MILANO – Ducentoventidue milioni. È la differenza di valore delle rose di Inter e Milan, secondo la quotazioni e i dati di Transfermarkt. Novantasette milioni, invece, è la differenza di costo dei due organici. Solo che la bilancia è ribaltata. La squadra nerazzurra, infatti, vale molto di più, ma è anche costata parecchio meno. È la fotografia di quanto accaduto negli ultimi anni, con l’eccezione dell’ultima estate. Viale Liberazione, mossa dalla necessità di sistemare i conti, senza contare i cordoni chiusi di Suning, ha dovuto condurre sessioni di mercato a costo zero, se non in attivo. Ciò non ha impedito, però, al trio Marotta-Ausilio-Baccin di costruire squadre altamente competitive, di conquistare trofei e pure di valorizzare i propri asset, ovvero i calciatori.
Inter-Milan, strategie differenti
Il Milan si è mosso in maniera diversa. Sfruttando un bilancio in attivo ormai da 3 anni, infatti, via Aldo Rossi non si è mai risparmiata negli investimenti. Nemmeno la scorsa estate c’è stato un cambio di rotta, nonostante la mancata qualificazione in Champions. È stato possibile per l’eccellente capacità di vendere i propri giocatori. Sono stati fatti sacrifici, vedi Theo Hernandez ad esempio, ma sempre ottenendo il massimo possibile per i forzieri rossoneri, basti pensare a Thiaw ceduto al Newcastle per una quarantina di milioni, dopo averlo acquistato per appena 6. La conseguenza è stata che, di stagione in stagione, il Diavolo è andato incontro a corposi stravolgimenti dell’organico. O, addirittura, a vere e proprie rivoluzioni, come nell’ultima estate. La valorizzazione dei nuovi elementi avverrà più avanti – ora siamo ad un +22% – a differenza dell’Inter, che invece ha un nutrito zoccolo duro e che ha realizzato un clamoroso +141,2%.
Al netto del flop dello scorso anno, il Milan è sempre riuscito a restare ai vertici. Nel 2022 ha conquistato lo scudetto, nella scorsa stagione una Supercoppa, ma la sensazione costante è stata quella di ricominciare quasi dopo ogni annata. Insomma, Inter e Milan sono stati simboli diametralmente opposti: di continuità per la sponda nerazzurra, di cambiamento per quella rossonera.
Inter-Milan, si punta sui giovani
A proposito della scorsa estate, c’è da dire che le linee guida che avevano caratterizzato i due club negli anni precedenti, hanno iniziato in qualche maniera a sovrapporsi. L’Inter, tanto per cominciare, ha abbandonato la strada degli svincolati, con cui aveva abbattuto il costo dei cartellini, puntando però in diverse occasioni su profili chilometrati, comunque di grande rendimento. L’ultima campagna acquisti, tornata ad essere dispendiosa grazie all’exploit dei ricavi che ha permesso di registrare il primo utile della storia, ha portato a Chivu elementi giovani e di prospettiva (unica eccezione Akanji), da far crescere e valorizzare internamente. È stata la filosofia rossonera dall’insediamento di Elliott prima e RedBird poi. Con un cambio di rotta, però, avvenuto proprio al termine dell’ultima annata: il primo innesto, infatti, è stato uno svincolato, addirittura quarantenne, come Modric, 40 anni, che ha immediatamente portato esperienza e mentalità. E uno degli ultimi, il 30enne Rabiot, una sorta di usato più che sicuro. Nel frattempo, si è anche alzata l’asticella del limite per il costo dei cartellini: non più 20-25 milioni, ma anche 35-40, come per Jashari e Nkunku. Era inevitabile per ridurre il margine di incertezza.
Di contro, l’Inter ha imboccato esattamente la prima strada rossonera, forse perché Oaktree è un fondo esattamente come RedBird. Così tutti i nuovi innesti non sono stati pagati non oltre i 25 milioni. C’era margine per un’eccezione, ma tra Lookman e Koné, alla fine, non si è fatto nulla. E allora chissà che questi numeri, tutti sbilanciati dalla parte nerazzurra, non si riequilibrino in futuro. Del resto, anche la prossima estate l’Inter dovrà investire per sostituire tutta una serie di “grandi vecchi”. Anche in questo senso, una risposta la darà il derby di domani sera.
