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    Boninsegna: “La Juve deve stare attenta alla classifica”

    TORINO – Roberto Boninsegna, ex centravanti, tra le altre, dell’Inter e della Juventus, ha parlato a Radio Anch’io lo sport su RadioRai del difficile momento della squadra bianconera: “È anno difficile per la Juventus ed è incredibile che le sia successa una cosa del genere: c’è un ricorso in essere e bisogna vedere come andrà a finire. Certamente la Juventus ha accusato il colpo e deve stare attenta, perché non è abituata a navigare in queste posizioni di classifica. Deve cercare di uscirne immediatemente”.Guarda la galleryJuventus, quanti punti deve fare Allegri per raggiungere gli obiettivi: tutte le possibilità

    Boninsegna su Lukaku e Osimhen

    Boninsegna ha anche parlato dell’Inter e dell’incredibile involuzione di Romelu Lukaku: “Il belga è un mistero: è tornato rotto dall’Inghilterra e non riesce più a inserirsi, giusto dunque che giochi il duo Lautaro-Dzeko. Il gol di Osimhen di ieri? È anche colpa del portiere avversario: buono lo stacco, ma il portiere doveva arrivarci”. LEGGI TUTTO

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    Juventus-Salernitana, all’andata la gara che cambiò il regolamento in corsa

    TORINO – La rivoluzione tecnologica sarebbe forse arrivata lo stesso, ma alcuni episodi ne hanno accelerato l’urgenza: è il caso del pasticcio tra l’arbitro Marcenaro e il Var Banti in Juventus-Salernitana, una partita che, nel suo sconcertante finale, ha suo malgrado fatto giurisprudenza al contrario. I fatti, in sintesi, ché non serve dilungarsi dato che i tifosi bianconeri hanno ben stampata la scena nella memoria. Era l’undici settembre dell’anno scorso, Salernitana avanti 2-0, poi riacciuffata dai bianconeri: nel recupero Milik segna il gol del 3-2, si toglie la maglia per esultare, lo Stadium esplode. Tutto a posto, se non fosse che il Var richiama il direttore di gara: posizione di fuorigioco di Bonucci, rete annullata e giallo da regolamento all’attaccante polacco che, già ammonito, viene espulso per un gol che alla fine non vale nemmeno. La serata diventa un incubo, con tanto di rissa finale. E il giorno dopo, come titolato da Tuttosport, è anche peggio perché quella rete, che pesava due punti, era buona: Candreva, dalle parti del calcio d’angolo teneva in gioco serenamente Bonucci. E la sua posizione ha reso sciaguratamente oggettivo l’errore di Banti e Marcenaro. Il giorno dopo era arrivata la nota dell’Aia, con la quale gli arbitri avevano cercato di chiarire la situazione, a creare ancora più imbarazzo intorno alla situazione e a spingere nella direzione di un cambiamento reso necessario dalla disarmante affermazione dei vertici arbitrali: «Il Var non aveva le immagini».Guarda la galleryJuve-Salernitana, caos nel finale e rissa in campo LEGGI TUTTO

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    Diretta Monza-Sampdoria ore 20:45: dove vederla in tv, in streaming e probabili formazioni

    Dove vedere Monza-Sampdoria streaming e diretta tv
    La partita tra Monza e Sampdoria si disputerà allo U-Power Stadium di Monza e sarà trasmessa su Sky Sport Calcio 202. Sky Sport 251 e DAZN ed in streaming sempre sull’app SkyGo e Dazn.
    Tutta la Serie A TIM su Dazn. Attiva ora
    Monza-Sampdoria, le probabili formazioni
    MONZA (3-4-2-1): Di Gregorio; Izzo, Pablo Marì, Caldirola; Ciurria, Rovella, Machin, Carlos Augusto; Pessina, Caprari; Mota Carvalho. Allenatore: Palladino. A disposizione: Cragno, Sorrentino, Donati, Marlon, Carboni, Antov, Birindelli, Barberis, Valoti, Ranocchia, Colpani, D’Alessandro, Gytkjaer, Petagna. Indisponibili: Vignato. Squalificati: Sensi. Diffidati: Rovella.
    SAMPDORIA (3-4-1-2): Audero; Gunter, Nuytinck, Amione; Zanoli, Cuisance, Winks, Augello; Djuricic; Gabbiadini, Quagliarella. Allenatore: Stankovic. A disposizione: Turk, Ravaglia, Murillo, Colley, Paoletti, Ilkhan, Rincon, Malagrida, Leris, Lammers, Yepes. Indisponibili: Conti, De Luca, Trimboli, Sabiri, Pussetto. Squalificati: nessuno. Diffidati: Sabiri. LEGGI TUTTO

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    Diretta Verona-Lazio ore 18.30: dove vederla in tv, in streaming e probabili formazioni

    VERONA – Al Bentegodi il Verona contro la Lazio prova a fare un passo decisivo per la salvezza. La vittoria del Napoli con lo Spezia consegna ai gialloblù un’occasione fondamentale per dare sostanza all’impresa, come spiegato da Zaffaroni in conferenza stampa: “Giochiamo contro una delle squadre top di questo campionato hanno delle qualità tecniche elevatissime, in tutti i ruoli, e hanno un’organizzazione di gioco tra le migliori, sia difensivamente che offensivamente”. D’altra parte la Lazio ha urgente bisogno di migliorare il rendimento in trasferta: una sola vittoria nelle ultime quattro uscite lontano dall’Olimpico per Sarri, che al Bentegodi spera di rivedere un passo diverso nei suoi rispetto a una settimana senza vittorire tra campionato e Coppa Italia.
    Segui la diretta di Verona-Lazio su Tuttosport.com
    Dove vedere Verona-Lazio: streaming e diretta tv
    La partita tra Verona e Lazio si giocherà alle 18.30 al Bentegodi. Sarà trasmessa in tv e streaming da DAZN.
    Verona-Lazio: probabili formazioni
    VERONA (3-4-2-1): Montipò; Magnani, Hien, Ceccherini; Depaoli, Tameze, Duda, Doig; Lasagna, Lazovic; Djuric. Allenatore: Zaffaroni. A disposizione: Berardi, Perilli, Zeeflik, Dawidowicz, Cabal, Coppola, Terracciano, Abidgaard, Braaf, Sulemana, Kallon, Ngonge, Gaich. Indisponibili: Faraoni, Henry, Hrustic, Veloso. Squalificati: nessuno. Diffidati: Djuric, Henry, Veloso.
    LAZIO (4-3-3): Provedel; Lazzari, Casale, Patric, Hysaj; Milinkovic, Marcos Antonio, Vecino; Felipe Anderson, Immobile, Zaccagni. Allenatore: Sarri. A disposizione: Maximiano, Adamonis, Romagnoli, Gila, Marusic, Pellegrini, Cataldi, Luis Alberto, Bertini, Basic, Romero, Cancellieri, Pedro. Indisponibili: Radu. Squalificati: nessuno. Diffidati: Casale, Cataldi, Marusic.
    ARBITRO: Ayroldi di Molfetta. Assistenti: Costanzo e Passeri. Quarto uomo: Giua. Var: Banti. Avar: S. Longo.
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    Zanetti: “I miei tre no per l’Inter. Volevo vincere qui, ce l’ho fatta”. E su Messi…

    Da Zanetti quando è diventato Pupi?«Chiamavano così già mio fratello Sergio: in squadra c’erano tanti Javier e così sono diventato pure io Pupi, “pupazzo”. E quel soprannome mi è piaciuto subito».

    Con l’Inter è stato amore a prima vista?«Sono arrivato a Cavalese, in mezzo ai giornalisti, con un sacchetto che conteneva i miei scarpini. Mi hanno preso dal Banfield, una squadra sconosciuta, mentre Rambert arrivava dall’Independiente dove aveva vinto il campionato da capocannoniere. In più quell’anno arrivarono pure Roberto Carlos e Paul Ince. Io ero il quarto straniero e all’epoca potevano andare in campo solo in tre ma il destino ha voluto che giocassi subito ed è nato un legame molto forte. Qui mi hanno fatto sentire subito a casa».

    Quella con il Real, nel 2001, è stata una scappatella?«Avevo parlato con Valdano, il loro allenatore: mi voleva a Madrid. Era quasi tutto fatto ma ho deciso di restare e l’ho detto a Moratti».

    Quanto le avevano offerto?«Un contratto molto più importante di quello che avevo all’Inter. Io però, oltre ai soldi, consideravo la famiglia, il rapporto con i tifosi e il fatto che volessi lasciare il segno a Milano. E ho pensato: “Se vado al Real, sono uno dei tanti”. Avrei vinto sicuramente qualcosa, ma io volevo farlo qui. È stata una scelta forte, ma c’è dell’altro…».

    Racconti.«Mi hanno “tentato” pure il Manchester United e il Barcellona. Non ricordo se era il 2001 o il 2002: ero con Paula, mia moglie, e trovai Ferguson in un aeroporto: mi salutò, mi chiese quando scadeva il contratto ma io ero felice a Milano, nonostante fossero anni molto complicati per l’Inter. Altrove avrei fatto una carriera importante, ma non mi sarei trovato come all’Inter».

    Con il Barcellona invece com’è finita?«Che ho “lanciato” Puyol… Lui me lo dice sempre. Era nelle giovanili e aveva iniziato a fare qualche presenza pure in prima squadra. Un giorno Van Gaal lo chiamò e gli disse: “Voglio prendere il terzino destro più forte al mondo che è Zanetti: se non lo prendiamo, io ti tengo con me”. E Carles mi ringrazia ogni volta che mi vede…».

    Cosa c’era in quell’abbraccio con Messi a Lusail? «Tanto: l’ho visto iniziare in nazionale e meritava questa soddisfazione. L’ho ringraziato perché ha coronato il sogno di tutti gli argentini. A Doha in quei giorni si respirava un’aria speciale: tutti volevano che Lio alzasse la Coppa».

    Ha un amico del cuore nel calcio?«Con Zamorano che è il padrino di Sol e Cordoba che è padrino di “Nacho”, nonché il mio compagno di stanza all’Inter, il legame va al di là di quello che sono state le nostre carriere».

    Da Hodgson e Lippi si è sentito tradito? «Con Hodgson ho sbagliato io perché non ho capito che mi ha sostituito nella finale con lo Schalke perché voleva che Berti battesse il rigore: lalite è finita lì e anche adesso, quando ci incontriamo, ci ridiamo su. L’atteggiamento di Lippi invece non mi era piaciuto: quando le cose vanno male non bisogna cercare colpevoli, ma soluzioni. Magari, col senno di poi, l’ha fatto per andare via…».

    Come ha conquistato Paula?«Era una bambina: io avevo 18-19 anni, lei 14. Eravamo a Talleres e, quando finivo di allenarmi, andavo a vederla giocare a basket: un amico ci ha fatto conoscere e poi…».

    Insieme avete creato la Fondazione Pupi. È il suo gol più bello? «La Pupi è amore vero, è il modo per dare ai bambini del nostro paese un futuro migliore. Attraverso lo sport, cerchiamo di portare i bambini a scuola e far sì che imparino un mestiere».

    Lei ha girato il mondo con gli Inter Campus: qual è il ricordo più forte? «Quando siamo andati all’Onu: veder riconosciuto dalle Nazioni Unite il nostro lavoro è stata una cosa incredibile. E non so se qui si rendono conto che valore ha questo progetto». LEGGI TUTTO

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    Torino, ecco Ilic: dovrebbe tornare con il Milan

    Dopo aver esordito nel Toro in Coppa Italia a Firenze, evidenziando un comprensibile ritardo di condizione figlio di un lungo infortunio muscolare patito all’inizio di ottobre e dal quale è guarito i primi di novembre, Ivan Ilic alla vigilia della prova contro l’Udinese ha dovuto fermarsi a causa di una botta ricevuta alla caviglia. E così contro i friulani è toccato a Linetty completare la coppia di centrocampisti centrali assieme a Ricci. Se l’azzurro ha svolto un preziosissimo lavoro a tutto campo, confermandosi un profilo meritevole di entrare in pianta stabile nel gruppo allenato da Roberto Mancini, il polacco ha incontrato qualche difficoltà – soprattutto nel secondo tempo quando è affiorata la stanchezza – pur non mollando mai. Chiaro, però, che la prospettiva di Juric sia quella di dare vita il prima possibile a una coppia di fini palleggiatori quale sarà quella composta da Ricci e Ilic. «Recuperemo meno palle rispetto alla passata stagione, ma avremo più estro e saremo più in controllo del pallone», ha spiegato il tecnico alla vigilia. Quindi, dopo la vittoria sull’Udinese che proietta il Toro al 7° posto – che a fine stagione potrebbe portare in dote la qualificazione ai preliminari di Conference League – Juric è tornato a parlare del serbo (arrivato a Torino dal Verona per una cifra in definitiva superiore ai “famosi” 16 milioni: «È costato un po’ più di 17 per commissioni varie», ha specificato ieri Cairo).

    Ilic e Lukic

    «Ripeto quanto ho detto già sabato: in questo momento Lukic è più forte, più pronto rispetto a Ilic, ma dopo un certo percorso Ivan potrà diventare un giocatore più importante di Sasa. Garantisco io, metto la mano sul fuoco, sulle potenzialità di Ilic. Purtroppo prima della partita contro l’Udinese ha preso una botta che gli ha impedito di giocare. Spero possa recuperareper venerdì, per la gara contro il Milan. Dovrebbe farcela, e così fosse vorrei almeno impiegarlo per uno spezzone, nella ripresa». Non vede l’ora, Juric, di poter varare il nuovo Toro affidato al serbo e a Ricci, a centrocampo («Faremo calcio champagne», allargava il sorriso sempre sabato, immaginando ciò che i due potranno dare ai granata in termini di qualità). Intanto oggi la squadra, dopo le fatiche tra campionato e Coppa Italia e nonostante il prossimo appuntamento cada già venerdì, avrà un giorno di riposo. Le condizioni di Ilic saranno comunque monitorate, ma la marcia di avvicinamento dell’ex gialloblù verso San Siro inizierà con l’allenamento di domani. Da verificare, però non sembrano preoccupare, le condizioni di Karamoh, uscito per una gomitata ricevuta al naso. LEGGI TUTTO

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    Lautaro regala il derby all'Inter: 1-0 al Milan

    MILANO – Se lo prende l’Inter il 235esimo derby di Milano della storia. Se lo prende grazie a Lautaro Martinez, il suo capitano, che suggella una grande prestazione corale della squadra di Simone Inzaghi con la rete decisiva siglata al 34′. Il primo tempo si gioca a un solo spartito, con i nerazzurri sempre in possesso palla e in controllo del gioco, mentre il Milan prova ad aspettare il momento giusto – che praticamente non arriva mai – per partire in contropiede. Al 6′ il primo squillo, con un tiro di sinistro di Lautaro Martinez da posizione ravvicinata sul quale è miracoloso Tatarusanu. Altri 4 minuti e l’argentino ci prova di nuovo, stavolta di testa: l’incornata termina di poco a lato. Al 14′ protesta l’Inter per un contatto in area di rigore tra Gabbia e Dzeko, ma l’arbitro non ha nessun dubbio nel lasciar correre. Dopo queste fiammate iniziali il ritmo si abbassa leggermente, per poi rialzarsi al 34′ con il colpo di testa di Lautaro Martinez (su calcio d’angolo di Calhanoglu) che diventa letale per Tatarusanu dopo la deviazione di Kjaer. L’Inter passa così in vantaggio grazie al suo nuovo capitano, che arriva al settimo gol in carriera nel derby.
    Lautaro decide il derby
    Nella ripresa Pioli inserisce subito Brahim Diaz per Messias. Nove minuti più tardi arriva anche il turno di Rafa Leao e Saelemaekers, ma subito dopo è l’Inter che si riaffaccia in avanti, con un’altra conclusione di Lautaro Martinez parata da Tatarusanu. Al 70′ Inzaghi sceglie invece un triplo cambio, inserendo Lukaku, Gosens e Brozovic per Dzeko, Dimarco e Mkhitaryan (il Milan risponde con Thiaw per Gabbia). Al 75′ arriva il primo tiro in porta del Milan con Brahim Diaz, un destro che Onana blocca senza problemi. Un minuto più tardi occasionissima per i rossoneri in contropiede condotto da Leao, il portoghese serve sulla destra per Giroud che però controlla male e permette ai difensori dell’Inter di recuperare. Il francese ci riprova su calcio di punizione al 78′, ma la parabola di sinistro finisce fuori. All’83’ va a segno Lukaku, ma l’arbitro lo annulla (o meglio, il fischio arriva prima che il pallone entri in reti) per un fallo in attacco dello stesso belga. Due minuti più tardi Pioli prova il tutto per tutto e mette dentro Rebic per Kjaer, ma l’Inter regge bene il campo e non concede ulteriori occasioni ai rossoneri, segnando di nuovo all’89’ con Lautaro Martinez, rete annullata per posizione di fuorigioco dell’argentino. L’appuntamento con i festeggiamenti per i nerazzurri, però, è solo rimandato di qualche secondo. LEGGI TUTTO

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    Inter, Marotta sulla fascia tolta a Skriniar e la Serie A “di seconda fascia”

    MILANO – L’amministratore delegato dell’Inter Beppe Marotta ha sottolineato ai microfoni di Dazn lo stato di forma dei nerazzurri e il momento derby: “Da qui in avanti ci sono tantissime gare da giocare, non è una partita determinante. Chiaro che è un derby e tutti vogliono vincere. Dobbiamo assistere a una cavalcata del Napoli impressionante, meritatissima e a cui vanno fatti i complimenti: noi dobbiamo pensare a conquistare un posto in Champions League”.
    Inter, Marotta e il caso Skriniar
    Il dirigente nerazzurro ha parlato anche del caso Skriniar: “C’è un po’ di tristezza perché si poteva gestire meglio, ma lui è un professionista e ha diritto di scegliere ciò che vuole. Ma nella fascia di capitano ci sono dei valori che vanno condivisi, se lui non li condivide è naturale che questo ruolo gli sia tolto. Andiamo però avanti tranquilli perchè lui deve giocare con serenità perché società e tifosi credono nei suoi mezzi nonostante la situazione. Sono situazioni che rivedremo spesso credo perché il nostro è diventato un campionato di transizione, di seconda fascia”. Infine sui giovani. “Dovremo potenziare il lavoro sui settori giovanili. In Premier League sono stati spesi quasi 700 milioni in confronto al nostro potere d’acquisto, davvero esiguo. Dobbiamo prendere provvedimenti alternativi: valorizzare le nostre risorse”. LEGGI TUTTO