consigliato per te

  • in

    Toro, la via per Pobega è il mercato di gennaio: ora tocca a Cairo

    TORINO – Che spettacolo, Tommaso Pobega. Segna di nuovo ma soprattutto si conferma guerriero del centrocampo e padrone del Torino. Il ragazzo è l’uomo in più, inutile nascondersi dietro le solite frasi di circostanza. Non solo per le quattro reti realizzate in questo campionato ma per il suo modo di stare in campo, trascinare i compagni, lottare e non mollare mai. Gioca con lo spirito Toro, quello vero e del passato, che i tifosi non hanno dimenticato. E per questo adorano il giocatore. Il problema è che si sta perdendo tempo e, come spesso accade quando non si prendono iniziative, si rischia di buttare a mare tutto il lavoro e perdere un giocatore importantissimo, forse uno dei pochi per cui varrebbe fare un sacrificio economico. Le frasi di Cairo dell’altro giorno sanno tanto di resa. «Pobega. Sta facendo bene con noi». E questo lo vediamo tutti. Ma poi è arrivata la “chicca”: «Di lui con il Milan parleremo alla fine, vedremo…». Vediamo cosa? […]Sullo stesso argomentoTorino, Juric: “Sofferenza nella ripresa, ma va bene vincere così”Torino

    Cairo, ora tocca a te

    […] Ma procediamo con ordine perché l’argomento Pobega merita alcune considerazioni. La prima, sotto gli occhi di tutti, è che il Toro lo ha preso in prestito senza nessun diritto di riscatto. E’ questo è un grave errore. Ma come si fa accettare una situazione del genere? Prendere un giovane, valorizzarlo per poi riconsegnarlo al Milan, la società che ne detiene il cartellino. Detto questo, andiamo avanti. Approfondendo il discorso ci sarebbero le possibilità per legarlo al Toro. Pobega, tanto per cominciare, sta bene al Toro. Lui e la sua famiglia adorano Torino e il giocatore sente sua la maglia granata che, tra l’altro, gli ha permesso di conquistare la fiducia di Mancini e raggiungere la Nazionale. Sì, lui vuole restare al Toro. Ed è chiaro che con il desiderio del giocatore tutto può diventare più facile se c’è la volontà di provarci. Come? Con i soldi, con un investimento forte. […]. E allora se ora, non a giugno, Cairo e Vagnati proponessero una cifra consistente per il giocatore si potrebbe aprire una trattativa e su questa procedere. Perché è in questo periodo che si costruiscono i grandi affari e, sicuramente, Pobega lo è. Speriamo, per il bene granata, che qualcosa si muova. Perché con il suo immobilismo il Toro a fine stagione rischia di perdere Belotti, Bremer e Pobega. E che Toro sarebbe?

    Tutti gli approfondimenti sull’edizione di Tuttosport

    Guarda la galleryTorino, Juric batte il “suo” Verona 1-0: decide Pobega LEGGI TUTTO

  • in

    Juric, ora riscattati! Devi essere migliore di Cairo

    TORINO – Tu quoque, Juric. Sarà che la cairite è contagiosa, una sorta di variante alessandrina che da troppi anni rende la pandemia granata non debellabile. Sarà che abbiamo sopravvalutato la capacità del tecnico croato di cogliere del tutto la criticità ormai cronica di questa fase storica per un club un tempo glorioso. Sarà che in questi giorni, dopo le ultime tensioni interne, il presidente può aver trovato i sistemi per convincere l’allenatore a darsi una regolata e rispettare come tutti l’allineamento societario alla filosofia del patron (vedi le parole sul mercato di gennaio – “faremo poco o niente, tanto non serve, quello che volevo fare io ce l’avevo in testa ad agosto” – rimarcate dai media presidenziali come sintomi di realismo e concretezza).Guarda la galleryTorino, addio Coppa Italia: Sampdoria avanti con Quagliarella e Verre

    Cosa pensa di fare Juric?

    O sarà magari che il tecnico, costretto a fare buon viso a cattivo gioco, pensi davvero di inviare dei messaggi più o meno subliminali al suo datore di lavoro, schierando cioè: giocatori impresentabili, o comunque inadeguati tecnicamente o fisicamente, o comunque da tempo ai margini al punto da aver proprio staccato la spina che li collegava al contesto Toro, o comunque in un ruolo improbabile (vedi Rincon difensore centrale, quando avevi almeno Zima, in assenza dell’infortunato Bremer). Forse così conta davvero di convincere Cairo a fare quello che mai ha fatto in 16 anni di reggenza; reggenza impreziosita da ben due settimi posti in campionato, un ottavo di finale (perso) in Europa League, due o tre quarti in Coppa Italia e un paio di trofei con la Primavera il cui artefice (l’ex ds Bava) ha mandato via imputandogli di tenere rapporti troppo empatici e cordiali con l’ambiente granata. Ammazza oh, che palmares, per uno che si era insediato parlando di Pulici e di Champions […]

    Sullo stesso argomentoTorino, Juric: “Abbiamo giocato al di sotto del nostro potenziale”Torino LEGGI TUTTO

  • in

    Toro, riserve poche o inutili: Cairo lo capirà mai?

    TORINO – Tra le varie, palesi note dolenti emerse a Marassi nel sedicesimo di finale che ha visto la qualificazione della Samp ai danni dei granata una si staglia sopra le altre: non esiste un Toro2, anzi Juric tanto ha da lavorare per strutturare il Toro. Il lusso di una seconda squadra non è per questo club, e non potrebbe essere altrimenti, considerato il lavoro impostato, ma non concluso, sul mercato in estate. Periodo nel quale, pur in ritardo e con le inevitabili complicazioni di natura tattica e fisica che ne sono scaturite, qualcosa di positivo pure è stato fatto. L’arrivo di Brekalo, Praet e Pjaca che potranno restare in granata anche dopo questa stagione è valido dal punto di vista tecnico e strategico, quello di Pobega che rientrerà al Milan ha invece unicamente riverberi – fin qui abbaglianti riverberi – sul lato tecnico.Guarda la galleryTorino, addio Coppa Italia: Sampdoria avanti con Quagliarella e Verre

    Izzo va al Cagliari?

    Il problema, emerso lampante nella notte di Genova, è che la lunga fila di giocatori scontenti, semi scontenti, non mentalizzati con l’ambiente, a fine corsa eccetera eccetera più o meno tale è rimasta. Scontato, stando così le cose, che al momento di affidarsi a chi gioca meno, cioè a chi non è più ferocemente dedito alla causa, si abbiano risultati come quello maturato giovedì sera. In difesa si è ad esempio rivisto Izzo – meno di dieci mitembre alla prova di Coppa -: ebbene il centrale non ha avuto colpe specifiche legate ai gol subiti, però è normale fosse appannato, senza le giuste distanze dai compagni. A gennaio dovrebbe lasciare la compagnia e l’augurio, perché il giocatore nei primi tempi in granata ha dimostrato sia dedizione alla maglia che notevoli qualità, è che possa ritrovare lo smalto perso nelle ultime annate (dovrebbe essere Cagliari, la piazza nella quale cercherà di riproporsi ad alti livelli) […]

    Sullo stesso argomentoTorino, l’equilibrio nel turnover che Juric non ha avutoTorino LEGGI TUTTO

  • in

    Toro, Bremer per Cairo vale 30 milioni

    TORINO – Crediamo che un aspetto sia già (abbastanza) certo: con Bremer non verrà a galla un nuovo caso Belotti. Che, nell’ottica di Cairo, fa rima con fregatura: tanti saluti a luglio, gratis. «Non vedo grandi possibilità che rinnovi il contratto», diceva il patron granata domenica scorsa. «Non mi sembra che abbia voglia di firmare», ammetteva già a inizio ottobre. Altro che la clausola da 100 milioni (ormai da qualche anno anti-storica, comunque ancora formalmente valida per l’estero) o le offerte dell’estate 2016 dopo l’exploit dei 26 gol in campionato: l’Atletico Madrid mise sul tavolo una settantina di milioni più un paio di baby di talento in uscita dal proprio vivaio, però non convinse Belotti, restio ad andare all’estero; il Milan una cinquantina, grossomodo, sperando che la volontà rossonera del Gallo potesse far abbassare il prezzo: niente da fare, fu Cairo a opporsi per ragioni innanzi tutto economiche. E oggi il patron ha in mano polvere: con le sue scelte e i suoi comportamenti davanti alle offerte di rinnovo del club, il Gallo sta semplicemente facendo trascorrere il tempo. In assenza di una conversione sulla via di Damasco (ma ispirata da chi e perché?), Belotti saluterà la compagnia a fine campionato. E proprio il Milan a oggi resta la destinazione favorita, nei rumours di mercato.Sullo stesso argomentoTorino, Juric: “Con la Samp voglio vincere. La Coppa Italia mi stuzzica”Torino

    La situazione Bremer

    Ecco, al 99,9% con Bremer non finirà così: l’errore gestionale compiuto con Belotti, per colpe non solo ma innanzi tutto e soprattutto societarie, non verrà ripetuto con il difensore brasiliano. E la ragione è molto semplice: rinnovo o non rinnovo, quasi certamente il brasiliano sarà ceduto al più tardi nella prossima estate. Possibilmente col rinnovo in tasca, per tenere più alto il prezzo (l’attuale scadenza riporta la data del 30 giugno 2023). Altrimenti, senza un accordo sul prolungamento, a maggior ragione verrà ceduto, 12 mesi prima della potenziale fregatura bis. Il difensore, che primeggia in più classifiche di merito della Serie A e ha già destato l’interesse di tutte le big italiane (sondaggi esplorativi, ma anche qualcosa di più), ha mercato pure in Inghilterra.

    Tutti gli approfondimenti sull’edizione di Tuttosport

    Guarda la galleryCoppa Italia, Sampdoria-Torino vale la Juve: la probabile formazione di Juric LEGGI TUTTO

  • in

    Toro, tra Juric e Cairo confronto a cena: è in gioco il futuro

    TORINO – L’incontro di Natale. Subito la notizia: senza alcun contratto con gli italiani da far firmare a Juric. Ivan, sempre tutto d’un pezzo davanti a Cairo. Il faccia a faccia si è però dipanato all’insegna della cordialità. Nessun confronto antipatico. Ma ovviamente nemmeno un clima da caserma tra storielle sconce, pur se nel Torino le “barzellette” sono d’attualità di questi tempi, dopo lo sfogo di sabato di Ivan sul mercato di agosto che non fu una roba esattamente normale, “un lavoro serio”. Nessun contratto con gli italiani stendibile da Cairo, giacché Juric tira dritto, sempre: è il suo modo di fare. “Io sono fatto così”: lo diceva già 6 anni fa, questa sua frase era anche finita in un libro-intervista.Guarda la gallerySanabria e un autogol: festa Torino col Bologna

    Juric: “L’Atalanta è il modello”

    Domenica, non appena schiantato il Bologna, quindi non 6 anni fa, diceva: «Sì, a volte vado un po’ oltre nelle parole e sbaglio. Ma soltanto perché vivo tutto a mille. La mia intenzione è solo il bene del Torino. Mi auguro che il presidente creda al fatto che io non penso a me stesso, ma alla società. Perché io sono il più grande aziendalista che ci sia. Basti vedere a Verona quello che abbiamo fatto in 2 anni, chi abbiamo preso e chi abbiamo venduto e a quanto, così da costruire una squadra importante senza investimenti. A me piace lavorare con giovani di qualità, di prospettiva. Per squadre come il Torino di oggi è l’unico modo giusto di fare le cose, con l’aggiunta di un bel vivaio. L’Atalanta è il modello, una crescita di squadra e di società anno dopo anno. Io non pretendo giocatori da 20 milioni. Io chiedo un concetto diverso, miglioramenti globali. Serve costruire per rendere questa società sempre più forte, perché ha tutto: la piazza e una proprietà solida». Ditecelo voi: ha torto o ha ragione?

    Sullo stesso argomentoTorino-Bologna, le pagelle: Pobega e Lukic al topTorino LEGGI TUTTO

  • in

    Torino, protesta dei tifosi contro Cairo: “Ridacci il Fila”

    TORINO – I genitori con i bambini per mano, le bandiere a sventolare, il sole persino un po’ caldo a dicembre. Sono le immagini della manifestazione pacifica andata in scena ieri davanti al Filadelfia. Merito del Comitato Difesa Toro – sodalizio da oltre un anno pianifica questo tipo di azioni e recentemente si è dato anche un assetto legale – che è riuscito a intercettare il forte sentimento trasversale di dissenso verso Cairo e le sue politiche. […] Chi ha partecipato ieri – circa un migliaio le presenze complessive tra le 15 e le 16.30, quando alcuni dei partecipanti hanno incrociato il pullman con Bremer e compagni, partito dal Grande Torino in direzione aeroporto – lo ha fatto per uno scopo che è diventato lo slogan dei tifosi: «Il Toro non deve morire!». […]Guarda la galleryCagliari-Torino: la probabile formazione di Juric

    L’appello dei tifosi

    […] All’indirizzo di Cairo la folla non ha urlato praticamente nessun insulto e non ha utilizzato alcun tipo di violenza: segno di una consapevolezza ulteriore nella contestazione, non più solo lotta contro il patron ma anche riconquista degli spazi granata. A cominciare dallo storico stadio, il cui cortile è stato interdetto all’ingresso dei tifosi che avrebbero voluto festeggiarvi – come sarebbe logico, anzi sacrosanto – i 115 anni del Torino. «Ridateci il vecchio Toro e riaprite il Fila» è stato il pensiero unanime dei torinisti arrivati da tutta Italia per vivere (finalmente) una giornata granata: da Sanremo a Jesi, da Reggio Emilia a Pesaro, Genova e La Spezia. Circa 60 i Toro Club che hanno aderito al Comitato – compresa l’Unione Club Granata – e centinaia gli appassionati. «Il mondo granata non pretende scudetti ma dignità – ha detto Marengo -. Siamo un popolo che ha saputo reagire alle tragedie ed è sempre rimasto vivo. Perché il Toro non è di nessuno, e se qualcuno è convinto che il Filadelfia gli appartenga, si sbaglia». Agli insulti e ai veleni sono state preferite le parole. E l’invito alla gente del Toro a riprendersi quello che gli spetta.

    Tutti gli approfondimenti sull’edizione di Tuttosport

    Guarda la galleryTorino-Empoli, da Singo a Pjaca: le pagelle granata LEGGI TUTTO

  • in

    Toro, pronta la rivoluzione d'inverno: via cinque giocatori

    TORINO- Erano sul mercato, saranno sul mercato: l’eterno ritorno di situazioni che spinose erano, e spinose continueranno a essere. Daniele Baselli, 29 anni: 3 presenze in campionato, mai da titolare, per un totale di 80 minuti giocati. Simone Zaza. 30 anni: 2 presenze, mai da titolare, per un totale di 26 minuti giocati. Simone Verdi, 29 anni: 3 presenze in campionato, mai da titolare, per un totale di 43 minuti giocati. Al suo attivo un gol, nella sconfitta di Firenze. E 45 minuti giocati anche in Coppa Italia, contro la Cremonese, pure in quel caso entrando dalla panca. Armando Izzo, 29 anni: 3 presenze in campionato di cui una sola da titolare, contro la Fiorentina, per un totale di 98 minuti giocati. In aggiunta, 15 minuti finali pure lui contro la Cremonese in Coppa. Tomas Rincon, 33 anni: 6 presenze in campionato di cui una sola da titolare, a La Spezia l’altro ieri, per un totale di 142 minuti giocati. E un ingresso dalla panca anche in Coppa Italia: 38 minuti. Il venezuelano, dei 5, è il granata che ha giocato di più: ed è tutto dire, dal momento che fino all’anno scorso era una colonna portante della squadra, al di là del rendimento e dell’equivoco tattico patito, non certo cercato (quando Giampaolo si rassegnò a promuoverlo regista, dal momento che Cairo e Vagnati erano riusciti nell’impresa di cercargliene uno per un paio di mesi, ma chissà come mai senza trovarlo). Poi, certo, Zaza è stato a lungo infortunato: era potuto tornare in panchina soltanto a metà ottobre a Napoli. Mentre Verdi a ottobre era finito out per forza per 3 partite: problemi muscolari. Come Izzo a settembre, per via di una botta al polpaccio. Ma la musica non cambia. Non cambia il ritornello, pur con tutte le variazioni del caso. […]

    A gennaio sul mercato

    […] Torneranno in blocco sul mercato a gennaio: la società, d’intesa con l’allenatore, vuole completare il ricambio generazionale già avviato nei mesi scorsi, in cerca di giocatori più giovani, motivati, meno costosi quanto a ingaggio, più utili al modo di giocare di Juric. Il tecnico ha chiesto un rinforzo almeno per ogni reparto: un terzino per via dell’impegno di Singo e Aina in Coppa d’Africa a gennaio, un centrocampista e pure un attaccante se partirà Zaza. Nei piani, è la rivoluzione d’inverno. Sotto la superficie, magma. Il flop generale di La Spezia ha riportato alla luce lava anche incandescente. Con un cane che si morde la coda: per cederli, sarebbe anche utile metterli ancora in mostra almeno a gara in corso. «Ma io decido in base a cosa vedo negli allenamenti, oltre che in partita». Non si escludono chiarimenti dietro l’angolo, al Fila. Juric tira dritto. E Vagnati ha il suo bel daffare al telefono.

    Tutti gli approfondimenti sull’edizione di Tuttosport LEGGI TUTTO

  • in

    Torino, ancora cori anti Cairo ma più amore per Juric

    TORINO – Gli ultimi colpi di mercato granata non sembrano aver soddisfatto solamente Juric, ma almeno in parte anche il popolo granata. Ieri all’Olimpico Grande Torino si sono visti oltre 9.000 spettatori, molti di più rispetto ai 3475 della prima gara con l’Atalanta, numero raggiunto grazie ad un importante contributo orobico. Il feeling tra la società e la sua gente è ancora distante anni luce dai periodi migliori, e il presidente Cairo con cori ad personam è stato ancora contestato, ma non si può non registrare qualche passo in avanti.Guarda la galleryRiscossa e show del Torino, la Salernitana di Ribery crolla
    Juric conquista i granata
    Certo, vedere la Maratona spoglia di qualunque striscione e con le bandiere che si contano sulle dita di una mano fa effetto, ma intanto la curva è tornata a ruggire, e a spingere la squadra di Juric verso questa bella vittoria. Inizialmente la parte del leone l’hanno fatta i tifosi campani, ancora ebbri di entusiasmo per il ritorno in Serie A e rinvigoriti dall’acquisto di Ribery. Ma col passare dei minuti sono stati proprio i ragazzi vestiti di granata a scaldare i propri tifosi, che a fine gara hanno accolto la squadra sotto la curva per festeggiare una splendida vittoria e i primi punti in campionato. Dopo sole 4 partite ufficiali è già entrato nei cuori granata mister Juric, più volte invocato dagli spalti e condottiero a cui il popolo granata si è subito aggrappato per ritrovare quello spirito perduto nelle ultime due stagioni. (…)
    Tutti gli approfondimenti sull’edizione di Tuttosport
    Guarda la gallerySerie A, svelate le date di anticipi e posticipi del girone d’andataTuttosport.fun, nasce il grande gioco dei pronostici. Partecipa gratis e vinci! LEGGI TUTTO