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    Bayern Monaco, De Ligt: “Ho ancora tanto amore per la Juve”

    Uscire vittoriosi e con la porta inviolata dal Parco dei Principi, soprattutto se di fronte ci sono 3 fenomeni come Neymar, Messi e Mbappé e di ruolo fai il difensore centrale, è sempre una gran bella soddisfazione. Mathijs De Ligt lo sa bene e ai microfoni di Gianluigi Bagnulo, nostro inviato a Parigi, nel post partita appare sereno e rilassato, forte anche del suo ruolo sempre più centrale nel sistema difensivo dei bavaresi di Nagelsmann. Un modo di difendere “in avanti” nel quale si sente molto a suo agio e che qualche mese fa era stato oggetto di alcune sue dichiarazioni riportare da diversi giornali che avevano indispettito un po’ i tifosi della Juve. “Ero venuto alla Juve per Sarri, per il suo gioco offensivo simile a quello del mio Ajax, ma dopo un anno è andato via. Ora sono al Bayern e ho alzato il livello”. Nulla di clamoroso, ma in molti si erano indispettiti. Per questo, allora, il centrale olandese ha voluto chiarire, in italiano, il suo punto di vista, spiegando come per la Juve lui abbia solo tanto affetto e ammirazione: “Posso capire i tifosi che leggono delle cose del genere, ma io non le ho mai detto, o almeno non in questo modo. Io ho solo tanto amore per la Juventus e per i suoi tifosi, anche in questo momento così difficile li vedo sempre molto vicini alla squadra e questo è un grande segnale da parte loro. Sono contento che dopo il momento difficile la Juve ora sta vincendo tante partite e spero che possano riprendersi in campionato e vincere l’Europa League”.

    De Ligt: “Contro Mbappé ci vuole personalità”
    Non solo Juve, ovviamente. De Ligt ha anche analizzato la partita contro il Psg: “Abbiamo fatto una bella partita, forse meglio nel primo tempo che negli ultimi minuti. È sempre difficile giocare contro il Psg e contro giocatori del calibro di Messi, Neymar e Mbappe”, ha continuato l’olandese. “Sul gol in fuorigioco siamo stati anche fortunati, però questo è il calcio: contro giocatori che corrono a 50 km/h come Mbappe devi avere personalità, la squadra oggi l’ha avuta e non gli abbiamo lasciato spazio”. LEGGI TUTTO

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    Diretta Juventus Next Gen-Foggia, ore 20.30: dove vederla in tv, in streaming e probabili formazioni

    La Juventus Next Gen prova a ribaltare le sorti della qualificazione in Coppa Italia. Dopo la sconfitta nella semifinale di andata allo Zaccheria per 2-1, i bianconeri di mister Brambilla proveranno a sconfiggere il Foggia anche grazie al supporto dei tantissimi supporter bianconeri che si recheranno al Moccagatta per assistere all’incontro. Dopo il successo nella competizione tricolore del 2019/20, la Juventus Next Gen vuole centrare il bis: per farlo, dovrà prima superare i rossoneri. LEGGI TUTTO

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    Bjelanovic: “Torino, Vlasic va tenuto. Juric top player”

    Bjelanovic, che idea si è fatto sul Torino?
    «Sta andando bene in campionato, ma ho l’impressione che in alcuni momenti sia mancato qualcosa per fare un ulteriore salto di qualità. Non so quali siano realmente le aspettative della società, ma credo che per la qualità della rosa la posizione occupata al momento in classifica sia quella giusta».
    Quanto è importante, in questo senso, la presenza di Juric?
    «Negli ultimi due anni ha fatto un lavoro straordinario che ha permesso alla squadra di consolidarsi. Ivan è un allenatore che in campo dimostra la bontà del suo calcio, fatto di fisicità e intensità. Può essere un punto di riferimento per i più giovani».
    Lo ha sentito recentemente?
    «Abbiamo parlato qualche mese fa, perché in estate potevamo prendere in prestito un giovane del Torino, Matthew Garbett, però poi la trattativa non è andata in porto. In generale, stimo molto Juric come allenatore e mi piace la sua disponibilità nel confrontarsi».
    Da un croato all’altro, Vlasic deve ancora trovare il suo equilibrio.
    «Lo conosco bene per averlo avuto come giocatore all’Hajduk Spalato quando ero assistente del direttore sportivo. Di lui si parla benissimo da tanti anni: il merito è anche degli sforzi del padre che gli ha insegnato la cultura del lavoro. Per me è una macchina da guerra».
    A fine stagione il Torino potrà riscattarlo. Si augura e ritiene giusto che rimanga in granata?
    «Direi di sì, anche perché a 25 anni può già vantare tanta esperienza internazionale. Il Toro può essere il suo habitat ancora per tanti anni. Il gioco di Juric, poi, si adatta perfettamente alle sue caratteristiche».
    In avanti, invece, Sanabria e Pellegri faticano a segnare. Cosa incide in questi momenti?
    «Personalmente, nell’esperienza a Torino ho vissuto per la prima volta la pressione di una piazza importante. Sanabria e Pellegri devono essere molto bravi a non mollare, continuando a lavorare. Il gioco del Toro implica un enorme dispendio di energie, ma bisogna sempre farsi trovare pronti. Vedrete che un episodio permetterà loro di sbloccarsi».
    Parliamo di lei, ci racconta la nuova avventura all’Istra?
    «È la mia seconda esperienza da direttore sportivo dopo 4 anni all’Hajduk. Mi trovo bene e sono felice di quello che sto facendo. Cerco di sfruttare le mie conoscenze per crescere ulteriormente. Quest’anno siamo a metà classifica e pensiamo a raggiungere la salvezza: poi si vedrà».
    Ha qualche giocatore da sponsorizzare al suo amico Juric?
    «Nei mesi scorsi avevamo parlato di Mauro Perkovic, difensore del 2003 che poteva interessare. Avevo sentito Vagnati, che conosco da anni, e i suoi collaboratori sono venuti a vederlo. Il mercato da noi è ancora aperto e la Dinamo Zagabria è molto interessata».
    In generale, nel campionato croato ci sono giocatori pronti per la Serie A?«Faccio alcuni nomi: da noi c’è Mateo Lisica, un classe 2003 che sta recuperando da un infortunio muscolare e può fare l’esterno di centrocampo. All’Hajduk c’è Rokas Pukstas, mezzala americana del 2004 che ha grandissimo potenziale. Martin Baturina, invece, è un 2003 della Dinamo Zagabria, mentre il coetaneo Matjia Frigan gioca da attaccante nel Rjieka. Spesso i club italiani non hanno il coraggio di investire sui giovani del nostro campionato, con il rischio di acquistarli dopo anni pagandoli molto di più».
    Chiudiamo con un pronostico: il Torino riuscirà a qualificarsi alle coppe europee?
    «Io mi auguro di sì, vista la classifica. Sarebbe importante per Juric e i tifosi conquistare un posto in Conference League. E, se anche noi riuscissimo a centrare la qualificazione, sarebbe bello ritrovarsi agli spareggi». LEGGI TUTTO

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    Milan-Tottenham 1-0, gol e highlights: Brahim Diaz, rossoneri vincono andata degli ottavi

    Il Milan batte il Tottenham e si aggiudica il primo round degli ottavi di finale di Champions League. Nel match di andata a San Siro i rossoneri partono forte e vanno subito in vantaggio con Brahim Diaz, poi giocano una gara ordinata e controllano gli attacchi degli Spurs, mai realmente pericolosi. Nella ripresa occasioni clamorose per De Ketelaere e Thiaw. La squadra di Pioli potrà giocare la partita di ritorno in Inghilterra con due risultati su tre a disposizione
    PSG-BAYERN 0-1 LEGGI TUTTO

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    Inter: da Matthäus a Suarez, i Barella prima di Barella

    MILANO – Talenti cristallini e un po’ incazzosi. Nicolò Barella non è il primo e non sarà certamente l’ultimo all’Inter. Lui trascende un po’ troppo spesso (e questo – se non si darà una regolata – potrà minare la sua rincorsa alla fascia da capitano), tuttavia nella storia nerazzurra è comunque in ottima compagnia. Christian Vieri, per esempio, era sempre alquanto esigente e – contrariamente al soprannome che gli avevano affibiato a Madrid (il Muto) – quando c’era da rimproverare un compagno o mandarlo a quel paese, non faceva nulla per trattenersi. Idem per Zlatan Ibrahimovic che ha costruito una carriera sulla fama di duro: «Non ho mai avuto un compagno di squadra così e non è facile allenarsi con lui tutti i giorni perché ha una mentalità pazzesca – ci confessò in un’intervista Alexis Saelemaekers -. Ibra vuole sempre che ognuno tiri fuori il meglio di sé, urla e ti spinge ad andare oltre ai tuoi limiti». E se sgarri: guai a te, in allenamento ma pure in campo. Mitologiche le sfuriate di Lothar Matthäus, uno che, a livello di sbracciate, poteva serenamente competere con Barella: il tedesco invitava sempre i compagni ad avere il baricentro alto, ad attaccare, a pressare, ad azzannare gli avversari finché, un bel giorno Trapattoni gli disse: «Lothar, guarda che pure io sono contento se abbiamo un calcio d’angolo per noi, anziché contro di noi». LEGGI TUTTO