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    Juve, ecco McKennie: il jolly del centrocampo con la passione per Harry Potter

    “A centrocampo può giocare ovunque, davanti alla difesa o dietro gli attaccanti, da centrale a tre o a quattro”. Così ne parlò l’ex allenatore Domenico Tedesco. Weston McKennie è pronto a sposare la Juve all’età di 22 anni: il centrocampista statunitense è vicino al trasferimento in bianconero sulla base di un prestito oneroso con diritto di riscatto. Classe 1998, è nato in Texas, si è trasferito in Germania a sei anni – a Kaiserslautern per gli impegni militari del padre – ed è tornato negli USA per frequentare l’academy del Dallas. Nel 2016 il passaggio allo Schalke, l’anno dopo il grande salto in prima squadra, nella quale è subito diventato una pedina fondamentale. 
    Pirlo è l’uomo giusto. E forse anche l’allenatore giusto
    Ricopre tutti i ruoli del centrocampo
    Fisico e dinamico, in grado di ricoprire qualsiasi ruolo del centrocampo: ha giocato da centrale, da trequartista, da interno, praticamente in ogni zona della mediana a causa dei tanti infortuni che hanno tenuto i suoi compagni ai box. “Ho già dimostrato di poter giocare sostanzialmente in ogni ruolo – ha dichiarato in un’intervista -. Posso giocare ovunque, a parte in porta. A meno che me lo chieda il mister”. Con lo Schalke quasi 100 presenze e 5 gol, con la nazionale statunitense 19 presenze e 6 gol.
    L’amicizia con Pulisic e la passione per Harry Potter
    È un grande amico dell’attaccante del Chelsea Christian Pulisic: i due si sono conosciuti da ragazzini, quando hanno iniziato a giocare insieme nelle selezioni giovanili degli Stati Uniti. Piccola curiosità: McKennie è un grandissimo fan della saga di Harry Potter, lo ha dichiarato lui stesso prima di una partita contro il Dortmund: “Mi piace tanto e il Borussia è come Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato!” ha commentato riferendosi alla rivalità tra i due club. 
    La fascia per George Floyd
    Lo statunitense è salito alla ribalta lo scorso 30 maggio per una questione extra-calcistica: nel match casalingo contro il Werder Brema ha indossato una fascia bianca con la scritta ‘Giustizia per George Floyd’ per protestare contro la morte dell’afroamericano a Minneapolis. La sua foto è stata poi stata rilanciata da molti utenti su Twitter finendo per fare il giro del mondo.  LEGGI TUTTO

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    La Juve presenta la terza maglia: Dybala, Ronaldo e De Ligt in copertina

    TORINO – Dopo le prime anticipazioni dei giorni scorsi, ora è arrivato il momento della presentazione ufficiale. La Juve mostra la sua terza maglia color arancione, un colore inedito per la storia del club bianconero. A svelarla nella clip pubblicata sui canali social della Vecchia Signora c’è anche Paulo Dybala, primo dei calciatori di Andrea Pirlo ad apparire, insieme tra gli altri a Bonucci, De Ligt, Bentancur, Cristiano Ronaldo e Douglas Costa. 

    Juve, ecco la terza maglia arancione
    Francesca Venturini, la designer Adidas che ha contribuito alla creazione delle maglie, ha spiegato sul sito della Juve le motivazioni che hanno portato alla realizzazione di questa casacca: “Volevamo creare le tre divise della Juventus per la stagione 2020/21 attraverso la lente dell’arte. I modelli che siamo stati in grado di realizzare dimostrano come il mondo del design e dell’arte possono sposarsi. La Juventus è un club che è sinonimo di innovazione ed è leader globale nel calcio, ci siamo quindi concentrati su come portare elementi unici in ciascuna divisa. Per la terza maglia utilizzando l’arancione per la prima volta nella storia del club”.

    La maglia presenta le tecnologie HEAT.RDY e KEEP COOL, che “permettono di mantenere asciutto chi la indossa durante tutta la partita e la maglia replica offre benefici simili con la tecnologia AEROREADY – FEEL READY”. La divisa è disponibile da oggi per l’acquisto, presso tutti gli store Juventus fisici e sullo Store Online ufficiale. LEGGI TUTTO

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    Pirlo ha cancellato Sarri e salutato Higuain

    Poche parole, molti significati. Andrea Pirlo è riuscito a mandare messaggi precisi. Il primo rimbomba in quasi tutte le sue risposte, nelle quali viene citato il recupero di valori che, evidentemente, tecnico e società ritengono siano stati perso nel corse dell’ultima stagione. Lo «spirito di sacrificio» e la «voglia di aiutarsi l’un l’altro». Non sono concetti astratti, ma trovano una precisa applicazione in campo, perché semplificando qualsiasi elucubrazione tattica, il «calcio europeo» citato anche da Pirlo altro non è che un calcio nel quale tutti, campioni compresi, corrono un po’ di più in fase di non possesso per recuperare il pallone. Nella Juventus di Conte era fondamentale il contributo degli attaccanti nel pressing ai portatori di palla avversari, così come la disponibilità dei centrocampisti a percorrere metri che, in teoria, non spettavano loro per dare una mano al compagno in difficoltà. Questo atteggiamento rende possibile il tipo di gioco che ha in mente Pirlo, che poi è il gioco che con varie declinazioni e sfumature filosofiche è il gioco che consente di avere successo in Europa. Nel riassumere la finale di Lisbona, Pirlo dice: «Se non hai voglia di correre, di buttarti negli spazi e di scarificarti per la squadra, in Champions fai fatica».

    Ma per raggiungere questo obiettivo ci vuole l’adesione dell’intera squadra, quindi bisogna conquistarsi la disponibilità di tutti. Evidentemente Sarri non ce l’aveva fatta: modi, dialettica, approccio non erano riusciti a convincere il gruppo e il suo progetto è rimasto barzotto, rattoppato dai compromessi, necessari a raggiungere l’obiettivo, comunque importante, comunque storico, del nono titolo consecutivo.
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    Il primo pregio di Andrea l’allenatore: la chiarezza

    Delle strepitose qualità calcistiche di Andrea Pirlo sapevamo tutto. Del primo pregio di Andrea Pirlo allenatore, dobbiamo dire oggi. È la chiarezza. Ha scandito ogni risposta del nuovo tecnico bianconero durante la sua prima uscita pubblica nelle vesti che mai il 31 luglio avrebbe immaginato di indossare. Dal pudore del debuttante che aveva caratterizzato la presentazione quale successore di Pecchia alla guida dell’Under 23, alla determinazione che ha contraddistinto l’incontro di ieri alla Continassa, come se non fossero trascorsi soltanto venticinque giorni, ma venticinque anni di carriera. Né sicumera né iattanza, semplicemente lucidità di analisi e precisione di concetti, come precisi erano i lanci del Maestro e le sue aperture per mandare in gol Grosso nella semifinale mondiale o l’assist a Lichtsteiner per infilare il Parma l’11 settembre 2011 allo Stadium, teatro della prima rete ufficiale juventina nel nuovo impianto.
    Scegliendo Pirlo, la Juve ha fatto una mossa coraggiosa, ma anche il Maestro ha fatto altrettanto. «Non ho avuto tempo di pensare al passaggio dall’Under 23 alla prima squadra, è stato tutto molto veloce, mi sono buttato a capofitto, però, se ho fatto questa scelta è perché sono convinto di essere al posto giusto al momento giusto. Un predestinato anche alla panchina? Dipenderà dai risultati. Sono molto convinto delle mie possibilità». Anche noi. LEGGI TUTTO

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    Pirlo: “Voglio riportare entusiasmo. Dybala non è mai stato sul mercato”

    Buongiorno Pirlo, cosa pensa di portare?«Voglio portare, anzi riportare un po’ di entusiasmo che è mancato nell’ultimo periodo, voglio proporre un calcio propositivo con padronanza del gioco. Bisogna sempre avere il pallone e quando lo si perde bisogna recuperarlo velocemente, che sono le due cose in cui credo, e che sono da far entrare a livello mentale nella squadra».
    Ci sono nuovi Pirlo?«Nessuno ha le mie caratteristiche, ma tanti campioni da sfruttare nel migliore dei modi».
    Il ruolo di Arthur?«Arthur è un bravo giocatore, lo abbiamo visto e ammirato nel Barcellona negli ultimi anni. E’ un centrocampista di costruzione, può fare più ruoli: regista mezzala, ma anche giocare a due davanti alla difesa».
    Preoccupazione per la nuova avventura?«Non ho neanche avuto modo di pensarci troppo, quando mi hanno chiesto se fare l’allenatore della prima squadra mi ci si sono buttato a capofitto senza preoccupazioni. Credo di essere al posto giusto al momento giusto».
    Giocherai a tre in difesa?«Non ci sarà un modello fisso: sia a 4 che a 3, l’idea potrebbe esserci difenderci a 4 e impostare a 3. Penso a un calcio di rotazione, la gioia di riconquistare il pallone. Deve essere una cosa mentale, sulla quale lavorare tutti i giorni e vada avanti durante le partite. Poi i giocatori hanno le caratteristiche per variare il modello di gioco di partita in partita».

    Ha parlato con Ronaldo?«C’eravamo sentiti qualche giorno fa prima di iniziare, per dargli l’orario degli allenamenti, poi ieri abbiamo fatto una chiacchierata, parlato un po’ di tutto, del presente e del passato, da persone normali, nelle prossime settimane andremo in profondità sulla tattica».
    Cosa sarà di Dybala?«Non è mai stato sul mercato, è un giocatore importante come gli altri, appena rientrerà farà parte del progetto come gli altri».
    Siete ancora i favoriti in campionato?«Partiamo tutti a zero punti, non importa chi danno per favorita, quei punti vanno conquistati. E’ stato un anno difficile perché il Covid ha fatto saltare i piani, sia a livello di programmazione e partite. Abbiamo le persone adatte a questo e ci stiamo preparando».
    Che effetto ti ha fatto trovare i vecchi compagni dall’altra parte della barricata?«Ero a mio agio. Era un po’ strano per loro, ma non per me, mi sentivo bene, anche perché conoscevo tante persone all’esterno della squadra che avevamo lavorato per me e con me. Mi sentivo proprio bene»

    Ronaldo e Dybala insieme?«Non sono ancora tutti a disposizione insieme. Appena potremo ci metteremo in campo a preparare qualcosa ci ragioneremo: con sacrificio e abnegazione di tutti i giocatori di qualità possono giocare insieme sempre. Ma è necessaria la Voglia di lavorare per la squadra».
    Obiettivi?«Sono sempre quelli di cercare di vincere, non è facile, ma siamo qua per quello».
    Mercato: farà richieste? Di cosa c’è bisogno?«Normale che io voglia certi tipi di giocatori, ci sono obiettivi di cui non vi vengo certo a parlare».
    Vuole recuperare lo stesso spirito della prima Juve in cui ha giocato?«Magari. Quella era una grande squadra che aveva un grande spirito di sacrificio e voglia di lavorare l’uno per l’altro. L’obiettivo è quello».
    C’è pochissimo tempo per lavorare.«Vero. Alla fine dopo le nazionali ci saranno dieci giorni per lavorare prima dell’inizio del campionato. Dovremmo essere bravi e concentrati».
    Perché ha scelto Tudor come secondo?«E’ stata una mia scelta, avevo bisogno di un assistente con esperienza, che avesse già fatto l’allenatore in prima, che fosse stato un ex difensore per guardare la fase difensiva, che avesse un certo tipo di personalità all’interno dello spogliatoio e del campo, in più era anche un ex juventino era quindi perfetto per lo staff».
    Ha parlato con Higuain e Khedira?«Con Higuain ho parlato, è una persona che ammiro tantissimo, ha fatto un ciclo importante qui, è stato un grandissimo giocatore, abbiamo deciso che le strade si devono separare, i cicli finiscono, è stato messo da parte, ci siamo guardati negli occhi e abbiamo preso questa decisione. Khedira è infortunato, vedremo quando starà meglio».
    C’è bisogno di stipulare un patto di spogliatoio con i veterani?«Nessun patto con i vecchi compagni, bisogna fare un patto con la squadra. Tornare ad aver voglia di fare sacrifici e lavorare duramente. Quando c’è un obiettivo bisogna raggiungerlo con tutti e parlare con tutti».
    La Champions League di quest’anno cosa lascia in eredità?«Il Bayern era la squadra più forte e si era già visto alla fine del lockdown, tutti con voglia di correre, buttarsi negli spazi, voglia di attaccare, se non corri, se non hai voglia di recuperare la palla velocemente fai fatica».
    Quando giocavi eri stato definito un predestinato, lo è stato definito anche da allenatore.«Ma solo i risultati possono confermare questa cosa, solo quello è il metro di giudizio. Mi era stata detto da giocatore ora spero di ottenere risultati anche in panchina. Credo nelle mie possibilità e ho voglia di lavorare». LEGGI TUTTO

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    Cristiano Ronaldo ancora papà?

    Il web si interroga per alcuni indizi lasciati da Georgina Rodriguez, fidanzata di Cristiano Ronaldo, su Instagram. In particolare, ha fatto parecchio rumore la foto della coppia (lei fasciata di rosso, lui con indosso una camicia bianconera di Louis Vuitton) abbracciata con una dedica particolare da parte di Georgina che ha postato una rosa e la parola “yes”. Per alcuni la coppia starebbe aspettando il secondo figlio, dopo Alana Martina, di quasi tre anni (sarebbe invece il quinto per il penta Pallone d’Oro, papà anche di Cristiano jr. di 10 anni e dei gemelli Eva e Mateo, di 3 anni) altri invece ipotizzano che Georgina abbia detto sì alla proposta di matrimonio di CR7. Qualunque sia l’evento da annunciare, è una bella notizia vista la gioia che sprizzava la coppia. LEGGI TUTTO

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    Juve, Pirlo day: deve convincere gli scettici

    Stessa musica, Maestro. Da Andrea Agnelli all’ultimo tifoso, tutto il mondo bianconero si augura (e la società ne è anche convinta, altrimenti non lo avrebbe scelto) che Andrea Pirlo diriga la Juventus dalla panchina facendole suonare la stessa sinfonia vincente di quando la dirigeva dal centro del campo. Proprio il campo dirà se così sarà. Intanto, mentre da oggi il nuovo tecnico bianconero comincerà a impartire la sue lezioni ai propri musicisti, è lo stesso di allora il brusio in sottofondo, in cui tanto scetticismo si mescola alla curiosità e alla speranza. Scetticismo di buon auspicio, a questo punto.
    Locatelli in pole per il centrocampo

    Troppo vecchio…
    E’ uno scetticismo che nasce da ragioni opposte, quello che ha accompagnato e sta accompagnando l’inizio di entrambe le avventure bianconere di Pirlo, ma legate agli stessi argomenti: l’età e l’esperienza. Quando la Juventus il 24 maggio 2011 annunciò l’ingaggio dell’allora trentaduenne Pirlo, svincolato dal Milan che gli aveva offerto solo un rinnovo annuale, cortesemente rifiutato, erano tanti i dubbi che aleggiavano attorno alla scelta. Dubbi sul giocatore, reduce da un annata con appena 25 presenze complessive e da un lungo problema muscolare alla coscia destra, e sulla sua compatibilità con le idee tattiche di Antonio Conte, fino ad allora imperniate su un 4-2-4 con due centrocampisti muscolari dediti sopratutto alla fase difensiva. L’esatto contrario di Pirlo, insomma. Lo scetticismo di allora si dissolse come nebbia al sole. Proprio quello fu il Pirlo giocatore per la Juve: un sole. Il regista bresciano tornò a splendere come nei migliori anni milanisti, giocando 41 partite su 43, e Conte non esitò a metterlo al centro del suo nuovo sistema, quel 3-5-2 (alternato al 4-3-3) che è diventato da allora il suo modulo di riferimento. Una rinascita confermata anche nelle tre stagioni successive, le due con Conte e anche la terza con Massimiliano Allegri, col quale non era riuscito a esprimersi al meglio al Milan, tra infortuni e decentramento a mezzala, ma della cui Juve capace di vincere Scudetto, Coppa Italia e raggiungere la finale di Champions fu ancora un magnifico direttore d’orchestra.
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    Capello: “Coman come Henry, la Juve è recidiva”

    Frecciatina da parte di Fabio Capello alla Juve prima del fischio d’inizio della finale tra Psg e Bayern. “Coman è titolare nel Bayern Monaco in una finale di Champions League – ha detto l’ex tecnico bianconero dagli studi di Sky Sport – La Juve evidentemente è recidiva: Henry è arrivato giovane alla Juventus e poi è andato via. Stesso discorso per Coman. Quando vedi le qualità devi aspettare, non puoi chiedere ad un giovane di essere subito protagonista”. L’attaccante francese, in bianconero nella stagione 2014-15 e nelle prime settimane della seguente, ha deciso con un colpo di testa la finale di Lisbona regalando ai bavaresi la sesta Champions della loro storia.
    Tutto sulla finale di Champions tra Psg e Bayern LEGGI TUTTO