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    Milan-Inter, Inzaghi: “Ultimo derby perso immeritatamente”. Su Lukaku…

    RIYAD (ARABIA SAUDITA) – Sale l’attesa per la finale di Supercoppa italiana tra Milan e Inter in programma al King Fahd Stadium di Riyad (Arabia Saudita) mercoledì alle 20 italiane. I campioni d’Italia e i vincitori dell’ultima edizione della Coppa Italia si contenderanno il primo titolo della stagione in un derby dal sapore speciale. Si tratta di un replay della finale di Pechino del 2011, quando ad avere la meglio furono i rossoneri di Massimiliano Allegri che, nonostante lo svantaggio firmato Snejder, ribaltarono nella ripresa i nerazzurri di Gasperini grazie alle reti di Ibrahimovic e Boateng. Ora, però, è tempo di pensare al presente e Simone Inzaghi, nella conferenza stampa della vigilia, ha presentato così la supersfida contro il Milan di Stefano Pioli. 
    L’Inter si gioca il primo trofeo stagionale, come ci arrivate?
    “Sappiamo l’importanza della partita di domani, per di più è un derby: ho letto che in finale è successo solo due volte nella storia, cercheremo di fare una grande gara in una partita importante. È il primo trofeo stagionale, vogliamo fare una grande gara”.
    Può essere il derby del riscatto?
    “Io lo considero un trofeo, l’abbiamo qui davanti a noi e non tutte riescono ad arrivarci. È il prosieguo della stagione scorsa, sappiamo cosa rappresenta: l’anno scorso l’abbiamo vinto quindi vogliamo difenderlo”.
    Pioli ha ricordato di avervi battuto l’anno scorso e anche quest’anno. Cos’hanno lasciato queste sconfitte nei derby?
    “Voglia in più. Il derby è una partita particolare, ne abbiamo fatti tanti la scorsa stagione: in campionato abbiamo vinto e perso, in coppa vinto nettamente. Sono partite sempre particolari, decise da episodi. Quello di quest’anno l’abbiamo perso non meritandolo, nel primo tempo il Milan è stato superiore ma nel secondo penso che l’Inter avrebbe meritato altro rispetto alla sconfitta”.
    Supercoppa, Pioli: “Buffon al Milan? Questa è una bomba. Presto saremo al completo”
    C’è un segreto per far sì che l’Inter giochi come contro il Napoli o il Barcellona?
    “Dipende sempre anche dagli avversari. Io, per come abbiamo iniziato questo 2023, sono più che soddisfatto, perché sono state quattro partite una diversa dall’altra con avversari diversi. Ne abbiamo vinte tre e pareggiata una, tolto Monza sarebbe percorso netto”.
    Con le big finora avete fatto bene.
    “Purtroppo il calcio non è una scienza esatta, delle gare giocate si è fatta un’analisi e, al di là di qualche infortunio nostro e qualche altro non dipeso da noi, la squadra ha sempre fatto buone gare nonostante quest’anno ho avuto scelte limitate per le defezioni a centrocampo e in attacco. Domani non si pensa a stanchezza o infortuni, ma solo alla coppa che è in palio”.
    La partita di domani resta qui e vale quella coppa o può condizionare il resto della stagione?
    “Condizionerà, come sempre se ne parlerà. L’anno scorso mi ricordo la finale di Supercoppa con la Juventus, vinta ai supplementari con fatica e goduta il giusto perché dopo tre giorni eravamo in campo a Bergamo: per due giorni e mezzo si è parlato della vittoria, ma poi come è giusto che sia si parlava dello 0-0 a Bergamo dove si poteva fare meglio, qualche scelta che purtroppo…. Sappiamo com’è il calcio, noi dobbiamo essere bravi a fare il nostro percorso e ora pensiamo solo al Milan, una partita che stiamo preparando al meglio nonostante la stanchezza e il viaggio. Domani serve una corsa in più per il compagno”.
    Entrambe le squadre hanno difficoltà difensive.
    “Beh, io penso alla mia. Troviamo una squadra forte, con attaccanti di valore, ma sappiamo che dobbiamo lavorare di squadra: spesso si parla, sbagliando, solo dei difensori. È l’Inter che deve fare una fase offensiva e difensiva da squadra per vincere queste partite importanti”. LEGGI TUTTO

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    Vieri, la Juventus e Allegri: “Squadra forte ma non si può giocare così male”

    MILANO – Non ha peli sulla lingua, mai avuti. Christian Vieri, da sempre Bobo per tutti, ieri insieme all’amico Bernardo Corradi ha presentato il PLB World, un nuovo spazio in centro a Milano, a due passi dalla stazione Centrale e il palazzo della Regione Lombardia, che sarà dedicato ai giovani interessati al mondo del gaming e degli esports. L’occasione è servita anche per sentire l’idea di Vieri sulla Juventus, su quanto accaduto a Napoli e sulla stagione della squadra bianconera. E come succede ai microfoni della “Bobo Tv”, l’ex centravanti, anche della Juventus nell’annata ’96-97, non si è nascosto dietro frasi fatte. Anzi. E ha messo nel mirino il gioco espresso dalla squadra di Massimiliano Allegri, uno dei tasti dolenti dell’annata juventina. Prima di tutto, però, Vieri ha voluto esaltare la squadra che venerdì ha vinto al Maradona: «Ho visto un grandissimo Napoli, ha fatto una partita devastante come per altro sta facendo da inizio campionato e pure in Champions – ha esordito Vieri -. Tutto il mondo sta vedendo e applaudendo il Napoli. Non sono tanto i 5 gol che ha segnato alla Juventus, ma come ha giocato. Perché se giochi così è più facile fare gol, se non giochi a calcio, è invece più difficile. Il Napoli è una cosa che non si vede da 20 anni in Italia, merita di vincere il campionato perché sta dimostrando di essere di un’altra categoria».Guarda la galleryJuve horror a Napoli: Bremer diventa Ogbonna sui social

    Accusa precisa

    Chiaramente il riferimento al gioco è l’assist che Bobo ha usato per entrare a gamba tesa sulla Juventus: «Non saprei come gestire questo momento, è difficile da dire. La Juve però è una super squadra, ha vinto otto partite di fila – ha proseguito -. Però deve giocare meglio, perché non basta vincere sempre 1-0 giocando in quel modo per poter pensare di poter ambire a qualcosa. Io per esempio non posso più accettare la frase “l’importante è vincere”. Andava bene 30 anni fa, oggi no, è una comunicazione non corretta. La Juve è fra i club più importanti del mondo e deve giocare meglio perché così non si va da nessuna parte». Presa la rincorsa, Vieri, così come quando era in campo a lottare contro i difensori avversari, ha proseguito dritto come un toro: «La Juventus è forte, fortissima, infatti è terza in classifica, non è che può essere ultima, ma deve giocare molto meglio – ha insistito Bobo -. Si vede che la Juve in campo fa fatica, a volte sembra che i giocatori non sappiano bene cosa fare. Non mi piace vedere una Juve così, soprattutto se vuole competere a livello europeo».

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    Capitolo assenze

    Vieri non ha voluto neanche dare l’alibi delle assenze ad Allegri: «Anche altre squadre hanno avuto problemi di infortuni – ha aggiunto l’ex bomber dell’Inter -. Il Napoli ha giocato senza Osimhen per un mese e mezzo, ma ha vinto comunque, esprimendo un bel calcio. L’Inter non ha praticamente mai avuto Lukaku però che partita ha giocato contro il Napoli? La squadra di Inzaghi adesso non sta benissimo, ma sa giocare bene a calcio, l’ha dimostrato in Europa, così come il Milan ha una chiara idea di gioco. La Juventus no, vorrei vedere una cosa diversa. E comunque quando i bianconeri hanno vinto otto partite di fila, non mi pare che sia evidenziato il fatto che mancassero alcuni giocatori, si sottolineava la solidità difensiva. Ora è facile dirlo». E a proposito di “assenti”, Vieri ha voluto dedicare un pensiero anche a Dybala, un ex forse rimpianto? «Questo non lo so, bisognerebbe chiederlo alla Juventus o all’Inter che lo voleva, però dico bravo a Mourinho per averlo portato a Roma: un grande colpo, solo lui poteva farlo. Il rendimento di Dybala e i suoi gol non mi stupiscono – ha concluso Vieri -: se sta bene, l’argentino è un grande giocatore».

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    Inter, Brozovic-Kessié: operazione possibile

    Avanti, a fari spenti, ma avanti. Nessuno a Barcellona e a Milano ha chiuso la porta al possibile scambio fra Franck Kessie e Marcelo Brozovic emerso durante il weekend. Mentre nella giornata di ieri si sono rincorse le smentite, da parte dei club, degli intermediari e pure di alcuni giornalisti spagnoli, sul possibile altro affare ventilato sull’asse Catalogna-Lombardia, ovvero Depay-Correa, non si sono invece alzate voci sullo scambio fra i due centrocampisti. È evidente che si tratti di un’operazione complessa, magari complicata da imbastire in 15 giorni, ma è una trattativa che da giovedì, ovvero al rientro in Italia dei dirigenti nerazzurri dopo la Supercoppa italiana, potrebbe anche subire un’accelerazione. È vero che Kessie al Barcellona è arrivato solo a luglio, ma l’ivoriano con Xavi è chiuso, non contento e tornerebbe di corsa in Italia. È vero che Brozovic ha rinnovato il contratto lo scorso anno ed è sempre stato considerato un elemento indispensabile per l’Inter, ma Inzaghi, che nell’ultima stagione perse punti importanti senza il croato, in questa ha saputo farne a meno inventandosi Calhanoglu davanti alla difesa. Dunque qualcosa potrebbe smuoversi perché ci sono aspetti che potrebbero portare benefici a entrambe le squadre e società.Guarda la galleryInter-Bologna, i voti: Dzeko spento, Skriniar e Acerbi non sbagliano nulla

    Ruoli, ingaggi ed età

    Il Barcellona a centrocampo ha tre intoccabili – Busquets, Pedri e Gavi -, Xavi sta cercando di recuperare anche De Jong, ma un erede di Busquets servirebbe e Brozovic era già un obiettivo prima che rinnovasse con l’Inter. Kessie è un giocatore che al club nerazzurro piace da tempo e più volte il ds Ausilio ha provato a prenderlo, cercando di scambiarlo anche col Milan ai tempi di Conte, senza successo. A dicembre Atangana, l’agente dell’ex rossonero, lo ha offerto all’Inter e il club nerazzurro non ha detto no, salvo però averlo in prestito e con parte dell’ingaggio pagato dal Barcellona. Nella rosa di Inzaghi un elemento come Kessie manca, un po’ perché Barella non ha una vera alternativa e poi perché, tolto Gagliardini, manca un centrocampista fisico, di peso. L’ipotesi di uno scambio con Brozovic potrebbe eliminare il problema stipendio, visto che Kessie a Barcellona ha firmato un contratto da 6.5 milioni più bonus, la stessa base del croato a Milano. Certo, l’eventuale operazione non risolverebbe il problema di cassa dell’Inter – per quell’aspetto rimane in pole Dumfries, valutato intorno ai 50 milioni e nel mirino di diversi club di Premier: attenzione a cosa potrebbe accadere negli ultimi dieci giorni di dicembre -, ma permetterebbe alla società di Viale di Liberazione di mettere comunque a bilancio un’ottima plusvalenza, visto che il cartellino di Brozovic è ormai quasi completamente ammortizzato (500mila euro il suo peso nell’esercizio che si chiuderà il 30 giugno). Senza contare che il croato ha compiuto 30 anni a novembre e nelle ultime due stagioni ha avuto alcuni problemi fisici, mentre Kessie è di quattro anni più giovane.

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    Diretta Napoli-Cremonese ore 21: dove vederla in tv, in streaming e probabili formazioni

    NAPOLI – Alle ore 21, allo stadio Diego Armando Maradona, il Napoli ospita la Cremonese negli ottavi di finale di Coppa Italia. Gli azzurri di Luciano Spalletti, che fanno il loro esordio nella competizione, sono reduci dal netto 5-1 in campionato contro la Juventus. I grigiorossi, invece, hanno già eliminato Ternana (3-2) e Modena (4-2) e cercano il riscatto dopo il cambio in panchina: Alvini è stato infatti esonerato dopo le zero vittorie in 18 turni di campionato (i lombardi sono il fanalino di coda con appena 7 punti) e al suo posto è stato chiamato Ballardini. Le due formazioni si sono già incontrate lo scorso 9 ottobre per la nona giornata di Serie A e ad avere la meglio è stato il Napoli per 4-1. 
    Napoli-Cremonese: diretta tv e streaming
    Napoli-Cremonese, ottavo di finale di Coppa Italia in programma alle ore 21 allo stadio Diego Armando Maradona, sarà visibile in esclusiva in diretta in chiaro su Canale 5. Inoltre sarà disponibile anche in streaming su Mediaset Infinity. 
    Le probabili formazioni di Napoli-Cremonese
    NAPOLI (4-3-3): Meret; Bereszynski, Ostigard, Juan Jesus, Olivera; Anguissa, Demme, Ndombele; Elmas, Simeone, Raspadori. Allenatore: Spalletti.
    A disposizione: Marfella, Sirigu, Kim, Rrahmani, Di Lorenzo, Mario Rui, Zielinski, Lobotka, Gaetano, Zerbin, Politano, Kvaratskhelia, Osimhen.
    CREMONESE (3-5-2): Carnesecchi; Hendry, Bianchetti, Vasquez; Sernicola, Meitè, Castagnetti, Milanese, Valeri; Ciofani, Okereke. Allenatore: Ballardini.
    A disposizione: Sarr, Saro, Quagliata, Aiwu, Buonaiuto, Pickel, Zanimacchia, Tsadjout, Felix.
    ARBITRO: Ferrieri Caputi di Livorno.
    ASSISTENTI: Di Monte-Trasciatti.
    IV UOMO: Di Bello.
    VAR: Marini.
    ASS. VAR: Muto. LEGGI TUTTO

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    Juventus Women, il gol a Vinovo è una certezza: il dato

    La Juventus Women è stata beffata nel recupero della partita contro il Sassuolo. Una sfida che ha raccolto poi tutta la delusione di Montemurro, oltre all’allungo in classifica della Roma a più cinque. Nonostante un 2023 iniziato comunque bene con le due vittorie in Coppa Italia (contro Cittadella e Brescia), ci sono anche alcuni dati interessanti che posson far capire quanto questa Juve puo essere considerata un’avversaria pericolosa, soprattutto a Vinovo. Guarda la galleryJuventus Women, pari amaro con il Sassuolo sotto gli occhi di Scanavino
    Juventus Women, il gol è di casa: da 53 partite si esulta a Vinovo
    Con la rete segnata da Cecilia Salvai la Juventus Women può continuare la striscia positiva di gol in casa. A Vinovo, infatti, la squadra di Montemurro segna da ben 53 partite consecutive tra campionato e Coppa. Un totale di 165 reti complessive nella propria casa. Numeri impressionanti di una squadra che non ha nessuna intenzione di volersi fermare. Davanti al proprio pubblico le ragazze bianconero vogliono continuare a far esultare i tifosi, cercando quanto più possibile di raccogliere anche il bottino pieno. Contro il Sassuolo i tre punti non sono arrivati, ma nonostante la delusione del gol subito nel finale c’è voglia di rituffarsi subito con la testa al prossimo match.  LEGGI TUTTO

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    Coppa Italia, Juventus-Monza a Pezzuto: l'ultima volta con Ronaldo

    TORINO – Si avvicina l’ottavo di finale della Juventus che sarà impegnata allo Stadium contro il Monza di Raffaele Palladino. Per i bianconeri c’è l’obeittivo di continuare il cammino nella competizione, ma ancche la voglia di riscattare un ko in campionato che ha sicuramente lasciato il segno ad Allegri e giocatori. Il fischietto della sfida sarà Ivano Pezzuto, arbitro della sezione di Lecce, che sarà coadiuvato dai signori Rossi e Scarpa, con Maggioni quarto uomo e il duo Nasca-Paganessi in regia Var e Avar. Per l’arbitro pugliese si tratterà del terzo appuntamento con i bianocneri, il secondo in Coppa Italia dopo il quarto di finale Juve-Spal del 2021. L’ultima in campionato, invece, tra Pezzuto e i bianconeri risale all’agosto del 2021 nel 2-2 con l’Udinese, ovvero l’ultimo match di Cristiano Ronaldo con la Juventus prima del ritorno a Manchester.Guarda la galleryLe tre Juventus per Chiesa: le opzioni di Allegri
    Coppa Italia, le designazioni degli ottavi
    Per la prima volta nella storia, una terna tutta al femminile arbitrerà una partita maschile. Domani, in occasione degli ottavi di finale di Coppa Italia tra Napoli e Cremonese, al ‘Maradona’ fischierà Maria Sole Ferrieri Caputi della sezione di Livorno, coadiuvata dalle assistenti Francesca Di Monte e Tiziana Trascatti. Di Bello quarto uomo, Marini al Var e Muto all’Avar. Designati invece per le altre due gare: Andrea Colombo di Como per Atalanta-Spezia e Niccolò Baroni di Firenze per Lazio-Bologna. LEGGI TUTTO

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    Kombouaré, dalle piroghe alla sfida Juve: tutto sul tecnico del Nantes

    È nato in un villaggio di pescatori, vicino alla Baia delle Piroghe, a quasi 17.000 chilometri di distanza dall’Italia: la stessa che c’è – sempre in linea d’aria – fra Roma e Hobart, capitale della Tasmania, ovvero ai nostri antipodi. Il posto è semplicemente da sogno. Mare turchese chiarissimo, barriera corallina, pesci variopinti, spiaggia candida, palme. Parliamo di Plum, frazione di Le Mont-Dore, un comune a Sud di Noumea cioè la capitale del dipartimento francese d’Oltremare della Nuova Caledonia. È in questo luogo paradisiaco che ha visto la luce 59 anni fa Antoine Krilone Kombouaré, allenatore del Nantes avversario della Juventus fra un mese esatto (16 febbraio) all’Allianz Stadium di Torino nell’andata degli spareggi di Europa League.

    Piroghe, pesca, nuoto

    Diciamo subito che non esiste sulla faccia della terra un altro allenatore neocaledoniano alla guida di un top club straniero della massima divisione. E, giusto per dovere di cronaca, ricordiamo che la Nazionale di calcio della Nuova Caledonia occupa la posizione numero 161 nell’ultimo ranking Fifa. È preceduta dal trio Singapore, Myanmar, Papua Nuova Guinea ed è incalzata a pochissimi decimi di punto dal terzetto formato da Tahiti, Fiji e Vanuatu. A quelle latitudini, poco più a Nord del Tropico del Capricorno e circondati dall’Oceano Pacifico, non è propriamente la cosa più semplice diventare calciatori e poi, magari, allenatori. Innanzitutto perché lo sport che va per la maggiore è il “tika”, un curioso gioco a squadre dove gli atleti devono lanciare una specie di giavellotto. Poi ci sono le regate veliche, le gare a colpi di pagaia sulle caratteristiche piroghe a bilanciere, il nuoto, i tuffi, la pesca sportiva e subacquea e inoltre perché i campi di calcio scarseggiano. Abbiamo detto di luoghi onirici, paesaggi incredibili, sole cocente, temperature che invitano a buttarsi in mare per rinfrescarsi piuttosto che calzare le scarpette e correre dietro un pallone.

    Jorge maestro tattico

    Ma qualche rarissima eccezione c’è: come appunto Kombouaré che da ragazzino s’iscrive nei pulcini del WS Tanari Plum, la società di calcio dilettantistica del suo paese, e si mette in luce nei tornei giovanili fino al debutto nel campionato locale e la convocazione nella Nazionale Under 20 neocaledoniana.

    È un difensore centrale coriaceo e potente, bravo nell’anticipo, piedi buoni. Un talent scout locale lo segnala al Nantes, club bretone famoso per il suo storico Centro di formazione giovanile della “Jonelière”. È il 1983. Antoine supera il provino e firma il suo primo contratto professionale. Resterà 7 stagioni nella città-natale di Jules Verne, svezzato dal fiero Jean-Claude “Coco” Suaudeau, ex gloria gialloverde. Nel luglio 1990 passa al Tolone, ma si dimostra subito d’un altro livello. Troppo forte. Pronto per il grande salto a Parigi, ufficializzato il 1° dicembre.

    Con il Psg conquista una Ligue 1, due Coppe di Francia e una Coppa di Lega. I suoi allenatori sono i transalpini Henri Michel e Luis Fernández inframmezzati dal portoghese Arthur Jorge, maestro di tattica, sotto la cui guida vince il campionato e la Coppa di Francia. Va quindi a raccogliere altri ingaggi in Svizzera (Coppa elvetica alzata nel 1996 con il Sion) e in Scozia (due stagioni all’Aberdeen) per chiudere la carriera agonistica nella nobile decaduta (in Serie C) Racing Club Parigi.

    Valenciennes promosso

    Mentre tira gli ultimi calci nello storico stadio di Colombes (dove l’Italia di Pozzo conquistò nel 1938 il secondo titolo mondiale), studia e consegue il titolo di allenatore in modo che, poche settimane dopo aver appeso le scarpe al chiodo, comincia la sua nuova avventura di tecnico alla guida della squadra B del Paris Saint-Germain. Dopo 4 anni di gavetta accetta la chiamata dello Strasburgo, che conduce a una comoda salvezza (13° posto). La stagione successiva viene esonerato dopo 9 giornate. Ma pochi mesi dopo, luglio 2005, eccolo al lavoro a Valenciennes, in Ligue 2: annata da ricordare per i “Cigni” rossobianchi che trionfano concludendo al primo posto e guadagnando la promozione nel massimo campionato.

    La gaffe di Al Khelaifi

    Dopo quattro anni nel Nord, giunge la telefonata del Psg che nel 2009 lo richiama per affidargli, stavolta, la conduzione della prima squadra. Al primo colpo, monsieur Antoine conquista la Coppa di Francia e si qualifica per l’Europa League. Seconda stagione di ordinaria amministrazione mentre nella terza ecco l’esplosione.

    I “tricolores”, grazie anche agli ingaggi voluti dal nuovo presidente qatariota Nasser Al Khelaifi e suggeriti dal nuovo ds Leonardo (Pastore, Ménez, Gameiro, Matuidi, Mohamed Sissoko, Sirigu, Lugano, Bisevac), schizzano in vetta alla Ligue 1 e chiudono il girone d’andata con tre punti di vantaggio sul Montpellier. È il 21 dicembre 2011. Kombouaré passa un Natale sereno con la famiglia e si appresta a festeggiare l’avvento del 2012 quando, alla vigilia di Capodanno, viene licenziato a sorpresa da Al Khelaifi: «Mi spiace, abbiamo preso Ancelotti. Grazie lo stesso di tutto… ». Un fulmine a ciel sereno. Il neocaledoniano passa al “Camp des Loges” per ritirare gli effetti personali dall’armadietto e salutare la squadra. Che sotto la guida del nuovo tecnico emiliano perde terreno, perde la testa e conclude il campionato al 2° posto, staccato di tre lunghezze dal Montpellier. «Mi sarebbe piaciuto restare – ripete ancor oggi – soltanto per vedere come si sarebbe classificato il Psg in Ligue 1 con me in panchina. Alla prova dei fatti non posso certo sentirmi inferiore ad Ancelotti… Ho pensato che mi esonerassero in concomitanza con l’avvento della nuova proprietà, ma così, con la squadra prima in classifica e reduce dal successo esterno di Saint-Étienne… »

    «Pensiamo a salvarci»

    Da allora è passata tanta acqua sotto i ponti. Kombouaré è andato a lavorare a Riad (Al Hilal) e ha quindi rifatto un nuova gavetta in provincia fra Lens, Guingamp Digione e Tolosa. Dal febbraio 2021 è tornato al Nantes, suo primo amore, in sostituzione del disastroso e perdente ex ct francese Domenech. Lo scorso maggio monsieur Antoine ha subito regalato al primo colpo la Coppa di Francia, rivinta dai gialloverdi dopo 22 anni. Fra un mese ci sarà l’eurosfida contro la Juve in Europa League, ma lui si schermisce: «Dobbiamo pensare a salvarci, l’Europa non è prioritaria, la Juventus è una grandissima squadra».

    Già, ma poche ore dopo il tracollo bianconero a Napoli, il Nantes ha schiantato 3-0 fuori casa il Montpellier (gol di Girotto, Mohamed e Blas, debutto in difesa del possente 17enne Zézé) risalendo al 13° posto in classifica. Da Arthur Jorge ha anche imparato a fare pretattica. Allegri, occhio… LEGGI TUTTO

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    Juventus Next Gen, la Coppa Italia per ritrovare sorriso e vittoria

    La Juventus Next Gen non conosce più vittoria. La compagine bianconera in campionato è reduce dal pareggio contro il Padova per 1-1, e prima ancora da ben quattro sconfitte consecutive. Bene aver interrotto il trend negativo, ma servirà sicuramente fare di più, tornando dunque al successo. Si proverà a ritrovare il sorriso in Coppa Italia, nella competizione in cui è arrivata l’ultima vittoria della squadra di mister Massimo Brambilla.Guarda la galleryJuve Next Gen, interrotta la serie negativa: col Padova è 1-1
    Juventus Next Gen, ora il Foggia
    Mercoledì allo stadio Zaccheria l’under 23 juventina affronterà il Foggia di mister Gallo nella semifinale di andata della competizione tricolore. L’ultimo trionfo per i bianconeri arrivò proprio in Coppa Italia: era il 7 dicembre, e grazie al 2-1 rifilato proprio al Padova all’Euganeo con le reti di Cerri e Sekulov si assicurarono il passaggio del turno. La Coppa Italia capita dunque al momento giusto, anche perché l’avversario da affrontare non vive un momento facile. Il Foggia è infatti reduce da due sconfitte consecutive nelle due partite giocate in questo 2023: prima il 2-3 contro il Picerno, con il gol decisivo subito nel recupero, e poi la caduta dello scorso sabato a Francavilla Fontana contro la Virtus. E lo stesso tecnico dei Satanelli, Fabio Gallo, spera in una reazione nel match contro la Juventus Next Gen, come dichiarato nell’ultimo post partita: “È stata una partita non all’altezza, non ci sono scuse. Il match di Coppa Italia? La nostra ultima partita, sotto tanti punti di vista, non è stata sicuramente all’altezza, ma abbiamo diversi giorni per preparare il match contro la Juventus e smaltire quest’altra brutta figura”.Mister Brambilla dunque avrà di fronte una squadra ferita ma in un periodo tutt’altro che positivo: bisognerà approfittarne e ottenere una vittoria che manca da cinque partite, per poi ritrovare smalto anche in campionato. LEGGI TUTTO