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    Juve, Bernardeschi saluta Raiola: Pastorello è il nuovo agente

    Nuovo capitolo calcistico per Federico Bernardeschi. Non un cambio di maglia, ma un cambio d’agente. L’esterno della Juve ha lasciato la procura di Mino Raiola e si è legato ufficialmente a Federico Pastorello, già agente di Romelu Lukaku. “Sarebbe dovuto accadere prima, ma alcune volte le belle cose hanno bisogno di più tempo per realizzarsi! – ha scritto il procuratore su Instagram pubblicando la foto della firma – Sono orgoglioso di annunciare che Federico Bernardeschi ha firmato con P&P Sport Management. Benvenuto in famiglia!”. Qualche giorno fa era invece toccato al compagno di squadra Arthur. LEGGI TUTTO

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    Nedved svela: “Juve, ecco la ricetta per vincere ancora”

    Pavel Nedved è intervenuto alla conferenza stampa di presentazione di All or Nothing:Juventus, la docu-serie dedicata al club bianconero. ” Non è semplice raccontare una stagione perché è sempre piema di emozioni  vissute intensamente. Abbiamo vinto per tanti anni ed era arrivato il momento di ringiovanire la rosa, creando un giusto mix di giocatori esperti come Buffon, Chiellini e Bonucci con giovani come Chiesa e De Ligt. È bellissimo vivere il rapporto tra la dirigenza e i calciatori, i rapporti con lo staff tecnico. Sono emozioni che portano al prodotto finale che sono le partite”, ha spiegato Nedved. “Abbiamo ottenuto tantissime vittorie, ma anche tante sconfitte. E’ stato bello affrontare le problematiche di una stagione in cui abbiamo vinto due trofei su quattro, con un allenatore esordiente come Pirlo e con Cristiano Ronaldo in squadra. Abbiamo cercato di realizzare il presente e il futuro del club, con l’obiettivo di essere competitivi in Italia e in Europa. Per continuare a vincere”, queste le parole del vicepresidente della Juve. LEGGI TUTTO

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    La Juve contro Sarri: la rivincita degli inallenabili?

    TORINO – Cosa voleva dire Maurizio Sarri quando parlava di «squadra inallenabile» sbattendo la porta dalla quale usciva per sempre dalla storia della Juventus? Nessuna delle possibili interpretazioni, tuttavia, è stata presa bene dallo spogliatoio bianconero e dalla Juventus genericamente intesa. E se la parola vendetta è intutilmente violenta, la sfida di sabato pomeriggio fra il tecnico di Figline e la sua ex squadra non è una semplice rivincita. C’è qualcosa di più fra Maurizio Sarri e la squadra «inallenabile», che nel frattempo è di nuovo guidata da Massimiliano Allegri e ripropone quindi un’altra spigolosissima sfida nella sfida. Nel 2021, nel calcio iperprofessionistico dove i campioni sono aziende, resta per fortuna una partita che, se vinta, può dare una soddisfazione umana in più e, se persa, può bruciare fastidiosamente. Di quelle dove sotto i sorrisi tirati dei saluti di prammatica frizza la voglia di dare una lezione all’avversario. La Juventus e Sarri non si sono lasciati bene. L’8 di agosto 2020, quindici mesi fa, si consumava un divorzio che, per alcuni, era iniziato nel giorno della presentazione. Mondi distanti, forse troppo, modi di fare e forse di essere incompatibili fra di loro e, a condire tutto, circostanze pazzesche come una stagione interrotta dal Covid che ha sconvolto tutto e tutti.

    Sarri ritrova la Juve

    Sarri e la Juventus, tuttavia, avevano capito che fra di loro qualcosa non funzionava quando nessuno sapeva ancora manco dove fosse Wuhan. Lo ha confessato Sarri medesimo in un’intervista di quest’estata ad Alfredo Pedullà: «A metà ottobre ho fatto una riunione con lo staff, ho detto loro di scegliere. La mia domanda era: andiamo dritto per la nostra strada così andiamo a casa tra 20-30 giorni oppure facciamo compromessi e vinciamo lo scudetto sapendo che poi andremo a casa lo stesso? Abbiamo provato a vincere lo scudetto lo stesso». Dopo un paio di mesi, insomma, si era rotto qualcosa fra lui e la squadra, che pure all’inizio lo aveva accolto con curiosità e disponibilità. Dopo il quinquennio di Allegri, provare qualcosa di nuovo era uno stimolo. Ma evidentemente l’effetto novità è finito presto. Perché?

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    Juventus TV è su Dazn: ecco cosa vedere

    Una notizia che di certo farà piacere a tutti i tifosi bianconeri. DAZN e Juventus hanno annunciato un accordo di distribuzione che vede la presenza di nuovi contenuti del club all’interno della piattaforma di streaming. Il popolo juventino avrà accesso a una ricca programmazione che include le conferenze stampa – della prima squadra maschile e femminile, nonché delle presentazioni dei nuovi acquisti – e le migliori partite di Serie A delle giocatrici di mister Montemurro.
    Cosa vedere su Juventus TV
    Tra i contenuti on demand anche gli highlights della prima squadra femminile e della primavera maschile, e nuovi format targati Juventus TV: Duels, la serie che mette a confronto i migliori giocatori che hanno fatto la storia del club bianconero; The Movie, il format dedicato alle analisi delle ultime partite giocate dalla Juventus. E ancora, History, la nuova serie che racconta le storie più appassionati dei migliori giocatori della Serie A, di allenatori e dirigenti, oltre alle partite più iconiche del calcio, come il match indimenticabile Torino vs Juventus del 1988, il derby decisivo per l’entrata in Europa, una sfida risolta ai rigori. LEGGI TUTTO

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    Dybala, firma e rinnovo con la Juve entro fine mese

    Sarebbe stato un bel modo di festeggiare il compleanno, firmare il rinnovo di contratto con la Juventus, ma il calendario internazionale, che lo vuole impegnato con l’Argentina, ha impedito a Paulo Dybala di farsi questo regalo. Poco male: lo “scarterà” con un po’ di ritardo. Perché sul fatto che la Joya e la Juventus si legheranno per altri cinque anni non ci sono dubbi ormai da tempo. «Siamo a un buonissimo punto, aspettiamo ancora un attimo e concludiamo», aveva confermato Pavel Nedved il 29 ottobre a margine dell’assemblea degli azionisti.Guarda la galleryJuve, la classifica dei falli subiti: ecco chi sono i più “tartassati”

    Dybala-Juve: gli aggiornamenti sul rinnovo

    Il vicepresidente, l’ad Maurizio Arrivabene e il dg Federico Cherubini hanno da tempo raggiunto l’accordo con l’agente di Dybala, Jorge Antun: la Joya guadagnerà 8 milioni all’anno, più 2 di bonus che diventeranno fissi se li centrerà per due stagioni di fila. Gli avvocati stanno mettendo a punto tecnicismi e dettagli, ma dal ritorno di Dybala, giovedì, che sarà accompagnato o seguito a breve dal suo agente, ogni giorno sarà buono per la firma e l’annuncio. Che non arriveranno oltre fine mese, o al massimo, visti i tanti impegni, non oltre Juve-Genoa del 5 dicembre. LEGGI TUTTO

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    Juve, Kean è rigenerato: pronto per la Lazio

    TORINO – Se dall’altra parte dell’Oceano qualche bianconero lamenta acciacchi, alla Continassa Massimiliano Allegri può sorridere. Nell’amichevole organizzata per valutare lo stato di salute della squadra, e in particolare di Moise Kean, l’attaccante ha risposto da bomber, segnando quattro gol e soprattutto mostrando di aver recuperato appieno dall’infortunio – un affaticamento muscolare alla coscia destra – che lo ha costretto a fermarsi tre settimane fa, alla vigilia di Inter-Juventus. Obiettivo raggiunto, quindi, visto che il tecnico livornese si era prefissato di riavere a disposizione Kean dopo la pausa del campionato: è sicuro che il nome del bianconero sarà inserito nella lista dei partenti per la trasferta di Roma, sabato 20 novembre, contro la Lazio di Maurizio Sarri. L’unico dubbio resta legato alla titolarità, se cioè Moise partirà dal primo minuto a fianco di Alvaro Morata oppure se subentrerà dalla panchina per alternarsi con gli altri attaccanti. Molto, ovviamente, dipenderà dalle condizioni di Paulo Dybala, alle prese con un problema muscolare al polpaccio. […]Guarda la galleryKean e Kaio Jorge che show! La Juve fa 11 gol in amichevole

    Kean recuperato, Kaio Jorge scalpita

    Il test contro la Pianese ha messo in luce un altro bomber in casa bianconera: Kaio Jorge è stato autore di una tripletta. C’è grande attesa per il giovane brasiliano, che può giocare soltanto in campionato perché escluso dalle liste Uefa: finora Allegri gli ha concesso poco spazio (4 presenze per 37 minuti) ma lo ha sempre esaltato in conferenza stampa («E’ sveglio, sa giocare a calcio e ha personalità») e l’attaccante ha risposto agli elogi sfruttando le poche comparsate mostrando grinta e carattere. Adesso scalpita e chissà che con un calendario così fitto Allegri non decida di dargli più minutaggio.

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    Juve, per Kean test in campo con La Pianese in vista della Lazio

    TORINO – Un sabato mattina sul campo, per giocare. È diventata una abitudine, per Massimiliano Allegri, organizzare una sgambata durante la sosta per le Nazionali per non far perdere il ritmo a chi è rimasto alla Continassa. Può trattarsi di una partita ufficiale, come capitato con l’Alessandria in occasione dello stop per la Nations League, oppure può essere un confronto informale, come quello di oggi. Un match di neanche un’ora, verso le 11, contro la Pianese, squadra di San Raffaele Cimena, paese a pochi chilometri da Torino, inserito nel programma di lavoro.

    Del gruppo bianconero sono rimasti a casa in otto, cui si è aggiunto Giorgio Chiellini, costretto a lasciare il ritiro dell’Italia per una infiammazione al tendine d’Achille sinistro. E quindi si vedranno in campo Mattia Perin (che si alternerà tra i pali con Carlo Pinsoglio), Luca Pellegrini, Daniele Rugani, Arthur, Kaio Jorge e Moise Kean. Niente da fare, invece, per Mattia De Sciglio, ancora alla prese con una lesione al bicipite femorale accusata una manciata di minuti dopo l’inizio di Juventus-Sassuolo, il 27 ottobre.

    Kean al rientro dopo l’infortunio

    Attenzione puntata, ovviamente, sul centravanti azzurro, atteso al rientro dopo un affaticamento muscolare che, in sostanza, gli farà saltare un mese di attività. L’ultima sua presenza era stata infatti nella trasferta vincente di San Pietroburgo contro lo Zenit, il 20 ottobre, da subentrante a un quarto d’ora dalla conclusione della partita. Kean è tornato in gruppo mercoledì e sta lavorando per rientrare sabato prossimo, quando la Juventus sarà attesa dalla delicata partita in casa della Lazio, dove la aspetta un ex sicuramente poco propenso a concedere sconti come Maurizio Sarri. E altrettanto si attende qualcosa Allegri dai suoi centravanti, soprattutto in materia di gol. L’impegno, pur con alti e bassi, non è mai mancato.

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    Con Mattarella nasce il PalaSermig. Olivero: “Juve e Toro, venite da noi”

    Combattere la fame e le grandi ingiustizie, costruire la pace, sensibilizzare l’opinione pubblica davanti al dramma dei poveri, degli emarginati. Di qualunque angolo del mondo, di qualunque età, religione, sesso. Tutti uguali. Tutti, sempre. Madre Teresa di Calcutta, santa in vita e Santa dopo la morte, propose Olivero come candidato per il Premio Nobel per la Pace. Oggi, Olivero riceverà per la sesta volta (pensate: sesta volta, più anche un incontro a Roma) il nostro (grande) Presidente della Repubblica, da stamane a Torino per un paio di giorni tra diversi impegni istituzionali. Stamane alle 11 Sergio Mattarella inaugurerà il PalaSermig, un palazzetto polivalente da 420 posti omologato Coni per futsal, basket e volley. Una nuova struttura sportiva nata non lontano dall’Arsenale della Pace, che del Sermig è dal 1983 il cuore pulsante (e accogliente: davvero in ogni aspetto, nel senso che è un luogo che accoglie i corpi e le anime, ospita tutti i bisognosi). Il PalaSermig sorge in via Carmagnola 23, in una zona della città, tra i quartieri Aurora e Porta Palazzo, che versava nel degrado. E dove il concetto di vita facile non esiste. praticamente mai. Utilizzata già da settembre, da oggi inaugurata, questa nuova struttura polifunzionale è un polo sportivo aperto a tutti, a cominciare dalle 6 squadre di calcio a 5 e dalle 2 di volley dell’Asd Sermig. Ma il progetto sportivo del Sermig, nato nel 2011, si allargherà anche al basket, presto. E al desiderio di ospitare pure corsi didattico-sportivi, per esempio per tecnici e arbitri. L’obiettivo è “restituire lo sport” alle famiglie più fragili grazie a volontari, allenatori e professionisti che anche nello sport donano il loro tempo e le loro capacità.

    Volontariato. Mani che si allungano e si offrono. A chi non ha i mezzi economici. A oggi sono già 150 gli atleti che soltanto grazie al Sermig hanno avuto la possibilità di fare sport, perché gratuito in base al reddito. «In tutti questi anni abbiamo capito che lo sport è uno strumento incredibile per diffondere tra i più piccoli i valori del rispetto, della convivenza, dell’amicizia, dell’inclusione. Il PalaSermig ne è la casa, come un nuovo Arsenale dello Sport. Siamo felici che il Presidente Mattarella abbia scelto ancora una volta di essere con noi. Viviamo tutto come un’occasione per crescere nella responsabilità». Noi di Tuttosport siamo orgogliosi e felici di aver contribuito, dopo la tragica alluvione del 2000. Di aver dato una mano concreta al Sermig (l’Arsenale della Pace fu devastato dall’acqua della Dora Riparia esondata) e alla Valle D’Aosta, con l’organizzazione di un derby benefico e altre iniziative connesse per recuperare fondi, oltre 600 milioni di lire (all’epoca non c’era ancora l’euro). Oggi saremo spettatori sempre felici, e anche giustamente umili, davanti a Olivero, al suo mondo di volontari e al nostro amato Presidente della Repubblica.

    «Il PalaSermig è nato in un’area della città dove c’erano più siringhe che fogne. In pochi mesi è stato costruito, abbastanza in fretta. Una decina di mesi appena, grazie a donazioni e all’impegno nel volontariato. Chi ci ha offerto intelletto e mano d’opera, dall’ingegnere al muratore, chi mattoni, chi risorse. Nell’Arsenale della Pace accogliamo e aiutiamo donne, uomini, bambini e famiglie di 30 nazioni diverse. Il Sermig è il cuore di Torino che vuole bene a tutto il mondo. Nessuno deve sentirsi straniero nella terra di Dio. Siamo tutti stranieri, nell’Arsenale della Pace. E quindi nessuno lo è. E tutti dovremmo sentirci un po’ più stranieri, nella vita»: e comprendiamo al volo che questa frase, questo messaggio è rivolto a tutti noi, a tutti noialtri fuori.

    Gli diciamo: se non ricordiamo male, nel 2000 l’alluvione vi arrecò 2 miliardi di lire di danni, le vostre strutture furono devastate. «Oltre 2 miliardi, sì». Riprendiamo la parola: allora, Olivero, le chiediamo quale sia secondo lei la più grande alluvione, oggi nel 2021, a Torino e nella nostra cara Italia. Con i suoi pregi enormi, ma anche con i suoi difetti persi no terribili. «L’indifferenza e l’odio», ci risponde immediatamente. L’indifferenza e l’odio: la più tragica alluvione del giorno d’oggi, nel nostro mondo di Paese comunque privilegiato globalmente, ma con nel suo seno crescenti fette di popolazione sempre povere o sempre più povere. E con popoli in marcia o sulle onde del Mediterraneo, emigranti, che chiedono aiuto, perché nulla o quasi nulla hanno se non la speranza. L’odio e l’indifferenza, «la più grande alluvione di oggi». Una peste. E non perché siamo in tempo di Covid. E’ una peste del cuore.

    «Un tempo uscivamo dall’Arsenale della Pace con i nostri bambini, perché dentro non avevamo spazi per farli giocare. Ora avranno il PalaSermig»: naturalmente con accessi facilitati anche per chi è portatore di disabilità fisiche. «Sarà come sempre emozionante incontrare il Presidente della Repubblica. Il primo che ricevemmo fu Sandro Pertini nel 1984. Venne a inaugurare l’Arsenale della Pace»: dopo anni di richieste, il Comune aveva concesso al Sermig (a Ernesto, Maria, amici e volontari che già da 20 anni si impegnavano concretamente per i bisognosi della città) parte delle strutture del vecchio Arsenale militare dell’Ottocento, situato in Borgo Dora, all’epoca uno dei quartieri più poveri e malfamati di Torino. Con l’aiuto di migliaia di giovani volontari provenienti da tutta Italia, il Sermig restaurò interamente l’edificio, da decenni fatiscente. E nacque così l’Arsenale della Pace: quarantamila metri quadrati di accoglienza e generosa solidarietà. «Chi tocca Olivero tocca me», disse Pertini, che ovviamente già conosceva bene il Sermig. «Andrò a inaugurare l’Arsenale, annunciò. Aprile ’84. Da allora, tutti i Presidenti della Repubblica sono venuti a trovarci. Per il Presidente Mattarella sarà addirittura la sesta volta. Noi una volta andammo da lui, ci volle al Quirinale: con tutti i nostri bambini al fianco».

    Ha 81 anni, Ernesto Olivero. La sua vita, oggi? «Come è sempre stata. Impegnato 20 ore al giorno». Noi, qui a Torino, abbiamo sempre intravisto nell’impegno del Sermig (così come del Gruppo Abele di don Luigi Ciotti) un filo rosso giunto e srotolato fino ai nostri tempi nel solco dell’eredità e dell’insegnamento dei grandi Santi Sociali della città in epoca industriale, nell’Ottocento. Da città a metropoli. E, ieri come oggi, migliaia di persone povere, bisognose, emarginate.

    Ricordiamo insieme a Olivero l’alluvione di 21 anni fa. «Finimmo tutti distrutti. L’acqua ci arrivò fin quasi all’altezza della testa, nell’Arsenale. Tutto il quartiere fu inondato dalla Dora. Dissi subito: prima gli altri, poi noi. Mettemmo in sicurezza i nostri ambienti, le nostre due o tre caldaie più a rischio, e poi uscimmo per strada. Andammo tutti ad aiutare la gente del quartiere a svuotare le case inondate di acqua e fango. Un disastro». Oltre 2 miliardi di lire di danni, per l’Arsenale. Tuttosport, con il derby benefico e le altre iniziative connesse di solidarietà, riuscì a recuperare 600 milioni di lire. Metà per gli alluvionati della Val d’Aosta, metà per aiutare il Sermig a far rinascere nell’Arsenale della Pace. «Vi saremo per sempre grati», ci dice Olivero. A tutti noi di Tuttosport si accappona la pelle, a sentire queste parole. «La nostra parte, comunque, la dividemmo con le famiglie alluvionate del quartiere. Per noi utilizzammo solo 17 milioni di lire»: sempre per la rotta morale del prima gli altri, e dopo noi. Olivero lo ripete sempre da 60 anni: «Dividi, per moltiplicare. Dividi, e moltiplichi».

    All’epoca, Torino e Juventus raccolsero con immediata disponibilità il nostro appello. Applaudimmo tutti. Ecco, per cui chiediamo a Olivero quale nuovo appello, oggi, rivolgerebbe lui ai due club, attraverso Tuttosport. Oggi, 12 novembre, con il Presidente Mattarella ancora una volta a fianco del Sermig. Cosa vorrebbe dire ai due presidenti di Torino e Juventus, Olivero? La risposta, di getto: «Mi piacerebbe che venissero insieme nel nostro Arsenale della Pace. Ma non soltanto i due presidenti. No, con tutti i dirigenti e i giocatori, tutti assieme, in modo da poter ospitare due grandi famiglie che 21 anni fa ci furono amici, al fianco. Ci piacerebbe che le due squadre venissero da noi accompagnati da voi di Tuttosport per vedere che cosa è nato a Torino. E sono convinto che per molti ragazzi, per molti giocatori sarebbe una sorpresa assoluta. L’Arsenale nacque nel 1983 grazie a incredibili atti di generosità di un numero eccezionale di persone. Se le due squadre entreranno da noi, ci faranno visita, saranno sicuramente toccate. Si emozioneranno. Diranno che a Torino ha vinto la scelta di una bontà che disarma tutto. L’odio è sempre più diffuso, nella nostra società occidentale. Dobbiamo combatterlo, come l’indifferenza. Dobbiamo fare in modo che la luce della bontà squarci il buio. Dobbiamo aiutare la gente, l’opinione pubblica a diventare attiva nel compiere atti positivi. Non bisogna puntare sul buonismo una tantum, ma su un percorso di bontà». E’ sempre per tutti noi, questo messaggio di Olivero. «La bontà è disarmante, dobbiamo saperlo. E praticarla. Vengano da noi le due squadre. Vengano nell’Arsenale a interrogare le persone che vivono qui, che lavorano da noi. Decine di migliaia di persone sono venute a visitarci in questi anni. Vengano anche le due squadre di Torino, ora. Siamo parte di una Torino buona: i giocatori vengano a vedere con i loro occhi se è vero».

    E’ un appello meraviglioso. Sentiamolo tutti sulla nostra pelle: andiamo a emozionarci, facciamoci rapire dall’emozione, impariamo una lezione, poi cerchiamo di metterla in pratica, ciascuno secondo le proprie possibilità. E’ un messaggio evangelico, senza distinzioni. Dettato da una persona che a un certo punto, da giovane, nel pieno di una crescente carriera ad alto livello dirigenziale sino all’impiego nell’istituto bancario San Paolo, decise di svestire i panni del quotidiano. E anche lui, a suo modo, indossò un saio. Un’opera santa, ecco come intendiamo il Sermig. Se Madre Teresa di Calcutta e Giovanni Paolo II si legarono a Olivero offrendo un’amicizia sincera, dobbiamo fermarci sulla soglia del celeste, secondo noi. Il patriarca di Gerusalemme volle Olivero come mediatore per trovare una soluzione al terribile, tragico assedio alla basilica della Natività di Betlemme, nel 2002. Olivero contribuì a seminare la pace anche lì. La bandiera del Sermig, immagine celebre da tanti anni, campeggia in tutte le Case create nel mondo seguendo le orme di Madre Teresa di Calcutta: fu lei a deciderlo, pochi giorni prima di morire, quando volle incontrare ancora una volta Olivero in Italia, prima di tornare in India.

    Ci dice: «A 81 anni, se mi volto indietro, dico che ho sempre vissuto con pienezza. Ho accettato sia i consigli sia le difficoltà. Ho fatto sempre il mio possibile. Non ho rimpianti, non potrei averne: ho dato tutto me stesso e tutto darò sino alla fine. E’ la mia soddisfazione maggiore: non essermi risparmiato, di fronte all’altro che ha bisogno di aiuto. Sempre guardando negli occhi le persone. E lasciandomi guardare. Non ho mai trattenuto neanche un’emozione per me. Anche l’emozione l’ho sempre condivisa con gli altri. Noi del Sermig abbiamo sempre fatto tutto il nostro possibile. Ma non deve mai essere motivo di vanto. Bisogna guardare oltre, sempre. Io ragiono così. Ho sempre ragionato così. Noi siamo cresciuti proprio grazie all’imprevisto. L’imprevisto è diventato la nostra storia. E quindi diremo sicuramente di sì quando il prossimo imprevisto verrà a bussare alla nostra porta. Da qualche anno ho scelto anche di dismettere tutte le cariche che per tantissimo tempo avevo avuto come fondatore del Sermig. Do il mio servizio lo stesso, anche se sto di lato. Lo faccio volentieri, non ho mai avuto la mania di stare al primo posto, neanche quando ero dirigente di banca. Di mia spontanea volontà mi metto al servizio degli altri. Ho sempre davanti l’idea che amare e rispettare l’altro possa anche risultare difficile, tante volte, ma più le cose sono difficili, più bisogna provarci. Me lo ricordava sempre Madre Teresa. E anche adesso penso che mi guardi e mi accarezzi il volto, prima di appoggiare le mani sul suo cuore: faceva sempre così da viva, quando mi incontrava. E se l’alluvione di oggi è rappresentata dall’indifferenza, dall’odio, allora quella Torino tante volte alluvionata per ragioni diverse può diventare un grande esempio di umanità».

    Copiamo e incolliamo per chiarezza esplicativa ed esigenze di sintesi: “Dal 1996 la fraternità del Sermig opera anche in Brasile con l’Arsenale della Speranza per l’accoglienza del popolo della strada di San Paolo e dal 2003 in Giordania con l’Arsenale dell’Incontro, luogo di accoglienza per giovani portatori di handicap e di dialogo fra persone di diversa provenienza e fede. All’Arsenale della Pace di Torino si totalizzano ogni giorno 1.500 ore di volontariato. La struttura costituisce un punto di incontro tra culture, religioni e schieramenti diversi per conoscersi, dialogare e cooperare, fornendo anche ospitalità e sostegno a famiglie bisognose, madri sole, carcerati, stranieri, poveri che hanno bisogno di cure, di casa, di lavoro. E’ inoltre un luogo di preghiera, dove chiunque può sostare e riflettere. In quarant’anni il Sermig – Arsenale della Pace ha portato avanti 2.100 progetti di sviluppo al servizio delle comunità più povere di quasi un centinaio di Paesi del mondo, azioni continue di solidarietà, di ricerca di dialogo tra culture e religioni diverse. A partire dagli Anni Novanta l’Arsenale della Pace si è aperto all’incontro con giovani provenienti da tutta Italia e dall’estero, proponendo innumerevoli esperienze di condivisione, di solidarietà e di sensibilizzazione sulle tematiche care al Sermig. Sono stati sostenuti complessivamente 2.500 progetti di sviluppo in 88 Paesi del mondo”.

    Ventiquattro ore su ventiquattro, il Sermig esiste dal 24 maggio del 1964: 20.991 giorni. L’Arsenale della Pace, aperto il 2 agosto del 1983, accoglie il mondo intero da 13.982 giorni. Al termine della nostra chiacchierata con Olivero, ci saluta così: «Grazie di cuore. Vi voglio bene, tutti». E’ l’ultimo messaggio che ci detta: sempre per tutti. LEGGI TUTTO