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    Nuova Juventus, comincia la battaglia: due mesi per preparare il primo round

    TORINO – Il polverone ha preso quota fin dagli ultimi giorni di novembre, e da allora i granelli non si sono più posati a terra. La gogna mediatica, nel frattempo, ha però fatto il proprio corso, emettendo sentenze sull’insindacabile base del sentimento popolare. Ma l’inchiesta Prisma sui conti della Juventus, in realtà, non è ancora sfociata in processo. Di più: a livello formale, non è nemmeno ancora stato stabilito se il procedimento si terrà per davvero. A decretarlo sarà il gup Marco Picco in occasione dell’udienza preliminare, e qui veniamo alla stretta attualità: la data individuata per il prossimo passo della giustizia ordinaria, come trapelato nella giornata di ieri, è infatti quella di lunedì 27 marzo. Sullo stesso argomentoReport: ecco perché la Juve si è arrabbiata (e noi abbiamo ripassato le tesi dei pm)Juventus

    Al bivio

    Nell’occasione, dunque, il giudice dell’udienza preliminare deciderà se optare per il decreto di rinvio a giudizio o, in alternativa, per la sentenza di non luogo a procedere a carico degli indagati finiti nel mirino del procuratore aggiunto Marco Gianoglio e dei pubblici ministeri Ciro Santoriello e Marco Bendoni. E, dunque, la Juventus – intesa come persona giuridica – e altri dodici individui, a partire dall’ormai dimissionario presidente bianconero Andrea Agnelli per arrivare a Pavel Nedved, Maurizio Arrivabene, Fabio Paratici, Marco Re, Stefano Bertola, Stefano Cerrato, Cesare Gabasio, Francesca Roncaglio, Enrico Vellano, Stefania Boschetti e Roberto Grossi. Agli indagati, nello specifico, la Procura di Torino contesta reati quali false comunicazioni sociali, ostacolo all’esercizio delle funzioni delle autorità pubbliche di vigilanza, manipolazione del mercato, dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti.

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    Vieri, la Juventus e Allegri: “Squadra forte ma non si può giocare così male”

    MILANO – Non ha peli sulla lingua, mai avuti. Christian Vieri, da sempre Bobo per tutti, ieri insieme all’amico Bernardo Corradi ha presentato il PLB World, un nuovo spazio in centro a Milano, a due passi dalla stazione Centrale e il palazzo della Regione Lombardia, che sarà dedicato ai giovani interessati al mondo del gaming e degli esports. L’occasione è servita anche per sentire l’idea di Vieri sulla Juventus, su quanto accaduto a Napoli e sulla stagione della squadra bianconera. E come succede ai microfoni della “Bobo Tv”, l’ex centravanti, anche della Juventus nell’annata ’96-97, non si è nascosto dietro frasi fatte. Anzi. E ha messo nel mirino il gioco espresso dalla squadra di Massimiliano Allegri, uno dei tasti dolenti dell’annata juventina. Prima di tutto, però, Vieri ha voluto esaltare la squadra che venerdì ha vinto al Maradona: «Ho visto un grandissimo Napoli, ha fatto una partita devastante come per altro sta facendo da inizio campionato e pure in Champions – ha esordito Vieri -. Tutto il mondo sta vedendo e applaudendo il Napoli. Non sono tanto i 5 gol che ha segnato alla Juventus, ma come ha giocato. Perché se giochi così è più facile fare gol, se non giochi a calcio, è invece più difficile. Il Napoli è una cosa che non si vede da 20 anni in Italia, merita di vincere il campionato perché sta dimostrando di essere di un’altra categoria».Guarda la galleryJuve horror a Napoli: Bremer diventa Ogbonna sui social

    Accusa precisa

    Chiaramente il riferimento al gioco è l’assist che Bobo ha usato per entrare a gamba tesa sulla Juventus: «Non saprei come gestire questo momento, è difficile da dire. La Juve però è una super squadra, ha vinto otto partite di fila – ha proseguito -. Però deve giocare meglio, perché non basta vincere sempre 1-0 giocando in quel modo per poter pensare di poter ambire a qualcosa. Io per esempio non posso più accettare la frase “l’importante è vincere”. Andava bene 30 anni fa, oggi no, è una comunicazione non corretta. La Juve è fra i club più importanti del mondo e deve giocare meglio perché così non si va da nessuna parte». Presa la rincorsa, Vieri, così come quando era in campo a lottare contro i difensori avversari, ha proseguito dritto come un toro: «La Juventus è forte, fortissima, infatti è terza in classifica, non è che può essere ultima, ma deve giocare molto meglio – ha insistito Bobo -. Si vede che la Juve in campo fa fatica, a volte sembra che i giocatori non sappiano bene cosa fare. Non mi piace vedere una Juve così, soprattutto se vuole competere a livello europeo».

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    Capitolo assenze

    Vieri non ha voluto neanche dare l’alibi delle assenze ad Allegri: «Anche altre squadre hanno avuto problemi di infortuni – ha aggiunto l’ex bomber dell’Inter -. Il Napoli ha giocato senza Osimhen per un mese e mezzo, ma ha vinto comunque, esprimendo un bel calcio. L’Inter non ha praticamente mai avuto Lukaku però che partita ha giocato contro il Napoli? La squadra di Inzaghi adesso non sta benissimo, ma sa giocare bene a calcio, l’ha dimostrato in Europa, così come il Milan ha una chiara idea di gioco. La Juventus no, vorrei vedere una cosa diversa. E comunque quando i bianconeri hanno vinto otto partite di fila, non mi pare che sia evidenziato il fatto che mancassero alcuni giocatori, si sottolineava la solidità difensiva. Ora è facile dirlo». E a proposito di “assenti”, Vieri ha voluto dedicare un pensiero anche a Dybala, un ex forse rimpianto? «Questo non lo so, bisognerebbe chiederlo alla Juventus o all’Inter che lo voleva, però dico bravo a Mourinho per averlo portato a Roma: un grande colpo, solo lui poteva farlo. Il rendimento di Dybala e i suoi gol non mi stupiscono – ha concluso Vieri -: se sta bene, l’argentino è un grande giocatore».

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    Kombouaré, dalle piroghe alla sfida Juve: tutto sul tecnico del Nantes

    È nato in un villaggio di pescatori, vicino alla Baia delle Piroghe, a quasi 17.000 chilometri di distanza dall’Italia: la stessa che c’è – sempre in linea d’aria – fra Roma e Hobart, capitale della Tasmania, ovvero ai nostri antipodi. Il posto è semplicemente da sogno. Mare turchese chiarissimo, barriera corallina, pesci variopinti, spiaggia candida, palme. Parliamo di Plum, frazione di Le Mont-Dore, un comune a Sud di Noumea cioè la capitale del dipartimento francese d’Oltremare della Nuova Caledonia. È in questo luogo paradisiaco che ha visto la luce 59 anni fa Antoine Krilone Kombouaré, allenatore del Nantes avversario della Juventus fra un mese esatto (16 febbraio) all’Allianz Stadium di Torino nell’andata degli spareggi di Europa League.

    Piroghe, pesca, nuoto

    Diciamo subito che non esiste sulla faccia della terra un altro allenatore neocaledoniano alla guida di un top club straniero della massima divisione. E, giusto per dovere di cronaca, ricordiamo che la Nazionale di calcio della Nuova Caledonia occupa la posizione numero 161 nell’ultimo ranking Fifa. È preceduta dal trio Singapore, Myanmar, Papua Nuova Guinea ed è incalzata a pochissimi decimi di punto dal terzetto formato da Tahiti, Fiji e Vanuatu. A quelle latitudini, poco più a Nord del Tropico del Capricorno e circondati dall’Oceano Pacifico, non è propriamente la cosa più semplice diventare calciatori e poi, magari, allenatori. Innanzitutto perché lo sport che va per la maggiore è il “tika”, un curioso gioco a squadre dove gli atleti devono lanciare una specie di giavellotto. Poi ci sono le regate veliche, le gare a colpi di pagaia sulle caratteristiche piroghe a bilanciere, il nuoto, i tuffi, la pesca sportiva e subacquea e inoltre perché i campi di calcio scarseggiano. Abbiamo detto di luoghi onirici, paesaggi incredibili, sole cocente, temperature che invitano a buttarsi in mare per rinfrescarsi piuttosto che calzare le scarpette e correre dietro un pallone.

    Jorge maestro tattico

    Ma qualche rarissima eccezione c’è: come appunto Kombouaré che da ragazzino s’iscrive nei pulcini del WS Tanari Plum, la società di calcio dilettantistica del suo paese, e si mette in luce nei tornei giovanili fino al debutto nel campionato locale e la convocazione nella Nazionale Under 20 neocaledoniana.

    È un difensore centrale coriaceo e potente, bravo nell’anticipo, piedi buoni. Un talent scout locale lo segnala al Nantes, club bretone famoso per il suo storico Centro di formazione giovanile della “Jonelière”. È il 1983. Antoine supera il provino e firma il suo primo contratto professionale. Resterà 7 stagioni nella città-natale di Jules Verne, svezzato dal fiero Jean-Claude “Coco” Suaudeau, ex gloria gialloverde. Nel luglio 1990 passa al Tolone, ma si dimostra subito d’un altro livello. Troppo forte. Pronto per il grande salto a Parigi, ufficializzato il 1° dicembre.

    Con il Psg conquista una Ligue 1, due Coppe di Francia e una Coppa di Lega. I suoi allenatori sono i transalpini Henri Michel e Luis Fernández inframmezzati dal portoghese Arthur Jorge, maestro di tattica, sotto la cui guida vince il campionato e la Coppa di Francia. Va quindi a raccogliere altri ingaggi in Svizzera (Coppa elvetica alzata nel 1996 con il Sion) e in Scozia (due stagioni all’Aberdeen) per chiudere la carriera agonistica nella nobile decaduta (in Serie C) Racing Club Parigi.

    Valenciennes promosso

    Mentre tira gli ultimi calci nello storico stadio di Colombes (dove l’Italia di Pozzo conquistò nel 1938 il secondo titolo mondiale), studia e consegue il titolo di allenatore in modo che, poche settimane dopo aver appeso le scarpe al chiodo, comincia la sua nuova avventura di tecnico alla guida della squadra B del Paris Saint-Germain. Dopo 4 anni di gavetta accetta la chiamata dello Strasburgo, che conduce a una comoda salvezza (13° posto). La stagione successiva viene esonerato dopo 9 giornate. Ma pochi mesi dopo, luglio 2005, eccolo al lavoro a Valenciennes, in Ligue 2: annata da ricordare per i “Cigni” rossobianchi che trionfano concludendo al primo posto e guadagnando la promozione nel massimo campionato.

    La gaffe di Al Khelaifi

    Dopo quattro anni nel Nord, giunge la telefonata del Psg che nel 2009 lo richiama per affidargli, stavolta, la conduzione della prima squadra. Al primo colpo, monsieur Antoine conquista la Coppa di Francia e si qualifica per l’Europa League. Seconda stagione di ordinaria amministrazione mentre nella terza ecco l’esplosione.

    I “tricolores”, grazie anche agli ingaggi voluti dal nuovo presidente qatariota Nasser Al Khelaifi e suggeriti dal nuovo ds Leonardo (Pastore, Ménez, Gameiro, Matuidi, Mohamed Sissoko, Sirigu, Lugano, Bisevac), schizzano in vetta alla Ligue 1 e chiudono il girone d’andata con tre punti di vantaggio sul Montpellier. È il 21 dicembre 2011. Kombouaré passa un Natale sereno con la famiglia e si appresta a festeggiare l’avvento del 2012 quando, alla vigilia di Capodanno, viene licenziato a sorpresa da Al Khelaifi: «Mi spiace, abbiamo preso Ancelotti. Grazie lo stesso di tutto… ». Un fulmine a ciel sereno. Il neocaledoniano passa al “Camp des Loges” per ritirare gli effetti personali dall’armadietto e salutare la squadra. Che sotto la guida del nuovo tecnico emiliano perde terreno, perde la testa e conclude il campionato al 2° posto, staccato di tre lunghezze dal Montpellier. «Mi sarebbe piaciuto restare – ripete ancor oggi – soltanto per vedere come si sarebbe classificato il Psg in Ligue 1 con me in panchina. Alla prova dei fatti non posso certo sentirmi inferiore ad Ancelotti… Ho pensato che mi esonerassero in concomitanza con l’avvento della nuova proprietà, ma così, con la squadra prima in classifica e reduce dal successo esterno di Saint-Étienne… »

    «Pensiamo a salvarci»

    Da allora è passata tanta acqua sotto i ponti. Kombouaré è andato a lavorare a Riad (Al Hilal) e ha quindi rifatto un nuova gavetta in provincia fra Lens, Guingamp Digione e Tolosa. Dal febbraio 2021 è tornato al Nantes, suo primo amore, in sostituzione del disastroso e perdente ex ct francese Domenech. Lo scorso maggio monsieur Antoine ha subito regalato al primo colpo la Coppa di Francia, rivinta dai gialloverdi dopo 22 anni. Fra un mese ci sarà l’eurosfida contro la Juve in Europa League, ma lui si schermisce: «Dobbiamo pensare a salvarci, l’Europa non è prioritaria, la Juventus è una grandissima squadra».

    Già, ma poche ore dopo il tracollo bianconero a Napoli, il Nantes ha schiantato 3-0 fuori casa il Montpellier (gol di Girotto, Mohamed e Blas, debutto in difesa del possente 17enne Zézé) risalendo al 13° posto in classifica. Da Arthur Jorge ha anche imparato a fare pretattica. Allegri, occhio… LEGGI TUTTO

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    Juventus Next Gen, la Coppa Italia per ritrovare sorriso e vittoria

    La Juventus Next Gen non conosce più vittoria. La compagine bianconera in campionato è reduce dal pareggio contro il Padova per 1-1, e prima ancora da ben quattro sconfitte consecutive. Bene aver interrotto il trend negativo, ma servirà sicuramente fare di più, tornando dunque al successo. Si proverà a ritrovare il sorriso in Coppa Italia, nella competizione in cui è arrivata l’ultima vittoria della squadra di mister Massimo Brambilla.Guarda la galleryJuve Next Gen, interrotta la serie negativa: col Padova è 1-1
    Juventus Next Gen, ora il Foggia
    Mercoledì allo stadio Zaccheria l’under 23 juventina affronterà il Foggia di mister Gallo nella semifinale di andata della competizione tricolore. L’ultimo trionfo per i bianconeri arrivò proprio in Coppa Italia: era il 7 dicembre, e grazie al 2-1 rifilato proprio al Padova all’Euganeo con le reti di Cerri e Sekulov si assicurarono il passaggio del turno. La Coppa Italia capita dunque al momento giusto, anche perché l’avversario da affrontare non vive un momento facile. Il Foggia è infatti reduce da due sconfitte consecutive nelle due partite giocate in questo 2023: prima il 2-3 contro il Picerno, con il gol decisivo subito nel recupero, e poi la caduta dello scorso sabato a Francavilla Fontana contro la Virtus. E lo stesso tecnico dei Satanelli, Fabio Gallo, spera in una reazione nel match contro la Juventus Next Gen, come dichiarato nell’ultimo post partita: “È stata una partita non all’altezza, non ci sono scuse. Il match di Coppa Italia? La nostra ultima partita, sotto tanti punti di vista, non è stata sicuramente all’altezza, ma abbiamo diversi giorni per preparare il match contro la Juventus e smaltire quest’altra brutta figura”.Mister Brambilla dunque avrà di fronte una squadra ferita ma in un periodo tutt’altro che positivo: bisognerà approfittarne e ottenere una vittoria che manca da cinque partite, per poi ritrovare smalto anche in campionato. LEGGI TUTTO

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    Juventus, inchiesta Prisma: udienza preliminare il 27 marzo

    TORINO – L’udienza preliminare per l’inchiesta Prisma sui conti della Juventus è stata fissata per il prossimo 27 marzo, di fronte al giudice Marco Picco. A inizio dicembre la procura di Torino aveva chiesto il rinvio a giudizio per dodici persone, compreso il presidente dimissionario del club bianconero Andrea Agnelli. Come persone offese sono state individuate la Consob e l’Agenzia delle Entrate, che potranno chiedere di costituirsi parte civile; l’elenco comprende anche 29 cittadini, alcuni dei quali domiciliati presso l’associazione di consumatori Codacons che lo scorso ottobre aveva lanciato una “class action a tutela di tifosi e piccoli azionisti”. LEGGI TUTTO

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    Del Piero, la Juventus e Allegri: “C'è una doppia opzione”

    MILANO – Durante l’ultima punta del Club di Sky Sport Alessandro Del Piero è tornato a parlare della situazione della Juventus. L’ex leggenda bianconera, alla domanda sul clima che si vive in casa Juve non solo in ambito sportivo,ha risposto: “Si, queste cose si sentono. Poi a metà stagione con metà dirigenza che non c’è più. Sono cose che si avvertono anche a livello emotivo, visivo, di equilibri all’interno della squadra dove posso esserci dei cambi di potere o di tensione. Secondo me a fine anno bisognerà valutare il lavoro dei giocatori e di Allegri considerando tutte queste problematiche che poi hanno una doppia opzione. Da una parte possono darti una voglia di rivincita in più, non è facile tirarsi fuori quando sei sommerso da tante difficoltà, può essere che la squadra si ricompatti insieme ad Allegri e possa superare le avversità una alla volta, oppure che incrementi questa situazione di sbando che poi diventerebbe devastante. Quando si sbanda in una grande squadra di sbanda alla grande”. LEGGI TUTTO

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    Juventus Women, la delusione di Montemurro: il tecnico aspetta una risposta

    La Juventus Women riprende il campionato con un pareggio. Non può che lasciare amarezza l’1-1 contro il Sassuolo, arrivato nei minuti di recupero grazie ad un gol della classe 2006 Manuela Sciabica, la più giovane delle neroverdi, buttata nella mischia a 20 minuti dalla fine e subito decisiva. Delusione che non nasconde nemmeno mister Joe Montemurro al termine della sfida: mai visto così scuro in volto da quando è entrato nel mondo bianconero.Guarda la galleryJuventus Women, pari amaro con il Sassuolo sotto gli occhi di Scanavino
    Juventus Women, imperativo rialzarsi
    Il tecnico non ha lasciato spazio ad interpretazioni nel post partita: “Non abbiamo controllato la gara, abbiamo fatto tante scelte sbagliate in situazioni importanti e ho visto tanti errori tecnici che non vedevo da tempo: abbiamo sofferto, perso la concentrazione in determinati momenti e poi abbiamo preso gol nel finale”. Sempre pronto a difendere la sua squadra, stavolta sembra venir meno anche la causa delle 23 titolari anziché soltanto 11: “Dalla panchina quest’anno sono arrivate meno risposte rispetto alla stagione passata, questa potrebbe essere una della cause, perché nell’arco di un anno la panchina ti aiuta moltissimo”. Dunque è attesa una risposta sul campo da parte delle bianconere, che in campionato hanno perso terreno dalla Roma capolista, con le giallorosse ora a +5. Il problema della Juventus Women resta quello di chiudere le partite: si alternano gare come quella con Sampdoria o Roma, con 4 reti segnate, ai due 1-1 col Sassuolo tra andata e ritorno e a quello contro il Como a fine novembre. Dunque segnare e chiudere le partite: nei tre 1-1 citati sono sempre state le bianconere a passare in vantaggio e a farsi però recuperare. Segnare il gol del k.o. è quanto non riuscito ieri contro le neroverdi e quanto andrà fatto a partire da domenica contro il Pomigliano. Servirà una reazione, perché la stagione è lunga e gli obiettivi prefissati a portata di mano. LEGGI TUTTO

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    Juventus, primo obiettivo per giugno: strappare Smalling a parametro zero!

    TORINO – Se il mese di gennaio sembra destinato a riservare qualche vibrazione, con un rimescolamento interno delle gerarchie accelerato dalla grandine di gol incassati al Maradona, è in estate che la difesa della Juventus subirà un vero e proprio scossone. Allo stato dell’arte attuale, infatti, il reparto arretrato di domani si annida intorno a due certezze: quella del capitano in pectore Danilo, figura ormai essenziale dentro e fuori dal rettangolo verde, e quella del connazionale Bremer. Che a Napoli avrà anche vissuto una serata da incubo – e sì, l’ha decisamente vissuta –, ma che all’interno degli equilibri bianconeri resta un importante investimento nonché una preziosa risorsa tecnica. E in stagione, con l’eccezione dell’ultima recita, il suo valore ha già iniziato a sfoggiarlo. Alle spalle dei due brasiliani, invece, gli scenari sono in evoluzione. Il capitano designato Bonucci, al saldo di un rapporto mai tornato idilliaco con Allegri, ha imboccato la strada verso i 36 anni e anche il suo fisico se n’è reso conto. L’altro sudamericano Alex Sandro è a pochi mesi dalla scadenza di contratto, e l’intenzione alla Continassa pare quella di dribblare il prolungamento automatico per un’ulteriore anno che scatterebbe al raggiungimento delle 40 presenze stagionali. Mentre, al fondo di quelle che sono state le preferenze del tecnico bianconero fino a questo momento, figurano Gatti e Rugani. L’uno alle prese con il necessario apprendistato che tocca a chi, fino a cinque anni fa, militava tra i dilettanti e al mattino si alzava all’alba per fare il muratore. E l’altro a un minutaggio mai così misero, con la presenza contro l’Udinese che è stata appena la terza stagionale in campionato.Guarda la galleryLe tre Juventus per Chiesa: le opzioni di Allegri LEGGI TUTTO