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    Riquelme vince le elezioni: è il nuovo presidente del Boca Juniors

    I tifosi del Boca Juniors hanno scelto: Juan Roman Riquelme è il nuovo presidente del club argentino. L’ex centrocampista, bandiera degli Xeneizes, ha battuto Andres Ibarra, appoggiato dall’ex presidente argentino Macri e anche dal nuovo Milei, ottenendo il 64% dei consensi dei 43.367 soci che si sono recati alla Bombonera per votare.

    Riquelme e il Boca Juniors: dal campo alla scrivania

    Dopo aver fatto la storia del club in campo, dove ha militato dal 1996 al 2002 e dal 2007 al 2014 conquistando cinque titoli nazionali, tre Libertadores e una Intercontinentale sempre da protagonista, l’ex numero 10 è pronto a ripetersi anche da dirigente dopo aver ricoperto il ruolo di vicepresidente nel 2019 durante la gestione Ameal. Il suo primo obiettivo è quello di riportare il Boca in Libertadores dopo la finale persa con la Fluminense: gli Xeneize non si sono qualificati e nel 2024 disputeranno la Coppa Sudamericana. LEGGI TUTTO

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    Cavani-Boca Juniors, presentato alla Bombonera: vestirà la 10 di Maradona

    BUENOS AIRES (ARGENTINA) – È ufficialmente iniziata l’avventura di Edinson Cavani al Boca Juniors. L’attaccante uruguaiano è infatti stato presentato con un grande evento nella famosa Bombonera, lo storico stadio del club di Buenos Aires incastonato nel quartiere de La Boca.
    Migliaia i tifosi xeneizes in delirio che hanno accolto il nuovo acquisto al grido di “uruguayo, uruguayo”. Il classe ’87 vestirà la casacca gialloblù numero 10 che fu di Maradona e Riquelme. “É un orgoglio indossare il numero 10, difenderò la maglia con tutto il cuore”, ha detto Cavani rivolgendosi ai tifosi e ricevendo una vera e propria ovazione.

    Cavani-Boca Juniors: i dettagli
    El Matador ha firmato un contratto fino a dicembre 2024 e potrebbe essere schierato dal tecnico Jorge Almiron già nel prossimo turno degli ottavi della Coppa Libertadores in programma giovedì 3 agosto alle ore 2 italiane proprio contro gli uruguagi del Nacional. L’attaccante approda al Boca Junior dopo una permanenza di 17 anni in Europa iniziata nel Palermo e proseguita nel Napoli, nel Psg, nel Manchester United e nel Valencia, dove ha totalizzato la bellezza di 262 reti.
    Sergio Ramos dopo Cavani: Boca, altra pazza idea Riquelme LEGGI TUTTO

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    Boca Juniors-Corinthians, gli argentini partono favoriti

    Fase a gironi della Copa Libertadores, nelle Gruppo E è giunto di nuovo il momento di assistere alla sfida più interessante. All’Estadio Alberto José Armando il Boca Juniors si appresta a ricevere il Corinthians. A campi invertiti il confronto è terminato 2-0 per la compagine brasiliana.
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    Per le quote parte favorito il Boca Juniros
    Una cosa è certa, battere il Boca Juniors in casa non è un’impresa facile per nessuno. Il club argentino nelle 14 sfide disputate nel 2022 davanti al proprio pubblico ha perso solamente contro l’Huracan.  
    Il Corinthians nelle due trasferte disputate in questa competizione ha fatto registrare un pareggio contro il Dep. Cali (0-0) e una sconfitta con l’Always Ready (2-0). 
    Per le quote i brasiliani non partono con i favori del pronostico ma visto il risultato ottenuto all’andata meritano comunque un pizzico di fiducia. Piace la “combo” che lega la doppia chance 1X al Goal. LEGGI TUTTO

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    Alfaro: «De Rossi, sfido te e l'Italia!»

    TORINO – Se definiamo l’Ecuador come la sorpresa più grande del calcio del LatinoAmérica non andiamo lontano dal vero. Analizziamo i numeri: loro non mentono mai. Nel girone Conmebol di qualificazione a Qatar 2022 la Tricolor occupa, dopo 4 partite, il 3° posto in classifica dietro a due giganti, Brasile e Argentina, ma davanti a grandi del continente come Uruguay, Colombia e Cile. Il bilancio delle 4 gare è ampiamente positivo: sconfitta 1-0 (immeritata) contro l’Argentina alla Bombonera, quindi un filotto pazzesco di 3 successi, 4-2 casalingo alla Celeste, 3-2 nell’altura dell’Armando Siles di La Paz contro la Bolivia e, dulcis in fundo (almeno per ora), il triumfazo contro i cafetéros, un 6-1 clamoroso che, dalle parti di Bogotá fa ancora male, anzi malissimo.  L’età dell’oro del calcio ecuadoriano coincide con l’avvento sulla panchina di Gustavo Julio Alfaro, argentino di Rafaela, capoluogo del Departamento Castellanos, provincia di Santa Fe. Una volta chiusa l’esperienza al Boca Juniors, che allenò nel 2019, quando giocò con il Xeneize Daniele De Rossi, è stato contattato dalla Fef, la federcalcio del Paese, e gli sono state affidate le chiavi della Tricolor dopo il brevissimo interregno di Jordi Cruijff, l’unico ct della storia del calcio ecuadoriano a non essersi seduto in panchina nemmeno per una partita. A 22 giorni dall’inizio della Copa América, il ct ha deciso di raccontarsi, in esclusiva a Tuttosport, e pure di lanciare una bella idea, attraverso questa intervista, che ha due destinatari speciali: Roberto Mancini e, appunto, DDR16.   CHE AVVENTURA – «Onestamente ciò che mi trovo a fare è un lavoro totalmente differente da quello a cui ero abituato: per 28 anni ho fatto l’allenatore di squadre di club e la dinamica di lavoro è radicalmente diversa da quella in una Nazionale. Non avevo esperienza, prima di questa mia avventura, né in una Selección, né nel Fútbol ecuadoriano, anche se, nel corso della mia carriera, ero venuto in Ecuador da allenatore avversario, come per esempio nella Libertadores del 2019, quando con il Boca Juniors affrontammo la LDU di Quito. Al mio arrivo la situazione non era proprio semplicissima: c’erano problemi in federazione dopo l’addio di Crujiff con lotte interne per spodestare il presidente federale. Mi sono messo sotto col lavoro per capire dove eravamo, ciò che dovevamo fare. Sono fermamente convinto che l’Ecuador abbia una generazione di grandi giocatori che per il momento non ha ancora ottenuto il riconoscimento internazionale che meritrebbe: siamo, però, sulla buona strada e con il passar del tempoi avremo sempre più peso e credibilità. Un po’ come accaduto a suo tempo alla Colombia quando era allenata da Pekerman: con lui sono arrivate due qualificazioni Mondiali e i giocatori sono stati acquistati dai top club europei.  Dovevo fare una rapida diagnosi, capire cosa avevo, cosa serviva, cosa mancava. I ragazzi sono stati collaborativi al massimo: è un piacere lavorare con gente così! Si sono incolonnati subito dietro ai nostri principi cardine, hanno ben capito la mia idea di gioco, i miei dettami. Volevo, volevamo tornare a generare nella squadra la sensazione di non sentirsi inferiori a nessuno, ovviamente con il giusto rispetto che bisogna tenere agli avversari. Ho detto loro: “Siate coscienti delle vostre qualità, delle vostre capacità. Cominciate a guardare la parte davanti della maglia, quella con lo scudo con il giallo, il blu, il rosso, con i colori nazionali e non quella di dietro con il vostro nome. Quando lo farete, sarete davvero in grado di giocarvela contro tutti, di essere alla pari con ogni rivale”. E così è stato: hanno capito e fatta loro questa idea. Siamo cresciuti, cerchiamo di perfezionare elementi decisivi nel calcio di oggi come la distanza tra le linee, il pressing, i blocchi corti, la fisicità e la corsa. Credo che i frutti di questo lavoro si siano visti già dalla partita della Bombonera contro l’Argentina. Sono fortunato, ho a disposizoone giocatori tecnici, veloci e potenti: le vittorie hanno portato loro fiducia e la fiducia ha portato sicuerezze. Peccato però, che, per colpa della pandemia, siano state sospese le 2 partite in programma a marzo perché la squadra era in un ottimo momento.  Ora, però, la situazione rischia di essere leggermente cambiata: l’Ecuador, dati alla mano, non è più “la sorpresa”. L’Ecuador è “la realtà”, un rivale da battere e gli avversari lo sanno. Quindi dobbiamo metterci in testa che le cose su cui si deve lavorare duro sono ancora molte, perché, per esempio, nelle scorse eliminatorie Mondiali l’Ecuador a livello di punti stava meglio di noi adesso: aveva vinto le prime 4 ed era a punteggio pieno, ma alla fine non andò in Russia. Quindi serve testa sul collo e concentrazione: l’eliminatoria è lunga è difficile e, a causa del calendario rivoluzionato dal covid, non abbiamo nemmeno la chance di disputare amichevoli in cui provare uomini e soluzioni. Siamo costretti a convocarli e a metterli in campo, per questo bisogna rendere minimo il margine di errore. Dunque proviamo a star vicino ai giocatori giorno dopo giorno per far loro capire che la Nazionale è sempre presente anche se non sta giocando. Io e il mio staff proviamo a instillare nei giocatori un sentimento di appartenenza e di dipendenza dalla Nazionale perché se tutti noi dipendiamo da tutti noi, sì, allora stiamo bene.  A giugno inizia un ciclo da incubo: il 4 andiamo in Brasile, poi l’8 ospitiamo il Perù quindi il 12 inizia la Copa América a Bogotà contro la Colombia. Sì, non c’è che dire, un calendario ingolfato: in Europa, a livello organizzativo, siete messi un pelino meglio. La Copa América va disputata: è già stata posticipata di un anno, anche se permangono dubbi se si potrà alla fine giocare in Colombia vista la drammatica situazione politica nel Paese e i molti morti. Il nostro obiettivo in Copa? Io dico ai giocatori che si gioca sempre per vincere: quando allenavo l’Arsenal de Sarandì nessuno ci dava un peso, nessuno pensava potessimo arrivare in fondo alla Copa Sudamericana, e io ripetevo ai ragazzi “Dove sta scritto che non possiamo vincerla noi, questa Copa?”. Alla fine trionfammo, quindi se uno si convince e lavora duro può farcela, proprio come capitò a “El Arse” nel 2007. Ora ripeto la stessa cosa: “Dove sta scritto che l’Ecuador non può essere campione?”. Sì, vogliamo continuare a far bene in Copa América anche se storicamente non abbiamo mai impressionato in questa manifestazione. Vogliamo comunque che sia il completamento di un percorso ben preciso cominciato nelle qualificazioni. L’obiettivo principale è centrare il Mondiale del prossimo anno in Qatar. Sarebbe, bellissimo, un’impresa, la 4ª partecipazione alla Coppa del Mondo. Un trionfo che dovrebbe essere festeggiato come merita e magari in questo potete aiutarci voi di Tuttosport: una bella amichevole tra la Tri e gli azzurri di Mancini e Daniele. Sarebbe meraviglioso: noi dell’Ecuador promettiamo di mettercela tutta, voi potete far giungere questo desiderio all’Italua e a De Rossi? Daniele è un fuoriclasse, come giocatore e come uomo, mi manca e ho voglia di abbracciarlo. E’ una persona sublime, un grande de verdad». Come non chiedere a un clamoroso Maestro de Fútbol come Gustavo Alfaro se, nella sua Nazionale, ci sono elementi pronti al salto in Serie A? «Il calcio che giocate lì da voi è molto impegnativo: non solo per il livello di professionalità che esige ma pure per l’aspetto tattico. Il vostro Fútbol è ipertattico, quindi devi avere molto ben chiari i concetti e la disciplina che servono per giocare lì. Io penso che i calciatori dell’Ecuador siano in un continuo ed evidente processo di crescita: per arrivare in Italia devono passare da altri campionati in Europa che li forgino bene al grande salto, che li preparino a ciò che serve nel calcio d’Oltreoceano mentre modellano il loro profilo professionale. C’è un giocatore che, a parer mio, è già pronto nonostante la giovane età. E’ il centrocampista Moisés Isaac Caicedo: può farsi valere nel calcio di qualsiasi nazione, ha talento, gran testa, personalità, gioventù, voglia di spaccare il mondo e un futuro brillantissimo. Da 6 mesi gioca nel Brighton: se gli verrà data la possibilità saprà imporsi come talento assoluto, come un crack pazzesco. Occhio poi al vivaio dell’Independiente del Valle: sfornano gioielli in serie. Sono organizzatissimi, sembrano il Boca, lavorano come un top club. Solo che al Boca hai l’urgenza di vincere, all’Independiente del Valle no e questo è un aiuto nella crescita dei talenti».  
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    Tevez, muore il padre adottivo Segundo: aveva il Covid

    Un grave lutto ha colpito Carlos Tevez: è morto Segundo, il padre adottivo. L’uomo, 58 anni, era una figura fondamentale nella vita dell’Apache. “Il Boca Juniors piange la morte di Don Segundo, il padre di Carlitos, e accompagna la famiglia Tevez e i loro amici in questo momento di tanto dolore e tristezza – ha scritto il Boca su Twitter – Forza!”. Segundo aveva la polmonite, il diabete ed era in sovrappeso. Lo scorso agosto aveva contratto il Covid-19: a gennaio, Tevez aveva dichiarato che non c’era alcuna possibilità che potesse riprendersi. 

    Tevez “imita” la Juventus: è bicampione in Argentina con il Boca
    Tevez rientra a Buenos Aires
    Appena saputa la notizia, Tevez è rientrato a Buenos Aires per stare vicino alla famiglia, saltando la sfida contro il Newell’s Old Boys. L’ex Juve non ha mai nascosto il legame molto stretto con il genitore. “Mio padre ha visto un ragazzo indifeso, che non aveva una guida, e si è preso cura di qualcosa senza averne l’obbligo. In tutta la mia vita non ha mai fatto la differenza con suo figlio, El Chueco. È sempre stato un punto di riferimento per entrambi”.
    Tevez e la verità sul padre biologico
    È stato Segundo Tevez a rivelargli la verità: “Per lui, ero come suo figlio. Un giorno mi ha afferrato e mi ha parlato del mio padre biologico. Mi ha detto che lui non era mio padre, mio padre era stato ucciso prima che io nascessi. Quello è Segundo, quello che si è messo la famiglia sulle spalle e l’ha portata avanti. Mi ha sempre spinto a giocare a calcio. Ha sempre lavorato e non ha mai voluto che lo aiutassi finanziariamente. Mi diceva che costruire muri era la sua vita, che si era divertito”. “Carlitos ha una grandissima ammirazione per Segundo – aveva confessato Sebastián Varela del Río, autore della biografia di Carlitos – In effetti, ha sempre detto che se non fosse diventato un calciatore, sarebbe stato un muratore per la sua ammirazione per Segundo”.

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    L’omaggio di Tevez: indossa la maglia che fu di Maradona LEGGI TUTTO