Pioli-Milan, Ranieri insegna: i punti allungano la vita non la riconoscenza
Il fuoco si sta spegnendo. Perché sono i risultati l’unico salvavita per gli allenatori, non la riconoscenza. E Stefano Pioli lo sa bene. Una legge crudele e forse anche ingiusta che non ha mai ammesso eccezioni. Da giurisprudenza l’esonero di Claudio Ranieri al Leicester dopo che qualche mese prima aveva guidato le “volpi” a un’incredibile vittoria in Premier, scrivendo una pagina unica nel grande libro del calcio. Pagine fatte di lacrime e tanto zucchero, appallottolate e gettate nel fuoco a fine febbraio, quando divenne ufficiale l’esonero di Sir Claudio con la squadra diciassettesima in classifica, a un solo punto dalla zona retrocessione. Peccato che la salvezza sarebbe stato obiettivo primario pure nella stagione precedente, quanto il Leice- ster invece vinse la Premier contro ogni pronostico e, forse, ogni logica. Con le dovute proporzioni, pure Stefano Pioli ha compiuto un’impresa: vero è che il Milan era reduce dal secondo posto conquistato nel campionato precedente, mal’ obiettivo a inizio stagione di Elliott era confermare la posizione Champions, non certo vincere lo scudetto. Detto questo, anche prima della gara con il Sassuolo – ultima giocata formalmente in casa -, è rimbombato dagli altoparlanti del Meazza “Pioli’s On Fire”, l’inno che ha segnato la cavalcata tricolore e la prima parte di stagione. Nessuno avrebbe immaginato che il pomeriggio si sarebbe tradotto in una disfatta (5 gol in casa il Milan non li subiva dall’1- 6 con la Juve, 6 aprile 1997) e, soprattutto, che sarebbe arrivato pure il quarto ko consecutivo nel derby, con quel primo tempo che è stato uno schiaffo per la cultura “giochista” del club rossonero. LEGGI TUTTO