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    Juve Next Gen, addio sogno playoff: Carrarese in semifinale

    Carrarese-Juve Next Gen, il racconto del match

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    96′ – L’arbitro fischia tre volte: il 2-2 favorisce la Carrarese per il miglior posizionamento in classifica e vola in semifinale. Bianconeri eliminati dopo un grande cammino.

    90′ – Concessi cinque minuti di recupero.

    90′ – Sostituzione nella Carrarese: esce Schiavi entra Cerretelli.

    90′ – Altri due cambi nella Juve: Turicchia e Da Graca per Rouhi e Hasa.

    86′ – Cartellino giallo per Palumbo.

    85′ – Palumbo con un sinistro potente chiama Bleve alla bella parata.

    84′ – La Juventus ha bisogno di un gol e sale con tutti gli uomini per provare l’impresa.

    79′ – Sostituzione nella Juve: esce Comenencia entra Palumbo.

    76′ – Doppio cambio nella Carrarese: Della Latta per Giannetti e Grassini per Zanon. 

    74′ – OCCASIONE JUVE!I bianconeri ripartono a campo aperto, Hasa con il radar pesca Sekulov, che perà allarga troppo e calcia fuori da buona posizione.

    71′ – Guerra salta un uomo e calcia dal limite, ma il suo destro è impreciso.

    69′ – Doppia sostituzione nella Carrarese: escono Capezzi e Palmieri entrano Zuelli e Belloni.

    66′ – GOL DELLA JUVENTUS!Cerri riapre di nuovo la sfida: l’attaccante bianconero è il più lesto in area a finalizzare un bel assist di Hasa.

    64′ – Cartellino giallo per Illanes.

    59′ – Doppio cambio nella Juve: Anghelè e Cerri per Pedro Felipe e Mbangula.

    56′ – GOL DELLA CARRARESE!Giannetti beffa la difesa bianconera, salta Daffara e fa gol, ma il guardalinee sventola e annulla tutto. Il Var però ribalta la decisione dell’assistente: Savona tiene in gioco la punta.

    50′ – Muharemovic strattona in modo plateale Palmieri e si prende il giallo.

    48′ – OCCASIONE JUVE!Hasa calcia un corner perfetto, Savona stacca e per pochi centimetri non trova il secondo palo.

    46′ – Si riparte con la Carrarese che dà il via alla ripresa.

    45’+1′ – Duplice fischio: il primo tempo termina 1 a 1 con gol di Palmieri e Sekulov.

    45′ – Concesso un minuto di recupero.

    43′ – Giannetti salta Pedro Felipe e i due si scontrano, ma per l’arbitro non c’è nulla.

    41′ – La Carrarese si rifà vedere dalle parti di Daffara dagli sviluppi di un corner: Schiavi prova l’eurogol con un destro al volo dopo una respinta, ma la sua conclusione non trova lo specchio.

    38′ – La Juventus aumenta il possesso e costringe la Carrarese a coprirsi e ripartire.

    29′ – OCCASIONE JUVENTUS!Guerra gestisce bene il pallone e imbecca per Hasa, che si inserisce con i tempi giusti ma davanti il portiere è poco freddo e si fa ipnotizzare da Bleve.

    21′ – GOL DELLA JUVENTUS!Sekulov prende alle spalle la difesa alta della Carrarese e con un destro potente e preciso dal limite fa centro.

    17′ – Ammonito Giannetti, primo giallo del match.

    16′ – In tribuna è presente Landucci: il vice dell’ex allenatore della Juve, Allegri.

    15′ – Crescono i bianconeri, grazie soprattutto alle avanzate di Rouhi: l’esterno trova Comenencia sul secondo palo, che appoggia per Mbangula, che a sua volta di testa chiama Bleve alla deviazione in angolo.

    9′ – La Juve muove rapidamente il pallone sulla trequarti, Guerra si libera per il tiro ma il suo sinistro non è preciso.

    2′ – GOL DELLA CARRARESE!Palmieri trasforma in oro un pallone vagante in area e di controbalzo trova l’angolo lontano con un mancino imprendibile per Daffara.

    1′ – La Juventus muove il primo pallone del match. LEGGI TUTTO

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    “Toro, ti manca un Sartori. Non sarà difficile sostituire Juric”

    Nessuno meglio di lui conosce il Toro dell’era Cairo dalle sue radici. Gianni De Biasi è stato il primo allenatore dopo il fallimento, l’uomo che ha riportato i granata in Serie A dopo un solo tentativo. Adesso, a distanza di 19 anni dall’inizio della sua avventura sotto la Mole, farà il tifo per il suo vecchio club. Contro l’Atalanta c’è l’ultima chance di Europa da difendere, al netto di quello che succederà alla Fiorentina in finale di Conference League contro l’Olympiacos. De Biasi, il Toro può tornare per la terza volta in Europa nell’era Cairo: che effetto le fa? «Provo un misto di sensazioni. Ripenso al mio periodo: avevo suggerito al presidente di costruire un progetto basato sui giovani, ma abbiamo perso un po’ di tempo e Cairo allora aveva altre idee. Diciamo che il tempo mi ha dato ragione, visto il patrimonio di giocatori di cui oggi il Toro dispone. E poi è un club solido, che ha la forza per poter essere una mina vagante della parte sinistra della classifica. Ovvio, però, che per diventare come Atalanta e Fiorentina serva di più. Investimenti, certo, ma soprattutto idee e programmazione».In questi giorni stanno facendo discutere le parole di Juric sui tifosi, sul poco amore e sulla scarsa unione che caratterizza il mondo Toro. Che idea si è fatto di queste dichiarazioni? «Io credo che sia stato interpretato male: voleva dire sicuramente qualcosa di diverso. I tifosi del Toro sono ancorati a due periodi storici di enorme prestigio: quello degli Invincibili e poi il ciclo di Radice. Hanno richieste troppo elevate rispetto al contesto attuale, perché sono stati abituati ad avere squadre molto lontane dai confini dell’ordinario. Per diventare una realtà all’altezza di quel Toro, nel calcio di oggi, basterebbe giocare qualche volta in più in Europa. In questo senso, negli anni, ai granata è mancato uno come Giovanni Sartori, che era vicinissimo a diventare un dirigente granata quando c’ero io. Bisognava prendere lui: Chievo, Atalanta e Bologna sono più di semplici indizi sulla bontà del suo operato».La possibile qualificazione in Conference League renderebbe positiva la stagione? Qual è il bilancio sul campionato? «Per me resta un ottimo campionato, a prescindere dall’ultima partita. Un campionato in linea col valore della squadra: solo il Bologna ha sparigliato un po’ le carte, ma chi precede i granata ha indubbiamente qualcosa in più. Oggi, però, il Toro ha un patrimonio basato su giocatori giovani e forti: la strada è questa, però i granata hanno iniziato tardi rispetto ad altre realtà. Ora ci vuole tempo: la crescita non sarà veloce. Persino un fenomeno come Gasperini ci ha messo 8 anni per vincere».Juric chiuderà con la partita di Bergamo. Chi perde di più, il Toro o l’allenatore? «Non sarà difficile trovare un altro come lui, ma il suo lavoro è stato ottimo. Tuttavia, meglio separarsi quando il matrimonio è logoro. Poi sono sicuro che Juric sia cresciuto tanto come allenatore in questi tre anni: avrà modo di guardarsi dentro, in futuro saprà gestire meglio tante situazioni di campo e non solo. I tecnici migliorano quando si rendono conto degli errori».È sempre più Ital-Toro: i granata hanno tre giocatori fra i pre-convocati di Spalletti. Che prospettive immagina per Buongiorno, Ricci e Bellanova? «Spalletti è sveglio, guarda alla sostanza e non all’etichetta. Ricci e Bellanova hanno prospettive importanti: Spalletti li vedrà in ritiro e capirà se siano già pronti o meno per andare in Germania, ma vedrete che l’anno prossimo faranno ancora meglio. Buongiorno invece sarà protagonista: ormai ha quasi la statura di un campione».A breve il Toro ripartirà da un nuovo allenatore, che quasi certamente sarà Paolo Vanoli. Scelta azzeccata o rappresenta un azzardo? «Va verificato fuori dal contesto del Venezia, anche perché non ha un’esperienza solidissima da primo allenatore. Ma sta facendo un lavoro eccellente, mi sembra una scelta coerente. Dovrà capire subito, però, che il Toro è un altro mondo rispetto a tutto ciò che ha fatto finora».Cosa servirà al Toro per migliorarsi? «Pochi innesti, non più di tre: mi riferisco a potenziali titolari. Ma non andranno sbagliati, Vagnati dovrà andare a colpo sicuro. La base è buona, chi rimpiazzerà Juric troverà una rosa di livello, solo da aggiustare con qualche pedina». LEGGI TUTTO

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    De Roon a letto con la coppa: “Un nuovo amore”. La moglie replica così

    Marten De Roon è stato tra i protagonisti della grande festa in casa Atalanta. All’indomani della vittoria nella finale di Europa League contro il Bayer Leverkusen, il capitano della ‘Dea’ (ieri assente per infortunio), ha pubblicato sul suo account Instagram uno scatto in cui lo si vede a letto con la coppa: “Ho mandato un messaggio a mia moglie dicendole che ero a letto con un nuovo amore”. La prima risposta della moglie, nei commenti è stata un “Va tutto bene” accompagnato da una faccina maliziosa…Il simpatico siparietto tra De Roon e la moglie ha scatenato i tifosi, che hanno apprezzato con migliaia di like e commenti alla foto: “Non può essere gelosa della tua ‘nuova ragazza’. Grande Martino!”. Tanti i messaggi sotto al post anche compagni di squadra e amici. La moglie è poi tornata altrettanto ironicamente sull’argomento, ripostando tra le storie Instagram la foto del marito a letto con il trofeo, accompagnando lo scatto con la più classica delle domande: “Who is she?”. LEGGI TUTTO

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    “Thiago Motta predestinato: sì, è pronto per la Juve. E con Giuntoli…”

    “Thiago è un uomo con la U maiuscola. Uno sempre schietto e diretto: ti dice le cose in faccia. Come tecnico è attento a ogni dettaglio, quasi in maniera maniacale. Punta forte sul possesso palla, gli piace la costruzione dal basso e avere una squadra ben organizzata che gioca per imporre sempre il proprio gioco”.
    La qualità migliore nella gestione del gruppo?
    “Il riuscire a tirar fuori sempre il meglio dai suoi giocatori. È empatico e convincente. Sa entrare nel cuore e nella testa dei calciatori. Motta è un tipo molto esigente: pretende tanto da giocatori, collaboratori e dirigenti. Vuole il massimo e non si accontenta, il che porta tutti a migliorarsi”.
    Un difetto, invece?
    “Non è proprio un difetto: Motta scende poco a compromessi e tira sempre dritto per la sua strada, senza ascoltare chi a volte, invece, vorrebbe solo aiutarlo. Thiago non sopporta ingerenze e intromissioni nelle scelte di campo e sul suo lavoro con la squadra”.
    Come sarà la convivenza con Giuntoli?
    “Possono integrarsi bene. Cristiano è un abile mediatore, non cerca lo scontro e sa supportare i suoi allenatori. Giuntoli è un grosso conoscitore di calcio, molto competente. A Napoli ha fatto cose straordinarie. Insieme possono riportare in alto la Juve”.
    Con Motta la Juve potrà davvero lottare per lo scudetto o serve una rivoluzione?
    “La Juventus non è mica una squadra di cadaveri…”.
    In che senso?
    “Certamente servono dei rinforzi, ma c’è già una rosa con giocatori importanti su cui lavorare. L’arrivo di Thiago può permettere un altro ulteriore step di crescita”.
    In chiusura, una provocazione: come mai allora al Genoa l’avevate esonerato?
    “Quella fu una stagione molto complicata. Per reggere e assimilare il suo tipo gioco serviva tempo e in quella fase eravamo in zona retrocessione. In quei momenti a pagare è sempre l’allenatore. Mandai via Thiago a malincuore, perché ero pienamente convinto delle sue capacità. Ci parlammo con grande sincerità e anche lui capì la situazione. Tanto che rinunciò a due anni di contratto e ai soldi per non pesare sul Genoa”.
    Thiago Motta-Juve, chiusura vicina: i dettagli del contratto e la durata LEGGI TUTTO

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    Diretta Cagliari-Fiorentina ore 20.45: dove vederla in tv, in streaming e probabili formazioni

    CAGLIARI (4-3-1-2): Scuffet; Zappa, Mina, Hatzidiakos, Augello; Nandez, Prati, Sulemana; Gaetano; Oristanio, Luvumbo. Allenatore: Ranieri. 
    A disposizione: Aresti, Radunovic, Azzi, Di Pardo, Obert, Wieteska, Deiola, Mancosu, Viola, Lapadula, Kingstone, Petagna, Pavoletti, Shomurodov. 
    FIORENTINA (4-2-3-1): Terracciano; Kayode, Milenkovic, Ranieri, Parisi; Bonaventura, Mandragora; Ikoné, Beltran, Castrovilli; Belotti. Allenatore: Italiano. 
    A disposizione: Christensen, Martinelli, Comuzzo, Quarta, Dodo, Faraoni, Biraghi, Arthur, Lopez, Duncan, Infantino, Barak, Nzola, Gonzalez, Kouamé.
    ARBITRO: Prontera di Bologna. ASSISTENTI: Preti-Miniutti. IV UFFICIALE: Giua. VAR: Mazzoleni. ASS. VAR: Maggioni.
    Cagliari-Fiorentina: scopri tutte le quote
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    Buongiorno: “Avanti Toro: al massimo! Siamo un gruppo bello e pulito”

    Gara decisiva contro la Dea
    Tanti, anzi quasi tutti erano tifosi del Torino, e quindi in fibrillazione nei giorni che intercorrono tra il successo sul Milan e la partita di domenica contro l’Atalanta, decisiva per le ambizioni europee dei granata. «Sarà una gara importantissima, ma la prepariamo come tutte le altre, cioè dando il massimo – dichiara guardando all’ultima di campionato Buongiorno -. Siamo fortunati, il gruppo di lavoro è bello e pulito. Negli ultimi due o tre allenamenti siamo andati molto bene, ed è vero che a fine stagione qualcosa fisicamente perdi, ma questo vale anche per gli avversari. Noi dovremo essere lucidi e concentrati, e sono sicuro che arriveremo a Bergamo al meglio delle nostre possibilità».
    Il rapporto con Juric
    Restando sull’attualità il difensore accarezza il proprio allenatore: «Lavorare con Juric è straordinario, per me è come un padre, un uomo vero che ti dice come la pensa nel bene come nel male. Dal punto di vista tecnico mi ha fatto maturare, ed è stato decisivo nella crescita di alcuni compagni che, prima che lui arrivasse, stavano rendendo meno del previsto. È un grande allenatore e una grande persona». Buongiorno svela poi quali siano gli attaccanti più tosti che si è trovato a marcare: «In questo momento il peggiore è Lukaku. Fisicamente è… beh, è veramente grosso. Se con lui vai allo scontro fisico ti sposta, vanno letti i passaggi dei compagni per interpretarne i movimenti. E tra le mie… materie di studio c’è proprio la lettura dei passaggi verso gli attaccanti, in modo da prevederne appunto i movimenti. Un altro impressionante era Ibra: per fortuna l’ho marcato per poco tempo, nella partita in cui me lo sono trovato di fronte è dovuto uscire per infortunio. Aveva una personalità unica, tanto che forse lo temevano più i suoi compagni che non gli avversari…». Già, a più riprese Buongiorno ha evidenziato pure una spiccata nota ironica. «Tra gli italiani, e al netto della leggera flessione che ha avuto in questa stagione, dico Immobile: sul contromovimento è letale».
    Una vita dedicata al Torino
    Sempre giocando con l’ironia, un capitolo del libro della vita di Ale può avere quale titolo: “E dire che non volevo il Toro”. «Ho cominciato con il nuoto, poi ho iniziato con il calcio nel vivaio dilettantistico del Barracuda perché ci giocavano gli amici. Quando è arrivato il Toro, considerato il legame con gli amichetti, mica ero sicuro di accettare. Fu decisivo Silvano Benedetti», all’epoca responsabile della Scuola calcio granata: «Mi disse di provare tre settimane e poi decidere: quanto sono durate, quelle tre settimane…». E così Buongiorno si trova a dover conciliare studi e calcio: «Non è stato facile, soprattutto al liceo (Majorana di Torino, ndr) quando giocavo nella Primavera e spesso ci allenavamo al mattino. Mi è capitato di far notte per preparare le lezioni, o di sostenere compiti in classe alle 7.30 per accorciare i tempi e potermi allenare. Il consiglio che do a voi ragazzi è di dare, qualsiasi cosa si stia portando avanti, il 100%: impegnarsi è fondamentale per non avere rimpianti. Ora sto affrontando la Magistrale in Management dello Sport, e verifico come lo studio mi aiuti anche nel calcio, sia a recepire i concetti del mister che al momento di leggere le situazioni di gioco in campo. La molla è scattata quando ero in prestito a Carpi: mi sembrava di buttare il tempo a disposizione: da lì ho deciso di iscrivermi all’Università».
    Rapporto viscerale col Torino
    Ampio lo spazio dedicato al Buongiorno più intimo. A partire dal legame con il Toro che raggiunge l’apice il 4 maggio a Superga: «La prima volta che ho letto i nomi mi sono tremate le gambe. La seconda volta pensavo di essere preparato, e invece le gambe tremavano ugualmente. Si avverte un’atmosfera speciale, una connessione tra tifosi, giocatori e società che trova la sua massima espressione al momento della lettura dei nomi». Toccato il capitolo famiglia («I miei genitori si sono fatti in quattro per dare la giusta educazione a me e a mia sorella Francesca, una persona alla quale voglio un mondo di bene»), Alessandro con pudore parla dei tanti episodi di beneficenza che lo vedono coinvolto: «Con il Torino For Disable collaboro, ma siamo anche diventati amici. Tutto è nato casualmente in un centro commerciale: ho incrociato il presidente Gilardi che mi ha parlato del progetto e ne è nato un bel rapporto. Vedere uomini e bambini con difficoltà che si aiutano, giocano a calcio e vincono pure lo scudetto mi riempie il cuore. Di questo parlo poco, ma con alcuni compagni siamo andati a trovare bambini malati, cercando di strappare loro un sorriso e portare un po’ di gioia, tuttavia ho ricevuto molto più di quanto non abbia dato. Assieme al papà della mia ragazza, invece, abbiamo organizzato alcune cene per raccogliere fondi per la sua “Onlus Ausilia” che si occupa di bambini». Poi i saluti, tra «a scacchi sono ancora il più forte, ma anche Vanja (Milinkovic-Savic, ndr) sta migliorando», e «mi dicono che faccio bene la carbonara, diciamo che in cucina o sbaglio del tutto piatto o ne realizzo uno speciale». E se nella vita di ognuno c’è un giorno più bello e uno più brutto, anche qui Buongiorno opera una sintesi: «È lo stesso, quello del debutto nel Toro contro il Crotone, contestuale all’infortunio alla spalla che mi è costato l’uscita dopo pochi minuti». Il futuro dopo l’Atalanta? Quando si parla di Nazionale si cuce la bocca, ma il gesto a incrociare le dita è chiaro. Salvo pessime sorprese, sarà un punto fermo dell’Italia che parteciperà ai prossimi Europei. LEGGI TUTTO

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    La Juve nel destino: dieci cose che non sapete su Thiago Motta

    Le sue origini italiane, quelle che gli hanno consentito di giocare con la Nazionale, risalgono al bisnonno, originario della provincia di Rovigo ed emigrato in Brasile giovanissimo, si chiamava Fortunato Fogagnolo ed era nato nel 1897 proprio l’anno di nascita della Juventus.

    La prima passione di Motta non è stato il calcio, ma la bicicletta.

    A scuola, Motta, non andava molto bene, anzi a volte non ci andava affatto e la maestra cercava sua sorella, molto diligente, per cercare di convincere il piccolo Thiago a impegnarsi di più.

    Motta ha giocato nella Juventus, anzi è stata la sua prima squadra. Si tratta della Juventus SP, ovvero San Paolo, che – curiosità – veste delle maglie quasi granata.

    Il peggiore ricordo calcistico della sua carriera, secondo quanto dichiarato da lui stesso, è la finale degli Europei 2016, finita 4-0 per la Spagna.

    Il suo compagno di camera nel pensionato della Masia, quando giocava nelle giovanili del Barcellona, era Victor Valdes, lo storico portiere del Barcellona che ora allena i portieri della seconda squadra blaugrana.

    A tavola le origini italiane battono l’infanzia in Brasile: Motta, infatti, preferisce la pasta al churrasco.

    A Parigi lo hanno soprannominato «le patron», il capo. E si dice che anche Ibrahimovic lo rispettava e aveva un poco di timore reverenziale.

    Uno dei suoi ispiratori è Marcelo Bielsa, detto “El Loco”, la frase che cita spesso è: «Per ottenere un calcio dominante bisogna non avere paura del pallone».

    Nell’Under 19 del Psg, la prima squadra che ha allenato, ha sperimentato un avventuroso sistema di gioco 2-7-2 che aveva attirato l’attenzione di molti osservatori.

    E voi, quante ne sapevate? LEGGI TUTTO

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    Juventus Women, Canzi è il nuovo allenatore: il comunicato ufficiale del club

    Era nell’aria ed è diventato ufficiale proprio in questi istanti: Massimiliano Canzi è il nuovo allenatore delle Juventus Women. Il tecnico, dal 1 luglio, andrà a prendere il timone della squadra bianconera al posto di Montemurro per iniziare un nuovo corso. Canzi ha deciso di lasciare il Pontedera e accettare la proposta del club torinese per iniziare una nuova avventura con nuovi stimoli. Per lui tantissime esperienze nel calcio maschile a partire dal ruolo di collaboratore di Mario Beretta e Zenga, nel mezzo anche un’esperienza all’estero al Paok e in Primavera al Cagliari poi diversi anni di Serie C e ora il nuovo progetto con le Women della Juve LEGGI TUTTO