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    Amichevole Juve, l'analisi: Arthur play, difesa a tre o a quattro

    Priva di otto nazionali e di quattro giocatori infortunati, oltre che del centravanti attorno a cui ruota il mercato bianconero, non poteva certo essere una vera Juventus, quella che ieri Andrea Pirlo ha schierato per la prima volta contro un’avversaria. Avversaria sui generis, peraltro, trattandosi della formazione Under 23 di Lamberto Zauli. Eppure, sotto il telo di tutti questi distinguo, alcune delle forme che il Maestro intende dare alla sua squadra si sono viste. A cominciare dal fatto di non averne una fissa, di forme.
    ASSETTO VARIABILE
    La Juventus ha infatti cambiato modulo nel corso della partita, giocata con il 4-3- 3 e poi con il 4-2-3-1, e anche tra una fase e l’altra di gioco. Si è visto, ad esempio, quell’assetto variabile della difesa anticipato da Pirlo nella prima conferenza tenuta dopo essere stato nominato tecnico della prima squadra: «Potremo anche impostare a tre e difendere a quattro». Così Alex Sandro, partito a sinistra davanti a Pinsoglio, si avvicinava ai centrali Rugani e Danilo a inizio azione, mentre Cuadrado saliva a destra. A comporre l’iniziale centrocampo a tre c’erano McKennie, Arthur e Bentancur, con il brasiliano e l’uruguaiano ad alternarsi nei compiti di regia, mentre in attacco Ramsey a destra e Douglas Costa a sinistra hanno affiancato Pjaca, con il gallese (che ha colpito un palo) pronto ad accentrarsi per lasciare spazio a Cuadrado. Nel secondo dei due tempi da mezzora, nel corso del quale c’è stato spazio anche per De Sciglio in difesa, Pirlo ha invece provato il 4-2-3-1, cominciando a sperimentare le possibilità offertegli dalla duttilità di McKennie, schierato alto a sinistra, con Douglas Costa spostato a destra e Arthur e Bentancur centrali davanti alla linea arretrata. Proprio nella ripresa è arrivato il gol che ha deciso il test, arbitrato dal vice Pirlo Igor Tudor e spesso interrotto dall’allenatore bianconero per correzioni e indicazioni. Gol firmato da Pjaca con un tocco di prima su cross basso in avanti di Alex Sandro.
    NOTE POSITIVE
    Una rete che si spera possa essere di buon auspicio per il venticinquenne attaccante croato, martoriato dagli infortuni dopo l’approdo in bianconero da rivelazione dell’Europeo 2016, destinato però a cercare fortuna e spazio altrove, come potete leggere sotto. Tra chi resterà in maglia bianconera, invece, sono apparsi già in palla e calati nella parte i nuovi Arthur e McKennie, mentre tra i vecchi si sono mostrati brillanti Bentancur, Cuadrado e Douglas Costa. Non resta che aspettare che Pirlo cominci a togliere il telo dalla macchina, con la prima amichevole ufficiale e poi con il debutto in campionato contro la Sampdoria. Qualche forma, però, si è vista. LEGGI TUTTO

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    Pogba aspetta la Juve

    Detto che essere prigionieri di un contratto da circa 13,5 milioni di euro a stagione è il tipo di prigionia che sarebbero disposti a sopportare tutti, Paul Pogba si aspettava un’estate più movimentata. Sperava, cioè, che il suo desiderio di ritornare alla Juventus venisse finalmente esaudito, visto che a un certo punto sembravano essercene le premesse.

    Qualcosa si era mosso fin da gennaio: grandi manovre per capire se con l’inserimento di una contropartita si poteva rendere attuabile l’operazione. Poi la pandemia e le sue conseguenze economiche hanno gelato tutti, per primo Pogba. La Juventus non è riuscita a trovare un giocatore per mettere in piedi uno scambio secco con lo United. Lo United non ha mai aperto all’idea di fare sconti e ha continuato a chiedere cifre irraggiungibili per i bianconeri (120/130 milioni di euro) per il solo cartellino. E il taglio degli ingaggi imposto dalla situazione economica ha reso lo stipendio di Pogba, pur opportunamente tagliato, incongruente con il piano che sta attuando Paratici.

    Nel frattempo, però , nessuna delle concorrenti della Juventus e, in particolare, il Real Madrid, si sono fatte sotto con lo United per Pogba che, quindi, si appresta a iniziare la stagione con la maglia rossa. Senza, tuttavia, aver rinnovato il contratto, come vorrebbe lo United in vista della scadenza, prevista il 30 giugno 2022. Il Manchester ha provato i primi approcci, spinto dalla preoccupazione di farlo avvicinare alla data fatidica. Ma le risposte sono state freddine da parte del giocatore e del suo agente Mino Raiola.

    Anzi lo stesso Raiola, qualche giorno fa, ha commentato con un pizzico di ironia: «Di rinnovo stiamo parlando, ma con calma, molta calma. Senza stress». Lui, ovviamente, non ha fretta, anche perché sa benissimo che il suo assistito gradirebbe cambiare aria e che senza il rinnovo diventa molto più semplice esaudire il suo desiderio. Lo scenario che si prospetta è questo: Pogba non firma e arriva a fine stagione con il Manchester. A quel punto si trova a un anno dalla scadenza e la valutazione del suo cartellino scende in modo drastico, anche perché nel 2022 avrebbe 29 anni e potrebbe uscire dallo United con il botto.
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    La Juve di Pirlo: oggi test con l'U23 di Zauli

    Non sarà una vera e propria amichevole ufficiale, però sarà comunque la prima volta che la Juventus di Andrea Pirlo giocherà una partita contro un’avversaria, qualcosa di diverso dalle sfide – pur sentitissime – in famiglia. Sarà la prima di una serie di prime volte che culmineranno con il debutto ufficiale di domenica 20 settembre contro la Sampdoria alla prima giornata di Serie A e poi con l’esordio europeo alla prima giornata di Champions. Appuntamenti ben più importanti, come sarà anche la prima amichevole vera e propria prevista per il 12 o 13 settembre, ma quello di questa mattina alla Continassa contro la Juventus Under 23 ha comunque l’alone intrigante della novità.

    La Juventus B di Lamberto Zauli, pure lui all’inizio di una nuova avventura dopo la promozione dalla Primavera, è certamente un’avversaria sui generis e peraltro è possibile che più di uno dei giovani giochi magari uno spezzone agli ordini di Pirlo, viste le assenze dei nazionali, ma la sfida in famiglia sarà comunque diversa da un allenamento. Quelli che intanto proseguono e ieri hanno visto i bianconeri impegnati in torelli e giochi di posizione, prima della partitella finale.

    Tornando a oggi, sarà il centrocampo a fornire gli spunti di maggior interesse, visto che Pirlo avrà a disposizione due titolari come Arthur e Bentancur e un Ramsey voglioso di riscattarsi.
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    Stadi, Juve in pressing: obiettivo porte aperte con la Samp

    La Juventus non molla. Anzi insiste. Alza il pressing. Prima tra tutti – in testa al gruppone (compatto) dei club della Serie A che premono per riportare i tifosi allo stadio – ha preparato e presentato alle autorità competenti un piano sicurezza per l’Allianz Stadium e auspica di poterlo adottare già a partire dal 20 settembre, cioè dalla prima giornata di campionato: i bianconeri di Andrea Pirlo ospiteranno la Sampdoria. Lo ha presentato alla Regione Piemonte, innanzitutto, il piano sicurezza: raccogliendo un primo, fondamentale anche se non definitivo, via libera. Il Presidente Alberto Cirio è stato chiaro circa la sua posizione in merito: «Tornare alla normalità si può, con grande rispetto delle regole per la prevenzione dei contagi. La Regione ha incontrato la Juventus per tutto il mese di agosto, poi abbiamo mandato il dossier al Comitato Tecnico Scientifico nazionale che deve validarlo. Così potremo di nuovo autorizzare il pubblico a partecipare alle manifestazioni sportive». A questo punto, però, come detto, la palla è passata al Cts che deve analizzare, valutare, esprimersi, eventualmente apportare modifiche. Vuoi in merito ai protocolli, vuoi in merito ai numeri. […]
    La Juventus (così come altri club di A che ne seguono le orme), comunque, non demorde e foss’anche a fronte di un primo parere negativo è pronta a tornare in pressing per ottobre: il 4 in agenda c’è la sfida contro il Napoli. A quel unto sì, ci sarà già una idea dell’andamento dei contagi con le scuole aperte e almeno in teoria le variabili stato di evoluzione di cui tener conto sarebbero minori.
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    Juve, Rabiot: “Pirlo? E' un piacere lavorarci”

    ROMA – “Ho lavorato con Pirlo solo per una settimana, da quel che ho visto si capisce subito che è stato un grande calciatore. I suoi principi di gioco collimano con i miei, penso sia un vantaggio avere un allenatore come lui: lo è soprattutto per me, che gioco a centrocampo”. Così, nella conferenza stampa di Clairefontaine, quartier generale della Nazionale francese campione del mondo, Adrien Rabiot, centrocampista della Juve. “Nel suo staff ci sono ex giocatori ed è più giovane rispetto a quello di Sarri, più vicino a quello che rappresenta la Juventus. Spero funzioni e spero che Pirlo ci porti sul tetto d’Europa”, aggiunge. “Nella scorsa stagione, all’inizio ho avuto delle difficoltà – conclude – ma sono ottimista: alla fine è finita bene, perché ho vinto la concorrenza e mi sono guadagnato il posto in squadra. La concorrenza mi stimola. Quando giochi in una squadra come la Juve, ti si possono aprire le porte della Nazionale. E’ successo anche a me. Il gol al Milan ha dimostrato il mio stato di forma: certi gol li realizzi solo se stai bene atleticamente e psicologicamente”. LEGGI TUTTO

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    Del Piero: “Pirlo alla Juve è una grande sfida”

    TORINO – Stupefatto, ma non preoccupato. Alessandro Del Piero conosce lo spessore di Andrea Pirlo. Del calciatore che è stato, dell’uomo che è, dell’allenatore che diventerà guidando la Juventus. Ne ha parlato in un’intervista rilasciata a Forbes, dando una precisa chiave di lettura sul futuro bianconero: «Sono rimasto molto sorpreso dalla nomina di Pirlo, perché ha raggiunto questa posizione molto presto. Sono colpito, perché pensavo che la Juve avrebbe scelto diversamente. Questa è una grande sfida per tutti, ma il club è molto forte, la squadra c’è e Andrea è un ragazzo eccezionale. Non so cosa ci sia nella sua mente e cosa voglia fare in campo, però lo conosco personalmente e quindi credo che sarà pronto a cogliere questa opportunità».
    Pirlo: “Juve affamata, decimo scudetto e fino in fondo alla Champions”
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    Idee chiare, come quelle che riguardano il Del Piero di oggi e di domani: «Diventare un direttore tecnico e un allenatore è nella mia mente». Sul passato, invece, gli viene ricordato il rigore calciato durante la finale dei Mondiali contro la Francia: «Quella passeggiata da centrocampo fino all’area di rigore è stata lunga. Cerchi di concentrarti, ma ti vengono in mente molte cose. E’ il momento più importante della tua vita. Quel peso ho provato a trasformarlo in un momento divertente. Ripetevo: “Mi guardano solo 2.5 miliardi di persone in questo momento”. E provavo a pensare che a nessuno sarebbe importato se avessi sbagliato quel rigore. Ho cercato di sorridere». Il giorno dei giorni, quel 9 luglio 2006. Ma la strada per arrivare a quel dischetto è stata lunga, come confessa Pinturicchio: «La tua vita da giocatore è incentrata sull’allenamento, il recupero, il gioco. Quando smetti, cambia tutto. Non sarò mai soddisfatto al 100% adesso, perché amo giocare a calcio, ma questo è il bello della vita». LEGGI TUTTO

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    Juve, Ronaldo non preoccupa. E vuole 100 gol col Portogallo

    Nulla di grave, anche perché se pure lo fosse, lui è Cristiano Ronaldo e niente gli fa paura. Buttarsi giù non è verbo incluso nel vocabolario del giocatore più forte al mondo, figurarsi quando come in questo caso si tratta di un leggero infortunio che provoca un po’ di dolore, ma nulla di preoccupante. I fatti raccontano che il fuoriclasse ha saltato l’allenamento svolto ieri dalla sua Nazionale per colpa di un’infezione a un dito del piede destro. Sotto con gli antibiotici, insomma, ed ora c’è solamente da attendere il corso degli eventi. E’ quanto ha comunicato ufficialmente la Federazione portoghese secondo cui le condizioni del giocatore saranno oggetto di valutazioni di giorno in giorno. E siccome ci si accosta alla sfida con la Croazia di domani sera a Porto (diretta tv sul canale 20 alle 20.45), partita inaugurale della Nations League di cui il Portogallo di CR7 è campione in carica, sarà forse il caso di non rischiare nulla. Martedì 8 a Solna si giocherà Portogallo-Svezia: attenzione anche in vista di quella partita, in fondo non è una finale…

    Poi è chiaro che a Ronaldo questo genere di discorsi interessino zero. Lui conta gol e trofei, va oltre successi e delusioni (come il mancato viaggio con la sua Juve a Lisbona per giocarsi la Champions in agosto), non molla niente, vuole essere sempre presente anche perché gli manca un solo gol per toccare quota cento, come le reti segnate in Nazionale. In Europa fra i migliori marcatori assoluti non c’è storia: a 84 gol si fermò Ferenc Puskas davanti a una sfilza di cannonieri che non prenderanno mai CR7. L’iraniano Ali Daei con 109 realizzazioni è il più bravo a livello mondiale, ma non è certo irraggiungibile, tanto che Cristiano pensava già a come e quando raggiungere il rivale. E ci pensa ancora, nonostante ieri si sia dedicato unicamente al lavoro in palestra.

    Al solito lo staff medico della Juventus è rimasto in contatto con i colleghi portoghesi e da entrambe le parti filtra la convinzione che il ko al piede sia di lieve entità. Non c’è ansia né allarme alla Continassa dove attendono che Ronaldo rientri con calma. Di sicuro non dispiacerebbe a nessuno se il giocatore saltasse le partite contro Croazia e Svezia. Nessuno tranne CR7, abituato da sempre a un pre senzialismo spinto. Al punto che in Portogallo si racconta di come il 35enne di Funchal non demorda nella speranza di farcela anche all’ultimo minuto utile in vista di domani sera. In casa Juve sono tranquilli: il debutto di domenica 20 settembre in campionato contro la Sampdoria allo Stadium non è a rischio, stando alle notizie trapelate finora.
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    Ronaldo Portogallo juve
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    Juve, Rabiot entusiasta di Pirlo: “È il massimo”

    CLAIREFONTAINE – In questi giorni le squadre nazionali di Europa si stanno ritrovando per preparae le side di Nations League. Fra queste, oltre la Nazionale di Roberto Mancini c’è anche la Francia di Didier Deschamps, che è tornato a convocare Adrein Rabiot dopo gli attriti precedenti al Mondiale vinto nel 2018. Il centorcampista della Juventus ha risposto alle domande dei giornalisti dal ritiro di Clairefotnaine ed ha parlato del suo arrivo a Torino, dei suoi pensieri su Pirlo e sul calcio italiano.

    Sei cambiato da quando hai lasciato Parigi?”Mi sono necessariamente evoluto. Due anni nel calcio di oggi sono a dieci anni all’esterno. Tra i miei anni a Parigi e quelli a Torino, sono cambiato molto come calciatore. È molto diverso. Un calcio diverso, un’altra lingua, un’altra vita. E da uomo è lo stesso. Quando partiamo da un luogo in cui ci sentiamo bene, in una certa comodità, questo ci cambia e ci permette di evolvere. Ne ho passate tante nella vita, non necessariamente sempre molto belle. Mi ha fatto crescere”.
    I risultati della sua prima stagione alla Juve?“Sono contento della mia stagione. Non è necessariamente iniziato bene, venivo da un periodo di inattività abbastanza lungo, era difficile addentrarsi nello spogliatoio. È migliorato ed è anche andato molto bene. È qualcosa di positivo. Questo è quello che ricordo. Piuttosto che iniziare bene e finire male, ho potuto lottare, non lasciarmi andare, andare avanti e ottenere ciò che volevo. Mi permette anche di tornare in Francia, quindi questa stagione la giudico bene”.

    Come ti sei fatto strada alla Juve?“Ho dovuto lottare, sono una persona molto ottimista che ama la competizione. Dal momento in cui sono riuscito a trovare il mio posto a Torino, ho cercato di mantenerlo, di non mollare. Giocavo con la Francia in mente, questo mi ha dato una spinta”.
    Le tue preferenze di ruolo?“Anche questo è stato spesso interpretato male, gonfiato o amplificato. Come molti giocatori, sono stato allenato per una posizione, centrocampista sinistro, è lì che mi sento meglio. Ovviamente posso passare ad altre posizioni. È bene chiarire. Questo non è un rifiuto di passare da una posizione all’altra. Non è affatto così. Quello in cui posso esprimermi al meglio, mettere le mie qualità al servizio del collettivo, è in questa posizione. Quindi posso evolvermi ovunque e farlo bene “.
    Pirlo, il suo nuovo allenatore alla Juve”È solo una settimana che lavoro con questo allenatore, ma penso che sarà ben diverso perché si è evoluto con la Juve da giocatore e il suo staff è composto da ex giocatori. Sono uno staff giovane, diverso da Sarri, forse più vicino a quello che è la Juve e a quello che cerca. Spero che funzioni. È un ex grande centrocampista, per me è importante. Sui principi di gioco che vuole mettere in atto, mi va bene, questo può aiutarmi. Per un centrocampista come me, con un allenatore come Pirlo, è praticamente il massimo”.
    Il suo rapporto con i media dopo la sua partenza da Parigi“La vita lontano dai media è più tranquilla. Ma fa parte dell’ambiente, della vita di tutti i giorni, è così. Per un po’ sono stato in grado di ignorarlo. A volte, anche molto spesso, non mi lasciano andare. Ma ora lo prendo con più calma. Non sono una persona che parla molto. Ci sono anche alcune cose positive, il che è anche un bene. Dovrebbe essere equilibrato”.
    Serie A superiore alla Ligue 1?”Direi di si. Ci sono più squadre in Serie A con cui è più difficile giocare che in Ligue 1. In Francia ci sono giocatori più talentuosi che possono fare la differenza da soli. La cosa più difficile in Serie A è il ritmo, l’intensità, la tattica. Le squadre sono davvero attente, è tutto molto tattico. Anche l’intensità del lavoro durante la settimana è diversa. Penso sia così in tutti i club italiani”.
    Sul PSG battuto in finale di Champions League“Certo che tifavo per il PSG. Anche con quello che sarebbe potuto accadere, il mio cuore di parigino e il fatto che sia cresciuto nel club ha fatto sì che tifassi per il Paris. Ovviamente sono rimasto deluso per alcuni soprattutto per Kimpembe. È un amico e se lo meritava. C’era anche Coman dall’altra parte che conosco bene. Sono stato anche molto felice per lui. Tifavo il PSG e sono rimasto deluso per alcuni e felice anche per altri”.
    Su Ancelotti“All’inizio Carlo Ancelotti mi ha portato in prima squadra. Ho passato solo sei mesi con lui perché dopo sono stato ceduto in prestito al Tolosa e lui se n’è andato a fine stagione. Sono stati sei mesi importanti. Era un buon allenatore con cui iniziare, per arrivare a questa squadra. Parla e scambia molto. Quando si è giovani è importante inserirsi in una squadra come quella che cominciava a crescere bene con ottimi giocatori. Ho avuto un buon rapporto con Ancelotti, mi ha aiutato molto. Impariamo da tutti gli allenatori, sia a livello tattico che umano”.
    Sul suo rapporto con Matuidi a Torino“Abbiamo parlato molto, mi ha aiutato a inserirmi e mi ha dato tanti piccoli consigli su tante cose. Ha avuto una certa esperienza. Era una persona importante”.
    Sul calcio a porte chiuse“Trovare la motivazione, a volte, è molto complicato. Il pubblico è davvero importante. Nel ritorno di Champions League contro il Lione in casa, a un certo punto eravamo sul 2-1. Se ci fossero stati i tifosi a spingerci, penso sinceramente che avremmo fatto il terzo e ci saremmo qualificati. I tifosi ci permettono di motivare noi stessi e di destabilizzare l’avversario. Senza di loro sembra di allenarsi”.
    Il suo ritorno in nazionale e con Deschamps”Sono molto felice di essere di nuovo al ritiro con la squadra. Anche con Didier Deschamps le cose stanno andando molto bene. Abbiamo avuto modo di discutere, parlare un po’ di quello che è successo nel 2018, ma anche di questo raduno e un po’ della Juventus.”
    Credeva in un ritorno in blu?”Sì. Non ho intenzione di dire di no. Quello che è successo è quello che è successo. So che il manager non si è bloccato su questo genere di cose. Si occupa principalmente delle prestazioni. Segue i giocatori. Negli ultimi mesi ho avuto dei momenti piuttosto complicati. Ovviamente, non era una giustificazione per tornare con la Francia. Ma finché sono stato in grado di rigiocare e riguadagnare il mio livello, perché no?”
    Puoi svelarci qualcosa sull’incontro con l’allenatore?“Preferisco tenerlo per me. È una discussione tra allenatore e giocatore, tra uomini, a quattro occhi. È meglio così. Con l’allenatore non credo ci sia stato un periodo buio. La domanda può essere collegata alla lettera (inviato per giustificare il suo rifiuto di essere una riserva, ndr). Ne abbiamo discusso con l’allenatore. Non c’è mai stato alcun affronto o aggressione nei suoi confronti. Lo sa bene. Un periodo travagliato con l’allenatore? Non è quello che direi. Non ci sono stati problemi con il manager”
    Nessuna scusa da fare quindi”Non è successo niente tra il manager e me, niente di personale. Non c’è niente che lui abbia preso a male, o contro se stesso, o contro il presidente della Federazione. Non era niente di personale, né contro altri giocatori presenti. Mi suona un po’ strano quando sento «chiederà scusa?»”
    Come ha vissuto il Mondiale 2018?”Ero contento, come ho già detto all’allenatore. Non ho rancore o altro. Al contrario, ho seguito la Francia e sono contento di questa vittoria”.
    I tuoi obiettivi con la Francia“Mi aspetto cose buone. Mi aspetto che il mister mi permetta di rigiocare, che è la cosa più importante. Potermi mostrare e affermarmi in questa squadra. Sono arrivato abbastanza presto. Non mi sono esibito nel miglior modo possibile. Soprattutto, questo è l’obiettivo. Sono in un buon stato d’animo, sono molto felice, con le persone che conosco, in un posto che conosco anch’io. L’europeo è abbastanza lontano. Il mio obiettivo, ovviamente, non è quello di essere una riserva, ma fra i 23 convocati. Vedremo più avanti”.
    La concorrenza nel suo ruolo“C’era già concorrenza. Ci sono stati alcuni ottimi giocatori nella Francia per diversi anni. Non direi che siamo peggiorati, è migliorata. Devi superare te stesso ed essere all’altezza per guadagnare il tuo posto in questa squadra”. LEGGI TUTTO