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    Emre Can rimpiange la Juve e Allegri. Cristiano Ronaldo pure. E Pogba non è una minestra riscaldata…

    TORINO – (e.e.) Povero Can. Emre, ex giocatore della Juventus, rimpiange i tempi torinesi, l’accoglienza dei tifosi e del presidente Andrea Agnelli. Al Borussia Dortmund lo contestano e lo definiscono addirittura “fastidioso”. Gli imputano di tirarsela, di dare lezioni, di irritare i compagni di squadra e pure di interrompe l’allenatore. Il turco-tedesco è così sul mercato. Alla fine, non ha mantenuto le promesse né a Liverpool, né in bianconero, né a Dortmund. Solo con Max Allegri si trovò alla grande (37 presenze, 4 gol nel 2018-2019): voglia di ritrovarsi? Di sicuro, chi lascia la Juventus poi se ne pente. Anche Cristiano Ronaldo ha nostalgia di Torino. E Paul Pogba ha fatto di tutto per ritornare, ha accettato pure un taglio all’ingaggio rispetto ai tempi del Manchester United. E non chiamatela minestra riscaldata… LEGGI TUTTO

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    Juve, se cedi De Ligt te ne servirebbero due

    Nell’ultimo campionato la difesa della Juve ha incassato 37 reti in 38 partite, facendo peggio del Milan e del Napoli che hanno vantato la migliore retroguardia (31 gol i gol subiti) e dell’Inter (32). Se, con gli arrivi di Pogba e Di Maria, dalla cintola in su la squadra si è indubitabilmente rafforzata, i problemi potrebbero nascere dopo l’eventuale partenza di de LIgt qualora il reparto arretrato non venisse adeguatamente consolidato. Tradotto in soldoni: cara Juve, se cedessi l’olandese, per rimpiazzarlo te ne servirebbero due.Guarda la galleryJuve, da Bremer a Pau Torres e Milenkovic: chi arriva se parte De Ligt?

    DOPO CHIELLINI. Le ragioni di queste necessità sono diverse. L’addio al Capitano si farà sentire: per il valore assoluto del campione d’Europa, per la sua leadership, per tutto ciò che ha dato alla Juve nei suoi diciassette anni di militanza, scanditi da 561 presenze, 36 gol, 9 scudetti consecutivi, 5 Coppe Italia e 5 Supercoppe italiane. Leonardo Bonucci, 35 anni, raccoglierà la sua fascia e sarà il punto di riferimento, a patto che non debba rifare i conti con i problemi fisici che nella passata stagione l’hanno visto disputare 24 gare di campionato su 38. Federico Gatti, 24 anni, è un debuttante assoluto in Serie A anche se ha bruciato le tappe, giocando cosi bene nel Frosinone da guadagnarsi la convocazione e il debutto in Nazionale. In quanto esordiente nel massimo campionato, dovrà avere il tempo necessario per assorbire il salto di categoria fermo restando che il giocatore abbia tutto per ripagare la fiducia della Juve che l’ha preso addirittura nel gennaio scorso, lasciandolo in prestito al club ciociaro sino al termine del torneo di Serie B. E poi c’è Daniele Rugani, 27 anni, alla Juve dal 2015, sette annate in bianconero inframezzate dai prestiti al Rennes e al Cagliari, ma appena 18 le presenze complessive di cui 12 in campionato, 4 in Champions League, 1 in Coppa Italia e 1 in Supercoppa italiana.

    BREMER. Hasan Salihamidzic ha dichiarato alla Bild che il Bayern è “in buona posizione” nella corsa a de Ligt. “Sono stato alla Juventus per quattro anni da calciatore e ho un buon rapporto con il club. Abbiamo avuto due colloqui, ma ora dobbiamo essere pazienti e vedere che cosa succede”. È indicativo il fatto stesso che Cherubini abbia intensificato il pressing su Bremer per soffiarlo all’Inter e tenga sempre d’occhio Pau Torres. L’ideale, se partisse de Ligt, sarebbe prendere entrambi, ma non si può avere tutto. Dove sei, Romero?

    Sullo stesso argomento”De Ligt? Con la Juve buon rapporto, ho parlato con Arrivabene, Cherubini e Nedved”Calciomercato Juventus LEGGI TUTTO

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    Pogba, il padrone di casa Juve. E provate a togliergli la palla!

    TORINO – (e.e.) Attrazione gravitazionale. E il Polpo arpiona la palla: provate a togliergliela, se potete… Seduto al suo posto, sotto il #10. Eccolo, il padrone di casa Juve. Si chiama Paul Pogba e sembra che non se ne sia mai andato via da Torino. Certo, il look è mutevole, come da personaggio, e il ragazzo ha pure trovato moglie ed è papà di due splendidi pargoletti. Però il Polpo calcistico è lo stesso, solo più maturo, e con identiche qualità. Gli anni di Manchester, allo United, non lo hanno fatto risplendere, soprattutto non lo hanno reso così felice come si sarebbe aspettato. Inevitabile, la scelta di cuore ha indicato la strada. E la squadra. Quella Juventus dove si sente a casa, dove conosce ogni angolo, dove Pogba mai sarà un corpo estraneo e dove la vittoria torna missione fondamentale.   LEGGI TUTTO

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    Toro, svolta mercato? Bremer a colloquio con Vagnati

    INVIATO A BAD LEONFELDEN – A Bad Leonfelden, come da foto allegata, è salito il direttore tecnico granata Vagnati che si è intrattenuto con Bremer. Difensore che sta suo malgrado bloccando il mercato del Torino, visto che Cairo per procedere con gli investimenti vuole prima cedere il suo gioiello. Questi sono giorni indubbiamente decisivi, per la cessione del miglior centrale del passato campionato. A contenderselo in questo rush finale restano Inter  (in pole) e Juve, con il Napoli sullo sfondo. LEGGI TUTTO

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    Nedved, la sua Juve e l'amore sfrenato

    TORINO – Innamorato pazzo. Della Juventus. Della sua Dara. Pavel Nedved scopre di essere una furia… vera, sempre sorridente e pimpante. In vacanza, al mare, i due piccioncini sono affiatatissimi. E la cronistoria è continua, dalla sveglia, con tenerezze a letto, fino al brindisi e al tuffo in mare. Il vice presidente è pronto per un’altra stagione al vertice… LEGGI TUTTO

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    Ceravolo, il talent scout e i giovani Juve: “Conta la qualità, non il fisico”

    «Per valutare un ragazzo non si guarda il fisico, ma le qualità» sentenzia Franco Ceravolo, talent scout di lungo corso, ex responsabile dell’area tecnica della Juventus. Di giocatori, che poi hanno calcato il palcoscenico della Serie A, ne ha scoperti parecchi, «alcuni persino scartati dai colleghi», ha quindi l’esperienza per spiegare con quali criteri saranno valutati, durante la preparazione estiva, i vari Fagioli, Miretti, Rovella, Ranocchia.Sullo stesso argomentoChiesa, Tencone esclusivo: “Al 100% a gennaio, vi spiego perchè”Juventus

    Ceravolo, il fisico non serve?

    «Serve per determinati ruoli, quello del portiere e del difensore centrale: o possiedi la forza esplosiva di Fabio Cannavaro oppure in questi casi devi avere un certa struttura fisica per giocare davanti alla porta, come per starci, in porta». 

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    Nella valutazione di un giovane che cosa prevale allora?

    «La tecnica di base, il cambio di passo, ovvero la corsa e la capacità di saltare l’avversario perché crea superiorità numerica, la visione di gioco. Il tutto in base anche alla posizione in campo: un centrocampista, esempio, deve saper impostare l’azione, avere la velocità di pensiero per capire, prima ancora di ricevere la palla, che cosa farne»

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    E l’aspetto psicologico?

    «È fondamentale, però con la testa si nasce, non la si può allenare. Ho visto tanti giovani bravi, forti fisicamente ma fragili mentalmente, che al primo impatto negativo sono andati in crisi».

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    Si può già testare il livello di “fame agonistica” di un ragazzo di 18-20 anni?

    «La noti, ma è un elemento successivo di valutazione. Prima devi capire se il ragazzo è forte, poi si valuta quanto sia disposto al sacrificio e a dare sempre il massimo».

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    È diffcile che la Juventus confermi in prima squadra tanti giovani?

    «Sì, a meno che uno non sia un fenomeno. I club preferiscono mandarli in prestito e valutarne la crescita. E poi possono rientrare in prima squadra, avere bisogno di un altro anno di prestito, oppure vengono venduti per fare cassa».

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    Un aneddoto da talent scout.

    «Mi chiamarono a Napoli per vedere tre ragazzini di 13 anni: a fine partita mi chiesero quale mi aveva impressionato di più. Io ne indicai un altro. “Ma è un po’ sovrappeso, ha la pancia…”. Risposi che era lui quello che mi era piaciuto di più: si chiamava Antonio Nocerino».

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    Ramsey e quell'ingaggio da 7 milioni che grida vendetta. La Juve cerca la risoluzione

    TORINO – Si chiama Ramsey, non è uno chef e non è neppure scozzese, bensì gallese. Ramsey, lo juventino, è Aaron, centrocampista-trequartista arrivato a Torino a parametro zero, ma con commissioni da brivido (15 milioni suppergiù) e uno stipendio da top, ovvero 7 milioni. Il ragazzo ha fallito clamorosamente e neppure i mesi in prestito ai Rangers lo hanno rivitalizzato: anzi, il rigore decisivo fallito nella finale di Europa League lo ha depresso ancora di più. Solo in Nazionale è giocatore vero, tanto che con il gemello Bale ha conquistato i Mondiali in Qatar, dove l’Italia – è bene ricordarlo ogni tanto, per sottolineare il flop epocale – non ci sarà. Aaron sì, sarà in campo nella rassegna iridata invernale ma non da giocatore della Juventus.
    VIA LA 8 Adesso si allena alla Continassa, però il futuro è segnato: andrà via. Si cerca la soluzione, anzi la risoluzione del contratto (ha ancora un anno, pesantissimo per le casse bianconere). Insomma, serve una buona uscita che andrebbe a sommarsi al contratto con l’eventuale nuova destinazione che però adesso non c’è. Si lavora per trovarla, perché Ramsey non rientra nei piani di Max Allegri. E quei furbacchioni dei tifosi, quando si è presentato al centro sportivo, lo hanno gabbato, chiedendogli un autografo sul foglio dove c’era scritto: rescissione del contratto. Di sicuro è esigente: vuole un campionato di grido e pare abbia detto no alla ricca proposta del Galatasaray. La sua maglia numero 8, intanto, sparisce dagli store. LEGGI TUTTO

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    Chiesa, Tencone esclusivo: “Al 100% a gennaio, vi spiego perchè”

    Domanda: ma quando torna, davvero, Federico Chiesa? Il giocatore si era infortunato lo scorso 9 gennaio, durante Roma-Juventus, e il 23 si è sottoposto all’intervento chirurgico di ricostruzione del legamento crociato anteriore del ginocchio sinistro. Il 10 giugno scorso aveva spiegato: «Lo staff medico della Juventus è fantastico, adesso ho ricominciato a correre e sto facendo i primi cambi di direzione. Penso che per l’inizio di settembre sarò pronto, vediamo se riuscirò a fare qualcosina prima. Per essere sicuri e non avere ricadute, ipotizzo settembre». Martedì, invece, il tecnico Massimiliano Allegri ha puntualizzato: «Chiesa dovrebbe tornare a metà settembre. Anche se io con questi infortuni vado molto cauto. Tornerà al 100% da gennaio in poi». E dunque? Settembre o gennaio? Orbene, la premessa è che ogni buon allenatore che si rispetti, in estate tende a drammatizzare un po’ gli infortuni in corso in modo da convincere la società a intervenire sul mercato. Ma c’è una spiegazione assai medico-scientifica a tali dichiarazioni. Ce la fornisce il dottor Fabrizio Tencone, direttore di Isokinetic Torino ed ex medico e responsabile del settore medico della Juventus. «Ci sono tre modalità di ritorno allo sport. La prima modalità è il ritorno all’allenamento, che contempla varie modalità di rientro progressivo quali i differenziati con lavoro specifico, le partitelle. La seconda modalità è il ritorno alla competizione. Ma c’è anche un terzo livello, cioè il ritorno alla performance. Vale a dire, il ritorno ai livelli di rendimento pre-infortunio. Probabilmente Allegri si riferisce a questo: si aspetta che Chiesa ritorni al suo meglio non prima di due o tre mesi dopo che ha rimesso piede in campo.»Sullo stesso argomentoJuve, visite mediche per Cambiaso al JMedicalCalciomercato Juventus

    Ma cosa si intende esattamente per ritorno alla performance?

    «Nel calcio viene misurato in tanti modi: quanto corri, a che velocità corri, se giochi tutte le partite o ne salti alcune, se fai i gol e gli assist di prima, se tocchi le velocità di prima (monitorate attraverso i dati del gps). Insomma, scegli alcuni parametri. C’è l’allenatore che valuta ad occhio, ma c’è chi utilizza parametri più scientifici.»

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    Il motivo per cui non si è subito al top è più psicologico o fIsico?

    «Non è una questione mentale, anzi… Non prendo neanche in considerazione che un professionista possa rientrare senza esser tranquillo mentalmente: vorrebbe dire che non è ancora finita la riabilitazione, che non si è giunti alla cosiddetta “readiness”: l’essere pronti. La performance, più che tutto, si ottiene giocando. Dopo un infortunio del genere, certe dinamiche di movimento si ottengono con la ripetitività. Chiesa sarà più sciolto, sicuro, tranquillo dopo 10 partite che non dopo una…»

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    Ricorda un ex bianconero che l’ha stupita per la rapidità dei tempi di recupero?

     «Non ricordo casi specifici, ma una cosa che si può dire è che spesso, molto spesso, dopo un lungo infortunio c’è un rientro super nelle prime 2-3 partite e poi però una specie di fase di riassestamento che dura un po’ più a lungo. Immagini che sia andando tutto benissimo, tuttavia si accumulano dei fattori che ti fanno notare che l’atleta non è al 100 per cento.»Sullo stesso argomentoJuve, la dedica di Fagioli per Pogba: “Sin da bambino…”Juventus

    La sosta per i mondiali come influirà?

    «Per Chiesa sarà un aiuto: non penso che resterà a casa, sul divano, a guardare le partite… Giocherà con la Primavera, in amichevole… Quello sarà il suo vero ritiro, la ricarica delle batterie per la seconda parte della stagione».

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