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    Inter, le formazioni tipo delle avversarie in Champions League

    C’è un solo precedente tra Inter e Manchester City, molto recente, ed è la finale di Champions League del 2022/23, in cui la squadra inglese si impose per 1-0. I nerazzurri affronteranno un City molto simile a quello di due anni fa, dato che anche Gundogan, dopo una stagione al Barcellona, è tornato alla corte di Guardiola. Tutto gira sempre attorno a Rodri, che decise quella finale, poi davanti c’è poco da commentare: Foden, De Bruyne, Haaland LEGGI TUTTO

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    Sorteggi Champions: le avversarie di Inter, Milan, Juve, Atalanta e Bologna

    Umberto Marino, dg dell’Atalanta, ha commentato le avversarie che incontrerà la Dea: “Siamo pronti. Penso che stasera abbiamo raccontato e racconteremo una pagina importante della storia dell’Atalanta, perché giocare con Real Madrid, Barcellona, Arsenal, Shakhtar, Young Boys, Sturm Graz e Stoccarda è qualcosa di unico, veramente meraviglioso. Poi dopo il campo dirà chi sarà più bravo, però cercheremo di metterli in difficoltà come sempre”. LEGGI TUTTO

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    Champions League, risultati dei playoff: avanti la Dinamo, ok anche Lille e Stella Rossa

    Con i quattro playoff di ritorno del mercoledì (avanti Dinamo Zagabria, Lille, Stella Rossa e Slovan Bratsilava) è ora completo il quadro delle 36 squadre della prossima Champions: ecco tutte le partecipanti all’edizione 2024/2025 divise per fasce, partendo dalle cinque italiane. Il sorteggio della nuova Champions è live giovedì 29 agosto dalle 17.45 su Sky Sport 24 e streaming su NOW, su skysport.it e la pagina YouTube di Sky Sport
    LA GUIDA AL SORTEGGIO

    LE SQUADRE QUALIFICATE STASERA
    Dinamo Zagabria
    Lille
    Stella Rossa
    Slovan Bratislava

    NUOVA CHAMPIONS, COME SARÀ

    Il nuovo formato prevede 36 squadre (prima erano 32) inserite in un unico girone (non più 8)
    Le squadre partecipanti saranno divise in 4 fasce da 9 squadre ognuna: ogni club affronterà 8 avversarie, due per ogni fascia
    Le fasce vengono determinate in base al punteggio nel ranking Uefa. LEGGI TUTTO

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    Champions League, le squadre che hanno vinto quando è cambiato il format

    Introduzione
    Chi ha vinto la Champions negli anni in cui il torneo ha cambiato formula? Tante le “tappe” storiche attraverso cui siamo passati, fino alla definizione dell’attuale format: curiosamente, quasi tutte le “rivoluzioni” hanno poi visto un’italiana approdare in finale, ma con una sola capace di trionfare. E in un caso fu addirittura finale a sorpresa

    COME È CAMBIATA LA CHAMPIONS NELLA STORIA LEGGI TUTTO

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    FANTACUP, il mercato cambia tutto: i nomi da non farsi scappare

    Cuadrado (difensore, Atalanta): nell’ultima stagione ha avuto un problema fisico importante e il campo l’ha visto poco con la maglia dell’Inter. All’Atalanta avrà davanti Bellanova, ma è senza dubbio un giocatore che come alternativa può dire la sua. Proprio in questo senso va gestito il colombiano: si può prendere in coppia con l’ex Torino oppure come jolly negli ultimi slot. 
    Iling Jr (centrocampista, Bologna): il suo arrivo a Bologna è senza dubbio interessante. Alla Juve ha mostrato qualità interessanti. È in grado di detreggiarsi bene sull’out di sinistra e con Italiano può giocare avanzato nel 4-2-3-1. Non segna molto, ma potrebbe fornire comunque assist. Sicuramente entrerà nelle rotazioni del tecnico che lo ruoterà con Ndoye. 

    Danso (difensore, Roma): è atteso a Roma per iniziare la sua nuova avventura in Italia e in Serie A. Arriva dal Lens per vestire il giallorosso. Grande fisicità e 190 centimetri d’altezza può essere sicuramente un pericolo per le palle inattive, ma in carriera non si è mai distinto per gol segnati. Buon giocatore, ma difficile considerarlo al pari di altri big magari può essere la sorpresa in alcuni match. 

    Miretti (centrocampista, Genoa: il centrocampista è andato in rossoblù per giocare con più continuità. Un’occasione importante per lui e da sfruttare prima di fare ritorno alla Juventus. Con Gilardino potrebbe giocare più avanzato dunque da trequartista dietro alla punta, suo ruolo naturale. Può essere una scommessa, sempre da ultimi slot.

    Lukaku (attaccante, Napoli): non è ancora ufficiale ma è pronto a vestire la maglia azzurra nella prossima stagione. Il binomio Conte-Lukaku regala sempre tanti bonus al Fantacalcio® e non avrà grandi alternative. Senza Coppe è un ulteriore valore aggiunto per puntare sul belga. 

    McTominay (centrocampista, Napoli): stesso discorso per Lukaku, non è ufficiale ma è in arrivo nel centrocampo del Napoli. Un giocatore di livello internazionale cheha dimostrato di avere anche i gol nel sangue. Dieci nell’ultima stagione i tutte le competizioni. Bravo nell’inserimento e per caratteristiche potrebbe giocare nei due in mezzo oppure anche più avanzato.

    Koopmeiners (centrocampista, Juventus): dalle parti della Torino bianconero lo aspettavano da tempo ed è pronto a iniziare la sua nuova avventura con la Juve. Giocatore ideale e funzionale per il gioco di Thiago Motta perché può utilizzarlo alle spalle della punta (come faceva Gasperini all’Atalanta) o anche nei due mediani. In ogni è un centrocampista in grado di fornire gol e assist. I numeri sono dalla sua e attenzione anche ai rigori perché nella Dea ha dimostrato di saperli tirare, anche se il rigorista dovrebbe restare comunque Vlahovic. 

    Nico Gonzalez (attaccante, Juventus): l’esterno che voleva Thiago Motta da poter utilizzare sulla destra. Listato attaccante ma anche i numeri sono importanti e può valere la pena puntarci, qualora dovesse sfuggire Dusan. Gli esterni con Motta hanno sempre fornito ottime prestazioni e gol (vedi Orsolini), e nel suo bagaglio ne ha qualcuno di più. 

    Conceicao (centrocampista, Juventus): ufficializzato nella mattinata di martedì dai bianconeri, gioca dalla parte opposta rispetto all’argentino ma può essere utilizzato anche a destra. Questa intercambiabilità in zona offensiva potrebbe favorire gli avanti bianconeri. Con le tre competizioni sicuramente si alternerà sull’esterno. Un punto a ssuo favore è il fatto di essere listato come centrocampista e dunque più appetibile giocando più avanzato. 

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    Champions League, come è cambiata: le novità da quando è nata a oggi

    Nuovo format, nuovo sorteggio, nuove emozioni. È quello che garantisce la nuova Champions League, in un formato che prevede più partite ma anche più big-match fin da subito. 36 squadre (non più 32), tutte in un unico girone, 5 per l’Italia per la prima volta (Inter, Milan, Juventus, Atalanta e Bologna). Non più 8 gironi, ma uno singolo concepito come un unico campionato. Ogni squadra giocherà 8 partite, 4 in casa e 4 in trasferta, contro 8 avversarie diverse (2 da ognuna delle 4 fasce diverse in cui i club sono divisi al momento del sorteggio iniziale). Le prime 8 classificate del girone unico vanno direttamente agli ottavi, quelle dalla 9^ alla 16^ vanno ai playoff come teste di serie dove si scontrano con quelle classificate dalla 17^ alla 24^ e andando a comporre un tabellone tennistico: in questo modo tutte le partite della prima fase saranno potenzialmente determinanti per la composizione degli ottavi. Le ultime 12 squadre classificate sono eliminate, senza “retrocedere” in un’altra coppa (altra novità) LEGGI TUTTO

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    Marengo: “Sogno un Toro con Vanoli in panchina e un nuovo proprietario”

    Avvocato Marengo, lei ha raggiunto il corteo di protesta quando si è avvicinato allo stadio Grande Torino. Che effetto le ha fatto vedere quella fiumana di gente?
    «Bellissimo, davvero. Questa contestazione è stata organizzata in tre giorni, a fine agosto e con un caldo insopportabile. Tanta gente non era nemmeno in città per le ferie. Penso che sia una protesta paragonabile alla marcia dei 50 mila del 2003: ai tempi non c’erano i social, fu una manifestazione organizzata con largo anticipo e tutta la stampa fece da notevole cassa di risonanza. Vennero coinvolti tanti nomi di spicco del mondo granata, ai tempi, ma questa marcia non ha nulla da invidiare a quella: è stata un capolavoro, sì».
    Cosa risponde a chi pensa che la protesta sia indirizzata solo e unicamente alla cessione di Raoul Bellanova all’Atalanta?
    «Anche la Prima Guerra Mondiale esplose con l’assassinio dell’arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono d’Austria e Ungheria. La cessione di Bellanova è solo la miccia che ha fatto esplodere la bomba. Questa è una protesta con radici molto più profonde rispetto ad una plusvalenza, ad un giocatore ceduto dopo un solo anno al Toro».
    Come spiegherebbe, a chi non li conosce, i motivi che inducono i tifosi a chiedere un passo indietro di Cairo?
    «Molto facile: per prima cosa il Toro non è il Sassuolo, con tutto il rispetto per gli emiliani, e non può galleggiare come succede da 19 anni a questa parte nel limbo della Serie A. Parliamo di una società senza ambizioni e senza un progetto tecnico. Per non parlare della storia: quella del Toro, con Cairo, è finita nell’oblio e non è accettabile. E il terzo aspetto, quello che considero il più grave, è questo: Cairo ha trasformato il Toro in una squadra da risultato. Ma il Toro è una squadra sociale, che rappresenta un mondo. Eppure non ha radici sul territorio. Basti pensare che il centro nevralgico del club è a Milano, negli uffici di Cairo».
    La protesta ha avuto un seguito roboante: 20 mila persone, fra quelle che hanno marciato e quelle che si sono ritrovate fuori dallo stadio. Ma i prossimi step quali saranno?
    «Non si può pensare che l’azione di domenica diventi replicabile in ogni weekend di campionato. Ma almeno tutta Italia ha capito, una volta per tutte, che il mondo granata non è con Cairo. I sondaggi di cui ama fregiarsi sono farlocchi. Ora non bisogna mollare la presa: sicuramente mi aspetto un urlo di ribellione dalla Maratona durante ogni gara casalinga, salvaguardando sempre la squadra, com’è accaduto contro l’Atalanta. Solo così, con una disapprovazione continua, è possibile ottenere qualcosa».
    Il mondo Toro chiede un’uscita di scena di Cairo. Ma i tifosi come immaginano una nuova proprietà?
    «Dobbiamo essere realisti: nel calcio di oggi i fondi d’investimento sono una componente, un fattore indispensabile per lo sviluppo del business. Persino l’Atalanta è gestita così: c’è il mecenate Percassi, ma anche l’anima statunitense. Io immagino un fondo che possa prendere il Toro, scegliendo delle figure che possano rappresentare il mondo granata. Immagino Paolino Pulici presidente onorario, per dirne una. Immagino gente come Asta e Benedetti in società. Sono andati via loro e non c’è più nulla di granata nel club, nessuno che possa raccontare il Toro».
    Bella la risposta della squadra contro l’Atalanta. Se l’aspettava?
    «Si, perché nello sport l’adrenalina è il doping più potente in assoluto. La protesta non è mai stata contro i giocatori, così loro si sono compattati e hanno trovato il modo per tirare fuori una partita di nervi. Poi è ovvio che i limiti ci siano: la rosa è raffazzonata e dobbiamo augurare una vita calcistica lunghissima a Zapata, perché se si inceppa qualcosa sono dolori davanti».
    E Vanoli? Si aspettava una presa di posizione così netta sulla cessione di Bellanova?
    «Ecco, voglio spendere un elogio sincero nei suoi confronti. Raramente ho sentito in vita mia un allenatore così lucido, schietto e libero da servilismi. Non è decisamente un aziendalista e questo aspetto già ce lo fa amare. Vanoli mi ricorda i tre grandi allenatori dopo Superga: Giagnoni era sconosciuto ad alti livelli, Radice fece bene solo a Firenze e anche Mondonico non aveva un vissuto in Serie A. A Torino hanno scritto la storia. Il problema di Vanoli è che i suoi predecessori avevano Pianelli e Borsano come presidenti, lui si ritrova Cairo».
    Se dovesse esprimere un desiderio da qui ai prossimi 12 mesi?
    «Mi auguro che il prossimo campionato inizi con Vanoli in panchina e con un nuovo proprietario in tribuna». LEGGI TUTTO