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    Zidane: “Io come Conte. Quant’è bello stare con la famiglia Juve”

    Zinedine Zidane spettacolare al “Together, a Black & White Show”. La leggenda della Juve prima è stata accolta da una vera standing ovation al suo ingresso in campo, poi ha rilasciato delle dichiarazioni dopo essere stato sostituito. “Il bello è essere qui con questa gente, con la famiglia Juve questa è la cosa migliore – ha dichiarato il francese ai microfoni di Sky Sport -. Ogni tanto ci vuole, sono contento di stare qui con gli juventini”.
    Zidane e il suo futuro
    Zidane, 212 partite in bianconero fra il 1996 e il 2001, dopo aver appeso gli scarpini al chiodo ha intrapreso una nuova avventura da allenatore vincendo anche tre Champions League consecutive con il Real Madrid. Il classe 1972 è pero, adesso, senza una squadra. “Panchina? Per adesso niente, mi godo la famiglia come Conte – ha dichiarato in proposito Zizou -. Poi si vedrà più avanti. Fino a quando sono allenatore si parlerà sempre, poi vediamo”. LEGGI TUTTO

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    La Juve a Lione: ecco chi è andata a vedere

    Gli occhi della Juve su…
    Il nome di Kephrem Thuram del nizza è sempre il più caldo, ma occhio anche a Hjoberg del Tottenham: il problema è il costo. A gennaio la Juventus li vorrebbe in prestito per poi valutare l’acquisto in caso di qualificazione Champions. Ma intanto uno 007 juventino è stato avvistato a Lione. Chi è andato a vedere? Rayan Cherki, 20 anni, gioiellino del centrocampo: un colpo alla Giuntoli. Oppure Mahamadou Diawara, trequartista 18enne che si dice sia stato apprezzato molto dal nuovo allenatore del Lione, Fabio Grosso. E occhio anche a Arthur Vermeeren, 18enne dell’Anversa, centrocampista versatile che si sta facendo notare nel campionato belga. Colpi giovani e quasi sconosciuti: è la nuova via della Juventus. LEGGI TUTTO

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    Moggi: “Conte al Napoli? Da scartare. Con De Laurentiis…”

    Clima di fuoco in casa Napoli. Con il ko rimediato al Maradona contro la Fiorentina e la pausa nazionali che è arrivata, la società azzurra riflette sul futuro di Rudi Garcia. Parole, quelle rilasciate in mattinata da Aurelio De Laurentiis, che lasciano pochi dubbi sul malcontento per l’inizio di stagione dei campioni d’Italia in carica, e con il pensiero di cambiare guida tecnica che diventa concreto. A parlare della situazione dei partenopei, a Radio Crc, è stato Luciano Moggi, che ha discusso anche della possibilità (a suo avviso remota) di vedere Antonio Conte sulla panchina del Napoli.
    Moggi: “Cos’è cambiato dopo Spalletti”
    Cosa è cambiato a distanza di un anno tra gli azzurri? Questo il pensiero di Moggi: “Il buonsenso di Spalletti ha creato i presupposti per il vantaggio iniziale del Napoli. Il problema principale l’anno scorso era il campionato spaccato e Spalletti è stato bravo nella preparazione. Il Napoli è una bella squadra, ma con lui ha acquisito il vantaggio iniziale e con quello hanno vissuto di rendita e di autostima. Quest’anno ha perso allenatore e direttore sportivo e perderli dopo lo scudetto significa che nella società non c’era il feeling necessario, quello che dovrebbe esserci quando si vince. Quando si cambia allenatore questo deve avere il tempo di conoscere i giocatori, capire il modo di allenarli e questo porta ad un rendimento alterno rispetto all’anno precedente: ecco perché ho detto sin dall’inizio che il Napoli non avrebbe avuto la stessa fortuna”. Moggi ha parlato anche di come gestirebbe la situazione Garcia e degli eventuali sostituti… LEGGI TUTTO

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    Danilo scrittore! Il primo articolo del capitano Juve svela un retroscena

    Danilo, saggezza Juve e introspezione: la massima condivisa sui social. Vi avevamo raccontato così non più tardi dello scorso 28 settembre la passione per la lettura del capitano dei bianconeri, che ha iniziato una nuova esperienza fuori dal rettangolo di gioco. Danilo, oltre che un accanito lettore, ama, infatti, anche scrivere ed ha deciso di intraprendere una nuova esperienza fuori dal rettangolo di gioco: una volta al mese scriverà un articolo per la rivista brasiliana Vida Simples raccontando aneddoti della sua vita, ma tratterà anche argomenti come la salute mentale, l’alimentazione e non solo.
    Juve, Danilo scrittore: il primo articolo
    La settimana scorsa è stato pubblicato il primo pezzo scritto da Danilo. Il difensore ha raccontato un aneddoto che risale all’inizio della sua carriera in Brasile e che ha avuto una ripercussione su tutta la sua carriera: l’aver rifiutato un sostanzioso assegno per restare “fedele” a quelli che, tutt’oggi, sono i suoi procuratori, che preferisce chiamare “compagni”.
    L’articolo di Danilo: “Principi”
    “Ray Dalio, nel suo best seller Principles, racconta che anche dopo aver fondato un’azienda di successo, continuava a farsi guidare dai principi di casa. Ed è da qui che nasce la mia identificazione con il libro. Perché prima ancora di rendermene conto, sono stato guidato dai principi appresi da mia madre, Zezé, parrucchiera, e da mio padre, Baiano, camionista e atleta dilettante. Ecco un esempio dei principi che ho avuto modo di mettere in pratica solo essendo figlio dei miei genitori.
    All’età di 17 anni, mi stavo affermando nella squadra professionistica dell’América-MG, e una banca che sponsorizzava il club aveva in cambio il diritto di prendere una percentuale e di gestire la vita fuori dal campo dei giovani atleti. Io ero uno di loro. All’epoca lavoravo con i miei procuratori solo da un anno. Sono gli stessi ancora oggi, mentre festeggio il mio 32° compleanno, e per questo preferisco chiamarli compagni.
    I rappresentanti della banca mi invitarono a una riunione. Decisi di andarci da solo per intuizione. Quando entrai nella stanza, c’erano degli uomini seduti attorno ad un imponente tavolo, di fronte ad un ragazzo di Bicas, che era completamente estraneo all’ambiente che lo circondava. Indossava abiti semplici, le scarpe da ginnastica che vestiva erano le migliori che aveva. Ma con sé portava un universo di sogni e ambizioni.
    Io, che guadagnavo uno stipendio di 680 reais al mese, ricevetti un’offerta per lasciare il controllo delle mie azioni future alla banca per 500.000 reais. All’epoca mio padre viveva per strada e mia madre passava le ore in salone per aiutare a casa e crescere i miei tre fratelli. Nonostante ciò, quell’offerta non mi fece cambiare l’impegno e la fiducia già instaurati con i miei collaboratori per il modo in cui mi trattavano.
    Questo “feeling” era in realtà una lezione appresa da un’esperienza precedente, quando ci sedemmo a un tavolo improvvisato a casa mia: io, i miei amici/collaboratori e mio padre. Loro parlavano preoccupandosi di sapere da dove venivo, ma dopo un lungo discorso, mio padre rispose semplicemente: “Se Danilo ha scelto voi, è perché ha capito che siete le persone giuste per aiutarlo a perseguire il suo sogno. L’unica cosa che vi chiedo è di ricordare che è un essere umano, non una merce. Trattatelo come un essere umano”.
    Questo è uno dei tanti principi che mi hanno guidato qui. In quella riunione, ho scelto di non scambiare un sogno in cui credevo per un assegno, ho seguito i principi della mia famiglia e mi sono trattato come un essere umano. Proprio come sono io. Proprio come siamo noi!
    Sono Danilo, padre di João e Miguel, co-fondatore di VOZ Futura, calciatore della Nazionale brasiliana e capitano della Juventus”. LEGGI TUTTO

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    Torino bianconera, dove si vive la Juve. Nicolussi Caviglia: Tutti alla festa

    TORINO – Nel giorno che attende la festa bianconera, Torino si presenta vestita d’estate. Il sole illumina Via Roma e riscalda il Principi di Piemonte, sede in passato dei raduni prepartita bianconeri ma anche di ritrovi pre-ritiro estivo, oltre che abituale appuntamento per le squadre avversarie e sede privilegiata di incontri tra dirigenti, Marotta in testa. Via Roma e Marotta, era la Juve anche di Dybala, che abitò qui nei primi tempi bianconeri.

    Pogba, gelato amaro. Quei pranzi pre Champions

    Da Via Roma a Piazza San Carlo, da Dybala a Pogba: la Gelateria Biraghi ultimo freschissimo e rarissimo avvistamento del Polpo, alle prese con la delicatissima decisione su come gestire la vicenda doping. Il Caffè Torino e i tavolini in piazza di Stratta e del Caffè San Carlo sono altri abituali luoghi di ritrovo dei calciatori bianconeri. Attorno spunta anche un po’ di Toro con Vagnati e Moretti di ritorno da una partita a Padel per lasciarsi dietro le scorie post derby. Piazza Carignano è subito adiacente, Museo Egizio da una parte e Farmacia e Ristorante del Cambio dall’altra: posti favoriti per colazioni, pranzi alla vigilia di Champions e di sera per cene di classe e lontano da occhi indiscreti. LEGGI TUTTO

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    Vlahovic, piano per Milan-Juve: quando può tornare ad allenarsi in gruppo

    Era nell’aria, ora è ufficiale: Dusan Vlahovic per le prossime due settimane penserà soltanto al Milan e alla sfida di domenica 22 ottobre a San Siro, quando la Juve scenderà sul campo dei rossoneri per provare a portarsi a un solo punto dall’attuale capolista. Missione difficile in ogni caso, ma che lo sarebbe un po’ meno se Massimiliano Allegri potesse schierare in avanti la sua coppia migliore, quella composta proprio da DV9 e da Federico Chiesa, entrambi assenti nel derby (e sostituiti comunque bene da Arek Milik e Moise Kean).
    Juve, il punto su Chiesa e Vlahovic in vista del Milan
    L’azzurro sarà valutato nei prossimi giorni in Nazionale e se l’affaticamento a un adduttore che gli ha fatto saltare il Torino dovesse comportare dei rischi non giocherebbe. Il suo recupero per il Milan comunque, salvo nuove complicazioni, è pressoché certo. Meno certezze ci sono riguardo a Vlahovic e il fatto stesso che, mentre l’azzurro è a Coverciano, il serbo dopo un consulto tra gli staff medici sia stato escluso dai convocati di Stojkovic per le sfide con Ungheria e Montenegro, indica che la sua lombalgia è più complicata da smaltire dell’affaticamento del compagno.
    Vlahovic, ruggito derby: “Leone in gabbia ma Torino è ancora bianconera” LEGGI TUTTO

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    Maignan e Zangrillo: furioso botta e risposta dopo Genoa-Milan

    “Sono qui per invocare rispetto per i 35.000 che erano presenti allo stadio. Si sta rovinando il calcio. Quando non c’è la ragionevole certezza noi soccombiamo sempre. Ormai è così da tempo. Mi hanno spiegato che quando non c’è certezza è sovrana la prima decisione dell’arbitro, quindi io mi inchino. Ma chissà come mai siamo sempre in questa situazione. L’entrata di Maignan? Da medico la definisco assassina, ma fa niente. Va bene così. Il mondo del calcio è sempre più iniquo: la fanno da padrone sempre gli stessi. Vediamo quante giornate danno a Maignan. Quando c’è Davide contro Golia, in questo mondo vince sempre Golia… Basta fare gli ipocriti, lo sappiamo tutti. Quello che abbiamo visto stasera è chiaro”. Al termine di Genoa-Milan, match vinto dai rossoneri in extremis e tra le polemiche, il presidente dei rossoblù Alberto Zangrillo si era lasciato andare ad un durissimo sfogo, tanto contro l’arbitraggio quanto con il portiere francese, reo di un’entrata pericolosa costatagli il cartellino rosso. La risposta, però, non si è fatta attendere…
    La replica di Maignan
    “Zangrillo! Le parole hanno un significato – esordisce Mike Maignan in una storia Instagram -. Quello che è successo ieri è stato un atto d’azzardo, forse un atto d’azzardo deplorevole, ma in nessun caso un ‘assassinio’. Ti auguro il meglio per il futuro e spero che tu non debba mai sperimentare ciò di cui mi hai accusato”. Parole fortissime, che hanno trovato il sostegno del club di appartenenza, il Milan, che sul medesimo social network aggiunge: “Mike Maignan, chi ti conosce sa bene quanto tu sia un esempio di sportività e serietà dentro e fuori dal campo. Siamo tutti al tuo fianco”. LEGGI TUTTO

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    Mourinho, la Roma, il romanismo, le vittorie e tanto altro

    TORINO – Appuntamento con la seconda parte della terza puntata di Federico Buffa Talks, la produzione originale targata Sky Sport, dedicata a José Mourinho. Federico Buffa e Federico Ferri, direttore responsabile Sky Sport, proseguono l’intervista con l’allenatore portoghese sulla Terrazza del Cinema Barberini. La seconda parte è in onda da domani, alle 19.30 su Sky Sport Uno e in streaming su NOW (disponibile on demand e in 4k).
    Tra episodi, volti e luoghi che hanno segnato il percorso di vita e sportivo di Mourinho, il viaggio tocca, in questa parte, una delle sue tappe più appassionanti: il Triplete, conquistato con l’Inter nel 2010. Un gruppo, un’impresa, di cui Mourinho sottolinea un aspetto fondamentale, l’altruismo: «Questi ragazzi – ricorda Mourinho – erano straordinari, un gruppo di altissimo livello. Ovviamente, quando vinci un triplete è una cosa storica, fantastica, possibile solo grazie a questo senso di gruppo. Io dico sempre che non ho mai visto una panchina così dal punto di vista umano. Un gigante, gigante nel senso della sua carriera, come Toldo, stava in panchina. Ivan Cordoba stava in panchina, il campione del mondo Materazzi stava in panchina. Dejan Stankovic tante volte stava in panchina. Questa gente, bisogna essere veramente gente di squadra per avere questa empatia collettiva». La narrazione del personaggio Mourinho prosegue non senza toccare la scelta di lasciare Milano, nonostante il rapporto con la famiglia Moratti, per andare al Real Madrid, con cui in tre anni vincerà una Liga, una Coppa del Re e una Supercoppa spagnola. In questo percorso, assume un ruolo centrale il suo modo di gestire i giocatori e lo spogliatoio e di vivere le piazze allenate, fino ad arrivare a Roma.«Io personalmente – spiega Federico Buffa – non credevo potesse tornare in Italia. Però questa città deve avere qualcosa di speciale… ricordo che Liedholm vinse lo scudetto col Milan della stella e disse: “Non mi interessa più, io vado a Roma”. Ed era una grande Roma, quella con Bruno Conti, Paolo Roberto Falcao. Questo posto è abbastanza magnetico, non tanto per la storia della città, ma proprio per il club. Lo stadio adesso è sempre pieno. La gente, dopo che tu la porti di nuovo in Europa a giocare per alzare una coppa, cambia la percezione che ha di sé stessa e dell’ambiente».
    Mourinho e il ritorno in Italia
    «La Roma – racconta Mourinho – è arrivata con un discorso che mi è piaciuto, ed è stata la proprietà che mi ha fatto venire. Dopo, quando sono arrivato e ho imparato a conoscere il romanismo, ho imparato a conoscere tutti i loro dubbi, ho imparato a conoscere tutte le loro frustrazioni e ho cercato di entrarci dentro. Mi piace il romanismo. Mi piace il romanista puro, mi piace il romanista della strada. Quando sono in panchina e guardo alla destra all’Olimpico mi emoziono ancora». Eppure, nonostante questo seguito appassionato, viene il dubbio che l’allenatore, come dice Federico Ferri, in fondo sia un uomo solo. «Calcisticamente parlando – spiega il portoghese – quando vinci hai difficoltà a camminare, perché c’è una quantità enorme di gente. Quando perdi sei un uomo solo. Questa è la mia esperienza di più di vent’anni, che mi fa pensare e mi fa sentire così».  A metà tra storie di calcio e filosofia di vita, questo viaggio in compagnia di José Mourinho porterà a disegnarne un ritratto intimo e anticonvenzionale, rivelando curiosità divertenti e aspetti inconsueti. La seconda parte della terza puntata di “Federico Buffa Talks” sarà disponibile da domani, martedì 10 ottobre, su Sky Sport Uno e in streaming su NOW, per la prima volta anche in 4k, introdotto da Massimo Oldani, splendida voce storica di Radio Capital. La prima parte è disponibile on demand. LEGGI TUTTO