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    “Sarò come Garrincha”: la Fondazione Polito torna in campo

    Lucio Schiuma e la Fondazione Polito, un binomio inscindibile. L’uno, scrittore di fama internazionale; l’altra realtà unanimemente riconosciuta per la sua importanza nella battaglia quotidiana per l’adozione del Passaporto Ematico al fine di evitare che si ripetano tragedie come quella che portò via, tra gli altri, Piermario Morosini a neppure 26 anni in quell’infausto 14 aprile 2012. L’ultimo prodotto, edito da edizionicroce, è un e-book il cui titolo già invoglia alla lettura: “Sarò come Garrincha”, sottotitolo “Una entusiasmante storia di riscatto personale, fonte di ispirazione per il successo nello sport e nella vita”. La Coppa del Mondo domina la scena in copertina, le pagine scorrono via con leggerezza e il lettore vi si abbandona piacevolmente.
    Un altro capolavoro della Fondazione
    L’opera, che riempie d’orgoglio tutti coloro i quali si attivano giorno dopo giorno per rinnovare il messaggio della Fondazione Polito “Fortunato, Falzetti, Morosini” – su tutti, il presidente Davide -, in ambito nazionale ha già ricevuto numerosi riconoscimenti e racchiude in sé il feeling, l’unione d’intenti, il senso di una continua e reciproca collaborazione tra la Fondazione e Schiuma. Nel libro, che ha carattere educativo-motivazionale, si racconta una straordinaria storia di riscatto dal punto di vista non solamente sportivo, ma anche scolastico e sociale. L’e-book, disponibile su pc, tablet e smartphone, può essere scaricato gratuitamente cliccando sul sito della Fondazione Polito dopo aver compilato un semplice modulo. Per chi, invece, volesse recarsi a visitare l’immensa raccolta di cimeli custoditi al Museo del Calcio e nella Biblioteca, e così avere ulteriori informazioni anche sull’opera di Schiuma e della Fondazione, le porte della struttura di Santa Maria di Castellabate (Salerno) sono sempre aperte. Info: fondazionepolito.it.

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    LA FONDAZIONE POLITO FA CENTRO

    SANTA MARIA DI CASTELLABATE – La Fondazione “Fioravante Polito”, da anni in primo piano con l’obiettivo di salvaguardare la prevenzione e la salute degli atleti tramite l’adozione di iniziative a partire dal Passaporto Ematico (perché non è mai eccessivo sottolineare l’importanza di sottoporsi ad accurati controlli medici prima di dedicarsi all’attività sportiva), fa nascere il primo Museo del giornalismo sportivo italiano, con il plauso dell’Odg a firma di Carlo Verna e l’autorizzazione del logo. Si trova, naturalmente, a Santa Maria di Castellabate (Salerno) all’interno del museo del calcio “Andrea Fortunato”, meta di pellegrinaggio di semplici turisti e tifosi veri, nonché di ex protagonisti del mondo del calcio che non smettono di donare uno o più cimeli di pregio alla Fondazione.
    Cimeli e memorabilia
    Il Museo del giornalismo sportivo è uno spazio in cui raccontare e riflettere sull’importanza del giornalismo sportivo in Italia, non solo per la cultura tout court, in quanto la dimensione popolare dello sport ha avuto un impatto decisivo nella storia del Novecento e continua a farlo in maniera ancora più forte. All’interno della struttura saranno presenti straordinari memorabilia: fotografie, materiali originali appartenuti a grandi giornalisti e scrittori, come appunti, lettere, bozzetti, articoli scartati, oggetti che i più importanti giornalisti sportivi italiani hanno raccolto durante la loro attività, nonché impaginazioni, menabò storici, strumentazioni tecniche per la realizzazione dei giornali. Ma c’è spazio anche per altri memorabili oggetti, che fanno tornare alla mente il lascito di immensi autori sportivi, come la macchina da scrivere con la quale Gianni Mura ha scritto alcuni dei suoi pezzi più importanti, a suo tempo donata al Museo dalla moglie Paola.
    Gli obiettivi del Museo
    Insieme alla sezione dedicata ai memorabilia, il Museo del giornalismo sportivo si pone anche l’obiettivo di lavorare sulle storie e attorno alle idee dei giornalisti sportivi per discutere del passato, del presente e del futuro della professione e dello sport in generale, nonché sull’impatto esercitato da questo tipo di giornalismo sull’immaginario collettivo. «Vogliamo che il Museo del giornalismo sportivo sia sempre vivo – ha spiegato Davide Polito, presidente della Fondazione -. La nostra intenzione è intervistare i grandi giornalisti sportivi che in tutto il mondo non raccontano solo le gesta di un atleta ogni giorno, ma anche il modo in cui il mondo è cambiato e continua a farlo». Rinnovato l’invito a donare cimeli e altri oggetti: il Museo del Calcio è sempre aperto. LEGGI TUTTO