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    L’Atalanta ha i suoi dei: Percassi e Gasperini

    Se c’è una squadra che ha onorato alla lettera la propria ragione sociale questa è l’Atalanta, Dea della corsa. In quattordici anni, che si compiranno il prossimo 4 giugno, Antonio e Luca Percassi l’hanno portata dalla Serie B alla prima finale europea dalla fondazione, addì 17 ottobre 1907. L’andatura della squadra e della società procede a perdifiato e, come confermano l’eliminazione del Marsiglia, il duello per il quinto posto con la Roma e la finale di Coppa Italia con la Juve, una cosa non faranno mai quelli di Bergamo: rallentare. D’altronde, bastano due parole per riassumere il carattere della Casa: mòla mia e non c’è bisogno di traduzione dalla lingua di Bartolomeo Colleoni, non casualmente dotato di tre attributi. L’ha compreso bene anche Stephen Pagliuca, 69 anni, origini abruzzesi, copresidente e comproprietario dell’Atalanta; copresidente di Bain Capital, uno dei principali fondi d’investimento mondiali (gestisce patrimoni per circa 190 miliardi di euro), comproprietario dei Boston Celtics, 17 volte campioni Nba. Giovedì notte, nel delirio del Gewiss impazzito di gioia, Pagliuca sgranava gli occhi e ripeteva estasiato ai Percassi: «It’s amazing, it’s amazing». E anche qui, non c’è bisogno di traduzione. La verità è che nulla succede mai per caso, anche nel mondo dove si diceva e si dice ancora: la palla è rotonda (Brera, perdonaci) e basta un palo o un rigore sbagliato per cambiarti la vita.
    L’età dell’oro
    Certo, è già successo e succederà ancora, come no? Però, capisci che il fato c’entra sino a un certo punto, che questo non è un miracolo italiano, ma una grande impresa italiana quando pensi che quattordici anni fa, la Dea era in B; che quattro anni fa era al n.104 del ranking Uefa e oggi occupa il n.19 a ridosso di Juve e Napoli e prima del mitologico Benfica (87 trofei in bacheca), per dire; che negli otto anni gasperiniani, ha contato tre partecipazioni di fila alla Champions League con una semifinale persa all’ultimo respiro; quattro campagne in Europa League, sopravanzando ora il quarto di finale perso con il Lipsia; che in campionato, dov’è attualmente quinta, con quattro partite ancora da giocare, si è lasciata alle spalle un ottavo, un settimo, un quinto, un quarto e tre terzi posti consecutivi, tre finali di Coppa Italia in cinque anni, la terza prossimamente sugli schermi dell’Olimpico. A Bergamo la chiamano l’Età dell’oro e fra cent’anni, non ci piove, si parlerà ancora dell’Atalanta dei Percassi e di Gasp.
    Il cittadino onorario 
    Ecco, appunto. Gian Piero Gasperini, 66 anni, grugliaschese cittadino onorario di Bergamo, 380 partite atalantine, 196 vittorie, 91 pareggi, 93 sconfitte, percentuale di successo 51,58 per cento. Dopo avere eliminato Marsiglia ipse dixit: «L’Atalanta dimostra che non c’è bisogno delle Superleghe». Parole sante. E prima del Marsiglia: «Si è grandi solo se si vince un titolo? Questa è un’idiozia. Allora, se fai solo il giornalista e non sei un direttore, sei un perdente? Così sono tutti perdenti e si ammazzano. È un’idiozia grande come una casa, alimentata da chi è frustrato». Sacchi ha rivoluzionato il calcio, Guardiola l’ha cambiato, Gasperini sta accanto a loro, per ciò che ha proposto e per quanti hanno cercato di imitarlo, in Italia e all’estero. La difesa a tre, con gli esterni che salgono a sostegno dell’azione offensiva e pronti a ripiegare sulla linea difensiva, portandola a cinque uomini; la marcatura uomo su uomo a tuttocampo; le ripartenze brucianti; il difensore centrale pronto ad avanzare a centrocampo; i ribaltamenti di gioco da una fascia all’altra, le verticalizzazioni improvvise, le triangolazioni degli attaccanti. Su tutto, sopra tutto, la mentalità spiccatamente offensiva di una squadra che si para davanti all’Om allineando dal primo minuto Koopmeiners, De Ketelaere, Scamacca e Lookman. What else?
    Di padre in figlio
    Su tutti, sopra tutto, ci sono loro. I Percassi. L’Atalanta ce l’hanno nel Dna e non è un modo di dire. Antonio, 70 anni, cresciuto nel vivaio insieme con Gaetano Scirea, suo indimenticabile amico, stopper di quelli che portavano la maglia numero cinque e dai quali era meglio girare alla larga, in quanto “roccioso” e “pieno di grinta”, Capitan Futuro ante litteram, sette stagioni in prima squadra, prima del passaggio al Cesena in cambio di Bertuzzo e di un grave infortunio al ginocchio. Gli tronca la carriera, ma gli cambia la vita. E non solo la sua. Oggi, Antonio è uno dei più importanti imprenditori italiani; secondo Real Time Forbes (ultimo rilevamento, 26 aprile scorso) è dotato di un patrimonio personale di 1,5 miliardi di dollari, circa 1,4 miliardi di euro. Ha sempre pensato quanto essere sia meglio di apparire. Tant’è vero che giovedì notte, l’intervista congiunta con Luca davanti alle telecamere di Sky Sport è stata un evento più unico che raro. Per loro natura, i bergamaschi apprezzano chi parla con i fatti. L’applaudono, pensando a che cosa sia stato capace di fare, per l’Atalanta e per Bergamo, il figlio dell’impresario edile di Clusone, Valle Seriana. Rimirano il nuovo Gewiss Stadium che dalla prossima stagione, terminata la ristrutturazione della Curva Morosini ormai in dirittura d’arrivo, sarà la Bombonera della Serie A con 25 mila posti, il museo del club, bar e ristoranti. Una spesa complessiva di 100 milioni di euro, «un investimento che resterà per sempre il nostro dono a Bergamo e ai bergamaschi». Gewiss, il marchio della multinazionale orobica ramo elettrotecnica, sponsor dello stadio, in tedesco vuol dire “sicuro”. Quando si dice nomen omen. «Il nostro impianto è l’ottavo colle di Bergamo, anche se è ai piedi di Città Alta». L’immagine è di Luca Percassi 43 anni, figlio di Antonio, amministratore delegato da quel 2010, autentico regista e indefesso stakanovista dell’Età dell’Oro (praticamente vive a Zingonia, lì potete chiedere chi sia il primo a presentarsi in ufficio e l’ultimo a spegnere la luce).
    Pensando a Vialli
    Come il padre, Luca è cresciuto nel vivaio. A 17 anni vola al Chelsea, dove incrocia Gianluca Vialli, al quale lo lega un rapporto di profonda stima. Tornano alla mente le parole pronunciate da Luca in morte di Gianluca: «La tua scomparsa mi provoca un dolore immenso. Grazie a te sono cresciuto molto e mi hai trasmesso tantissimo. Anzitutto valori e principi, sportivi e umani, che ho trasferito in Atalanta e che ancora oggi sono fiero che siano fra i nostri segni distintivi. Grazie di tutto, buon viaggio e un abbraccio commosso alla tua famiglia, ai tuoi cari, ai tuoi amici e a tutte le persone e sono tantissime che ti hanno voluto bene e che,come me, non ti dimenticheranno mai». Le capacità manageriali di Luca sono direttamente proporzionali alla passione per l’Atalanta e per la collezione di migliaia di maglie (il conto deve averlo perso anche lui) che possiede. Naturalmente, l’ultima è la marsigliese. Deus ex machina delle operazioni di mercato, titolare di un invidiabile record di bilancio (otto utili consecutivi), secondo Calcio e Finanza, nell’era Percassi, al 31 dicembre 2023 l’Atalanta ha guadagnato complessivamente 504 milioni di euro grazie alle cessioni. Il record è stato stabilito dal passaggio di Hojlund al Manchester United: surplus di 53, 2 milioni di euro. Il fiore all’occhiello di Luca è il Gewiss Stadium: nella notte più bella della storia (aspettando le prossime), ha ricordato: «Abbiamo comprato l’impianto nel giorno dei 110 anni del club. L’investimento è stato il più grande della storia della società, per noi bergamaschi è molto significativo avere questo stadio in città. Sarà la casa dell’Atalanta e dei suoi tifosi».
    D’amico e Zamagna
    Come il padre, anche Luca disdegna le luci della ribalta: le frequenta solo lo stretto necessario. Dev’essere una regola aziendale non scritta, perché Tony D’Amico è un altro signore di evidente ispirazione sartriana («Ogni parola ha conseguenze. Ogni silenzio anche»). Non era facile per l’ex direttore sportivo del Verona raccogliere l’eredità di Giovanni Sartori che a Bologna sta lasciando le sue impronte, profonde come negli otto anni atalantini, scanditi da magistrali colpi a ripetizione. D’Amico c’è riuscito alla grande: lavorando sodo, sempre a pelo d’acqua, in totale sintonia con Percassi, battendo la concorrenza sul tempo (l’ultima operazione da applausi si chiama Isak Hien, chiedere referenze ad Aubameyang che non l’ha vista mai). Con D’Amico lavora Gabriele Zamagna, la migliore risposta all’algoritmo, perché lui i giocatori va a vederli e rivederli, prima di prenderli. Nel 2023 ha percorso oltre 150 mila km in auto, ha saltabeccato su almeno cinquanta aerei e, a fine 2024, avrà fatto ancora di più. Zamagna è scuola Favini, per intenderci. Basta il nome di Mino per capire quanta strada abbia fatto Gabriele.
    Marino e Zanforlin
    Un’altra architrave dell’Atalanta società è Umberto Marino, dg, padre putativo dell’Under 23, nata in un mese nel luglio scorso grazie al grande lavoro del ds Fabio Gatti, già capace di superare il primo turno dei playoff della Serie C, sotto la guida di Francesco Modesto, allievo prediletto di Gasperini. Negli uffici di Zingonia ce n’è uno metaforicamene adibito a forziere del club. Ne è titolare Romano Zanforlin, il mago del marketing. Sotto la sua regia, i partner commerciali a vario titolo sono diventati 350 (trecentocinquanta), tanto che il regista di questo boom si schermisce: «Sono diventati così tanti che fatichiamo a stare loro dietro». L’abbiamo detto: la Dea della corsa non si ferma mai. LEGGI TUTTO

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    Frattesi: “Inter, evitiamo brutte figure. Col Sassuolo gara condizionata”

    FROSINONE – “La partita con il Sassuolo secondo me è stata condizionata dai tanti festeggiamenti, eravamo veramente cotti, però ci può stare, un po’ come il Napoli l’anno scorso. L’importante è non fare brutte figure, questa è stata la risposta giusta. Bisogna allenarsi sempre bene, perché quando siamo chiamati in causa dobbiamo dare il massimo. Se in settimana ti alleni a due all’ora e poi ti butti giù quando non vieni chiamato in causa non è l’atteggiamento giusto. Dobbiamo essere sempre professionali. Più giochi e più prendi condizione, però il segreto è andare sempre a 100 all’ora”. Sono le parole, ai microfoni di Dazn, del centrocampista dell’Inter Davide Frattesi, autore della prima delle cinque reti nella netta vittoria per 5-0 dei nerazzurri a Frosinone: “Il prossimo anno spero di replicare quello che abbiamo fatto quest’anno a livello di gruppo. Poi quello che succederà si vedrà, deciderà il mister e andrà bene così. Altra festa contro la Lazio? Diciamo che non sarà come il giro in bus, però per noi a San Siro è sempre festa”, ha concluso Frattesi.
    Le parole di Inzaghi
    “Tecnicamente i ragazzi sono stati bravissimi, hanno giocato molto, molto bene. La fase di possesso l’abbiamo fatta come la sappiamo fare e come abbiamo fatto quasi sempre. In fase di non possesso, invece, potevamo far meglio: ci sono stati degli episodi dove abbiamo rischiato, come il palo di Cheddira e il salvataggio di Carlos Augusto sulla riga. Ma al di là di questo abbiamo fatto un’ottima prestazione, perché il risultato non rispecchia l’andamento della gara. I tifosi mi hanno chiesto di esultare ma io ho detto no per un problema al polpaccio? Ieri durante il torello coi ragazzi ho sentito una piccola contrattura. Un po’ come il direttore Ausilio… Coi tifosi abbiamo tutti un grandissimo rapporto, che si è creato tra squadra, società e pubblico. Quest’anno il percorso l’abbiamo dedicato a questi splendidi tifosi, che sono sempre stati con noi”, le parole del tecnico dell’Inter Simone Inzaghi ai medesimi microfoni.
    Su Mkhitaryan e Sensi
    “Oggi con due registi? Sì, solitamente abbiamo Mkhitaryan, che stasera si è riposato, che fa più un lavoro del doppio mediano insieme a Calhanoglu. Stasera invece avevamo Frattesi per la profondità e Barella, che è un grandissimo campione, un giocatore pensante, che sa quando deve aprirsi, sa quando deve venire incontro o andare ad occupare: è una mezz’ala molto, molto forte che sono tantissimi anni che sta facendo dei grandissimi campionati. Cosa sto monitorando in questo finale di stagione? Stasera ho avuto ottime risposte, ma non ne avevo bisogno. Ci sono giocatori, penso ad Arnautovic e Buchanan, che hanno fatto un grandissimo lavoro in settimana e oggi una grande partita. Non sono riuscito a dar loro lo spazio che avrebbero meritato, ma stasera hanno risposto bene. Sono contento per Sensi, che ha fatto una stagione dove si è allenato sempre al massimo, cercando di rosicchiare uno spazio che non è semplice dargli. Però, sono contento anche per lui, perché ha fatto un’ottima annata e delle settimane perfette”, prosegue Inzaghi.
    Su Frattesi, Buchanan, Sommer e Lautaro
    “Frattesi? Io spero che possa confermarsi con questi numeri, poi dipenderà molto da lui. È arrivato all’Inter, si è inserito subito bene, ha lavorato, ha pedalato, ha fatto quello che doveva fare per arrivare a quel traguardo che tutti insieme – Frattesi, Mkhitaryan, Barella, Calhanoglu, Asslani, Klaassen, Sensi – hanno fatto. Poi, nel calcio, c’è chi gioca di più e chi di meno, ma io l’ho detto in conferenza dopo Sassuolo, di questo gruppo non vorrei rinunciare a nessuno, perché vincere un campionato il 22 aprile con cinque giornate d’anticipo con questa serie di vittorie e tutti questi record… Posso solo fare i complimenti ai ragazzi. Buchanan alla Dimarco? Ci dà qualcosa di diverso come caratteristiche. Ha un buonissimo dribbling, un ottimo destro e lì a destra abbiamo tante alternative. Poi, ho trovato un Carlos Augusto che tante volte mi ha fatto il terzo di difesa e per far rifiatare Dimarco Buchanan l’ho messo lì, dandomi grande risposte. Sommer? Non è stato una scoperta a livello di campo, perché tutti lo conosciamo e sappiamo che ha fatto in carriera, in che squadre ha giocato e i traguardi raggiunti in nazionale, ma è un uomo di grandissimo spessore, è un mattone importante in campo e nello spogliatoio. Lautaro si è sbloccato? Ne avevamo parlato, ma è il nostro capitano. Abbiamo raggiunto lo Scudetto, che volevamo da due anni e mezzo, lui deve continuare così. Ha grande responsabilità all’interno del gruppo, ma non dobbiamo dimenticare che al di là dei gol ne ha fatto uno al 91′ nella finale di Supercoppa che ci ha permesso di portare a Milano un altro trofeo”, conclude Inzaghi. LEGGI TUTTO

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    Di Francesco: “Inter? Qui a Frosinone partita diversa dal Sassuolo…”

    “Abbiamo trovato solidità, prendere 5 gol dà fastidio. Ha dato forza ad una squadra libera mentalmente, è venuta qui a fare una partita diversa da quella precedente dal lato mentale e poi avevano tutti i riflettori addosso. E’ stato “penalizzante” perché loro erano liberi mentalmente, sta a noi concretizzare. Chi ha giocato a calcio sa che può succedere. Certe partite bisogna gestirle diversamente. Reinier? Ha dato buone situazioni, non siamo riusciti a prenderli nelle loro uscite perché uscivamo a 4 anziché a 3. Poi loro ogni volta che ripartono ci hanno fatto gol, a livello psicologico è normale ci sia un calo”. L’allenatore del Frosinone ha aggiunto: “Analizziamo la sconfitta, il Sassuolo ha vinto con l’Inter creando pochissimo facendo una partita totalmente differente. Sta a noi capire cosa è successo, una sconfitta è una sconfitta, 1-0 o 5-0 non cambia. Ovvio che non sono assolutamente contento ma il risultato è bugiardo. Osanniamo l’Inter per quello che ha fatto ma è andata difficoltà in fase difensiva per quello che abbiamo creato. Poi, se non facciamo gol che dobbiamo fare?”.
    Il Frosinone si salverà?
    Secondo Di Francesco il Frosinone si salverà perchè “ha dimostrato di meritare la A, ha un pubblico fantastico, abbiamo mostrato coraggio giocandoci le partite. I risultati possono essere roboanti, dispiace ma fa parte delle caratteristiche di una squadra di giovani. Abbiamo fatto giocare più millennial in Europa”. LEGGI TUTTO

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    Pescara-Juve Next Gen: diretta playoff Serie C, formazioni e dove vederla in tv

    La sfida tra Pescara e Juventus Next Gen, valida per il secondo turno dei playoff del Campionato Serie C del Girone B, sarà visibile in diretta su Rai Sport e, come sempre, su Sky Sport oltre alle App dedicate (Rai Play e Sky Go), scaricabili su tutte le piattaforme: pc, smartphon e tablet. In alternativa è possibile seguire l’evento con la diretta testuale sul sito di Tuttosport.com. 
    Pescara-Juve Next Gen, probabili formazioni
    Pescara (4-3-3): Plizzari, Floriani Mussolini, Brosco, Mesik, Milani, Aloi, Squizzato, Tunjov, Merola, Cuppone, Accornero. All. Cascione.
    Juventus Next Gen (3-4-2-1): Daffara, Savona, Pedro Felipe, Muharemovic, Comenencia, Damiani, Hasa, Rouhi, Nonge, Sekulov, Guerra. All. Brambilla. LEGGI TUTTO

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    Toro, prenotato il successore di Juric: Vanoli è a un passo

    È solo questione di tempo. E di tragitto. C’è un percorso, davanti agli occhi: più o meno lungo, più o meno breve. Ordunque, se questo percorso si svilupperà senza più colpi di scena (leggi: inversioni a “u” nelle scelte di Italiano, l’allenatore in uscita dalla Fiorentina, o di Palladino, in partenza da Monza), a tempo debito Vanoli potrà diventare il nuovo allenatore del Torino al posto di Juric. Davanti al tecnico del Venezia si distende infatti un’autostrada libera, quasi senza… casello. Se non compariranno ostacoli al momento davvero non previsti o preventivabili, un giorno Vanoli arriverà a destinazione nel porto granata. Oggi come oggi, è infatti già formalmente a un passo dal Toro: diciamo che è nei fatti è già stato “prenotato” dal Torino. Ma quando lo compirà questo passo che ancora manca? E come mai questa accelerata nei suoi confronti proprio in questi ultimi giorni? E Italiano? E Palladino? E Gilardino?
    Insulti a Superga, le scuse della squadra
    Italiano, Palladino e Gilardino: come stanno le cose
    Ecco, cominciamo da qui, da questi ultimi tre allenatori che il Torino ha inseguito, corteggiato, ricoperto di sondaggi nelle ultime settimane, come più volte narrato su queste pagine. Potenzialmente, l’obiettivo preferito di Cairo e Vagnati (lo sanno tutti, lo hanno capito tutti da tempo…) è (o meglio: sarebbe) Italiano, autore di un gran ciclo a Firenze dopo le soddisfazioni e i successi conquistati a Trapani e Spezia. E ora Italiano è approdato anche in finale di Conference, in programma a fine maggio: come l’anno scorso, quando arrivò anche in finale di Coppa Italia, pur perdendole poi tutte e due. Vagnati aveva anche incontrato Italiano nei giorni scorsi: l’allenatore in uscita da Firenze (decisione già presa e comunicata con Barone ancora vivo) si è detto molto inorgoglito e contento di godere di una stima così forte da parte di Vagnati e di Cairo, con sul tavolo in bella vista la panchina futura del Torino. Ma Italiano è oggetto da molto tempo anche dell’interesse precipuo del Napoli (che già lo voleva la scorsa estate per il dopo Spalletti: però la Fiorentina non era disposta a liberarlo) e del Bologna (un’altra variabile, poi, potrebbe essere la Juventus, se si separasse da Allegri ma senza riuscire a prendere Thiago Motta, a sua volta destinato molto probabilmente a lasciare il club emiliano per compiere un salto di qualità in un top club italiano o straniero: lo cercano anche dall’Inghilterra, tanto per capirci…).
    Juric e i 5 che hanno tradito la fiducia
    Italiano e le condizioni per il rinnovo
    In tale scenario, Italiano ha (fondamentalmente) comunicato questo a Vagnati: potrei prendere in esame concretamente la vostra offerta solo una volta chiusa la stagione della Fiorentina e valutata con grande attenzione la mia situazione a 360 gradi. Tutte le carte a disposizione, insomma. Una risposta molto cortese, rispettosa del Torino e dei suoi vertici, e non solo diplomatica. Ma tradotta in giornalistichese (e nella realtà) diventa: se dopo la finale di Conference (29 maggio) le squadre più ricche, potenti e ambiziose e/o in Champions (dal Napoli al Bologna e via dicendo) evaporeranno davanti agli occhi di Italiano, allora l’opzione Torino, inferiore di livello seppur comunque intrigante, potrebbe improvvisamente decollare. Ma c’è il rischio che nasca comunque un’altra complicazione grossa per il Torino, strada facendo… Se infatti la Fiorentina vincerà la Conference o in ogni caso conquisterà l’Europa League attraverso il piazzamento finale in campionato, scatterà automaticamente un rinnovo automatico sino al 2025 per Italiano. A quel punto Cairo dovrebbe pagare una penale a Commisso pur di sperare di liberare Italiano. E i rapporti tra Torino e Fiorentina sono grandemente deteriorati da un paio di anni, come ben si sa. Morale: continuare a inseguire Italiano appare correre dietro a un miraggio, più che a un sogno.
    Palladino e Gilardino no, Vanoli vicino
    Di Palladino e Gilardino è presto detto. Il primo (da tempo già corteggiato dal Bologna in alternativa a Italiano) si è detto al momento non interessato a valutare altre squadre del livello del Torino. Penserà solo al Monza sino a fine campionato, è stata la risposta non certo accomodante ricevuta da Vagnati. E Gilardino, nei giorni scorsi, si è pubblicamente promesso al Genoa anche per il futuro: rinnovo biennale del contratto solo da firmare e annunciare. Morale: anche Palladino e Gila non risultano più essere obiettivi realistici, per il Torino (si aggiunga poi che anche Gattuso si è già tirato fuori dal “giro granata”). Altri allenatori non vengono concretamente presi in esame dal Torino. Senza soluzioni credibili dietro l’angolo, Vagnati ha così premuto sull’acceleratore, tornando ripetutamente a incontrare chi cura gli interesse del tecnico del Venezia, uno specifico pallino del dt granata (in esclusiva, si svelò su queste colonne l’interesse del Torino per Vanoli già a gennaio). A 51 anni, Vanoli è un allenatore emergente, di successo: alle spalle, i tanti anni da ct o vicect delle nazionali giovanili azzurre (con trofei alzati), da viceallenatore con Conte al Chelsea e all’Inter (Coppa d’Inghilterra e scudetto) e da tecnico “primo” (la Coppa di Russia vinta con lo Spartak Mosca nel ‘22, quindi il biennio travolgente col Venezia in B: preso da subentrato in zona retrocessione e portato ai playoff, l’anno scorso, e ora di nuovo in corsa per la A).
    Venezia in corsa per la Serie A
    Stasera (ultima giornata di B) il Venezia giocherà sul campo dello Spezia, 15° ma non ancora salvo, mentre il Como (2° in classifica, 2 punti sopra ai veneti) ospiterà il Cosenza, 10° e senza più obiettivi. Sulla carta, dunque, ci possiamo aspettare un Como promosso stanotte in A come già il Parma, e il Venezia ai playoff da 3°: il 20 e il 24 maggio giocherebbe le semifinali, il 30 e il 2 giugno le eventuali finali di andata e ritorno. Addirittura dopo la finale di Conference!, verrebbe da dire. Ma c’è una differenza enorme: Italiano non si è promesso al Torino, anzi, mentre Vagnati ha già in tasca la disponibilità di Vanoli a trasferirsi in granata con grandi motivazioni, a tempo debito. C’è poi un’ulteriore tessera da aggiungere al mosaico: il Venezia sta già valutando nuovi allenatori per la prossima stagione. Ma siccome Vanoli può, deve e vuole pensare solo ai destini sportivi del suo Venezia, per adesso (mani decisamente più libere ha invece chi lo rappresenta), gli incontri con Cairo e Vagnati e le trattative finali per la definizione del suo contratto col Torino potranno svilupparsi solo dopo che il Venezia avrà chiuso ufficialmente la stagione (stasera, oppure dopo i playoff). Ultimo pro memoria: Vanoli (sotto contratto sino al 2026) ha una clausola rescissoria da 500 mila euro in B e da un milione in A. Intanto, però, il Torino lo ha già “prenotato”, per l’appunto. E così Vagnati può stare tranquillo, nell’attesa: lunga o breve che sia. LEGGI TUTTO

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    Conceicao-Porto, siamo ai saluti: dopo la Coppa c’è il Milan

    Dunque, dopo l’addio a Lopetegui che si è accasato al West Ham e le dichiarazioni di Ruben Amorim, che ha detto di voler rimanere allo Sporting Lisbona, ecco che la rosa dei nomi che Furlani, Ibrahimovic, Moncada e D’Ottavio hanno in mano si assottiglia. O almeno così sembra. Perché non è da escludere in alcun modo il fatto che la dirigenza milanista abbia fatto alzare la cortina di fumo attorno all’obiettivo principale, tenendo vivi tanti profili interessanti.
    Conceiçao per il post Pioli
    Tra i papibli che, però, non rientrano nell’ipotetico bluff strategico c’è Sergio Conceiçao del Porto. Ieri c’è stato il tanto atteso faccia a faccia con André Villas-Boas presso il centro d’allenamento dei Dragoes, ma da quanto emerso, non si è parlato di futuro con l’impegno di farlo dopo la finale di Coppa del Portogallo contro lo Sporting Lisbona che si giocherà domenica 26 maggio. I giorni successivi saranno quelli nei quali Conceiçao e Villas-Boas affronteranno il discorso relativo al contratto valido fino al 30 giugno 2028 che l’ex esterno di Lazio, Parma e Inter aveva firmato poco prima delle elezioni presidenziali con l’ormai ex numero uno Pinto da Costa, del quale Conceiçao era un sostenitore.
    Insomma, a livello prettamente cronistico, non si sono registrati movimenti di un certo tipo e quello che sembrava essere un summit decisivo, in realtà, si è trasformato nel primo incontro ufficiale tra il nuovo presidente e l’attuale allenatore. Il silenzio sembra essere diventato un punto focale dentro le strategie milaniste, che continua a lavorare nell’ombra anche nel rispetto di Pioli, che dovrà guidare la squadra nelle prossime tre partite che, in qualche modo, dovranno consegnare al Milan il secondo posto in classifica.
    Milan alla finestra anche per Motta
    Sullo sfondo si staglia sempre il profilo di Thiago Motta. L’allenatore del Bologna, che è fortemente in orbita Juventus in caso di sostituzione di Massimiliano Allegri, è un profilo che piace alla piazza milanista per quanto fatto con i rossoblù in questa annata e potrebbe ritrovare a Milanello quel Joshua Zirkzee che è il primo obiettivo milanista per il ruolo di attaccante centrale. Suggestioni, indiscrezioni, voci che galoppano selvagge mentre il numero uno dei desiderata dei tifosi milanisti rimane Antonio Conte che, ad oggi, non è nei piani della dirigenza che ha sempre guardato a profili diversi rispetto a quello dell’allenatore salentino.
    Chissà se in mezzo alla nebbia rossonera, che non è quella dei fumogeni dei tifosi che domani potrebbero proseguire la loro fase di astensione dal tifo come già avvenuto in occasione di Milan-Genoa, non ci sia anche un profilo di un allenatore poco spinto in queste settimane. Tra quelli citati c’è quello di Marco Rose del Lipsia, che è un nome che stuzzica la dirigenza, mentre è nelle retrovie Marcelo Gallardo, che ha vinto tutto con il River Plate e che adesso allena l’Al-Ittihad in Arabia Saudita.
    Il nuovo allenatore del Milan, qualora il club dovesse riuscire a iscrivere la formazione Under 23 al prossimo campionato di Serie C (serve che si crei un buco nell’organico delle squadre aventi diritto alla categoria), dovrebbe far a meno di Daniele Bonera visto che l’attuale collaboratore tecnico è stato individuato come la guida giusta per questo progetto, mentre Ignazio Abate proseguirà il suo percorso in Primavera, con la quale ha raggiunto la finale dell’ultima edizione della Uefa Youth League. LEGGI TUTTO

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    Fondazione Vialli e Mauro Golf Cup: sport e solidarietà al Royal Park I Roveri

    Professionisti, celebrities e amateurs di nuovo insieme, sullo stesso green, per una giornata di sport e solidarietà: lunedì 3 giugno il Royal Park I Roveri di Fiano Torinese, gioiello immerso nella splendida cornice del Parco Naturale La Mandria e già teatro di numerosi eventi internazionali, ospita la XIX edizione della Fondazione Vialli e Mauro Golf Cup, la competizione che dal 2004 rappresenta un prezioso strumento per promuovere la raccolta fondi a favore della Ricerca sulla SLA – Sclerosi Laterale Amiotrofica, obiettivo che sta alla base dell’impegno della Onlus torinese.
    Nomi di lusso
    Sono 30 le squadre che si sfideranno sul percorso a 18 buche, come da tradizione composte da un professionista del DP World Tour, da una celebrity del mondo dello sport e dello spettacolo e da due amateurs. Hanno già confermato la loro presenza Michel Platini, Christian Panucci, Mauro Tassotti, Simone Pepe e il campione in carica Borja Valero, mentre tra i PRO saranno presenti: Adrian Otaegui, fresco vincitore del Volvo China Open e di altri quattro titoli del DP World Tour, Rafa Cabrera Bello, anche lui vincitore di quattro titoli del DP World Tour e Honorary Golf Board Member della Fondazione Vialli e Mauro Golf Cup, Guido Migliozzi, che vanta tre vittorie da professionista tra cui l’Open di Francia 2022 e il recentissimo secondo posto al Volvo China Open, Jorge Campillo, tre volte campione dell’European Tour, e Stephen Gallacher, quattro vittorie nel DP World Tour e Junior Ryder Cup Captain.
    Mauro: l’attesa
    «Siamo felici di riportare per la settima volta al Royal Park I Roveri questo evento: si tratta di uno dei circoli più belli d’Italia, oltre che strategico dal punto di vista logistico, e il riscontro dei partecipanti ne è stata la conferma – le parole di Massimo Mauro -. Un ritorno accompagnato anche da una nota malinconica, in realtà: l’ultima volta che la competizione si è svolta su quel green era il 2019, da poco eravamo venuti a conoscenza della malattia di Luca e durante quel torneo lui aveva già iniziato il suo percorso di cura. Era lì con noi sofferente, ma allo stesso tempo combattivo, capace di affrontare la malattia con quella forza e anche quell’ironia con se stesso e con gli altri che non l’ha mai abbandonato. Proprio per questo motivo la Golf Cup, così come tutte le altre iniziative promosse dalla Fondazione, vuole essere un evento che permetta a tutti di continuare a ricordarlo con il sorriso, festeggiando e condividendo quello spirito che lui stesso ci ha insegnato».
    Oltre 6 milioni raccolti
    L’obiettivo benefico è molto ambizioso: i fondi raccolti saranno, infatti, destinati al finanziamento del Bando di ricerca sulla SLA 2024 di Fondazione AriSLA – di cui la Fondazione Vialli e Mauro è uno dei fondatori – e all’acquisto di un innovativo macchinario di endoscopia finalizzato al progetto di diagnosi dei tumori pancreatici per l’Istituto di Ricerca IRCCS di Candiolo, centro specializzato nel trattamento delle patologie oncologiche. Ad oggi la Fondazione Vialli e Mauro ha raccolto 6.025.000 euro.
    Pensare in modo vincente
    Anche per questa edizione la Fondazione Vialli e Mauro può contare sul supporto di una vera e propria squadra di amici e sostenitori, a partire dai Presenting Partner dell’evento RF Celada S.p.A. ed ERG S.p.A., due eccellenze del mondo imprenditoriale italiano che condividono gli obiettivi dell’iniziativa. Guido Celada, CEO RF Celada S.p.A.: «La Golf Cup, cui partecipiamo da anni, resta un appuntamento straordinario soprattutto per l’obiettivo che si prefigge: essere di aiuto e supporto alla ricerca sulla SLA. Il nostro intento è quello di far sì che sia la Fondazione Vialli e Mauro a vincere e incontreremo i nostri avversari sul green con questo spirito, lo stesso che ha animato Gianluca. “L’importante non è vincere, è pensare in modo vincente”, come era solito dire».
    Sostenibilità e solidarietà
    Il pensiero di Edoardo Garrone, Presidente ERG S.p.A.: «Noi di ERG sentiamo gli scopi della Fondazione Vialli e Mauro Golf Club, alla quale siamo vicini sin dalla prima edizione, interpretare sempre più genuinamente lo spirito della nostra azienda. È frutto della concretezza di questa iniziativa: lo scorso anno, in gruppo con i generosi contributori dell’iniziativa, abbiamo aggiunto altri 240 mila euro alla già più che considerevole cifra di 4 milioni che la Fondazione ha raccolto nel corso degli anni, destinandola alla ricerca sulla SLA. L’operato della Fondazione Vialli e Mauro, credibile ed efficace, è sempre più affine al nostro modello, ormai solidamente improntato all’applicazione dei principi della sostenibilità e dei valori della solidarietà e della responsabilità sociale aziendale. Valori che fanno parte della nostra storia imprenditoriale, lunga quasi novanta anni, attraverso i quali ci siamo impegnati e continueremo a impegnarci per contribuire con la nostra crescita a creare un futuro migliore, generando valore sostenibile, trasmettendo la nostra passione, affrontando con coraggio le sfide di un mercato in continuo e veloce cambiamento in scenari difficili e complessi». LEGGI TUTTO