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Juve a Villar Perosa, la prima volta del 1931

Il nipotino dà segni di impazienza. Il nonno distribuisce occhiate severe. Dietro la formalità ruvida di un rapporto ottocentesco i due si intendono. Il nonno, per esempio, sa benissimo cosa sta aspettando il bambino, anche prima che gli sussurri nell’orecchio: «Quando inizia la partita?». Ma l’attesa è ancora lunga, la giornata aveva un programma fitto e un protocollo inflessibile. Tredici settembre del 1931: la data era importante per il senatore Giovanni Agnelli, fondatore della Fiat, e anche della Riv che nella “sua” Villar Perosa costruiva cuscinetti a sfera e quel giorno festeggiava i 25 anni di attività. Per l’occasione era stata organizzata una grande festa con tutti gli operai e le autorità del piccolo centro della Val Chisone. C’è già stata la consegna dei doni da parte dei dirigenti e delle «maestranze»: un quadro del pittore Giacomo Grosso (molto in voga nella Torino dei primi del secolo) e una targa dello sculture Edoardo Rubino.

Poi il banchetto, lunghissimo, offerto nelle sale dello stabilimento. E quando l’ultimo paninetto (così venivano chiamati i sandwich di pane morbido prima che D’Annunzio li battezzasse “tramezzini”) è stato sollevato dalle tavole imbandite e l’ultimo brindisi è stato alzato, gli Agnelli vengono portati sul colle del Sestriere per una visita e da lì, con una teleferica, nei due sanatori che erano stati finanziati dalla famiglia e uno dei quali era stato dedicato dal senatore alla figlia Tina, persa tre anni prima. E nel viaggio in teleferica, il piccolo Giovanni, che è stato sempre vicino al padre Edoardo, si avvicina al nonno per dirgli: «E la Juventus? Quando gioca?». Manca poco, per fortuna. Finita la visita ai sanatori, la compagnia si accomoda sulla minuscola tribunetta intorno al campo sportivo, dove è stata organizzata, proprio da Edoardo, presidente della Juventus,un’amichevole contro la Pro Vercelli, una delle storiche e prestigiose rivali del club. La partita è uno spettacolo: finisce 5-0 per la Juventus e il piccolo Giovanni è eccitatissimo dal gioco bianconero.

È appena iniziato il quinquennio d’oro, la squadra, allenata da Carlo Carcano, ha già vinto il primo dei cinque scudetti consecutivi, gioca un football avvincente. Le stelle sono il portiere Combi, i terzini Rosetta e Caligaris, gli oriundi Monti, Orsi e soprattutto Cesarini, che segna due gol nell’occasione. Il più giovane dei Giovanni applaude e si gira spesso verso il nonno, che segue imperturbabile il match. Non era un appassionato di calcio, il senatore: uomo di un altro secolo, non concepisce altro che il lavoro e la famiglia, ma è anche una persona molto intelligente e ha intuito l’importanza di quel gioco che sta conquistando le giovani generazioni e si sta guadagnando sempre più attenzione fra gli italiani. È per questo che ha assecondato l’acquisto della Juventus nel 1923 e ha messo suo figlio Edoardo alla guida del club, ma lui finora ne è rimasto sempre piuttosto distaccato, preoccupato di non compromettere la sua austerità. Ma l’entusiasmo del nipote scioglie la sobrietà del nonno e al quinto gol gli esce un sorriso, mentre scambia uno sguardo d’intesa con il piccolo.

Da parte sua Gianni, dieci anni, è già un tifoso appassionatissimo. Ha conosciuto la Juventus quando ne aveva quattro e suo papà lo ha portato a vedere il primo allenamento al campo di Corso Marsiglia e lui si è subito innamorato del velocissimo ungherese Hirzer. Negli anni successivi ha imparato tutto del calcio e ha visto crescere la Juventus, diventata una grande del calcio italiano. Quel giorno intravede la possibilità di bissare lo scudetto: la squadra gli pare ancora più forte di quella dell’anno prima. Lo dice al nonno che gli accarezza la testa. La partita finisce, sul campo si improvvisa una festa, con il presidente Edoardo e gli altri consiglieri juventini che ringraziano i giocatori e si complimentano con Carcano.

Il senatore Giovanni è sempre un po’ distaccato, lontano dal campo. Ma tra i giocatori si parlotta, lo juventino Combi e Ardissone della Provanno da Edoardo egli chiedono se il fondatore della Fiat può posare con loro nella foto ricordo. Edoardo ha quasi paura a chiederlo al padre, ma quando glielo domanda il nipote, lo convince con un urletto. E così il senatore Agnelli compare, sorridente, al centro della foto: è la consacrazione del matrimonio fra la Juventus e la famiglia Agnelli, propiziato da un giovanissimo Avvocato e celebrato da suo nonno Giovanni e suo padre Edoardo, tre generazioni per l’inizio di un amore infinito.

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Fonte: http://www.tuttosport.com/rss/calcio/serie-a


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