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    Da Platini ai trofei con Milan e Juventus: le vite parallele di Pioli e Allegri

    Dagli incroci da giocatori a quelli in panchina. Sono gli ultimi due allenatori ad aver vinto lo scudetto con il Milan, mentre nella Juventus hanno ottenuto i loro successi più importanti: Stefano da calciatore, Max da allenatore. Si sono sempre sfiorati: il destino li avvicinava e poi li allontanava, come quelle calamite che si attraggono e poi si respingono. Hanno conosciuto le stesse città, ma in periodi diversi: non tanto per i ventidue mesi di differenza (Stefano Pioli è un ottobre ’65, Massimiliano Allegri un agosto ’67), ma più che altro per le traiettorie del loro percorso professionale. LEGGI TUTTO

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    Roux a Gasperini: “In panchina altri 10 anni con un pizzico di follia: è stata la mia fortuna”

    Per le 300 panchine di Gasp arrivano pure i complimenti dell’allenatore più longevo. Guy, all’Auxerre per 44 stagioni, dai dilettanti fino al titolo: “Convinsi Cantona conquistando nonno e genitori””A Gasperini – spiega Guy Roux, 83 anni di cui 44 sulla panchina dell’Auxerre, un record nei principali campionati – consiglio di allenare per altri dieci anni e di mantenere lo spirito della provinciale”. LEGGI TUTTO

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    Compari? Stavolta no: Marotta e Carnevali, l'amicizia che non fa sconti

    Sassuolo-Inter è l’incrocio tra i due dirigenti che sono vicini di casa e testimoni di nozze: un legame che ha scatenato gelosie, dagli Anni 80 agli affari per Sensi e Pinamonti, passando per Como e Ravenna fino al vertice Amici, testimoni di nozze e vicini di casa. Ma a debita distanza da una settimana: a scanso di equivoci. Gli a.d. di Inter e Sassuolo da quasi 40 anni sono legati da un rapporto speciale, per non dire unico. Il varesino Beppe Marotta e il milanese Giovanni Carnevali hanno fatto carriera nel calcio con percorsi differenti. Anche se hanno condiviso gli inizi tra la Brianza e il Comasco. In ogni caso è Milano il loro centro di gravità permanente: il centralissimo quartiere di Brera, per meglio dire. Chi frequenta quelle vie li incrocia facilmente e i ristoratori della zona, a turno, se li ritrovano a cena. Spesso per una salutare fuga dallo stress o più semplicemente per uno scambio di idee. Ma a volte anche per qualche affare. LEGGI TUTTO

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    Laurienté: “Mi ispiro a Juninho. Mbappé? Diverso da come sembra…”

    L’esterno neroverde: “Somiglio un po’ a Boga. A Sassuolo adattamento rapido, sono felice”Che la vita sia imprevedibile e che tutto possa cambiare in un attimo, Armand Laurienté l’ha imparato da piccolino, in modo tragico: “Io sono nato a Gonesse, avevo un anno e mezzo quando proprio lì, a poche centinaia di metri da casa mia, si schiantò il Concorde. In quella zona non si può costruire né coltivare la terra. E’ come se quella vicenda drammatica fosse un monito”. LEGGI TUTTO

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    Il prof Benetti e i suoi allievi: “Pioli era già leader, Allegri più leggero”

    L’ex Milan e Juve è stato docente dei due tecnici a Coverciano: “Stefano ha avuto pazienza, Max in rossonero è maturato. Sono ancora da scudetto”Romeo Benetti non è stato solo un grande centrocampista nel Milan di Nereo Rocco, nella Juventus di Giovanni Trapattoni e nella Roma di Nils Liedholm. È stato anche un apprezzato docente alla scuola del centro tecnico di Coverciano, in cui per 25 anni ha esaminato 2500 aspiranti allenatori, alla media di 250 all’anno, tra i quali Stefano Pioli e Massimiliano Allegri. LEGGI TUTTO

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    Ambrosini: “Il mio Milan era speciale. Leao come Henry. Pioli? Un allenatore moderno”

    Ha ideato un film per celebrare le tre finali di Champions dal 2003 al 2007. Su Sportweek racconta “i finti crampi di Inzaghi, gli sfottò di Pirlo, le forchettate di Gattuso”. E su Milan-Juve dice… Capitano nel dopo-Maldini (e già questo dice parecchio sullo spessore del calciatore e dell’uomo), 489 presenze con la maglia del Milan, quattro scudetti, due Champions, più tutto il resto vinto col club, oggi talent di Dazn, Massimo Ambrosini è la persona giusta per parlare del Milan-Juve in programma stasera a San Siro. LEGGI TUTTO

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    Retroscena Bellingham: era quasi fatta con la Juve, ora lo vogliono tutte le big

    Fascia bella stretta al braccio, Jude Bellingham non se la perderebbe per nulla al mondo. A 19 anni è capitano del Borussia Dortmund, in Bundesliga e in Europa. Ieri gol e assist in Champions, con i riflettori delle big costantemente puntate su di lui. Lo vuole il City di Pep Guardiola, ma in Inghilterra ci sono anche Chelsea, Liverpool e Manchester United. Poi? Ah sì, l’ha puntato il Real Madrid. 

    IL PIANO DEL DORTMUND – Già in estate qualche club si era fatto avanti ricevendo un no secco: “Untouchable”. Intoccabile. Era l’unica parola che i dirigenti del Dortmund ripetevano a ogni società che si avvicinava. E il messaggio arrivava forte e chiaro: “Credo non sia sul mercato – aveva detto Kurgen Klopp tempo fa – è questo  l’unico problema”. Tra qualche mese però il Dortmund potrebbe cambiare piano. Sa che non può tenerlo per sempre, di fronte a un’offerta importante potrebbe esserci un’apertura. Di cifre ancora non ne parlano, vogliono aspettare il Mondiale per capire se il valore del giocatore può salire ancora di più. 

    RETROSCENA JUVE – Oggi lo vogliono quasi tutte le big d’Europa, ma due anni fa il club più vicino a prenderlo è stata la Juventus. Estate 2020, Fabio Paratici tratta Bellingham col Birmingham, trova una base d’intesa e il giocatore va anche qualche giorno a Torino. È fatta. O quasi, perché poi Jude sceglie il Dortmund e tanti saluti alla Juve. Sliding door, scelte di vita. Ieri come oggi, quando fuori dalla porta del Dortmund già già la fila per lui. Bellingham nel mirino delle big, per un mercato da protagonista.  LEGGI TUTTO

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    Viaggio nella Belgrado di Vlahovic: quando Dusan era per tutti “il nuovo Batistuta”

    La madre lo immaginava laureato e in ospedale, ma il futuro centravanti della Juve mostrava doti speciali in campo già da ragazzino. Per Sportweek abbiamo parlato con allenatori e dirigenti del Partizan che, prima di tutti, quando Dusan aveva ancora 15 anni, erano sicuri di aver scovato un fenomenoDal nostro inviato Marco Guidi8 ottobre
    – Belgrado (SER)A Belgrado li chiamano i figli della guerra. Sono i nati nella prima metà del 2000, concepiti sotto le bombe della Nato. Il piccolo Dusan, per sua fortuna, non le ha mai viste. Forse solo sentite nella pancia di mamma Sladjana, che gli diede la luce 28 giorni dopo che il mondo aveva smesso di preoccuparsi per il Millennium Bug. LEGGI TUTTO