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    TORINO – A San Siro, il giovane Toro gioca, spreca e perde. Perde perché il Milan ha Giroud, attaccante che fa la differenza, mentre gli uomini di Juric non hanno un bomber vero ma un attaccante camuffato da punta. Sanabria, infatti, si è divorato un gol nel primo tempo tutto solo davanti al portiere: questa la differenza che ha permesso ai rossoneri di dare una piccola pedata alla crisi e ricaricare il morale in vista del match di mercoledì a San Siro contro il Tottenham di Antonio Conte, dove sarà battaglia. LEGGI TUTTO

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    Milan-Torino, Dossena: “Granata più squadra”

     
    Beppe Dossena: una testimonianza di quella partita? 
     

    «Ricordo poche immagini, al di là del gol di Walter. Però le emozioni affiorano: fu una grandissima soddisfazione, vincere a Milano. A maggior ragione per me che ero nato e cresciuto a due passi da San Siro». 
     

    Quella vittoria vi diede lo slancio per vivere un campionato da protagonisti, chiuso al secondo posto alle spalle del Verona. 
     

    «Senza dubbio. E in proporzione lo stesso può succedere al Toro». 
     

    Ci spieghi? 
     

    «Innanzitutto l’occasione è ghiotta: il Milan ha valori tecnici superiori, ma i granata in questa fase sono più squadra, sono più compatti dei rossoneri. Il Milan è entrato in un loop pericoloso, mentre il Toro è più libero di testa. Vincere a Milano dopo i tre punti in casa e il successo in Coppa Italia avrebbe conseguenze pratiche legate alla classifica, e darebbe una carica potenzialmente decisiva, nell’ottica di puntare al settimo posto». 
     

    I rossoneri come possono uscire da questa complessa situazione? 
     

    «La fortuna del Milan si chiama Paolo Maldini. È il leader attorno al quale stringersi per ripartire. In questa fase è palese la difficoltà della squadra a ricevere ogni input, che sia tattico o motivazionale. Maldini ne ha vissute parecchie, ha esperienza nel gestire i rapporti, è la base sulla quale riedificare il Milan. Pioli sta incontrando evidenti difficoltà, ma ciò non toglie che gli vada riconosciuto il lavoro straordinario compiuto nella passata stagione. Lo scudetto è stato un capolavoro sportivo, e i meriti di Pioli nella sua conquista sono stati ampi. Di sicuro non aveva la squadra più forte, ma con la giusta alchimia e un prezioso lavoro tattico è arrivato davanti a tutti».Guarda la galleryTorino, porte aperte al Filadelfia: l’entusiasmo dei tifosi LEGGI TUTTO

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    Il Milan è da svegliare: (ri)scocca l’ora di Leao

    TORINO – Per tornare a volare, Stefano Pioli prova a affidarsi nuovamente a Rafael Leao. Dopo le due panchine consecutive con Sassuolo e Inter, l’attaccante portoghese ritroverà la maglia da titolare nella partita di questa sera contro il Torino, in un match estremamente delicato per la classifica e il momento del Milan. Lo farà andando a supportare, insieme a Brahim Diaz, Olivier Giroud nel tridente offensivo chiamato a ridare gol e fiducia a una squadra che non solo ha perso solidità difensiva, ma ha anche smarrito la fase realizzativa. Contro una squadra tosta e solida come il Toro, ritrovare lo spunto di Leao sarà fondamentale per cercare di invertire la tendenza. Nel corso della conferenza stampa pre gara, Pioli è stato interrogato sul tema Leao e ha risposto così: «Leao è importante per me e per la squadra. È tornato dal Mondiale, ha dovuto giocare subito molto bene a Salerno per poi perdere un po’ di brillantezza. Sta bene, è molto più felice quando gioca; lo vedo molto motivato e molto concentrato». Negli ultimi allenamenti, forse annusando il ritorno dall’inizio, Rafa è tornato a spingere con più determinazione negli occhi ed è quello che vuole vedere tutto il mondo rossonero da parte sua. Perché è nei momenti difficili che i grandi giocatori devono emergere e lui deve dimostrare di essere arrivato allo step successivo. D’altronde anche il suo primo mentore, Zlatan Ibrahimovic, nelle interviste concesse l’altro giorno a Sportmediaset e MilanTv ha voluto sottolineare come «ha fatto un anno fantastico, ha vinto il premio come migliore giocatore del campionato. Poi il contratto, altri club che ti cercano, il Mondiale e tutto il resto. Ma lui deve restare concentrato e pensare solo a giocare a calcio. Tutto il resto si risolve. È diventato più forte rispetto a un anno fa, solo che quest’anno tutti sanno chi è Leao, l’anno scorso invece erano meno concentrati su di lui. Ora invece sanno che è il più forte di tutti e stanno più attenti su di lui». LEGGI TUTTO

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    Ilic: domani il dentro o fuori

    TORINO – L’allenamento decisivo per capire se Ivan Ilic potrà essere convocato per la gara di venerdì sera contro il Milan, e in caso di riposta positiva quanti minuti nelle gambe possa avere il centrocampista serbo sarà quello di domani. «Contro l’Udinese non ha potuto giocare per una botta ricevuta alla caviglia, ma spero di poterlo recuperare in questi giorni per impiegarlo almeno per uno spezzone di partita a San Siro»: così parlava Juric dopo la sfida vinta contro i friulani grazie alla rete decisiva messa a segno da Karamoh. I segnali arrivati dall’allenamento di ieri sono moderatamente positivi, Ilic ha sostenuto parte dell’allenamento con il resto della squadra, ma per l’eventuale via libera c’è ancora da attendere. Il dentro o fuori sarà annunciato domani dallo stesso allenatore, atteso dopo la seduta di lavoro alla conferenza stampa di presentazione di Milan-Toro. Implicito, considerato l’infortunio di Ricci, che il tecnico croato farà di tutto per avere a disposizione l’acquisto di gennaio. LEGGI TUTTO

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    Zaniolo, in Turchia al Galatasaray con clausola Milan

    ROMA – Duecentocinquantasette giorni per dirsi addio. Tanto è passato da quel 25 maggio scorso a Tirana in cui Zaniolo regalò con un suo gol la Conference League alla Roma a ieri pomeriggio, momento che lo ha visto imbarcarsi da Linate con un volo privato per Istanbul. Non un addio all’Italia, ma probabilmente un arrivederci con la speranza di ritornarci magari già in estate. Non a Roma, ma a Milano, dove Nicolò sarebbe voluto andare già prima che si accendesse lo scontro con i Friedkin. Nell’immediato futuro di Zaniolo, però, ora c’è il Galatasaray che nelle ultime ore ha fatto il possibile affinché la trattativa andasse a buon fine. Per questo alla Roma andranno circa 23 milioni di euro, di cui 15 di parte fissa e la restante in bonus facilmente raggiungibili (un modo per abbassare la quota da girare all’Inter, vista la percentuale del 15% sulla futura rivendita detenuta dai nerazzurri e che si calcola sul fisso). Al calciatore, invece, un contratto da 3,5 milioni a stagione fino al 2027 e la presenza di una clausola rescissoria che scenderà nel tempo. Una specie di “via d’uscita” per tornare in Italia, con il Milan sempre sullo sfondo e che se vorrà Zaniolo dovrà sborsare 35 milioni di euro. LEGGI TUTTO

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    Pioli-Milan, Ranieri insegna: i punti allungano la vita non la riconoscenza

    Il fuoco si sta spegnendo. Perché sono i risultati l’unico salvavita per gli allenatori, non la riconoscenza. E Stefano Pioli lo sa bene. Una legge crudele e forse anche ingiusta che non ha mai ammesso eccezioni. Da giurisprudenza l’esonero di Claudio Ranieri al Leicester dopo che qualche mese prima aveva guidato le “volpi” a un’incredibile vittoria in Premier, scrivendo una pagina unica nel grande libro del calcio. Pagine fatte di lacrime e tanto zucchero, appallottolate e gettate nel fuoco a fine febbraio, quando divenne ufficiale l’esonero di Sir Claudio con la squadra diciassettesima in classifica, a un solo punto dalla zona retrocessione. Peccato che la salvezza sarebbe stato obiettivo primario pure nella stagione precedente, quanto il Leice- ster invece vinse la Premier contro ogni pronostico e, forse, ogni logica. Con le dovute proporzioni, pure Stefano Pioli ha compiuto un’impresa: vero è che il Milan era reduce dal secondo posto conquistato nel campionato precedente, mal’ obiettivo a inizio stagione di Elliott era confermare la posizione Champions, non certo vincere lo scudetto. Detto questo, anche prima della gara con il Sassuolo – ultima giocata formalmente in casa -, è rimbombato dagli altoparlanti del Meazza “Pioli’s On Fire”, l’inno che ha segnato la cavalcata tricolore e la prima parte di stagione. Nessuno avrebbe immaginato che il pomeriggio si sarebbe tradotto in una disfatta (5 gol in casa il Milan non li subiva dall’1- 6 con la Juve, 6 aprile 1997) e, soprattutto, che sarebbe arrivato pure il quarto ko consecutivo nel derby, con quel primo tempo che è stato uno schiaffo per la cultura “giochista” del club rossonero. LEGGI TUTTO

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    Milan, è Ibra l'anti-Toro

    MILANO – Dove eravamo rimasti? A Sassuolo-Milan, 22 maggio. Quel pomeriggio Zlatan Ibrahimovic per l’ultima volta ha messo piede in campo sul terreno di gioco. Dopo aver fatto il pieno di endorfine per lo scudetto vinto, lo svedese il 25 era già sotto i ferri per risolvere definitivamente l’instabilità dell’articolazione del ginocchio sinistro attraverso la ricostruzione del legamento crociato anteriore, con rinforzo laterale e riparazione meniscale. Sette-otto mesi di stop nel tentativo di fermare per un’ultima volta il tempo (contestualmente arrivò il rinnovo annuale). Lo svedese – che pensa ancora da giocatore – si è sottoposto ad allenamenti durissimi proprio con l’obiettivo di tornare in campo e il suo rientro potrebbe essere imminente: oggi, marredì 7 febbraio, ha svolto tutto l’allenamento in gruppo e Stefano Pioli dovrebbe convocarlo per la gara di venerdì 7 con il Toro. LEGGI TUTTO