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    Blessin: “Rangnick, Klopp e Michael Jordan, con il loro esempio salvo il Genoa”

    Il tecnico tedesco che ha sostituito Sheva: “Sono stato plasmato alla scuola di Lipsia, lavoro duro batte talento puro. Ai tifosi non prometto nulla, dico solo che farò l’impossibile per restare in A”Gli occhi che brillano. Un’altra volta. La moglie di Alexander Blessin, l’allievo di Ralf Rangnick che ha preso in corsa la guida del Genoa nove giorni fa, aveva già visto quell’espressione quando un anno e mezzo fa arrivò per il marito la chiamata dell’Ostenda. Lui ricorda: “Quando smisi di giocare, ho fatto per quattro anni l’assicuratore a Stoccarda”. Poi, un giorno, sempre lei, Charlotte, gli ha chiesto: “Sei felice di questo lavoro?”. Non proprio. LEGGI TUTTO

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    Vlahovic minimal… tanti cafonal: i look dei campioni alla loro prima

    Chi in infradito, chi in smoking, chi in pelliccia, chi addirittura in maschera: l’abbigliamento, stravagante o elegante, dei grandi acquisti al primo giorno in un nuovo club Look, questione di. La prima volta in una nuova squadra – per un calciatore – equivale al primo appuntamento ufficiale. Ci tieni a fare una bella figura. L’abito non fa il monaco, ma il monaco difficilmente avrà buone chance con l’aspirante se si veste, diciamo così, da lavoro. Quindi, la regola è: vestiti per come sei, non far finta di sembrare un altro. Sii te stesso. Come disse il gelataio: i gusti sono gusti. E non si discute. Va bene l’eleganza minimal di Dusan Vlahovic – giacca scura, camicia bianca, no cravatta, sì sneakers bianche – al primo giorno da juventino. LEGGI TUTTO

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    Perché il Milan non risponde ai colpi di Juventus e Inter

    Il dubbio è che il vero obiettivo rossonero non sia lo scudetto, ma il mantenimento del livello attuale tra le prime quattro della zona ChampionsLa Juve ha una grande prospettiva, la sta ridisegnando in questi giorni con una proiezione differente. È come se avesse spaccato in due la stagione, imponendo il suo percorso anche agli altri: un campionato di Apertura e uno di Clausura tipo quelli che si giocavano nel calcio argentino fino a qualche anno fa. LEGGI TUTTO

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    Milan, il tributo all’infermeria: quasi 6 giocatori fuori a gara

    Finora il Diavolo si è rivelato più forte anche di questo dato, ma la mole degli infortunati pesa parecchio sulla stagioneGli errori, quando si parla di squadra, di solito vanno condivisi. E’ il concetto stesso di gruppo a esigerlo. Sbaglia Pioli a fare la formazione, sbagliano i giocatori a due passi dalla porta o dal dischetto, sbaglia le valutazioni la dirigenza. Va messo nel conto. Ma in questo Milan 2021-22 occorre obbligatoriamente fare una proporzione tra i risultati – buonissimi – ottenuti sul campo e le difficoltà in cui sono maturati. Dove per difficoltà si intende la fortissima e sgradita ingerenza dell’infermeria nelle dinamiche stagionali. LEGGI TUTTO

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    Da zio Pino a… Gigi Riva: alle radici di Barella, lo racconta chi lo ha cresciuto

    Lo hanno allenato. Ci hanno giocato. Lo hanno visto crescere. Cinque uomini di calcio raccontano gli inizi del centrocampista dell’Inter. “Non era quello con più talento, ma aveva una voglia feroce e non smetteva di correre”. Come oggi Se il buongiorno si vede dal mattino, che Nicolò Barella sarebbe diventato uno tosto si è capito subito. “Ero amico di suo zio Pino, che aveva una casa in campagna. Con la famiglia, il sabato si andava a mangiare da lui e poi tiravamo quattro calci al pallone al campetto lì vicino. C’era questo bimbetto, avrà avuto tre o quattro anni, che si metteva in mezzo e sgambettava da una parte all’altra senza fermarsi mai. Correva dietro al pallone e lo voleva sempre tra i piedi, come fanno tutti i bambini. Guai però se la sua squadra perdeva: si arrabbiava moltissimo. Per educarlo alla sconfitta, Pino ogni tanto mi sussurrava: “Dài, facciamolo perdere”. Il problema è che poi quello piantava un casino da strapparti le orecchie”. LEGGI TUTTO

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    Vlahovic arma letale nella corsa Champions della Juve. A patto che Allegri…

    Tocca al tecnico costruire intorno al bomber serbo squadra e gioco per accendere le sue poderose potenzialitàMassimiliano Allegri sorride con gli occhi che brillano, come Willy il Coyote, quando gli recapitano nel deserto uno scatolone della ACME con dentro l’ultima arma letale per catturare Beep Beep. Nello scatolone l’ex Acciughina ha trovato Dusan Vlahovic, il miglior centravanti del terzo millennio con Erling Haaland; un attaccante, potente e tecnico, che ha segnato 17 gol in 21 partite in questo torneo. Uno che sposta gli equilibri, per dirla con Bonucci. LEGGI TUTTO

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    Cuore, testa e allenamento 7 su 7: come Vlahovic è diventato una macchina da gol

    Alle radici della carriera del neo attaccante juventino, quando Dusan ancora non era Vlahovic e qualche scout lo bocciò sostenendo che fosse lentoGiugno 2017, tardo pomeriggio: una ultim’ora scatena il chiacchiericcio intorno al mercato della Fiorentina. Pantaleo Corvino ha in mano il contratto preliminare di un giovane attaccante serbo, ma… sì, insomma per aver garantito un milione e mezzo al Partizan per un diciassettenne che deve ancora attendere la maggiore età per trasferirsi, o è davvero un fenomeno o si rivelerà un grande abbaglio. LEGGI TUTTO