miglior piazzamento playoff possibile, è alla portata, anche perché l’entusiasmo che si respira ora sull’Isola può dare una grossa mano. Al resto, ci penserà la sagacia tattica di Sir Claudio. Nel successo sul Como, c’è molto del suo manico. La gara l’ha sbloccata Pavoletti, promosso titolare quando con Liverani prevalentemente era alternativo al bomber Lapadula, adesso giocano insieme e potrebbero diventare una delle coppie d’attacco più belle della B, peccato per una distorsione alla caviglia che lo terrà fuori per un po’. Il raddoppio sul Como ha portato la firma dell’italo-brasiliano Azzi, giunto in Sardegna solo un paio di giorni prima della gara, convinto personalmente da Ranieri a scegliere il Cagliari (lui fino all’ultimo ha sperato in una chiamata nella A) e subito decisivo con le sue sgroppate sulla sinistra (“un bel cavallo”, l’ha definito Sir Claudio). Mentre la difesa è apparsa subito meglio registrata, dopo i tanti patatrac subiti in precedenza. Insomma, le giornate tese vissute con Liverani, sono già un ricordo, adesso il Cagliari va tenuto d’occhio perché l’entusiasmo può portare lontano e soprattutto il suo avvento ha cancellato tutti i malumori che sedimentavano dalla retrocessione. Ma ora bisogna confermarsi. Sabato il Cagliari di Ranieri sarà di scena a Cittadella, squadra che alla ripresa ha stupito tutti vincendo a Pisa. Gli impegni di gennaio si chiuderanno il 27 con l’anticipo in casa con la Spal di De Rossi. Fare il pieno in queste due uscite, cosa non certo impossibile, vorrebbe dire approcciare febbraio col vento in poppa e, molto probabilmente, a livello di classifica con una situazione rosea, anche perché tutte le dirette concorrenti almeno qualche problemino ce l’hanno. E vedremo nel frattempo cosa il mercato avrà portato a Sir Claudio. Si discute molto del ritorno di Nainggolan ma su di lui Ranieri è stato chiaro, se viene, deve farlo a determinate condizioni (traduzione: le uscite fatte dal belga con l’Anversa non sono minimamente tollerate). Ma si ha la sensazione che comunque la rosa, già così, abbia valori non trascurabili. Magari, la scorsa estate, gli scommettitori un po’ esageravano nei loro pronostici quando consideravano il Cagliari la seconda forza del campionato dietro al Genoa. Ma chissà, col tocco di Ranieri, fa ancora in tempo a diventarla. LEGGI TUTTO

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    Nuovo corso Juve, senza arroganza: riparta anche dallo stile

    Il club cerca la svolta non soltanto a livello sportivo e economico, ma anche nei toni. E Allegri per ora resiste Vecchia Signora, nuovi volti e nuovi modi. Al cambio della guardia, Gianluca Ferrero subentra come presidente ad Andrea Agnelli e si impegna a difendere la Juve in tutte le sedi: “Lo faremo anche con pacatezza e senza nessuna forma di arroganza”. Parole, soltanto parole, per ora. In filigrana si coglie che la svolta non ci sarà soltanto con il rinnovo del Consiglio di Amministrazione, ma nello stile e nei toni. Alla prima occasione ufficiale, affiancato dall’ad Maurizio Scanavino, Ferrero parla di “pacatezza e nessuna forma di arroganza”, quasi ad annunciare un’inversione rispetto a un’epoca sì gloriosa, ma chiusa tra ombre e rovesci. LEGGI TUTTO

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    Le pagelle del Milan: figuraccia Tomori, 4. Messias trasparente: 4,5

    Il giudizio esce dallo stadio di Riad e si allarga alla stagione. Il triplo infortunio di Maignan per questa squadra è stato un problema enorme perché il polpaccio di Mike ha tolto parate ma anche leadership, guida della difesa, sicurezze. Tatarusanu non ha nulla di tutto questo però anche al King Fahd sbaglia poco e, quando può, para: respinta sulla girata di Dzeko da angolo, respinta su Dimarco, parata su Skriniar. Per quel processo, non guardate lui. LEGGI TUTTO

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    Juventus, gli “strappi” e le uscite di scena nella dinastia Agnelli

    Dall’Avvocato a Umberto, da John a mamma Margherita, da Boniperti a Montezemolo, da Lapo alla Triade: storie di rapporti e di addii che nel club bianconero non sempre sono stati sereni Nelle dinastie esiste una ereditarietà dei ruoli, forse anche dell’estro e dell’abilità di regnare, a volte dell’autorevolezza. Le dinastie durano il tempo necessario a finire. Quasi sempre, in ogni caso, da parte di questo o quell’esponente, c’è un momento segnato da uno strappo violento con la propria storia e in fondo, anche con l’albero genealogico che l’ha generata. È successo così in queste ore, con il dimissionario Andrea Agnelli che ha chiuso i tredici anni della sua era alla Juventus lasciando tutte le società quotate in famiglia, comprese Exor e Stellantis, “chiudendo una parte importante della mia vita – ha detto al momento del congedo – per affrontare il futuro in maniera libera e forte, con la libertà di pensiero che altrimenti non avrei”, lasciando così intendere che la porta – quella è l’uscita, si prega di procedere con una certa fretta – gli è stata indicata. LEGGI TUTTO

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    Non solo Gollini: i 4 nomi per il Napoli del futuro (Adama Traoré il pezzo forte)

    L’eliminazione dalla Coppa Italia non cambia i piani del club. Se arrivasse l’offerta giusta per Lozano, si andrebbe sull’esterno spagnolo in scadenza col Wolverhampton L’eliminazione in Coppa Italia non scalfisce le certezze del Napoli. Brucia perché l’idea era quella di portare a casa il “double”, affidandosi al fascino dell’imprevedibilità per procedere sul terzo obiettivo (da febbraio ottavi di Champions). Ma la delusione non cambia di un millimetro i programmi di mercato e le strategie, si procede. LEGGI TUTTO