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    Torino, Izzo: da pilastro a comparsa da liquidare

    Erano arrivati a chiamarlo Armandinho, i tifosi del Toro. Come fosse un brasiliano, quasi un fantasista o un goleador anziché un bravo, tosto, tecnico difensore. E poi il vezzeggiativo denotava affetto per la persona, non solo stima per il giocatore, perché i soprannomi gratificanti si danno a chi si vuol bene e si ritiene speciale, altrimenti lo si chiama per cognome o nome e bon. E in effetti speciale lo era, l’Armando Izzo approdato in granata nell’estate 2018 dal Genoa, dove manco a dirlo aveva avuto proficuamente a che fare con Ivan Juric, allenatore rossoblù un po’ ballerino (fra entrate, uscite e ritorni) di quelle stagioni. Marcava, lottava, impostava, attaccava, addirittura segnava: memorabile un gol di testa all’Inter per il lancio definitivo della squadra allora di Mazzarri – col quale era titolare fisso – verso quel 7° posto che portò al preliminare (infausto) di Europa League contro il Wolverhampton. […]

    Il rapporto complicato con Juric

    […] In estate arriva Juric e tutti a pensare: perfetto per la difesa a 3, Izzo sarà pietra miliare del nuovo progetto tecnico, figurati; lo aveva a Genova, lo conosce e lo apprezza. Per carità: un precampionato in cui dietro le quinte succede qualcosa, complice un primo infortunio, una panchina inattesa a Rennes, parole al vetriolo di Ivan il Credibile, in pubblico («scelta tecnica») e soprattutto in privato. Contesto nel quale si sussura che le divergenze siano state piuttosto calde. Non hai più fame, ti sei imborghesito, non ti riconosco più, il senso edulcoratissimo dei rimproveri del suo ex mentore. […]

    Quei post sui social media

     […] Già aveva generato diversi imbarazzi negli anni precedenti – Armando è un istintivo: gli veniva un’idea, leggeva una citazione, o gli piaceva una foto particolare, e ci faceva un post – perché spesso sbagliava i tempi della pubblicazione, magari quando l’attività stampa era sospesa per via dei risultati negativi. Al punto da vantare un anomalo e probabilmente irraggiungibile record di post messi in rete e poi rimossi, cancellati, oscurati, corretti. Tipo quella volta, estate 2020, che sembrava dovesse andare alla Roma e postò fiamme giallorosse che parevano preludere a un trasferimento. […] O il like messo al commento di un follower che accusava tutti di incompetenza per le sue esclusioni. […]

    L’idea di scambio con Kumbulla

    […] Domenica si gioca a Roma, lo attende forse un’altra panchina. Magari il Torino riproverà ad allacciare certi discorsi. Là c’è quel Kumbulla che garba poco a Mourinho e giocava benissimo con Juric a Verona: che dite, a gennaio? Che peccato, Armandinho.

    Guarda la galleryBremer e Brekalo trascinano il Torino. Udinese ko LEGGI TUTTO

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    Roma, col Benevento la difesa è da reinventare

    ROMA –  L’aria che tira è quella di staffetta. Ancor di più dopo la notte di Braga dove sia Dzeko che Mayoral sono andati a segno. Fonseca nel post-gara non si è sbilanciato anche se la sensazione è che domani toccherà ancora allo spagnolo. Per domani l’emergenza è totale: out Smalling (lesione flessori coscia sinistra), Kumbulla (quadricipite destro), Ibanez (noia al flessore destro) e Cristante (lombalgia). L’unico che farà un tentativo per esserci contro il Benevento è il centrocampista: si deciderà in extremis. Se non dovesse farcela è pronto Fazio che, insieme a Jesus, è stato escluso dalla lista in Europa League. A meno che – ipotesi remota – Fonseca non intenda sorprendere ancora. Perché l’unica volta che è tornato alla difesa a quattro (dopo aver deciso di passare a tre, lo scorso 5 luglio a Napoli) è accaduto proprio contro il Benevento, nella gara d’andata (18 ottobre). Altre possibilità non esistono. Con Spinazzola arretrato, spazio a Bruno Peres a sinistra con Karsdorp confermato a destra. Anche perché Santon e Calafiori pure ieri si sono allenati a parte.  LEGGI TUTTO