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    Verona-Cagliari, entrambe le squadre hanno stretto amicizia con il “Goal”

    Incredibile ma vero! Il Verona dopo aver chiuso in vantaggio il primo tempo a Genova contro la Sampdoria ha poi perso per 3-1 al novantesimo. Anche il Cagliari nell’ultima partita disputata non è riuscito a vincere, contro la Salernitana non è andato oltre il pareggio per 1-1.
    Verona-Cagliari show! Fai ora i tuoi pronostici
    Tante reti fatte e tante subìte, è quasi automatico
    Il Verona ha fin qui realizzato ventotto reti e ne ha incassate venticinque. Non è matematico ma è quasi… automatico che con una situazione del genere anche gli esiti “Goal” possano essere predominanti. Una considerazione che trova piena conferma se si guarda ai gialloblù che hanno fatto registrare il “NoGoal” in due sole occasioni e che, per giunta, regalano il “Goal” da sette partite consecutive. L’ultimo “NoGoal” degli “scaligeri” risale infatti alla settima giornata quando il match Verona-Spezia si chiuse sul 4-0. Le lunghe serie, lo abbiamo appena visto con l’Atalanta, sono destinate a interrompersi e chissà che non accada anche stavolta con il Verona. Una eventualità che potrebbe essere rafforzata dal fatto che anche il Cagliari propone una netta maggioranza di esiti “Goal” (sono dieci contro i soli quattro “NoGoal”) e che nelle ultime tre esibizioni l’esito è sempre stato questo. E allora, anche se il cambio non è scontato, anche la situazione dei rossoblù rafforzerebbe la sensazione che al Bentegodi, nel turno di metà settimana, la porta di almeno una delle due squadre in campo potrebbe non essere violata. LEGGI TUTTO

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    Salernitana-Juventus, è anche una questione di “sfortuna”

    La Juventus di Allegri è reduce dal ko con l’Atalanta, che ha fatto scivolare i bianconeri a sette punti dal quarto posto. Martedì sera arriva l’occasione del riscatto per Dybala e compagni, di scena all’Arechi contro la Salernitana.
    La Juventus sfida la Salernitana all’Arechi, indovina il risultato esatto!
    Salernitana e Juventus, spicca il numero “7”
    Allegri è convinto che la sua squadra “tornerà a segnare” e c’è un gran bisogno, perché Dybala e compagni, in Serie A, solo in quattro partite su quattordici sono andati a segno almeno due volte: esattamente come la Salernitana. Se si vogliono trovare altre analogie tra le due formazioni la lista si allunga annotando l’assenza dello 0-0 dai rispettivi ruolini di marcia. Inoltre, ed è il più dato singolare, spicca la presenza del numero “7” relativo ai legni finora colpiti da Salernitana e Juventus nel massimo campionato. Un dato riportato a beneficio di chi ritiene possibile che all’Arechi, nel corso dei 90 minuti, una delle due squadre (o anche entrambe) possano centrare legno o traversa. LEGGI TUTTO

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    Marotta: “Plusvalenze? Il calcio italiano deve abituarsi al player trading”

    Marotta: “L’Inter è tornata dove merita”
    “La qualificazione agli ottavi di Champions una rivincita? È un traguardo importante che mancava da dieci anni, che ci riporta a un passato glorioso. Ma non si vive di vendetta, nello sport i giudizi non devono mai essere affrettati, serve cautela. L’equazione che più spende più vince non sempre vale. Laddove non ci sono soldi ci dev’essere competenza, passione, affiatamento, virtù che ho trovato in questa Inter e ho cercato di rafforzare. Abbiamo dato svolta a un cammino di transizione e oggi siamo ritornati su palcoscenico più consono alla storia del club. Inzaghi? Non mi ha meravigliato, l’avevo già conosciuto come calciatore. Nel suo periodo alla Lazio ha dimostrato sempre di essere un allenatore, giovane, dinamico, con tantissime caratteristiche positive. Abbiamo dovuto fare una scelta velocissima, nel giro di qualche ora. Era un allenatore che si adattava benissimo al modulo, italiano e si è integrato velocemente. Se era la nostra prima scelta? Era già nel nostro taccuino. Se fosse rimasto con la Lazio? Non sarebbe stato facile, cercavamo soprattutto un allenatore italiano”.
    Marotta: “Zhang non vende l’Inter”
    “Se mi sento di smentire un imminente cambio di proprietà? Sì. I proprietari stranieri non sempre vivono la quotidianità della gestione, ci sono i manager che hanno questo ruolo, l’importante è che ti diano sicurezza e stabilità. Non dimentichiamo quello che ha fatto la famiglia Zhang, in primis Steven, che nell’arco di questi anni hanno profuso centinaia di milioni di euro. Se l’Inter ha trovato certa stabilità e una continuità vincente lo si deve alla famiglia Zhang. La loro vicinanza non è mai mancata”.
    Marotta su Vlahovic ed Alvarez
    Quello di gennaio “è un mercato di riparazione. Siamo fortunati, questa rosa è omogenea e non ha falle profonde, ci sta dando soddisfazioni e merita di continuare. È una finestra di mercato difficile, dovremmo trovare opportunità che siano all’altezza della situazione. Non credo ci saranno stravolgimenti. Vlahovic? È l’espressione dell’attaccante moderno, con grande talento. C’è un aspetto di conflittualità con la Fiorentina ma spero si risolva, è brutto per una società vedersi sfilare un giocatore che è un patrimonio cresciuto anche grazie alla società stessa. Rappresenta uno dei giovani più interessanti del campionato italiano. Ma noi in quel reparto abbiamo esperienza e gioventù, con una qualità elevata”, ha aggiunto. Anche il nome di Julian Alvarez è accostato all’Inter, ma “il fatto che Baccin sia in Argentina rientra nelle attività ordinarie di un dirigente, monitora i campionati in Argentina e Paesi limitrofi per individuare chi va bene nel nostro modello”.
    Marotta su Brozovic e Perisic
    “Sensazione che si possa trovare un accordo per i rinnovi di Brozovic e Perisic? Credo di sì. Se i calciatori vogliono restare, il club è orgogliosi di tenerli. La volontà del giocatore è fondamentale. Noi non possiamo dispensare milioni per i contratti, se esiste la possibilità che i calciatori capiscono il nuovo modello che si è installato nel calcio italiano e nell’Inter credo si possa proseguire. Con grande orgoglio, dico che l’Inter dà tanto ai giocatori”.
    Marotta e l’addio alla Juve: “Esistono i cicli…”
    “Se Agnelli ha fatto male a mandarmi via? C’è un ciclo per i giocatori, è giusto che ci sia anche per i dirigenti. Sono molto contento di essere arrivato a Milano e all’Inter. Il mio rinnovo? Come management abbiamo un buon rapporto con la proprietà. Vedremo come il Covid condizionerà il rientro di Steven Zhang a Milano. Ma io, Ausilio, Baccin e Samaden siamo contenti di proseguire la nostra avventura all’Inter ed è una cosa reciproca con la proprietà. Credo che alla prima occasione ci saranno i presupposti per farlo. Rinnovo fino al 2025? Lo vedremo”.
    Marotta: “Conte acqua passata”. E su Lukaku…
    “Se mi sento deluso da Conte? Il calcio è questo, ci sono avvicendamenti continui, cambiamenti con grande repentinità. A lui va dato il grande merito di aver tracciato una strada, riportandoci alla vittoria e noi abbiamo continuato su questa strada. A Conte non possiamo che riconoscere tanti valori e meriti. Ma è acqua passata, parliamo del presente”. Marotta è poi tornato sulla cessione di Lukaku: “Da una parte c’era la grande volontà del giocatore di fare un’esperienza al Chelsea, dall’altra la società era in un momento di contrazione finanziaria e non poteva rinunciare a una somma straordinaria. Ma la volontà del giocatore è fondamentale, sfatiamo il fatto che Zhang abbia voluto venderlo a tutti i costi”.
    Marotta sullo stadio: “A Milano i presupposti ci sono”
    “Ci sono tante cose da rimodellare e tanti cambiamenti nell’ottica di un modello calcistico, quello italiano, che non è più sostenibile. Lo stadio? Rappresenta per un club non solo un asset patrimoniale, ma soprattutto rappresenta la casa dei propri tifosi, della squadra. I presupposti a Milano ci sono per arrivarci, c’è un’attività da parte dei due club, c’è grande sensibilità da parte dell’amministrazione comunale. Credo e spero si possa arrivare alla realizzazione quanto prima”. LEGGI TUTTO

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    Atalanta-Venezia, riflettori puntati sul “Parziale/Finale”

    L’Atalanta grazie ai tre punti conquistati sul campo della Juventus conferma il quarto posto in classifica alle spalle di Napoli, Milan e Inter. Nel turno infrasettimanale i nerazzurri affrontano il Venezia. I “lagunari” sono reduci dal ko interno rimediato contro l’Inter e attualmente sono quint’ultimi a pari punti con Udinese e Sampdoria.
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    Dopo nove “Goal” di fila l’esito è cambiato
    L’Atalanta, prima della sfida con la Juventus, si faceva notare per la sua lunghissima sequenza di esiti “Goal” consecutivi: ben nove che lasciavano intendere che, quanto prima, si dovesse assistere ad una inversione di tendenza. Una inversione che è puntualmente arrivata a Torino con la vittoria per 1-0 (grazie ad una rete di Zapata) che ha rimesso ogni cosa al suo posto.
    C’è ancora un elemento da considerare
    Una veloce occhiata ai numeri della “Dea” permette però di individuare un altro elemento che, forse, può meritare un po’ di attenzione. Si tratta stavolta del segno fatto registrare alla fine del primo tempo ed il segno relativo al risultato finale. Dopo 14 gare di campionato l’Atalanta presenta, sia al 45’ che al 90’, lo stesso segno in ben dodici di queste e da ben otto incontri a questa parte. Volendo essere più precisi, a prescindere dal fatto che giocasse in casa o fuori, la squadra guidata da Gasperini ha collezionato ben sette accoppiate “Parziale/Finale 2/2” (si è materializzata grazie a cinque vittorie esterne che hanno fatto seguito al vantaggio a metà gara più due ko interni con Fiorentina e Milan nei quali i nerazzurri erano già sotto all’intervallo) più tre “X/X” e due “1/1” (che, evidentemente, risulta la meno frequente). Uno scompenso che, contro il Venezia, potrebbe essere risistemato. Per il Venezia le accoppiate “Parziale/Finale” uguali sono state finora soltanto sette e in quest’ambito la “1/1” si è vista soltanto due volte. Chissà che anche stavolta non valga la classica regola del “non c’è due senza tre”. LEGGI TUTTO

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    Milan-Sassuolo 1-3: secondo ko di fila in campionato per Pioli

    Palleggio, idee e gioventù. Uno straordinario Sassuolo batte il Milan in rimonta a San Siro, costringendolo al secondo ko di fila in campionato dopo quello contro la Fiorentina. Romagnoli (espulso al 77’) illude Pioli, poi è un monologo della squadra di Dionisi che tra primo e secondo tempo piazza le reti del 3-1 finale con Scamacca, l’autogol di Kjaer e il sigillo di Berardi. Per Ibra e compagni (adesso a un solo punto di vantaggio sull’Inter) non resta che voltare subito pagina e pensare alla prossima sfida contro il Genoa del grande ex Sheva, in programma mercoledì sera.Guarda la galleryE’ Scamacca il vero “Diavolo”: Sassuolo, tris al Milan
    Sassuolo show a San Siro!
    L’avvio prepotente dei rossoneri (un’occasione per Bakayoko e una clamorosa chance fallita da Ibra anche se in fuorigioco) lavora da apripista al vantaggio di Romagnoli, che al 22’ s’inserisce sul primo palo e beffa Consigli di testa sul calcio d’angolo di Theo Hernandez. Ma nel giro di due minuti il Sassuolo pareggia e inizia a padroneggiare a San Siro: Scamacca spacca la porta con un destro all’incrocio (24’), poi al 33’ l’autorete di Kjaer (propiziata ancora una volta dal giovane centravanti del Sassuolo) regala il sorpasso alla squadra di Dionisi. Ci sarebbe anche l’opportunità del tris con Raspadori, fermato soltanto dal prodigioso intervento del rientrante Maignan. Pioli cerca di riprendere in mano la situazione con i cambi (a inizio ripresa dentro Messias e Kessie), gli unici pericoli però arrivano da due fiammate di Leao e Ibra. E al 66’ il colpo del definitivo ko: gran lavoro di Matheus Henrique sulla palla persa in uscita dal centrocampista ivoriano e diagonale vincente di Berardi che passa sotto le gambe di Maignan. A ridosso dell’ultimo quarto d’ora si spegnono le luci di San Siro: Romagnoli stende Defrel e lascia la squadra in dieci, che tenta di contenere i danni fino al fischio finale. LEGGI TUTTO

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    Juve: errori e arroganza. La discesa è senza fine

    Dopo i quattro gol presi dal Chelsea, peggiore sconfitta europea in 17 anni di storia, giusto perché si ricordi, la Juventus non riesce a tornare padrona del proprio destino neanche in campionato, cancellando di colpo le vittorie incoraggianti con Fiorentina e Lazio. La traversa scheggiata da Dybala al sesto minuto di recupero è la fine di un tragitto irto di difficoltà, lacci mentali, guai fisici, errori, superficialità, come il gol dell’Atalanta innescato dall’appoggio parrocchiale di Morata, centravanti da 20 milioni all’anno, cioè il leasing più costoso della storia. È un viaggio al termine della notte, per usare la letteratura di Celine, che sa di sbagli continui, quasi tutti commessi a monte. È una rosa costruita male, perché ha i migliori soltanto a destra (Cuadrado, Chiesa, eventualmente Bernardeschi) e tutti adattati a sinistra, dove finisce spesso per agire Rabiot, una sorta di paradosso. È una società che da tre anni, dopo il licenziamento di Marotta, ha fatto una serie impressionante di errori. Prima delle plusvalenze “a specchio”, con la Consob a sonnecchiare, c’era stata la vicenda squalificante di Suarez e la voragine nei bilanci aperta da CR7.

    Nel frattempo, dietro appunto giocatori oggi in B senza presenze e valutati chi 8, chi 10 milioni di euro, sfumava la forza tecnica della Juve precedente, quella che in 9 anni era riuscita a costruire una superiorità netta, apparentemente inossidabile. Si è scivolati sempre più in basso, una discesa spesso accompagnata da improvvisazione e arroganza. Nel silenzio quasi generale, con molta informazione o paciosa o troppo amica, la Juve ha cancellato se stessa e l’ottimo, anzi lo straordinario realizzato in precedenza. Lo dicono i raffronti: 6 punti in meno di un anno fa, quando già Pirlo era sembrato un azzardo, -15 sulla stagione di Sarri (anno di “melma”, come ha detto Agnelli), -19 sull’annata ultima di Max Allegri. Il quale non sarà ciò che era, come sostengono i critici, ma evidentemente ha anche una squadra smontata da allora a oggi.

    La Juve conosce un solo modo per sopravvivere: non subire gol e andare in contropiede. Appena va sotto, impossibilitata dunque alla transizione, scompare. Sette volte in svantaggio in campionato, solo in una ha ribaltato e in un’altra ha pareggiato. Quattro punti in questa speciale classifica, cioè piena zona retrocessione. La peggiore scelta di Allegri è stata quella di puntare ogni discussione, qualsiasi analisi, sul risultato, teorizzandolo addirittura. Appena viene a mancare questo, non resta altro da presentare, nemmeno la sperimentazione che aveva accompagnato Pirlo.

    Due parole sull’Atalanta, che con Gasperini vince per la prima volta in casa della Juve. Ha guidato con ritmo, con il coraggio di andare uno contro uno pure in difesa, recuperando con Djimsiti o Toloi quando ha dovuto chiudere il buco lasciato dalla linea alta. Zapata ha segnato per la settima gara di fila. A Gasperini, che da agosto pensiamo possa vincere il campionato, sono sin qui mancati Gosens e Hateboer, ha avuto Ilicic a fasi alterne e Muriel per gli spiccioli di gara, oltre al girone di ferro in Champions. Parlando al Sole 24 ore, il presidente Percassi ha detto una frase meravigliosa: «Siamo rimasti umili, sappiamo di essere un miracolo». L’umiltà che a Torino si è persa. Spedito Paratici a Londra, forse la rivoluzione non è finita. Ma il futuro è solamente nella testa di John Elkann, che ha intanto garantito altre centinaia di milioni di euro. Ieri, casualmente, era alla prima partita in casa di questa stagione. LEGGI TUTTO

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    Venezia-Inter 0-2: Inzaghi a -1 da Napoli e Milan

    VENEZIA – Calhanoglu e Lautaro Martinez avvicinano Inzaghi a -1 da Napoli e Milan (32 a 31), che scappa addirittura a +10 sulla Juventus di Allegri. L’Inter non sbaglia a Venezia, non soffre quasi mai, controlla, la sblocca nel primo tempo con il turco e la chiude su rigore con l’argentino nel recupero della ripresa. Il 2-0 è netto e risponde al successo dell’Atalanta, oltre a mettere pressione a Spalletti e Pioli.Guarda la galleryCalhanoglu e Lautaro, l’Inter non sbaglia col Venezia
    Sblocca Calhanoglu
    Il Venezia accetta la pressione offensiva dell’Inter, che comanda con il possesso e con i continui rifornimenti in area di rigore. Ci provano Dzeko, Brozovic, Calhanoglu e Perisic ma la pericolosità è contenuta, fino al 34′ quando ancora Calhanoglu trova lo spazio per il destro che schizza sull’erba e si infila all’angolino, sorprendendo Romero. Aramu scuote i suoi con un gran mancino dalla distanza, Handanovic vola e toglie il pallone dall’incrocio. All’intervallo i nerazzurri sono avanti.
    Lautaro su rigore
    Fino al 60′ solo un tiro di Aramu e l’ingresso di Lautaro e Vecino per Correa e Calhanoglu, per il resto ritmi non sostenuti e gara meno bella. Poi, da un calcio d’angolo svetta Skriniar ma il Venezia si salva sulla linea di porta ed evita il raddoppio in mischia. È sempre l’Inter a creare, Dzeko viene murato da Romero in uscita bassa e allora Zanetti inserisce Henry e Tessmann e passa al 4-2-4 per suonare la carica. Inzaghi invece sceglie Dumfries per l’infortunato Darmian. In realtà l’Inter gestisce il vantaggio (dentro anche Gagliardini e D’Ambrosio per Barella e Perisic), va vicino al 2-0 con Dimarco e Lautaro e non soffre, complice la poca verve offensiva dei padroni di casa, piuttosto imprecisi. Nel recupero i nerazzurri chiudono ogni discorso con il rigore, rivisto al Var, di Lautaro Martinez (96′). LEGGI TUTTO

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    Napoli-Lazio promette spettacolo

    Al “Maradona” va in scena Napoli-Lazio. Entrambe le squadre sono reduci da una sconfitta: i partenopei la scorsa settimana hanno perso al Meazza contro l’Inter mentre i biancocelesti non sono riusciti ad arginare gli attacchi della Juventus.
    Non solo Serie A, fai ora i tuoi pronostici!
    Show in vista al “Maradona”
    Le prime 13 partite disputate dalla squadra allenata da Spalletti hanno messo in luce un dato: Mertens e compagni con 7 gol al passivo (2 soli in casa) vantano di gran lunga la miglior difesa del torneo. Per la Lazio vista giocare in trasferta in questa prima parte di stagione non sarà di certo semplice vincere. I biancocelesti, a differenza di quanto fatto intravdere in casa (18 gol all’attivo), fuori sono risuciti a segnare solamente in 7 occasioni. Curiosità: il Napoli al “Diego Armando Maradona” ha chiuso solamente una partita su sei in svantaggio al primo tempo (contro la Juventus, partita poi terminata 2-1 in favore dei partenopei). La Lazio invece nelle ultime cinque gare disputate fuori casa non ha mai terminato in vantaggio la prima frazione di gara. Partendo da una possibile “1X” primo tempo poi la sfida potrebbe scatenarsi nella ripresa. Entrambe le squadre ovviamente hanno le potenzialità per segnare almeno un gol nel corso di questo match. LEGGI TUTTO