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    Juve Next Gen allo Stadium: verso il grande evento

    TORINO – Una Juventus Next Gen diesel? Può darsi, ma la squadra allenata da Massimo Brambilla ora viaggia spedita in Serie C in attesa di giocare a Padova, mercoledì 7 dicembre, il quarto di finale di Coppa Italia in gara secca, con lo svantaggio di affrontare i veneti in trasferta. I bianconeri, grazie al successo di sabato a Busto Arsizio contro la Pro Patria, prima vittoria in trasferta della stagione in campionato, sono entrati a pieno titolo nella zona playoff, grazie ai 22 punti in 14 partite, a 2 punti dalla seconda piazza, e possono tornare a pensare in grande. Di fatto si tratta della terza vittoria di fila, dopo quelle nei derby piemontesi contro Novara e Alessandria, miglior viatico per attirare il pubblico nella prossima gara di domenica, alle 14.30, all’Allianz Stadium. Sì, perchè la Juventus, anche per non far perdere il vizio ai propri tifosi di frequentare l’impianto in questo periodo di sosta forzata per via del Mondiale in Qatar, ha deciso di far giocare questa partita della Net Gen nella Casa dei grandi e non al Moccagatta di Alessandria, consueto teatro per la formazione del Brambilla. L’altra bella notizia è che l’ingresso è gratuito anche se prima bisogna registrarsi nel sito della official ticket shop della società. Attesi tantissimi bambini e ragazzi visto che saranno numerose le Scuole Calcio presenti.Iscriviti al Fantacampionato Tuttosport League e vinci fantastici premi! LEGGI TUTTO

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    Juve Next Gen-Mantova a Vinovo? Macché! Il 27 novembre si cambia

    TORINO – Domenica 27 novembre, ore 14.30: sarà una data da ricordare per la Juventus Next Gen che per la prima volta giocherà nel Teatro dei Sogni della prima squadra. Già, lo Stadium spalancherà le sue porte all’avvento della formazione bianconera che partecipa al campionato di Serie C disputando le partite casalinghe a Vinovo. Per la 15ª giornata il team di Massimo Brambilla sfiderà il Mantova in un contesto mai provato prima, dove solitamente si assiste a incontri non solo di Serie A, ma anche di Champions League (e il percorso di Dusan Vlahovic e soci in Europa League comincerà a febbraio). Il popolo juventino, alle prese con un inusuale mese e mezzo di sosta per il Mondiale in Qatar, si stringerà attorno a Tommaso Barbieri e compagni per spingere la Juve a un successo che resterebbe scolpito nella storia.Iscriviti al Fantacampionato Tuttosport League e vinci fantastici premi! LEGGI TUTTO

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    Il Bayern è un esempio di corretta gestione, ma il rovescio della medaglia fa riflettere

    TORINO – Tra le società europee da prendere ad esempio, in cima alla lista figura senza dubbio il Bayern Monaco. Il club bavarese pianifica con attenzione ogni tassello della propria crescita, in campo dove il suo dominio in Bundesliga non è più soggetto a discussione ormai da un decennio e fuori dove un’oculata gestione amministrativa permette di tenere sempre sotto controllo il bilancio. Stadio di proprietà (l’avveniristico Allianz Arena inaugurato nel 2005 con un debito di 346 milioni da spalmare in 25 anni, ma saldato interamente dopo soli nove anni), merchandising, una profonda identificamente con il territorio e una sensibilità spiccata verso le proprie leggende come testimonia il board dove compaiono in posizioni chiave ex del calibro di Franz Beckenbauer, Oliver Kahn amministratore delegato e Hasan Salihamidzic, direttore sportivo. E ogni estate i campioni di Germania, con poche e calibrate mosse, rinnovano la propria forza rispetto alla concorrenza interna: Sadio Mané, Ryan Gravenberch e Noussair Mazraoui sono gli ingaggi copertina della prossima Bundesliga, ovviamente griffati Bayern. Tutto limpido, tutto molto bello… Eppure sotto il tappeto finiscono le ruggini di tensioni che non sempre restano confinate all’interno del centro sportivo di Säbener Straße. Il caso Robert Lewandowski, il bomber da 344 gol in 375 presenze, che con il contratto in scadenza nel 2023 ha esternato la sua volontà di cambiare aria in anticipo, mette a nudo un’insofferenza latente. Nelle ultime stagioni sono tanti i campioni che hanno salutato allo scadere del proprio contratto lasciando cadere ogni tentativo di rinnovo: il nazionale Niklas Süle, il campione del mondo Corentin Tolisso, la scorsa stagione David Alaba e Javi Martinez oltre a calibri da novanta come Toni Kroos e Miroslav Klose. Senza dimenticare il ritiro di Philip Lahm, storica bandiera del club, nel 2018 che rifiutò di proseguire il suo percorso in società, nel ruolo di direttore sportivo, per contrasti sui poteri e sul mancato ingresso in consiglio di amministrazione. Un no che irritò molto Karl-Heinz Rummenigge, altra icona, a quel tempo amministratore delegato. Piccoli intoppi che comunque non macchiano il blasone del Bayern Monaco che prosegue la sua corsa verso altri trofei, sempre a testa alta. E con i conti in ordine. LEGGI TUTTO