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    Hernanes: “Sono in Italia e faccio vino. E se qualcuno mi vuole, i piedi li ho ancora…”

    “Il profeta” è tornato a Torino ed ha aperto un resort di lusso in attesa di chiamate: “A 36 anni ho esperienza, questo paese mi ha adottato. Gli scacchi con Handanovic, la trasformazione con Allegri. E c’è solo una cosa di cui mi pento…”Era arrivato in Italia come uno degli acquisti più importanti della Lazio di Lotito, con una maglia della Seleçao addosso ma con un soprannome ben preciso dettato dalla sua fede in Dio, il Profeta. Ed Hernanes impiegò ben poco per conquistare la Serie A con la sua classe a centrocampo. Lazio, Inter, Juve tre big del nostro campionato incantate dai suoi numeri. Lasciò la Juve nel 2017 ma oggi è tornato in Italia. E si divide tra figli e… “Ca’ del Profeta”, la sua nuova, inebriante realtà. Nell’attesa di una chiamata. LEGGI TUTTO

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    Gianpaolo Calvarese, l'arbitro che fischia alle api

    L’ex direttore di gara adesso si occupa di apicoltura e integratori e si racconta a Sportweek: “Miele, polline e pappa reale possono influenzare le prestazioni sportive. E pensare che sono anche allergico…””Come nasce tutto questo? A causa di mio padre, biologo col pallino delle api. Un pazzoide della ricerca, le ha sempre studiate, per loro ha girato il mondo, Sudamerica, Cina, Australia e Canada. E per studiarle meglio aveva sempre degli alveari vicino casa”. Quando chiedi a Gianpaolo Calvarese come mai dopo aver passato anni a dirigere 22 persone in campo adesso dirige circa 4 milioni di api, la risposta è pure abbastanza ovvia, anche perché folgorazioni sulla via del miele non se ne vedono spesso. LEGGI TUTTO

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    La fretta, i calci piazzati, i gol mancanti, il nervosismo: Allegri, quanti problemi irrisolti

    Anno nuovo, vecchi difetti: contro il Napoli la Juve ha rimesso in vetrina una serie di spine ancora da sradicare. E che rischiano di restare una zavorra sul 2022 Inutile nasconderlo, le aspettative per l’inizio del nuovo anno erano di ben altra portata. L’aver chiuso il 2021 in volata, i sei clean sheet nelle ultime otto gare, i due gol di Morata negli ultimi tre match, un rimonta al quinto posto che sapeva già di insidia al quarto: insomma, tutto lasciava presagire che il filotto dei big match di gennaio partisse su altre note. Nel risultato, ma anche nel passo. E invece il Napoli ha riportato l’ambiente juventino alla realtà di una squadra che conosce i suoi difetti, in qualche gara sa mimetizzarli meglio, ma in altre ci ricasca di peso. LEGGI TUTTO

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    Da Barella a Zaniolo: i nostri grandi club non puntano sui talenti italiani

    La crisi economica nel calcio rende ancora più urgente lo sfruttamento dei settori giovanili. In Spagna invece il Barcellona è assediato dai debiti eppure ha trovato la forza di lanciare i baby Gavi e PedriPer i grandi club, con l’aria che tira soprattutto in Italia, non è facile investire sui giovani. Prendere da piccoli quelli giusti, tirarli su con buoni maestri, crederci, lanciarli e difenderli poi: è complicato. La questione riguarda scelte strategiche, convenienze economiche di breve periodo, statura e competenza dei dirigenti, visioni che tengano conto della storia e dell’appartenenza. Le interminabili ondate di precarietà, incertezza ed emergenza sono un virus che lavora sulle fondamenta e finisce col premiare la casualità delle scelte, spinte dall’improvvisazione. Il rischio di far crescere piccoli o grandi campioni che poi ti lasciano – pacificamente – a costo zero è aumentato. Il caso di Donnarumma, con l’addio al Milan, non è ancora spento; il divorzio di Vlahovic dalla Fiorentina ci aspetta dietro l’angolo. In precedenza, aveva colpito la vicenda di Pogba che il Manchester United ha pagato più di cento milioni per riaverlo dopo che era finito gratis alla Juve. LEGGI TUTTO

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    Caprari: “Non solo bello, grazie al Verona vado al massimo”

    L’attaccante dell’Hellas è in un momento magico: “Dicevano a ragione che ero poco concreto, ma con Tudor ho imparato la continuità. Gol e assist: posso puntare alla doppia cifra”Mister fantasy non si ferma più. In una gara delicata ha preso per mano il Verona e l’ha portato alla vittoria con lo Spezia con una doppietta. E ora Gianluca Caprari è sul podio dei migliori italiani del campionato come gol e assist. Lui è felice ma non si esalta: “Diciamo che ho iniziato l’anno nel migliore dei modi. Sono contento, ma devo continuare così, per me e per l’Hellas”. LEGGI TUTTO

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    Gioco, idee, gol: Inzaghi e Pioli, l’oro di Milano allo sprint scudetto

    Inter e Milan in fuga, e non a caso. Segnano di più, hanno un’idea collettiva superiore ai singoli: in tempo di Covid vale doppioIl gioco è come l’oro: ti brilla addosso nelle occasioni di gala ed è un bene rifugio nei tempi grami. Il Milan lo ha dimostrato anche giovedì contro la Roma. Se hai Ibrahimovic che detta assist di petto e Leao che vola in rete, puoi creare gol spettacolari, ma se ce li hai in panca, come nel primo tempo, possono segnare anche Giroud e Messias, grazie a un copione di gioco solido che dà sicurezza anche a individualità meno illuminate. LEGGI TUTTO

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    Milan, parla la mamma di Nava: “Il mio Lapo sul tram? Un’immagine pura. È un ragazzo semplice”

    “Ha trovato normale andare a casa dallo stadio così. La convocazione? Gli ho detto ‘goditi la serata, ma non è successo nulla’”Tram numero 16. Quello che dal piazzale di San Siro passa ad omaggiare il Duomo e termina la sua corsa in via Monte Velino, dalla parte opposta della città. Lapo Nava l’ha preso verso le 21 di giovedì sera, quando è uscito dalla pancia del Meazza, lasciandoselo alle spalle, e raggiungendo il capolinea. È salito in tenuta da lavoro – tuta e giacca a vento sociali – e si è diretto verso casa, in centro città. Mancava il borsone, ma quello è governato dai magazzinieri. Lapo ha 17 anni e per un ragazzo della sua età è normale utilizzare i mezzi pubblici. Un po’ meno normale se a San Siro ci sei appena stato per la partita. Cioè: non per vederla dalla tribuna, ma dalla panchina. Terzo portiere rossonero, chiamato per la prima volta da Pioli assieme a “Magic” Mike Maignan e Antonio Mirante. Lapo, salendo su quel tram dopo aver fatto la doccia e riconsegnato la sua maglia numero 92, ha fatto diventare normale la serata più bella della sua vita da quando gioca a pallone. Un contrasto emerso in tutta la sua dirompenza nello scatto pubblicato sui social che lo ritrae in piedi sul tram, con lo sguardo sul telefono e una quantità industriale di pensieri ed emozioni affastellati nella testa. Poi è arrivato, si è cambiato ed è uscito con gli amici: un boccone al volo da McDonald’s – dopo la partita uno strappo alla dieta ci sta – e rientro a casa per le 23.30. LEGGI TUTTO

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    Alto, tosto, veloce: ecco Ahmedhodzic, ultima idea del casting difesa Milan

    Ha 22 anni ed è già una colonna del Malmoe. Stravede per Chiellini, ha personalità da vendere. E il papà conferma che ci sono anche i rossoneri sulle sue tracce Innanzitutto la pronuncia. Ahmedhodzic si legge “Èmedhozic”. Accento sulla prima ‘E’. Tosto da scrivere o da dire, facile da inquadrare. Supera il metro e 90, 22 anni, centrale difensivo tosto, solido e veloce. È nato a Malmo, Svezia, ma ha scelto di rappresentare la Bosnia per via dei genitori. “Una parte del mio cuore è lì”, dice. Accontentato. LEGGI TUTTO