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    Rabiot, il paradosso del suo futuro. La Juve può cederlo

    TORINO – Qualcuno, dopo la brutta esibizione (collettiva, peraltro) di Firenze, s’è lasciato andare alla battuta salace: «Nel secondo tempo non ha sciolto le trecce, ecco perché è andata male». Adrien Rabiot scrolla le spalle e guarda oltre: non si può piacere a tutti, l’importante è evitare di rimanere congelato nel freezer di una domenica raggelante per i colori bianconeri. La Juventus ha steccato contro la Fiorentina nel giorno in cui non avrebbe dovuto e il centrocampista francese non ha contribuito a invertire la tendenza

    Tante presenze ma poca sostanza

    A parte tutto, la stagione di Rabiot si sta dirigendo verso la conclusione all’insegna di un vero paradosso. Sulla scorta di esibizioni mai perfette però incoraggianti (a San Siro contro il Milan, per esempio, oppure con l’Inter in Coppa Italia), sembrava che fosse lui il giocatore meno indiziato a una partenza in vista del mercato. Andrea Pirlo l’ha utilizzato in 41 partite stagionali, di cui 29 da titolare, per un complessivo di 2799 minuti e trascurabili spiccioli di recupero. Per minutaggio, monsieur Rabiot è sopravanzato unicamente da Danilo, Cristiano Ronaldo, Wojciech Szczesny e Rodrigo Bentancur, ma le sue prestazioni non hanno quasi mai oltrepassato la soglia del 6-6.5 in pagella. Tre gol – a Spezia, Lazio e Porto – però si fa fatica ad estrarre dalla collezione una giornata da ricordare. Ecco perché la dirigenza juventina sembra ormai aver preso atto della bontà di un’eventuale cessione del transalpino.

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    Juve, Allegri è vincente e legato ad Agnelli: il ritorno però…

    TORINO – L’idea del ritorno prese corpo già durante l’addio, in quella conferenza del 18 maggio 2019, vigilia della festa per l’ottavo Scudetto consecutivo della Juventus. Era il quinto bianconero per Massimiliano Allegri, come sottolineava il numero sulla maglia consegnatagli da Andrea Agnelli, prima di abbracciarlo. “I due sono davvero amici – scriveva Tuttosport il giorno dopo – e il modo con cui si lasciano non esclude affatto un ritorno di Max sulla panchina della Juventus, chissà quando e come”. Il “quando” potrebbe essere presto, prima del previsto – la Juventus ha due tecnici sotto contratto fino al 30 giugno 2022, Maurizio Sarri e Andrea Pirlo – e il “come” una situazione peggiore del previsto: con i bianconeri reduci da una stagione senza lottare davvero per lo Scudetto, usciti presto e male dalla Champions e a rischio di ritrovarsi fuori dalla prossima. 
    I pro e i contro di Max
    Quali sarebbero i pro della scelta di richiamarlo? Uno, innanzitutto, il più banale e il più importante: Allegri è un grande allenatore. Lo certificano i risultati e non solo quelli ottenuti alla guida della Juventus. Allegri ha quasi sempre centrato gli obiettivi del proprio club. Compreso il superamento della fase a gironi di Champions, spartiacque economico di notevole spessore oltrepassato nove volte su nove partecipazioni (quattro con il Milan e cinque con la Juventus). Oltre al suo valore assoluto, ci sono anche caratteristiche più specifiche di Allegri che rappresenterebbero punti a favore della sua scelta. Per i contro, un eventuale ritorno di Allegri avverrebbe prima del previsto, si diceva. Questo potrebbe pesare sul piatto dei contro sulla bilancia della scelta. Per quanto dolce, quella della primavera del 2019 fu comunque una separazione, figlia di vedute diverse. Chiaro che se Allegri tornasse sarebbe segno che quelle vedute sono tornate a combaciare, ma il rischio di veder riemergere quelle vecchie discrepanze ci sarebbe.
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    Ronaldo, futuro incerto: ecco gli scenari possibili

    […] Decisamente Ronaldo non è stato trainante in Champions League: anzi, quel gol subito su punizione dal Porto grava soprattutto sul suo groppone (voltato improvvidamente, rendendo inutile il posizionamento della barriera). E decisamente non è trainante in quest’ultima parte del campionato. Viaggiava su medie realizzative strepitose: alla Ronaldo, appunto. Aveva segnato 25 gol in 25 partite di campionato. Poi però si è inceppato e – da Juventus-Napoli del 7 aprile, il gol che ha sbloccato – non ha più avuto modo di esultare. Per carità, contro l’Atalanta non è stato neanche convocato, causa infortunio, ma contro Genoa, Parma e Fiorentina c’era ecccome: non incidendo. Trattasi di eccezionalità, chiaramente, per uno come lui.

    In palio la permanenza di Ronaldo alla Juve

    In palio, a questo punto, non c’è soltanto la qualificazione in Champions League. C’è anche la sua permanenza o meno in bianconero: capitolo spinoso e incerto persino in caso di quarto (o terzo, o secondo) posto agguantato, figuriamoci in caso di non qualificazione… In quest’ultimo caso la Juventus non sarebbe più in grado di sostenere un ingaggio tanto oneroso (60 milioni lordi l’anno). E lo stesso Ronaldo non sarebbe disposto a vivere una stagione da mero spettatore della massima competizione sportiva. Anche perché lo sa bene: a 36 anni compiuti, per quanto sovraumano sia, non avrà moltissime altre occasioni per puntare alla sesta Champions League da mettere in bacheca. E dunque inizierebbe a guardare con grande attenzione all’eventualità di trasferirsi al Manchester United o al Paris Saint Germain. Anche a costo di rimetterci qualcosa in termini economici, giacché né in Inghilterra né in Francia avrebbe modo di usufruire delle agevolazioni fiscali di cui godono i lavoratori stranieri in Italia.

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