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    Inzaghi-Cannavaro, sfida Mondiale

    TORINO – Nella B dei tanti Campioni del Mondo, occhio a Reggina-Benevento, cioè il primo confronto in panchina fra Superpippo Inzaghi e Fabio Cannavaro, in programma domenica alle 12.30. L’ex difensore, Pallone d’Oro 2006, è quello che se la passa peggio, ma almeno è arrivato alla sosta con un pizzico di serenità in più, per via della vittoria a Ferrara sulla Spal (ai danni di un altro Campione del Mondo, Daniele De Rossi), che è stato anche il primo successo di Cannavaro da allenatore su una panchina italiana. Certo, la situazione del Benevento resta complicata, oggi i campani disputerebbero i playout col Cosenza ma almeno la squadra di patron Vigorito inizia a ingranare e Cannavaro raggiunge un’andatura un po’ più tranquillizzante, ora viaggia alla media di 1 punto a partita, anche se per raddrizzare la stagione servirà un ulteriore salto di qualità. La rosa per farlo ce l’ha, anche perché la sosta gli ha permesso di recuperare diversi infortunati. Soprattutto a centrocampo, dove tornano a disposizione il prezioso Acampora, Tello e Viviani, anche se la difesa sarà priva di Glik, impegnato con la Polonia ai Mondiali in Qatar. Ma in avanti potrebbe esserci anche Simy, alla ricerca di quei gol che gli mancano da tempo immemore. Certo, andare in casa della seconda in classifica, in un Granillo che si annuncia al solito infuocato, non è il massimo per raccattare punti. Ma il Benevento ha le risorse per farlo, con l’infermeria svuotata potrebbe iniziare per Cannavaro tutto un altro campionato e in base a questo verrà valutato il suo rendimento italiano, le dimissioni che diede un mese fa dopo il ko di Como (non accettate da Vigorito), chissà che presto diventino solo un lontano ricordo. Sull’altro fronte, un Superpippo Inzaghi che sente profumo di capolavoro, reduce da due vittorie di fila che hanno proiettato la Reggina sola al 2° posto: prima il trionfo di prestigio sulla corazzata Genoa, poi il successo in rimonta a Venezia. Non c’è dubbio, Inzaghi sta facendo una delle imprese più belle della sua carriera in panchina. E’ vero che dispone di una squadra competitiva. Ma è altrettanto vero che finora ha saputo mettersi alle spalle almeno 5-6 squadre che partivano in estate come più attrezzate degli amaranto nella lotta per la A. Oggi a Reggio Calabria, Inzaghi è una sorta di divinità, il feeling con la piazza e la società è totale. Lui si è trasferito con la famiglia e a marzo diventerà per la seconda volta papà, mentre lavora h24 per la crescita degli amaranto. E adesso, per completare l’opera (anche se il piano per riportare in A la Reggina sarebbe triennale come il suo contratto), bisogna darci dentro, approfittare delle difficoltà assortite che vivono le più dirette concorrenti per la promozione. Da Cannavaro però, non arriveranno certo regali di Natale anticipati. Ma sarà bello vederli domenica all’ora di pranzo sfidarsi in panchina, ricordando i bei tempi che furono e la vittoria azzurra al Mondiale di Germania, datata 16 anni fa.Iscriviti al Fantacampionato Tuttosport League e vinci fantastici premi! LEGGI TUTTO

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    La Serie B scende in campo contro la violenza sulle donne

    TORINO – Tutti insieme per dire “#BASTA!”. La Lega Serie B, in concomitanza con il 25 novembre, Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, si schiera per contrastare quella che rappresenta sempre più un’inaccettabile piaga sociale. Anche quest’anno, grazie alla collaborazione con lo sponsor tecnico Kappa, la Lega Serie B, in occasione della 14a giornata di campionato, intende sensibilizzare l’opinione pubblica contro un fenomeno sempre più preoccupante. Lo farà attraverso lo strumento cardine del gioco del calcio, il pallone, che abbandonerà il tradizionale colore blu per lasciare spazio al rosso, che caratterizza e rappresenta la lotta contro la violenza sulle donne.  Per dare ancora più forza al messaggio, quest’anno scenderà in campo a fianco della Lega Serie B IFAD, agenzia dell’Onu che si occupa di lotta contro le ingiustizie sociali e la povertà nel mondo, e il Dipartimento della Pubblica Sicurezza del Ministero dell’Interno, ogni giorno impegnato nella lotta contro tutte le violenze. In particolare, nel pre gara di Frosinone-Cagliari, il presidente della Lega Serie B Mauro Balata consegnerà il pallone rosso al numero uno mondiale di IFAD Alvaro Lario per sottolineare l’attenzione verso chi ogni giorno subisce vessazioni. Allo Stirpe sarà presente anche il direttore Servizio Analisi Criminale, Dirigente Superiore della Polizia di Stato Stefano Delfini.
    Parla Mauro Balata
    «La violenza sulle donne è un crimine intollerabile, che si combatte e si sconfigge attra- verso un cambiamento culturale che ponga al centro rispetto, la ripresa dei valori e del crescere insieme, ciò che caratterizza nello sport il successo di squadra – dice Balata-. Di tali valori, la Lega Serie B, il Campionato degli Italiani, vuole essere il portavoce nelle famiglie, nelle scuole, nella comunità tutta, testimoniando simbolicamente con il pallone rosso il no alla violenza».
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    Il Genoa di Blessin si gioca il futuro

    TORINO – Se domenica a Perugia, il Genoa dovesse replicare quanto visto nelle ultime tre preoccupanti uscite, il tecnico tedesco Alexander Blessin potrebbe essere al capolinea della sua avventura in rossoblù iniziata a gennaio. Certo, sulla carta l’impegno del Curi non è proibitivo. Ma gli umbri di Castori, seppur ultimi, sono una squadra ancora viva, capace di andare a vincere in inferiorità numerica in casa della Reggina e nell’ultima uscita prima della sosta di pareggiare (con qualche rimpianto) a Modena. Però, al di là del valore del Perugia, è lo stato di salute del Genoa che può fare, in un senso o nell’altro, la differenza. La squadra di Blessin in B non ha mai veramente incantato ma nascondeva i problemi con un rendimento esterno formidabile, nel quale si mettevano insieme 5 vittorie. Però magagne ce n’erano fin da inizio stagione, perché a Marassi, nonostante la spinta unica del Ferraris sono arrivati pochi punti (8, con una sola vittoria e 5 pareggi). E, soprattutto, pur disponendo dell’attacco sulla carta più forte di tutta la B, alla voce gol segnati il Genoa si ferma a 16 reti, quando tutte le dirette concorrenti hanno fatto meglio. La sosta per le nazionali dovrebbe essere servita a Blessin per affrontare il problema: riuscire a mettere nelle condizioni di segnare parecchio bomber Coda (a quota 6 reti, ma 4 sono rigori), che è stato il capo cannoniere della B nelle ultime due annate con 42 gol complessivi. Finora, il tecnico tedesco ha usato col contagocce il nazionale rumeno Puscas che, tornato in Italia a gennaio nel Pisa, stava per portare in A i toscani a suon di gol. Lui e Coda insieme potrebbero funzionare, così come funzionava nella passata stagione Puscas con Torregrossa, punta con caratteristiche fisiche simili a quelle del bomber rossoblù. Certo, bisogna cambiare modulo e accantonare quel 4-2-3-1 che nelle ultime uscite non ha funzionato (2 punti in 3 gare) proprio perché i tre a sostegno di Coda faticavano a proporsi e incidere. Nei giorni della sosta in effetti, Blessin ha provato uno schieramento a due punte con la squadra impostata sul 4-4-2. Intanto, nell’ultima uscita, il pari interno col Como (che prima di venire a Marassi in trasferta aveva raccolto un solo punto) si è resa evidente la frattura fra tifoseria da una parte, squadra e tecnico dall’altra. “Meritiamo di più”, ha urlato la Gradinata Nord, confermando quel che tutti pensano fin da inizio stagione: il Genoa è la squadra più forte ma non riesce a esprimere tutto il suo potenziale. Nel calderone dei social, Blessin è stato ampiamente scaricato dai tifosi già da dopo il ko di Reggio Calabria di 2 turni fa e a gran voce se ne chiede la sostituzione, anche se l’eventuale ritorno di Andreazzoli non convince tanto, non è che ai tempi di Preziosi avesse lasciato un bel ricordo, anche se forse fu scaricato troppo in fretta. Comunque al Curi di Perugia, sarà folta la partecipazione dei tifosi rossoblù che supereranno il migliaio. La società nel frattempo, riflette e valuta la situazione, pronta a intervenire nel caso precipitasse. Perché al di là delle ultime inconsistenti prove, in classifica il Genoa non se la passa troppo male: certo, essere a -7 dal Frosinone primo, con la rosa di cui si dispone, non è una bella notizia. Ma la Serie A, cioè il 2° posto della Reggina, dista solo due lunghezze. Nulla di compromesso insomma, con 25 partite ancora da disputare e 75 punti in palio. Il calendario poi, da qui alla fine del girone d’andata, propone sfide che potrebbero dare una mano nel rimettere in Grifone in carreggiata nella lotta per la A diretta: dopo la sfida di Perugia, arriveranno due gare di fila a Marassi, con Cittadella e Sudtirol. Quindi, dopo la trasferta di Ascoli, al Ferraris arriverà il Frosinone che chissà come sarà messo a quel punto. Chiusura a Santo Stefano in quel di Bari, con una squadra che nelle ultime uscite ha mostrato problemi simili a quelli genoani ma che non partiva certo in pole position per la A. Ma si può ragionare quanto si vuole sul calendario che il punto resta un altro: l’adattamento del Genoa alla B. Da diverse stagioni, le retrocesse dalla A mostrano grosse difficoltà ad affrontare la seconda serie, faticano a calarsi nella nuova realtà, tant’è che per molti versi il Genoa di Blessin in A, pur retrocedendo, convinceva più di questo in B. Insomma, o si inverte la rotta già da domenica, o il cambio in panchina sarà inevitabile. LEGGI TUTTO

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    Il Parma di Pecchia va tenuto d'occhio

    TORINO – Se ne parla poco, ma occhio al Parma. Rispetto a un anno fa, dopo 13 giornate, gli emiliani hanno 6 punti in più, quelli che possono fare la differenza fra una annata da protagonisti e una stagione anonima, come quella scorsa, chiusa al 12° posto e con la squadra sempre lontana dalla classifica che conta. Ora no, in estate, a spalare le macerie di due annate fallimentari, è arrivato in panchina Fabio Pecchia che, guarda caso, ha portato il Parma al 4° posto, a -3 dalla zona A diretta: un anno fa, dopo 13 turni, la sua bella Cremonese dei giovani leoni poi condotta in A, era alla stessa posizione e con lo stesso distacco dal 2° posto, poi conquistato a fine stagione. Ma a Parma, tifosi e società, fanno gli scongiuri. Troppo cocenti le delusioni vissute negli ultimi anni, la linea da tenere è profilo basso e pedalare, alla A ci si pensa ma è meglio non nominarla neanche. E i risultati stanno arrivando, dando sostanzialmente fiducia al gruppo dell’anno scorso, appena ritoccato in estate, perché c’è la convinzione che i valori all’interno del Parma ci siano tutti, vanno solo tirati fuori. E qui entra in gioco Pecchia, allenatore poco sotto i riflettori ma che sta facendo cose interessanti: già due promozioni in A in carriera, oltre alla Cremonese, prima c’era riuscito col Verona, per non parlare dell’ottimo lavoro svolto con l’Under 23 della Juve, capace di vincere la Coppa Italia di Serie C. L’ex allievo di Benitez predica un calcio intenso e sbarazzino, fondato sulla coesione del gruppo, dove tutti si sentono importanti, come gli riconoscono i suoi stessi giocatori. “Con lui, siamo un gruppo vero”, ha dichiarato la stella Franco Vazquez, nelle ultime uscite degli emiliani schierato in mediana da Pecchia nel suo 4-2-3-1 e non più a sostegno dell’unica punta. Già, quando plasmi un gruppo solido, è anche più facile superare i momenti difficili. Per dire, il 29 ottobre il Parma batteva il Como nonostante 13 assenze: ciò vuol dire non soltanto disporre di un gruppo vasto e competitivo, capace di sopperire a pesanti problemi ma anche che è stata trovata una compattezza che permette di esaltarsi pure nei momenti apparentemente difficili. Certo, il Parma di Pecchia non è ancora al top e ogni tanto inciampa (come nelle ultime trasferte in casa di Sudtirol e Palermo). Ma negli ultimi tempi, dopo il convincente 3-1 al Cittadella di prima della sosta, dà l’impressione di essere l’unica squadra delle inseguitrici a poter tenete il passo delle prime, Frosinone e Reggina. La conferma potrebbe arrivare sabato alle 15 quando il Parma ospiterà il Modena per un derby emiliano assai sentito, nella partita che aprirà la 14ª giornata. Vincerlo per Pecchia, vorrebbe dire mettere pressione alle rivali per la A, che giocheranno soltanto domenica. Certo, un derby non è mai semplice ma il Modena delle ultime uscite (2 punti in 4 gare) appare inferiore. Poi, a dicembre, il Parma farà visita al deludente Cagliari, riceverà l’inguaiato Benevento nell’infrasettimanale dell’Immacolata, quindi andrà a Brescia, ospiterà la Spal e a Santo Stefano chiuderà il girone d’andata al Penzo di Venezia. Un calendario che ad oggi appare abbastanza impegnativo ma non proibitivo. E che ci dirà se da gennaio il Parma di Pecchia sarà in grado di giocarsela, anche per la A diretta. Le difficoltà delle ultime due stagioni sembrano alle spalle, manca ancora un ultimo salto di qualità. E il Parma di Pecchia ha i mezzi per farlo. LEGGI TUTTO

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    Cagliari, ufficiale: Nereo Bonato è il nuovo direttore sportivo

    CAGLIARI – La carica di nuovo direttore sportivo del Cagliari è stata affidata a Nereo Bonato. Lo ha annunciato il club rossoblù con un comunicato ufficiale pubblicato sul proprio sito: “Il Cagliari Calcio comunica di aver affidato a Nereo Bonato l’incarico di Direttore Sportivo. Nato a Verona il 26 febbraio 1965, laureato in Economia e Commercio, ha iniziato la sua carriera dirigenziale nell’estate del 1999 come Direttore Sportivo del Brescello, in Serie C1, con i gialloblù emiliani che sfiorarono la storica promozione in Serie B, sfumata solo nella finale dei playoff contro il Cittadella. Dopo San Marino e Monza, nel 2004 l’approdo al Sassuolo. A lui è legata l’ascesa dei neroverdi nel grande calcio: 11 anni di lavoro, intervallati dalle esperienze con Modena ed Hellas Verona, in cui è stato protagonista della cavalcata dalla Serie C2 alla Serie A. Sempre da Direttore Sportivo, nel 2016-2017 è all’Udinese mentre dal febbraio 2019 a giugno 2021 è alla Cremonese. Una lunga carriera caratterizzata da competenza, esperienza e pragmatismo, focalizzata sulla capacità di organizzazione sportiva e sulla ricerca e valorizzazione del talento. Un percorso che conosce in Sardegna la nuova tappa”.Iscriviti al Fantacampionato Tuttosport League e vinci fantastici premi! LEGGI TUTTO

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    Inzaghi-Reggina, storia di un grande amore

    TORINO – Inzaghi alla Reggina, storia di un grande amore nato fin da subito, istintivamente, come se durasse da una vita e non solo da 4 mesi. Eppure, sembrava una sfida non semplice. Gli amaranto avevano iniziato la stagione in ritardo rispetto alla concorrenza per le vicende societarie che avevano messo a rischio, prima dello sbarco di patron Saladini, la sopravvivenza stessa del club. In quattro e quattr’otto il ds Taibi gli ha fornito una bella squadra, sicuramente competitiva. Ma pochi, per non dire nessuno, vista anche la concorrenza qualificata, pensavano che dopo 13 giornate la Reggina si potesse trovare in zona Serie A, seconda a -5 dal fenomenale Frosinone. Perché Super Pippo ha galvanizzato tutti: squadra, tifosi, città e società. Lavora senza risparmiarsi, anche di notte, per quella Serie A che adesso non è più un tabù. Certo, all’inizio si parlava di piano triennale per il ritorno nella massima serie che a Reggio Calabria manca dal 2009. Triennale come il suo contratto (per un ingaggio da un milione complessivo). Ma poi i suoi ragazzi sono andati oltre ogni aspettativa, proprio mentre la concorrenza più qualificata mostra qualche preoccupante crepa. Dunque, perché non provarci già da questa stagione? Questo si pensa nel clan amaranto da almeno due turni, da quando è arrivata la grande vittoria della Reggina al Granillo sulla corazzata Genoa, nella quale Inzaghi ha dato una memorabile lezione tattica a Blessin e rimesso i calabresi in carreggiata per la A diretta con la consapevolezza in più che ha dato un trionfo simile. Dopo quel successo, è arrivato il bis di Venezia, e non è stato semplice. Nei lagunari debuttava in panchina Vanoli e nel primo tempo, chiuso 1-0, avevano giocato solo loro, col limite di non aver chiuso la partita nonostante le tante occasioni per farlo. Ma all’intervallo s’è fatto sentire Pippo (“avessi potuto, li avrei cambiati tutti”, ha raccontato) e nella ripresa la Reggina l’ha ribaltata, proponendosi in classifica come l’unica squadra in grado di restare in scia del Frosinone che gli amaranto affronteranno l’8 dicembre al Granillo, e chissà come ci arriveranno all’appuntamento le due attuali regine della B. Ma quel che più conta, è che Super Pippo possa avere la sua meritata rivincita. Le sconfortanti vicende della passata stagione a Brescia, l’estenuante e complicato rapporto con Cellino avevano lasciato strascichi nel suo animo. Se non si fosse mosso Saladini di persona, raggiungendolo quest’estate alle Baleari per convincerlo, forse Inzaghi si sarebbe preso un anno sabbatico per godersi la famiglia e dimenticare le tensioni di Brescia. Niente di tutto ciò. Super Pippo è alla Reggina per fare qualcosa che resti e la A, viste le condizioni di partenza, varrebbe molto di più della promozione che ottenne a suon di record nel 2020 con il Benevento, perché in quella stagione aveva la squadra più forte, anche se nessuno pronosticava un dominio che ha fatto la storia della B. Con gli amaranto invece, c’è aria d’impresa al limite del possibile. E di grande rivincita per lui, anche a vedere come se la passa ora il Brescia (e Cellino) senza di lui.Iscriviti al Fantacampionato Tuttosport League e vinci fantastici premi! LEGGI TUTTO

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    Juve, Rovella si racconta in U21: “Da Genoa al Monza, ho un sogno”

    ANCONA – “Do un 7 al mio 2022. Ho avuto alti e bassi durante quest’anno, soprattutto bassi nella prima parte con la retrocessione del Genoa. Poi però ho chiuso in crescendo. Resta una partita da cercare di vincere, contro la Germania, per concludere in bellezza. L’obiettivo per il 2023? Cercare di avere un rendimento più costante e di fare qualche gol in più”. A poche ore dal match amichevole fra l’Italia Under 21 e i pari età della Germania, in programma allo stadio Del Conero di Ancona, il capitano degli azzurrini Nicolò Rovella, passato in prestito dalla Juventus al Monza sul gong del mercato estivo dopo 3 gettoni di presenza in bianconero, si è raccontato in un’intervista concessa ai canali ufficiali della Figc. LEGGI TUTTO

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    Il Pisa di D'Angelo, pazzesca risalita

    TORINO – La classifica non inganni: il Pisa è vivo e vegeto, solo per sbaglio occupa l’11ª posizione, è ancora un retaggio del pessimo avvio di stagione quando, sotto la gestione di Rolando Maran, i nerazzurri misero insieme solo quei 2 punti in 6 partite che si stanno ancora scontando. Poi, dal ritorno a furor di popolo del timoniere Luca D’Angelo, è tutta un’altra storia: il Pisa non ha più perso, ha rimontato 9 posizioni, e con la sua guida viaggia a una media punti da alta quota, 1.85 a gara. Ciò vuol dire che, mantenendo questo passo, il Pisa chiuderebbe il campionato facendo altri 46 punti abbondanti. Che sommati ai 15 attuali, varrebbero, con ogni probabilità, il raggiungimento dei playoff. E a questo tutta la piazza guarda, anche se la classifica dice che i toscani sono soltanto un punto sopra alla zona playout e a -5 da quella playoff. Ma l’importante è aver scacciato i fantasmi d’inizio stagione quando si temeva che l’annata potesse essere compromessa, dopo un avvio di campionato che metteva i brividi. In realtà, i valori nella squadra nerazzurra ci sono tutti, si doveva solo trovare qualcuno che fosse capace di tirarli fuori. Tant’è che ora suonano sballati certi giudizi espressi quando le cose non giravano al meglio, coi quali si stroncava un mercato estivo che invece ha portato a Pisa elementi che possono fare la differenza. Due nomi su tutti: l’attaccante Ettore Gliozzi, 27 anni, già 5 gol (e un assist) in stagione, giunto l’ultimo giorno di mercato da un Como che forse ora lo sta rimpiangendo. Gliozzi, già coi lariani, aveva buoni numeri nella passata stagione, nonostante partisse alle spalle di Cerri e La Gumina, ma si poteva intuire che fosse in rampa di lancio, che avesse concluso il suo praticantato in B e fosse pronto alla consacrazione. Bravo il Pisa che ha creduto in lui e ora può farne una punta di primo piano in B. Ma l’elemento che più sta incantando negli ultimi tempi è il trequartista rumeno Olimpiu Morutan, 23 anni, giunto dal Galatasaray, 4 gol e 3 assist finora. Con D’Angelo, gioca prevalentemente da ala destra con libertà d’inventare perché coi piedi fa quello che vuole: da vedere e rivedere i 2 gol che ha segnato nel 3-1 al Cosenza, due turni fa. Poi è andato a segno anche sabato scorso nell’1-1 di Cagliari, è il suo momento insomma, tanto da far maledire la sosta perché in questo momento il ragazzo è l’uomo in più di D’Angelo, per tecnica e inventiva forse il giocatore più dotato della B. Ma tutto il mercato estivo del Pisa va rivisto al rialzo. La difesa è il reparto che è stato più ritoccato: Calabresi e Barba hanno pochi eguali in B, Canestrelli è in crescita, il rumeno Rus ha superato le difficoltà iniziali, il giovane Esteves è un potenziale talento finora frenato da problemi fisici che gli hanno levato continuità, Jureskin avrebbe doti non comuni. Aggiungiamo poi, a centrocampo, il ritorno ad alti livelli di Touré e in avanti un Torregrossa galvanizzato dalla convocazione per il Venezuela che l’ha trasformato in un oriundo alla Lapadula e si sa quanto abbia giovato alla carriera del bomber del Cagliari essere diventato una star del Perù, tant’è che Torregrossa ha bagnato il suo esordio coi venezuelani segnando subito. E non dimentichiamoci di quella bella ala sinistra che è Matteo Tramoni, 22 anni, investimento importante prelevato dal Cagliari, assai rimpianto a Brescia, dove nella passata stagione aveva iniziato a mostrare il suo talento. Insomma, occhio al Pisa, che alla ripresa di sabato 26 avrà un bell’esame ospitando quella Ternana che, dopo essere andata in testa da sola, non ha più vinto ed è reduce da tre 0-0 di fila. Certo, un anno fa, il Pisa lottava per la A diretta ma dopo il calo nella seconda parte della stagione, perdeva la A nella beffarda finale playoff col Monza. Quella delusione partorì l’improvvido allontanamento di D’Angelo a giugno. Ma anche un mercato importante e di prospettiva, che richiedeva e richiede ancora pazienza. Se ne riparla a fine stagione, per vedere dove il Pisa saprà arrivare. LEGGI TUTTO