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    Juve da corsa o fuoco di paglia? Mauro: “Giocando così non va avanti”. Tacchinardi: “Mentalità nuova”

    Due grandi ex giudicano il momento dei bianconeri e le possibilità di centrare la zona Champions. Massimo: “Con questa qualità non farà strada, il Cagliari ha sbagliato due gol pazzeschi. Alessio: “Se alla Befana batte il Napoli…” Diciannove punti sui ventiquattro disponibili negli ultimi otto match, sette gare nella serie delle ultime nove con la porta inviolata: numeri importanti, che proiettano la Juve non solo a quattro punti dalla zona Champions, ma su livelli di credibilità e autorevolezza un po’ annebbiati dall’andamento ondivago del girone d’andata. Sarà vera svolta? LEGGI TUTTO

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    Muani, il Milan già a gennaio? Ecco come può arrivare

    L’attaccante non è la priorità del club, ma un’uscita di Castillejo o Pellegri potrebbero aprire le porte al 23enne in scadenza col Nantes. Il nodo cartellinoIl sostituto di Kjaer, okay. Un altro mediano in vista delle imminenti partenze in Coppa d’Africa, d’accordo. Ma c’è anche un altro reparto che necessiterebbe di interventi, a giudicare da com’è andata la prima parte di stagione. L’attacco infatti non fa eccezione se si esaminano le potenziali esigenze di Pioli e di una squadra che lotta per lo scudetto. LEGGI TUTTO

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    Stile, scelte e look: perché il 2022 sarà l’anno di Tonali

    Si è tagliato lo stipendio, non è un “calciAttore”, è cresciuto in esperienza e ora si caricherà sulle spalle il centrocampo del Milan: così a 21 anni può essere il vero simbolo dei giovaniCi raccontiamo sempre che è l’anno dei giovani, che bisogna impostare un progetto giovani, che insomma dobbiamo e possiamo chiedere molto ai giovani. Solo che spesso raccontiamo e descriviamo – come giovani – calciatori di 23-24-25 anni: gente insomma che da altre parti, e in altri campionati, è invece considerata nel pieno della maturità. Perché lì si debutta in campionato non ancora maggiorenni. LEGGI TUTTO

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    Capello: “Io, Allegri e il record. Simili nelle idee, ma ha sbagliato a tornare”

    Parla il tecnico raggiunto a 252 vittorie in Serie A dall’allenatore bianconero: “Per Max era il momento di andare al Real. La sua Juve gioca male? Crea poco. Gli serve un uomo che faccia girare la squadra in mezzo al campo”Fabio Capello e Max Allegri nella commedia dell’arte hanno ruoli opposti: Capello per opinione comune è il sergente di ferro che dice no ai calciatori, Allegri l’allenatore battutista che gioca a basket con Pogba. Sbagliato: si somigliano. Capello, al netto dell’amicizia paterna di Galeone, è l’allenatore che Allegri sente più vicino. E Allegri è l’unico vero erede di Capello, con cui a dire la verità il rapporto non cominciò alla grande. LEGGI TUTTO

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    Calendario asimmetrico, mercato, Coppa d'Africa: perché la A vivrà un gennaio di fuoco

    Dopo un girone d’andata equilibrato (ma meno di quello del 2020), ci attende una ripresa piena di incognite: fino al derby milanese del 6 febbraio L’anno e il girone d’andata chiudono insieme, consegnandoci un campionato equilibrato – è vero – ma meno della passata stagione. Perché le prime 7 nel campionato scorso erano racchiuse in nove punti, che adesso sono diventati quattordici. LEGGI TUTTO

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    Zangrillo: “Genoa, ora ci salviamo poi cresciamo. Da 63 anni soffro per questa maglia”

    Il celebre dottore del San Raffaele, da due mesi presidente del Grifone, racconta a Sportweek passione e progetti: “Voglio che questa squadra torni a essere seguita, con un profilo internazionale. A Sheva voglio bene, e se troviamo chi la butta dentro…”Uno dei primi messaggi che Josh Wander, cofondatore di 777 Partners, la holding americana nuova proprietaria del Genoa, ha ricevuto dal professor Alberto Zangrillo, da un paio di mesi presidente del Grifone, misura esattamente il grado di passione del nuovo numero uno del club. LEGGI TUTTO

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    I segreti di Simeone: “Io, Napoleone, il gatto Coco, il Tai-Chi e l’odore della menta di Verona”

    Il bomber del Verona spiega a Sportweek i segreti di questa stagione super: “Faccio meditazione, ho imparato a respirare. Chiamatemi pure Cholito ma sono Giovanni, non il figlio di Diego…” Ogni giorno, tornato dall’allenamento, Giovanni Simeone si abbandona ai profumi della terra. Certo, un giardino da 4mila metri quadrati aiuta. Invece di stravaccarsi sul divano, joystick in mano e sparatutto sullo schermo, il centravanti del Verona lancia un fischio a Marvel, l’Australian Sheperd di un anno e mezzo che, mentre parliamo, corre dentro e fuori dalla casa colonica in collina che condivide, impegnandosi a far danni, col 26enne argentino, la moglie di lui Giulia e Coco, gatto di razza Ragdoll, e insieme vanno a passeggiare. “E, mentre cammino, scopro. Gli odori, i profumi dell’erba. Come quello di un particolare tipo di menta che mi hanno detto crescere qui. Non mi metto a pensare, non rimugino, non fantastico, non faccio progetti. Tutto il contrario: mi rilasso e osservo. Passo in mezzo alle vigne e agli alberi di faggio, sentieri che sono anche spirituali. La sera, se il cielo è illuminato e non c’è nebbia, guardo la città dall’alto. Mi piacciono i paesaggi: mi trasmettono tranquillità, la sensazione che davvero mi sto godendo le cose”. Se sia questo il segreto, o solo uno di tanti, del suo straordinario rendimento in campionato (nelle prime 17 giornate ha già raddoppiato il bottino dei gol segnati in tutta la scorsa stagione: 12 contro 6) lo scopriremo da qui a poco. Di sicuro, in questo momento Simeone è un personaggio-copertina, e non più, o non soltanto, perché rimane il figlio di Diego, uno scudetto con la Lazio e una Uefa con l’Inter (tra l’altro) e oggi allenatore dell’Atletico Madrid campione di Spagna. LEGGI TUTTO