consigliato per te

  • in

    Juve, Chiesa vede Roma: il piano di Allegri per averlo al top

    La qualità del tempo trascorso in campo, in questo momento, conta più di qualsiasi altra cosa. Federico Chiesa ha capito quale fase stia vivendo e si è perfettamente calato nella parte. Non era facile. Perché dopo il tremendo infortunio patito a gennaio 2022 – che ha comportato un’assenza di 10 mesi – rientrare fa spesso rima con scalpitare. Ogni giocatore si sente un leone in gabbia: perché con la testa vorrebbe sempre essere all’interno del rettangolo verde, ma spesso il fisico presenta subito il colpo. LEGGI TUTTO

  • in

    Atalanta, Djimsiti esclusivo: “Siamo da Europa. Su Scalvini, Okoli e Demiral…”

    Ha giocato 13831 minuti in 174 partite con l’Atalanta, quando approdò a Bergamo nel gennaio 2016 pensava di arrivare a tanto?
    “Inizialmente no, non immaginavo di fare questi numeri. Quando sono arrivato l’Atalanta era un po’ diversa da quella di oggi, per qualche mese c’è stato Reja in panchina e poi è iniziata l’avventura di Gasperini, siamo arrivati in Europa e in Champions. Tutto è cambiato. Ho fatto tante partite, a livello di minutaggio i numeri sono importanti anche considerando che per due stagioni sono stato via in prestito”.
    Il momento non è dei migliori, è preoccupato?
    “Non sono minimamente preoccupato. Conosco i giocatori e la società, il campionato quest’anno è molto difficile e a parte il Napoli ci sono tante partite equilibrate, con sorprese come l’ultima che vince contro chi lotta ai vertici. Sono fiducioso, abbiamo vissuto altre volte periodi come questo e dobbiamo solo pensare a lavorare forte”.
    Lazio e Milan, gare molto diverse. Quale è la vera Atalanta?
    “Il tema è più ampio. Contro le big può succedere di vedere gare con un rendimento opposto tra andata e ritorno, contro la Lazio in casa abbiamo fatto tanta fatica mentre a Roma è successo l’opposto. Sono partite equilibrate che magari vengono anche indirizzate da chi segna prima. Contro il Milan all’andata abbiamo giocato benissimo mentre al ritorno è successo qualcosa di diverso. Abbiamo vinto a Roma e poi perso in casa, si gioca bene o magari si sbaglia. Posso solo dire che noi daremo sempre tutto”.
    La sua stagione è stata a due velocità, ora sta giocando molto.
    “Nelle prime due gare ho giocato titolare e poi mi sono rotto il perone con il Milan, in quel contrasto con Origi. Quando sono tornato a disposizione c’erano compagni che stavano facendo bene e non è che automaticamente, quando uno ritorna a disposizione, deve ricominciare a giocare da titolare. Chi scende in campo lo decide il mister in base al lavoro settimanale, è sempre stato così con lui ed è un bene. Tutti sono considerati e possono avere occasioni per essere protagonisti. Personalmente sono stato sfortunato in quel contatto con Origi, già l’anno scorso ero incappato in due fratture al braccio e poi alla spalle”.
    In passato era sempre stato bene.
    “Non mi era mai capitato, per me si è trattato di una novità e mi sono ritrovato a lavorare con i fisioterapisti con continuità: diciamo che li ho conosciuti un po’ meglio stando sul lettino mentre prima ci parlavo e basta. Adesso, per fortuna, è tutto alle spalle”.
    Questa Dea vale un posto in Europa?
    “Penso di si, l’Atalanta vale un posto in Europa. Lo abbiamo visto in alcuni momenti della stagione, altre volte meno ma la qualità c’è e dobbiamo solo pensare a finire bene, dando tutto. Ci è mancata la continuità, dobbiamo trovarla e cambiare un po’ la tendenza che ci ha visto perdere partite che sulla carta, invece, avremmo dovuto vincere. Alcune non le abbiamo giocate bene e un po’ di punti sono rimasti per strada. Pensiamo a recuperare”.
    Scalvini, Okoli e Demiral sono una certezza per il futuro?
    “Credo che siano tutti giocatori di grande qualità. Le prospettive sono importanti perché fanno pensare, per loro, ad una carriera top: possono diventare giocatori davvero di grande livello. Per arrivare in alto, però, il talento non è tutto. Servono spirito di abnegazione, tanto lavoro e l’esperienza. Questa cosa si costruisce solo partita dopo partita, non bisogna avere fretta e pensare solo a come si può crescere. Le prospettive, secondo me, sono davvero di grande livello”.
    Lei cosa farà da grande?
    “Sinceramente non ci ho ancora pensato in modo concreto ma sono abbastanza sicuro che farò il corso da allenatore. In allenamento spesso mi capita di ragionare su una giocata e dirmi ‘io questa cosa la farei così’. Adesso mi sto godendo quello che stiamo vivendo, fino a che avrò dentro questo amore per il calcio starò in campo. Anche nella vita privata è fondamentale stare bene, sereno e felice”.
    Con l’Atalanta, 31 gialli e nessun rosso. Come lo spiega?
    “Speriamo di andare avanti così ma credo che ci sia una spiegazione a questo dato. Sono un difensore che cerca di leggere la giocata anticipando l’intervento, questo mi permette di posizionarmi bene e non trovarmi a dover fare interventi eclatanti per recuperare il tempo con un avversario che mi ha superato. Credo di essere un giocatore ‘pulito’ sul piano della condotta di campo”.
    Che papà è Berat Djimsiti?
    “Credo di essere un papà che cerca di dare tutto quello che può con Lion. Magari potrei farei di più, ci proverò. Quando giochiamo è come se fosse un secondo allenamento: non si ferma mai. Mia moglie Alisa è sempre con lui e fa un grande lavoro da mamma, io cerco di aiutarla e ultimamente sto anche provando a spingere un po’ con il pallone. Per ora non lo vedo molto interessato ma ha solo 2 anni e mezzo. C’è tempo”.
    Ultima curiosità: come va con il dialetto orobico?
    “Male, lo parlo soltanto quando vado a mangiare nel mio ristorante di fiducia. Però devo dire che con le lingue me la cavo abbastanza: parlo italiano, tedesco, francese, albanese, inglese e anche un po’ di serbo, visto che mia moglie arriva dalla Serbia”. LEGGI TUTTO

  • in

    Youth League, Milan-Atletico: Abate ritrova Torres, un tuffo nel passato

    “A volte ritornano” e in questo caso si rincontrano. Abate e Torres, allenatori di Milan U19 e Atletico Madrid U19, sono pronti a sfidarsi ai quarti di Youth League. I due saranno per sempre legati nel loro passato al Milan. Come? L’unico gol dello spagnolo è arrivato proprio da un cross del terzino italiano. Era settembre del 2015 e i tifosi rossoneri erano di fronte ad una delle più grandi illusioni, quella della fine della “maledizione del nove”. Sulla panchina ci stava proprio Inzaghi e quella contro l’Empoli sembrava la partita della svolta. L’inizio del classico tormentone italo-spagnolo alla “Vamos a Bailar”. La storia dei due attaccanti però prese note differenti e nessuna vida nueva.  LEGGI TUTTO

  • in

    Dybala alla Roma sembra un altro, ma è sempre la stessa Joya (della Juventus)

    Dybala, dalla Juventus alla Roma. E la Juventus che domenica farà visita al suo grande ex nella nuova casa dell’Olimpico. È cambiato tanto sotto tanti aspetti, ma forse meno di quello che si è cristallizzato nell’immaginario collettivo con l’arrivo trionfale in una piazza come quella giallorossa, esaltata dalle doti indiscutibili dell’argentino, esaltate a loro volta dall’abile Mourinho. Paulo è un ragazzo di assoluto talento che si fa voler bene e che ora regala Joya altrove sotto gli occhi malinconici di tanti tifosi bianconeri e quelli brillanti dei fan romanisti. È al centro del progetto di Mou, con il quale ha cementato in poco tempo un rapporto splendido. Non sappiamo cosa si dicano in privato, ma le dichiarazioni pubbliche sono state chiare: “È un ragazzo speciale e troppo bravo”, dice l’allenatore; “Io vorrei essere allenato ancora da lui in futuro perché è uno dei migliori con il quale vincere”, risponde la Joya. È qui la vera grande svolta psico-tattica del viaggio da Torino a Roma che ha portato Dybala a far parlare di sé, sia nella narrazione giornalistica che da bar, come fosse un uomo e un calciatore nuovo. Ma le statistiche raccontano un’altra storia…Sullo stesso argomentoDel Piero esalta Dybala: “Giocatore totale, alla Roma si sente voluto”Roma LEGGI TUTTO

  • in

    Diretta Juve Next Gen-Vicenza ore 20.30: dove vederla in tv, streaming e probabili formazioni

    Si accendono i riflettori all’Allianz Stadium per la finale d’andata di Coppa Italia di Serie C tra Juventus Next Gen e Vicenza. I bianconeri giocheranno nella cornice delle grandi occasioni per cercare di portare a casa un risultato importante in vista del ritorno. Brambilla deve fare a meno di Huijsen squalificato. Entrambe le squadre sono reduci da una sconfitta in campionato. LEGGI TUTTO

  • in

    Vlasic, rientro ancora lontano: salta Bologna e Lecce

    TORINO – Il croato Nikola Vlasic fermo ai box, si parla di 15/20 giorni di stop. È quanto trapela dal Torino dopo gli ultimi controlli medici (distrazione miofasciale del retto femorale). Rischia di perdere anche il Napoli oltre a Bologna e Lecce. O torna con i campani, o slitterà al Sassuolo, inizio aprile. La diagnosi è ufficiosa. Nei prossimi giorni nuovi esami per verificare l’andamento del problema muscolare e l’efficacia delle terapie. LEGGI TUTTO