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    Juve, a Villar nel segno di Locatelli e Bonucci

    VILLAR PEROSA – Vincono i grandi nell’amichevole di Villar Perosa che ha messo di fronte la Juventus contro l’Under 23. Locatelli e Bonucci nel primo tempo fissano il risultato sul 2-0 poi l’invasione di campo, nei minuti iniziali della ripresa, chiude la sfida.Una sgambata utile per mettere minuti nelle gambe, per ammirare un grande protagonista come Di Maria che ha distribuito palloni, confezionato giocate e deliziato il pubblico con una conclusione a giro di sinistro di poco alta, e per vedere i giovani in azione, da Fagioli, partito titolare, a Soulè fino a Rovella che, appena entrato, ha provato subito a insidiare la porta di Garofani con un tiro da fuori. Vlahovic ci ha messo invece la testa, ma non è riuscito a lasciare il segno: per ben tre volte ha avuto la chance, senza tuttavia finalizzare. A sbloccare la partita ci ha pensato Locatelli con un tiro dalla distanza, raddoppio di capitan Bonucci di testa, su angolo di Di Maria.Guarda la galleryJuve A-Juve B 2-0: Locatelli e Bonucci in gol, poi scendono in campo i tifosi

    JUVENTUS-JUVENTUS U23 2-0

    MARCATORI: pt 2’ Locatelli, 17’ BonucciJUVENTUS (4-3-3): Szczesny (30’ Perin); Danilo, Bonucci (36’ Gatti), Bremer (1’ st Rugani), Alex Sandro (1’ st Pellegrini); Zakaria (1’ st Rovella), Locatelli, Fagioli (36’ Soulè); Di Maria, Vlahovic, Kean. All. Allegri.JUVENTUS U23 (4-2-3-1): Garofani; Leo, Riccio (15’ pt Stramaccioni), Poli, Verduci; Sersanti, Barrenechea, Iocolano; Lipari, Pecorino, Sekulov. All. BrambillaArbitro: Maggioni LEGGI TUTTO

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    Juventus, si scalda l'atmosfera a Villar Perosa: ovazione per Pogba

    INVIATO A VILLAR PEROSA – Tutto pronto per accogliere la Juventus a Villar Perosa dove nel feudo di Casa Agnelli, alle 17, si terrà la tradizionale sfida in famiglia tra la prima squadra di Massimiliano Allegri e l’Under 23 allenata da Massimo Brambilla. Dopo i due anni di stop per via del covid riprende dun que la festa della Juventus ad agosto. Caldo potente, oltre i 35 gradi, anche se una leggera aria sta abbassando la temperatura e potrebbe anche portare nuvoloni per un potenziale breve temporale intorno al momento del fischio d’inizio.

    IN PULLMAN La squadra è arrivata: ovazione per Paul Pogba. Su tratterà del battesimo di Villar Perosa per i nuovi acquisti Bremer e Di Maria oltre a Vlahovic.  I tifosi stanno salendo qui in Val Chisone e ci sono ancora biglietti in vendita anche alla luce dei prezzi poco popolari. Intorno al campo i bianconeri più caldi si sono già posizionati sul percorso che verrà attraversato dai giocatori nella speranza di veder firmata la maglietta appena comprata nelle numerose bancarelle che animano la via centrale di Villar Perosa.

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    Chiesa con Vlahovic, la Juve riscopre la coppia

    TORINO – (e.e.) In campo li vedremo insieme a fine settembre-ottobre. Nel frattempo, Dusan Vlahovic e Federico Chiesa fanno coppia sul pullman che li porta a Villar Perosa, casa Agnelli da sempre. Si conoscono, e bene, dai tempi della Fiorentina. Facile, per loro, trovare l’intesa. Max Allegri non vede l’ora di metterli là davanti, ma dopo l’operazione al ginocchio dell’azzurro campione d’Europa bisognerà aspettare e avere pazienza. LEGGI TUTTO

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    Juve a Villar Perosa, Marocchino e i ricordi: “La Primavera e il fascino dell'Ajax”

    TORINO – Un Villar Perosa con la Primavera e quattro con la prima squadra. Domenico Marocchino, ala della Juventus anni settanta/ottanta (137 presenze, 12 gol, 2 scudetti e una Coppa Italia), ha vissuto il tradizionale vernissage nella località della Val Chisone tanto cara agli Agnelli prima da ragazzino delle giovanili e poi da giocatore affermato.

    Buongiorno Marocchino. Se chiude gli occhi e ripensa alla partita di Villar Perosa disputata con la Primavera, quali sono i primi ricordi?

    «Gli sguardi dell’allenatore e dei giocatori della prima squadra…».

    Perché?

    «In quell’amichevole eravamo partiti fortissimo e qualche problema, noi ragazzini, lo avevamo creato ai “grandi”… Merito dell’allenatore che avevamo in Primavera, Francesco Grosso. Era innamorato dell’Ajax e quando poteva andava a vedere la squadra olandese. Grazie a lui, noi, già in quegli anni, giocavamo a zona e facevamo un fuorigioco sistematico. E nella partita di Villar mandammo in offside più volte gli attaccanti della prima squadra. Al punto da spazientirli un pochino…».

    C’è dell’altro?

    «Mi vengono ancora i brividi se penso alla baraonda. Noi ragazzi della Primavera non eravamo abituati a giocare davanti a cinquemila persone. Bellissimo, una sensazione pazzesca».

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    Quando era in Primavera, quale era il suo giocatore preferito?

    «Avevo un debole per Bettega. Un po’ perché Roberto, come me, aveva giocato nelle giovanili bianconere. Ma soprattutto perché era un giocatore unico nel suo genere. Bettega era un vero e proprio regista d’attacco, fenomenale anche dal punto di vista tattico. Davvero un grandissimo. Uno come lui non lo vedo nel calcio di oggi».

    Se ripensa, invece, agli altri Villar Perosa, quelli vissuti da giocatore della prima squadra?

    «Era un appuntamento vissuto sempre con grande responsabilità, ma anche con molta allegria perché arrivava al termine di un ritiro duro».

    Il ricordo più bello?

    «Più che un aneddoto particolare, porterò sempre con me l’orgoglio del primo Villar vissuto con la prima squadra. Sì, l’immensa soddisfazione per essere arrivato a giocare quella partita tanto sentita dall’altra parte della barricata. Non più solo come ragazzo della Primavera, bensì tra i “grandi”».

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    Ha mai segnato a Villar Perosa?

    «Mi sembra di sì, anzi sono praticamente sicuro. Ma non ricordo come. Però…».

    Però…

    «Non dimenticherò mai alcuni scherzi fatti a Villar Perosa».

    Ad esempio?

    «A pranzo mangiavamo in una tavolata disposta a ferro di cavallo. Trapattoni sedeva al centro. Una volta posai uno stuzzicadente sulla sua seggiola. E quando il Trap si sedette… Ma questo è soltanto uno dei tanti scherzi che si facevano. Un altro mio classico era quello di sporcare con un po’ di aceto il bicchiere di vino di qualche compagno. Erano tutti modi per scherzare e fare gruppo. Quelli di Villar erano ritiri nel vero senso del termine, non come quelli di adesso dove tramite i cellulari e la tecnologia non si perde mai il contatto con il mondo esterno».

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    Ogni tanto le capita di riguardare o cercare sul web delle foto dei suoi Villar Perosa?

    «Sinceramente, anche se un pizzico di nostalgia c’è sempre, riguardo pochissimo le foto di quando giocavo. E la sapete perché? Perché altrimenti mi viene da confrontarmi e mi sento vecchio… (risata). A parte le battute, le immagini più belle sono quelle che conservo nella mente. E soprattutto nel cuore. Villar Perosa per tutto il mondo Juventus, inteso come giocatori, società e tifosi, è – e sarà sempre – un momento magico nel quale viene espresso al massimo il senso di appartenenza juventino».

    Angel Di Maria, uno dei grandi colpi dell’estate bianconera, vivrà l’atmosfera di Villar Perosa per la prima volta…

    «E sono convinto che, nonostante abbia giocato nei top club di mezza Europa (Benfica, Real Madrid, Manchester United, Psg), Di Maria resterà impressionato da Villar e dal tifo bianconero. Capirà immediatamente che cosè la Juventus. Una società che, grazie agli Agnelli, ha allo stesso tempo una dimensione mondiale e famigliare».

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    Da quando ha smesso di giocare è più tornato a Villar Perosa?

    «Sì, un paio di anni fa. Ma in un giorno normale, non per il tradizionale vernissage di agosto. Ho fatto un giro nostalgico per il paese. Dal campo al pensionato, dalla fermata del pullman alla storica trattoria. Ci tornerò anche nei prossimi mesi, stiamo organizzando una rimpatriata».

    Cioè?

    «Abbiamo pensato di vederci a Villar Perosa noi “ragazzi” classe 1957 e 1956. Un po’ come i compagni di scuola che si ritrovano dopo una quarantina d’anni. Ma rispetto ai tempi d’oro, la partita non sarà al campo di Villar: giocheremo al ristorante… Menù tipico piemontese: agnolotti, fritto misto. E ovviamente vino rosso».

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    Juve a Villar Perosa, la prima volta del 1931

    Il nipotino dà segni di impazienza. Il nonno distribuisce occhiate severe. Dietro la formalità ruvida di un rapporto ottocentesco i due si intendono. Il nonno, per esempio, sa benissimo cosa sta aspettando il bambino, anche prima che gli sussurri nell’orecchio: «Quando inizia la partita?». Ma l’attesa è ancora lunga, la giornata aveva un programma fitto e un protocollo inflessibile. Tredici settembre del 1931: la data era importante per il senatore Giovanni Agnelli, fondatore della Fiat, e anche della Riv che nella “sua” Villar Perosa costruiva cuscinetti a sfera e quel giorno festeggiava i 25 anni di attività. Per l’occasione era stata organizzata una grande festa con tutti gli operai e le autorità del piccolo centro della Val Chisone. C’è già stata la consegna dei doni da parte dei dirigenti e delle «maestranze»: un quadro del pittore Giacomo Grosso (molto in voga nella Torino dei primi del secolo) e una targa dello sculture Edoardo Rubino.Sullo stesso argomentoJuve, Villar Perosa culla storica dove ritrovare l’essenza più veraJuventus

    Poi il banchetto, lunghissimo, offerto nelle sale dello stabilimento. E quando l’ultimo paninetto (così venivano chiamati i sandwich di pane morbido prima che D’Annunzio li battezzasse “tramezzini”) è stato sollevato dalle tavole imbandite e l’ultimo brindisi è stato alzato, gli Agnelli vengono portati sul colle del Sestriere per una visita e da lì, con una teleferica, nei due sanatori che erano stati finanziati dalla famiglia e uno dei quali era stato dedicato dal senatore alla figlia Tina, persa tre anni prima. E nel viaggio in teleferica, il piccolo Giovanni, che è stato sempre vicino al padre Edoardo, si avvicina al nonno per dirgli: «E la Juventus? Quando gioca?». Manca poco, per fortuna. Finita la visita ai sanatori, la compagnia si accomoda sulla minuscola tribunetta intorno al campo sportivo, dove è stata organizzata, proprio da Edoardo, presidente della Juventus,un’amichevole contro la Pro Vercelli, una delle storiche e prestigiose rivali del club. La partita è uno spettacolo: finisce 5-0 per la Juventus e il piccolo Giovanni è eccitatissimo dal gioco bianconero.

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    È appena iniziato il quinquennio d’oro, la squadra, allenata da Carlo Carcano, ha già vinto il primo dei cinque scudetti consecutivi, gioca un football avvincente. Le stelle sono il portiere Combi, i terzini Rosetta e Caligaris, gli oriundi Monti, Orsi e soprattutto Cesarini, che segna due gol nell’occasione. Il più giovane dei Giovanni applaude e si gira spesso verso il nonno, che segue imperturbabile il match. Non era un appassionato di calcio, il senatore: uomo di un altro secolo, non concepisce altro che il lavoro e la famiglia, ma è anche una persona molto intelligente e ha intuito l’importanza di quel gioco che sta conquistando le giovani generazioni e si sta guadagnando sempre più attenzione fra gli italiani. È per questo che ha assecondato l’acquisto della Juventus nel 1923 e ha messo suo figlio Edoardo alla guida del club, ma lui finora ne è rimasto sempre piuttosto distaccato, preoccupato di non compromettere la sua austerità. Ma l’entusiasmo del nipote scioglie la sobrietà del nonno e al quinto gol gli esce un sorriso, mentre scambia uno sguardo d’intesa con il piccolo.

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    Da parte sua Gianni, dieci anni, è già un tifoso appassionatissimo. Ha conosciuto la Juventus quando ne aveva quattro e suo papà lo ha portato a vedere il primo allenamento al campo di Corso Marsiglia e lui si è subito innamorato del velocissimo ungherese Hirzer. Negli anni successivi ha imparato tutto del calcio e ha visto crescere la Juventus, diventata una grande del calcio italiano. Quel giorno intravede la possibilità di bissare lo scudetto: la squadra gli pare ancora più forte di quella dell’anno prima. Lo dice al nonno che gli accarezza la testa. La partita finisce, sul campo si improvvisa una festa, con il presidente Edoardo e gli altri consiglieri juventini che ringraziano i giocatori e si complimentano con Carcano.

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    Il senatore Giovanni è sempre un po’ distaccato, lontano dal campo. Ma tra i giocatori si parlotta, lo juventino Combi e Ardissone della Provanno da Edoardo egli chiedono se il fondatore della Fiat può posare con loro nella foto ricordo. Edoardo ha quasi paura a chiederlo al padre, ma quando glielo domanda il nipote, lo convince con un urletto. E così il senatore Agnelli compare, sorridente, al centro della foto: è la consacrazione del matrimonio fra la Juventus e la famiglia Agnelli, propiziato da un giovanissimo Avvocato e celebrato da suo nonno Giovanni e suo padre Edoardo, tre generazioni per l’inizio di un amore infinito.

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