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Belotti-Toro, partita nel gelo: la Fiorentina osserva

TORINO – Questa è una delle situazioni peggiori da vivere per una società di calcio: inibisce la programmazione, rallenta le decisioni da prendere. L’ambiguità diventa il vicino di banco, giorno dopo giorno. Sul tavolo, tutti i dubbi del mondo. Davanti agli occhi, la fotografia di un Godot. Il Godot del Torino è ovviamente Belotti. E lo è indipendentemente dal passato: cioè dalle ragioni per cui si è giunti sino a questo punto. I tifosi lo comprendono sempre meno, in questa nuova fase: il Gallo è passato dalla fine del campionato (quel saluto sostanzialmente indecifrabile allo stadio post Roma, due venerdì fa) alla breve vacanza in Sicilia a Mondello (sua moglie è palermitana), per poi rispondere da ieri alla convocazione di Mancini in vista della partita contro l’Argentina (1° giugno: si sfideranno le vincitrici dell’ultimo Europeo e dell’ultima Copa America). Successivamente, gli impegni di Nations League. E’ dunque trascorsa quasi una decina di giorni dall’ultima partita dei granata e siamo ancora tutti qua: ad aspettare. Chi da fuori (i tifosi), chi da dentro (Cairo, Vagnati, Juric). Ora, è del tutto evidente che questo comportamento del Gallo crei malumori, fastidi, delusione, nervosismi, sconcerto in crescendo. La tesi espressa anche pubblicamente da Belotti è e resta, da diverse settimane: «Ho sempre detto che questa era una situazione che avrei voluto valutare a fine stagione per capire tutto insieme alla società e all’allenatore. Dopo 7 anni, vorrò capire tutto, dalle ambizioni agli obiettivi. Sarà una decisione importante, dovrò prenderla nel modo corretto. Se c’è ancora uno spiraglio per il Torino? Sì, io l’ho sempre concesso».

Fine stagione significa il 30 giugno, formalmente: sotto l’aspetto normativo, la stagione terminerà quel giorno, quando scadrà anche il contratto del Gallo. Ma l’interpretazione giusta non può ovviamente essere questa: di qui dapprima la convinzione di Juric dettata tra giovedì e venerdì scorsi («Tempo un paio di giorni, poi conosceremo la sua risposta»), quindi le indiscrezioni lasciate circolare dal Torino (in sostanza: una settimana di tempo). Ma tutto tace sul fronte del Gallo, ora in Nazionale (non certo la condizione ideale per affrontare una trattativa). Non solo nel Torino ci si chiede quanto questa partita a scacchi sia in realtà una mera scelta di comodo. Per la serie: il Gallo sta ancora cercando di capire quali siano le offerte migliori per lui, sta prendendo tempo anche per aspettare che si metta meglio in moto il valzer degli attaccanti maggiori così da vedere se l’effetto domino arriverà a toccare pure lui, e nell’attesa non chiude definitivamente la porta al Torino per la banalissima regola del “non si sa mai”. Il Toro, dunque, come un paracadute. Ma può essere forse apprezzato dai tifosi un atteggiamento del genere? E da Cairo, che ha offerto in questo ultimo periodo un complesso contratto da grossomodo 3 milioni netti a stagione per il rinnovo? E da Vagnati, cui spetta seguire in prima battuta la vicenda? E da Juric, che ancora deve capire se e con chi dovrà venir rimpiazzato Belotti?

Gallo sì, Gallo no: un bivio epocale, sia sotto il punto di vista simbolico, sia prettamente sportivo, pratico. La Roma pensa a lui come vice Abraham, il Napoli come vice Osimhen, il Milan resta una variabile al momento silente, mentre la Fiorentina si pone alla finestra. I viola (con Piatek vicino a essere restituito all’Hertha Berlino, post prestito) seguono il Gallo da un paio di anni. In queste settimane hanno aperto e lubrificato il dialogo, hanno ripetutamente approfondito la questione con l’entourage di Belotti, ma, fino a prova contraria, non hanno in tasca un contratto già firmato. E, sempre fino a prova contraria, non stanno nemmeno forzando i tempi. Commisso può mettere sul piatto le stesse cifre di Cairo. In più i viola giocheranno in Conference League. Eppure un Belotti che dicesse sì ai viola, un giorno, ci parrebbe più un Gallo in fuga dal Torino Fc di Cairo che un Gallo… arrivato chissà dove. E comunque la Fiorentina intende anche preservare l’investimento di gennaio per Cabral (14 milioni). Sta sì cercando un attaccante, ma concepisce anche il timore di mettere sotto contratto un nuovo centravanti capace sic et simpliciter di mettere tremendamente in ombra Cabral. E tutti quei soldi investiti per il brasiliano appena pochi mesi fa, senza poi un suo decollo esplosivo in viola?  

E’ dunque una partita a scacchi, quella in corso tra il Torino e Belotti. E nel club granata si sa bene come la permanenza del Gallo significherebbe: 1) un gran colpo d’immagine per Cairo; 2) una spesa inferiore rispetto all’acquisto di un’altra punta realmente all’altezza di Belotti; 3) un gran problema in meno per Juric e con Juric. Siamo in fase di stallo. I segnali non possono essere dolci, se il Gallo continua a rinviare la risposta al Torino: difatti Vagnati sta già muovendosi per prudenza alla ricerca di un sostituto, ma intanto (chi per una ragione, chi per un’altra) un po’ tutti tengono formalmente aperto quello spiraglio di cui sopra.  Non è una bella storia.  


Fonte: http://www.tuttosport.com/rss/calcio/serie-a


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