Raul Albiol, uno dei più grandi difensori della storia del calcio spagnolo, è un ragazzino di 39 anni che dopo aver giocato nel Valencia, nel Real e nel Napoli vincendo tutto, compresi un Mondiale e due Europei con la Spagna, non s’è ancora stancato di lavorare duro e di inseguire un pallone. E dunque un sogno. Certe storie andrebbero raccontate solo per farle leggere ai giovani che aspirano a diventare professionisti, ma in questo caso c’è anche di più: l’aspetto umano. Ci sono l’umiltà e il rispetto del sacrificio. E poi la voglia, la fame, la capacità di rimettersi in gioco e di raccontarlo con la classe di sempre. Campioni si diventa, ma continuare ad esserlo da svincolati non è scontato. A maggior ragione alle soglie dei quaranta. «Sì, ma non li dimostro».
I suoi primi quarant’anni, Raul. Soffi sulle candeline ed esprima il desiderio.
«L’idea è continuare a giocare. Il sogno è di farlo in Italia».
Così, subito. Un tackle da vero difensore centrale.
«È quello che so fare e che ho fatto bene anche nel girone d’andata dell’ultima Liga, con il Villarreal. Poi, non ho più giocato».
Quindici partite su diciotto e quattordici volte dall’inizio con la fascia di capitano fino a dicembre. Poi, da gennaio, esce fuori dai piani di Marcelino: solo panchine e tribune.
«Voglio chiarire immediatamente una cosa: non è stato per un infortunio o per chissà quale problema fisico. Io stavo benissimo e sto benissimo.
Quindi?
«Quindi nulla: dopo l’intero girone d’andata da titolare, l’allenatore mi disse che non avrei più giocato. E non per il livello del mio rendimento, piuttosto per cose personali. Non c’erano ragioni sportive o fisiche alla base. Ecco perché voglio continuare».
Lei ha lasciato il Napoli per il Villarreal nel 2019: sei stagioni, l’Europa League, la Champions, 198 presenze, l’homenaje che un club riserva ai più grandi ma anche l’amarezza di non giocato neanche un minuto all’ultima giornata. Non convocato contro il Siviglia, la partita dei saluti.
«Non contavo da tempo per l’allenatore, ma era meglio non forzare le cose. È chiaro che avrei preferito un altro finale, ma il calcio è così».
Ha mai pensato al ritiro?
«Mai. Mai. Mai. Sono ancora competitivo. È soltanto scaduto il mio contratto con il Villarreal e ora aspetto».
Aspetta proposte in Italia.
«Io e la mia famiglia abbiamo un sogno: chiudere la carriera in Italia. A Napoli siamo stati benissimo, è un Paese molto simile alla Spagna. La nostra porta è sempre aperta per l’Italia. E sa cosa?».
Prego.
«Vogliamo trasferirci tutti insieme».
Un trionfo. Ha già qualche proposta?
«Beh, sì, ho dei contatti. Diciamo che valuto l’occasione migliore, più giusta per me e le mie ambizioni. Devo riflettere bene e prendere una buona decisione, la soluzione deve motivarmi: se vado, voglio e devo dare il massimo».
La mentalità del campione è intatta.
«Lo è anche il fisico, mi creda: mi alleno a Valencia, ogni giorno, due volte al giorno. Ho il mio preparatore e una struttura a disposizione. Certo le giornate sono più lunghe quando ti alleni da solo, ma sono sereno e super motivato. La cosa fondamentale è stare bene mentalmente».
Mi sembra molto carico. Ma diciamola tutta e francamente: lei perché consiglierebbe a una squadra di puntare ancora su Raul Albiol?
«Perché non sbaglierebbe! Nessun club che mi ha acquistato si è mai lamentato di me. È impossibile: io sono sempre pronto a dare tutto e a superare i limiti. Se fossi in un club, so che mi prenderei sicuramente. Ripeto: è impossibile sbagliare».
Che entusiasmo. Lei è davvero un ragazzino di 40 anni.
«Sì, è vero, è così. Ma è la passione che mi muove, che mi fa spingere forte. Faccio di tutto per continuare a stare bene come ora, il calcio è molto fisico e io sono preparato e motivato per competere ancora ad alti livelli».
Sta seguendo il Napoli?
«Una squadra molto forte che cresce anno dopo anno. I due scudetti certificano il concetto, non è un caso che oggi tutti vogliano giocare nel Napoli. Credo che sia ancora favorito per lo scudetto, anche se con la Champions sarà tutto più difficile».
Antonio Conte: faccia lei.
«È la sua storia a parlare per lui: bravissimo, fortissimo. Le sue squadre sono piene di energia e aggressività e vincono per questo. È un top. Il Napoli sbaglia raramente con gli allenatori: Spalletti, Rafa, Sarri».
Lo sente ancora, Sarri?
«Qualche volta, ma è difficile perché non ha WhatsApp e ogni volta è un casino. Sento spesso Reina. Mi ha parlato tanto e bene del Como».
Il regno spagnolo di Fabregas.
«Cesc è ancora giovane ma può diventare tra i migliori allenatori del mondo. Il Como è stato una sorpresa nello scorso campionato, ma ora ha investito cento milioni ed è una realtà che lotterà per andare in Europa».
A proposito di ragazzini: De Bruyne al Napoli è una gran bella storia.
«Lui è un fuoriclasse vero, l’età non conta. Con tutti i mezzi che ci sono oggi, servono solo il lavoro e la voglia per fare due o tre anni ancora ad alti livelli».