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    Milan-Atalanta, Donadoni diviso tra un Diavolo e una Dea

    “Che orgoglio vedere la mia città e l’Atalanta da anni a questi livelli, ma io sono anche un vecchio cuore rossonero…”. L’ex c.t. ripercorre una carriera straordinaria“Tel chi el Dunadun”. Eccolo qua Donadoni. Lo aspettavano ai cancelli di Milanello e del Meazza e gli battevano le mani e poi lo sfioravano e lo accarezzavano. Era molto amato dal popolo rossonero, Roberto Donadoni. Era, negli anni Ottanta, nella Milano da bere, la “luce di San Siro”. LEGGI TUTTO

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    Luigi Meroni, storia di un mito: l'ala anticonformista del Torino che indignava l'Italia pre '68

    Giocava sulla fascia. Avrebbe compiuto 80 anni il 24 febbraio: morì a 24 investito per strada. E i granata e la Nazionale persero uno dei calciatori più eleganti, più fantasiosi e più geniali di quei tempi Viveva dentro una mansarda. Dipingeva, portava al guinzaglio una gallina, teneva i capelli lunghi. Amava una donna sposata, uno scandalo intollerabile nell’Italia del tempo. LEGGI TUTTO

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    Così Inzaghi ha creato il miglior Calhanoglu di sempre

    Dalle telefonate nell’estate 2021 all’evoluzione in regista, passando alle parole di stima reciproca: l’asse tra Simone e Hakan ha prodotto il centrocampista completo. E il precedente di Luis Alberto…Il miglior Calhanoglu di sempre nasce al telefono. Quello di Hakan, nell’estate 2021, squilla spesso. Dall’altra parte Simone Inzaghi, da poco diventato il nuovo allenatore dell’Inter. Il tecnico è in vacanza a Ponza – in provincia di Latina – con famiglia e amici, ma pensa già a costruire la sua nuova squadra. Non vuole, non può perdere tempo: c’è da trovare il sostituito di Christian Eriksen dopo il malore al danese nella sfida contro la Finlandia agli Europei, il 13 giugno. “Dopo un paio di giorni abbiamo pensato subito a Calhanoglu. Ho trascorso più tempo al telefono con Hakan che con i miei familiari”, il racconto di Inzaghi nel dicembre 2021 a Gazzetta. LEGGI TUTTO

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    Milan, attacco da irrobustire: dipende tutto dalla Champions. Okafor in cima alla lista

    Con Ibra all’addio, l’incognita Origi e Rebic incerto, per la prossima stagione occorre un nuovo centravanti. Determinante per il budget l’esito della corsa europea: piace lo svizzero, in alternativa profili da sgrezzareCertezze: il reparto è destinato a cambiare. Su questo non c’è discussione. Il problema è che quando si parla dell’attacco rossonero le certezze si concludono qua. Può sembrare paradossale per un club che ha ambizioni di crescita costante perché è adesso, quando non è ancora finito l’inverno, che occorre progettare e seminare. LEGGI TUTTO

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    Mazzocchi: “La Salernitana si salva con lo spirito dell’anno scorso. E poi Mancini…”

    Era in ascesa, aveva anche conquistato l’azzurro poi si è bloccato per tre mesi. Ora un finale di stagione per il rilancio Correva forte Pasquale Mazzocchi: un rendimento molto alto, i primi gol in Serie A, la convocazione in Nazionale, il debutto in azzurro. Poi… “Poi ho dovuto cliccare stop. L’infortunio al legamento collaterale mediale del ginocchio destro mi ha fermato nel momento più bello: indossando la maglia dell’Italia, tra l’altro come primo giocatore della storia della Salernitana, avevo realizzato il sogno più grande. Era novembre, sono stato operato, ma adesso eccomi qui. Sono pronto a cliccare play e a ripartire: per aiutare la mia squadra a salvarsi e chissà, magari anche a tornare nel gruppo di Mancini”. LEGGI TUTTO

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    Inter e Milan: un tetto non basta più per il derby. Dalla pax milanese al gelo Usa-Cina

    Lukaku-Ibra da ring: meglio case divise? C’era una volta la cortese rivalità Moratti-Berlusconi. Ora derby sempre più roventi e rapporti più tesi. Un solo San Siro ha meno sensoDue derby in 6 giorni per guadagnarsi la finale di Champions League di Manchester: 7 e 13 maggio 2003. In quella settimana storica per il calcio milanese, probabilmente irripetibile, ad Adriano Galliani e Massimo Moratti veniva da ridere, perché si ritrovarono per due volte ai pranzi ufficiali di vigilia con le eminenze dell’Uefa. LEGGI TUTTO

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    Piccolo grande diavolo: si scrive Diaz e si legge “diez”, è il momento di Brahim

    Dieci è il suo numero di maglia, il numero dei campioni. A 23 anni, lo spagnolo del Milan sta dimostrando di meritarlo. Gol come quello al Tottenham vanno in questa direzione. Il resto è qui, in capitoli: dieci, ovviamente Nel gol segnato al Tottenham nell’andata degli ottavi di Champions, a naso il più importante finora, c’è tutto Brahim Diaz. Il suo bello – tempismo, aggressività, tenacia, coraggio – e ciò che ancora deve perfezionare: precisione ed efficacia del tocco. Riavvolgiamo il nastro: Theo spara in porta, Forster respinge tra petto e spalla, Brahim, che ha intelligentemente seguito l’azione, si avventa sul pallone per un tap-in a mezz’aria, a pochi metri dalla porta. Il suo tiro viene stoppato dal braccio del portiere già a terra, la palla si impenna quasi sulla linea e su di essa si lancia a volo d’angelo ancora Diaz, rischiando un calcio in faccia da un difensore proteso in spaccata, per spingerla in rete di testa. LEGGI TUTTO