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    Inter, le due facce del Niño: dai “ruggiti” social allo scivolone fatale di Anfield

    L’altalenante stagione del cileno tra panchine (tante), lampi di genio (pochi) e polemiche, fino alla sciagurata espulsione contro il Liverpool che ha messo una pietra tombale sulle speranze di rimonta nerazzurraDa “Niño Maravilla” a “Niño Pesadilla” il passo è breve. O almeno lo è stato ad Anfield, dove il cileno (e con lui tutta l’Inter) è passato dalle stelle alle stalle nel giro di una manciata di minuti, complice il rosso rimediato subito dopo la zampata vincente di Lautaro. Nel giro di una ventina di minuti, quelli trascorsi tra i due cartellini gialli rimediati per altrettante entratacce su Thiago Alcantara e Fabinho, Sanchez ha macchiato una prestazione che fino ad allora era stata maiuscola per impegno, generosità e sostanza. D’un colpo, il rosso sventolato da Lahoz, lo stesso che lo aveva graziato a fine primo tempo, ha inevitabilmente costretto Sanchez di fronte alle proprie responsabilità, rievocando allo stesso tempo le frasi polemiche e gli sfoghi social di poco tempo addietro. LEGGI TUTTO

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    Lopez: “Io basso? Ho trasformato un limite in un’opportunità. E sono all’altezza della Francia”

    Il regista del Sassuolo, 167 centimetri di tecnica e visione: “Ero troppo giovane e ho preferito restare a Marsiglia. La nazionale il mio obiettivo” Il pallone se lo tiene lui, meravigliosa rivincita nei confronti di chi lo considerava troppo basso per giocare: “Dai 13 ai 16 anni l’altezza è stata un problema. Mi allenavo bene, poi alla domenica restavo in panchina. Non ho mollato e adesso eccomi qui”. Maxime Lopez il pallone lo coccola. Lo passa, certo, ma è come se ci fosse un invisibile elastico in grado di ricondurlo presto tra i suoi piedi. Lopez lo prende e lo porta in giro: in questo campionato il francese del Sassuolo è il calciatore che ha percorso più metri con il pallone (5.858). E quando lo passa, lo fa con la precisione del giocatore di curling, mai troppo lungo e mai troppo corto: in Serie A solo Brozovic (1.778) ha completato più passaggi di lui (1.741). La precisione prima di tutto. E in ogni cosa: la sua prima intervista italiana arriva solo nel momento in cui si sente padrone della lingua. LEGGI TUTTO

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    L’Inter riflette sul 'Guerriero'. Vidal lotta, ma rimpiazzare Barella è un’altra storia

    Il cileno ad Anfield ha dato tutto in una prova condita anche da errori e poco dinamismo. Scarso il suo apporto fino a oggi. Dovrebbe partire a fine stagione nonostante un contratto valido fino al 2023 Trentaquattro primavere che iniziano a pesare, nelle gambe e forse anche nella testa. Arturo Vidal in realtà va per i 35, traguardo che taglierà tra due mesi e mezzo, e si avvicina il tempo delle scelte, tanto per l’Inter quanto per il cileno. Per carità, il contratto in scadenza nel 2023 di certo non mette Vidal alle strette, ma tecnico e dirigenti faranno comunque le proprie valutazioni a fine stagione per cercare di capire chi sia funzionale al progetto e chi potrà essere all’altezza dell’Inter di domani. La prova del cileno ad Anfield, così come le prestazioni degli ultimi due mesi, possono rivelarsi indicatori importanti per “tarare” il peso del centrocampista nell’economia del gioco e per capire cosa possa ancora dare alla causa. Il cileno ha avuto l’ingrato compito di rimpiazzare lo squalificato Barella sia all’andata che al ritorno contro il Liverpool, ma si è capito che l’impegno non può bastare. Evidentemente il cileno non è più il “Guerriero” di un tempo e il super ingaggio che percepisce inizia a essere un fardello. LEGGI TUTTO

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    “I miei sono capolavori”: l’incredibile storia dell’uomo che taroccò 64 partite

    Macchine in cambio di sconfitte, lettere alla Figc, combine fatte al bar o dal panettiere: la storia del Diabolik del calcio italiano, che tirava i fili tra gli Anni Cinquanta e SessantaUn giorno di gennaio del 1959 un signore elegante attraversa con passo frettoloso il centro di Parma, poi – giunto in via Garibaldi – si arresta improvvisamente davanti al negozio di un fornaio, quindi, non prima di essersi tolto il cappello e aver dato una spolverata al paltò, entra. Dietro al banco c’è Ivo Cocconi, di mestiere calciatore. Cocconi ha trent’anni, è una bandiera del Parma, terzino destro e capitano, stimato da tutti: gioca nel club crociato dal 1948 e vi rimarrà fino al 1962. Il negozio del fornaio è del padre, Ivo quando non si allena è lì a dare una mano, i Cocconi vengono dove Parma diventa campagna, precisamente da San Prospero, e solo da qualche anno si sono trasferiti in città. Il signore elegante dà un paio di occhiate furtive attorno, aspetta che una signora esca con la borsa piena di “micche” e focacce, si avvicina al banco e allunga verso Cocconi una busta bianca. Cocconi fa un passo indietro, il signore elegante lo guarda storto, la busta bianca resta sul banco. LEGGI TUTTO

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    Sulla Joya è l’ora della sincerità. Anche nell’interesse della Juve

    Il club non vuole rinnovare ma neanche scrivere l’ultima parola, visto il rapporto dei tifosi con l’argentino: una guerra di nervi che prelude forse alla fine traumatica del rapportoMa davvero non c’è tempo per questo incontro rimandato più volte, fissato da tempo e cancellato all’improvviso? Possibile che il management bianconero sia così sovraccarico di impegni da non poter chiudere l’estenuante telenovela Dybala in un senso o nell’altro? Il sospetto è che sia l’ennesima mossa strategica. Una guerra di nervi che prelude forse alla fine traumatica del rapporto. LEGGI TUTTO

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    Crescita, risultati e appeal sul mercato: così l'Inter di Zhang strizza l'occhio all'Europa (e allo scudetto)

    Coefficiente Uefa in aumento, l’era pre Suning dimenticata. E ad Anfield, davanti a Steven, è nato il patto per il tricoloreNon c’è bisogno neppure di uno scienziato per interpretare i segnali. Bastano i numeri, che di solito servono a scrivere le regole. L’Inter adesso è europea. È tornata ad esserlo, ha giocato alla pari contro Real Madrid prima e Liverpool poi: l’era delle figuracce è finita. LEGGI TUTTO

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    Sacchi: “Bravo Inzaghi, ma osi di più. Le big europee non sono lontane, però…”

    L’ex c.t. analizza la settimana di Champions: “L’Inter col Liverpool non ha sfigurato, ma serve ancora più coraggio. Bisogna uscire dalla nostra “italianità”, e c’è chi lo sta già facendo…”Inter esce a testa alta e Arrigo Sacchi ne apprezza i miglioramenti sul piano del gioco e della personalità. “Il Liverpool è una delle migliori squadre del mondo e l’Inter, soprattutto nella sfida di Anfield, non ha sfigurato. Peccato per l’espulsione di Sanchez…”. LEGGI TUTTO

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    Dybala-Juve, cos’è cambiato: i motivi che allontanano Paulo da Torino

    Allegri sta costruendo una squadra tutta fisico e velocità, con Vlahovic nuova stella. Ma non ci sono solo questioni tecniche alla base del gelo…La stagione era cominciata con Paulo arrivato “tirato a lucido” dalle vacanze, dove aveva lavorato con un preparatore. Al primo incontro con Allegri, il tecnico gli aveva virtualmente consegnato le chiavi della squadra. LEGGI TUTTO