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    Argentina: il presidente Tapia e il rito “antisfiga” per il Mondiale

    TORINO – Cosa non si fa per annullare l’effetto di una maledizione. Ma anche: essere disposti a tutto pur di non farsi più colpire dalla sfiga. Claudio El Chiqui Tapia è uomo assai credente. Il presidente dell’Afa, i suoi figli e la sua famiglia danno un enorme valore alla religione. I ringraziamenti al Signore, le preghiere a Dio sono presenti nella vita quotidiana del numero uno del calcio argentino: non le ha dimenticate dopo ciascuna delle promozioni centrate dalla sua squadra di club, il Barracas Central, di cui è molto più che Presidente. Tapia cita l’Altissimo sui social. Sempre. Ma non bastano solo parole o preghiere: El Chiqui, come ogni buon cattolico che si rispetti, sa che i voti vanno rispettati.
    In ginocchio da te
    Ecco quindi che nelle ultime ore sono venute alla luce sui social le foto del presidente dell’Afa mentre compie una promessa fatta alla Difunta Correa, una figura venerata in Argentina, Uruguay e Cile, specialmente tra le classi popolari. Tapia s’è recato al Santuario che si trova nel piccolo paese di Vallecito, in provincia di San Juan: ha percorso i 72 scalini che portano al santuario in ginocchio e, davanti alla cripta, ha ringraziato la Difunta Correa per il trionfo ottenuto dall’Argentina contro l’Italia a Wembley nella Finalissima. «L’importante non è quello che si promette, ma quello che si realizza. Finalissima 2022. Ora più che mai, avanti Argentina!», ha pubblicato El Chiqui sul suo account Twitter. Non è però la prima volta in cui la Difunta Correa intreccia il suo culto con il mondo del calcio: dopo lo storico trionfo del Maracanã nella finale di Copa América contro il Brasile nel 2021 Tapia si era recato a Vallecito a portare il trofeo alla Santa. Adesso è tutto pronto per il Qatar, con la speranza che il maleficio sia stato finalmente spezzato.
    Altro che Béla Guttmann
    Sì, perché sulla Selección sembrava esserci una sorta di maleficio, che la portava, dopo il 1986, a sfiorare trionfi e trofei senza mai riuscire a renderli concreti. La vox populi argentina racconta che il maleficio c’era davvero, una sorta di maledizione di Béla Guttmann in salsa chimichurri: la maledizione di Tilcara. Secondo la leggenda, la squadra allenata dal Narigón Carlos Salvador Bilardo fece un tour prima della Coppa del Mondo in Messico. Passò per Tilcara, paesino della provincia di Jujuy. E lì, come raccontano ancora oggi i vecchi della zona, promisero di tornare in caso di successo nel Mondiale, per portare la Coppa al Santuario della Vergine. Andò in Messico e vinse, l’Argentina del Diego, di Valdano, di Burruchaga, Pumpido e del Tata Brown. Mai nessuno però si ricordò della promessa fatta alla Vergine di Tilcara per il titolo, scatenando così la presunta maledizione. Ora che il maleficio di Tilcara pare essere spezzato, grazie a Tapia e alla Difunta Correa, nessuno nutre il minimo dubbio che, in caso di trionfo Mundial, il Chiqui tornerà a Vallecito. In ginocchio e con la Coppa in mano.
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    Bolivia: il nuovo ct in conferenza con lo sciamano!

    TORINO – L’argentino Gustavo Adolfo Costas è stato ufficialmente presentato come nuovo commissario tecnico della Bolivia e ha firmato un contratto che lo legherà alla Verde per i prossimi 4 anni. Assumerà il nuovo incarico, però, solamente tra due mesi abbondanti: fino alla fine di ottobre, infatti, continuerà a essere l’allenatore del Palestino, club di Santiago del Cile fondato da migranti palestinesi. Costas è stato comunque già presentato ufficialmente dai vertici della federcalcio boliviana poche ore fa a La Paz in una conferenza stampa assolutamente sui generis.
    Via le energie negative
    Al di là del protocollo, delle domande di rito, dei flash dei fotografi che, bene o male, sono pressocché identici a qualsiasi latitudine del globo, quello che ha caratterizzato la presentazione di Costas è stata la presenza di uno Yatiri, ossia un medico-guaritore-santone Aymara, una comunità che vive prevalentemente nelle vicinanze del lago Titicaca tra Perù, Bolivia, il nord del Cile e il nordovest dell’Argentina. Il santone, prima dell’inizio delle interviste, ha svolto un rito di buon auspicio, accendendo un turibolo, ossia un bruciaincenso, in cui erano contenute erbe e olii con lo scopo di allontanare ogni tipo di energia negativa dall’ambiente della Nazionale.
    La sfida più grande
    Il neo ct argentino s’è emozionato e commosso: è stato accolto come un autentico salvatore del calcio boliviano. «Sono molto emozionato per l’amore, l’affetto, la fiducia totale e incondizionato che ho ricevuto, da ogni persona incontrata in questo Paese – ha spiegato -. Mi avete inondato di attenzioni da quando sono sceso dall’aereo fino a quando mi sono seduto qui, in questa conferenza stampa. Voglio ringraziare tutti. Caratterialmente non sono uno spaccone, quindi scordatevi dichiarazioni roboanti del tipo “Andremo sicuramente al Mondiale di Canada-Stati Uniti-Messico del 2026″. Quello che posso assicurare è che faremo tutto il possibile per raggiungere questo obiettivo. Credetemi, è la sfida più grande della mia carriera». Anche Evo Morales Ayma, ex presidente boliviano, primo indigeno a ricoprire il ruolo nella storia del Paese e appassionatissimo di calcio, ha voluto dare il benvenuto al nuovo tecnico con un post ad hoc sul proprio profilo ufficiale di Facebook: «Diamo il benvenuto al fratello Gustavo Adolfo Costas, nuovo allenatore della nazionale boliviana, che arriva nel nostro Paese con il compito di realizzare il sogno della qualificazione ai Mondiali. Ci congratuliamo con il presidente della Federación Boliviana de Fútbol, Fernando Costa, per aver reso possibile questa contrattazione». Nessuna paura, con lo Yatiri in conferenza stampa e i suoi fumi contro le energie negative, l’avventura di Costas in Bolivia non potrà che essere un enorme successo.
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