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    Juve, Inter o estero? Dybala, pro e contro dei tre scenari per il futuro

    In bianconero lo spazio si è ridotto e lui ha bisogno di sentirsi al centro dei pensieri. In nerazzurro potrebbero esserci complicate questioni tecniche. Fuori dalla Serie A potrebbe invece avvertire la massima fiducia La questione Dybala, che naturalmente tiene banco, viene osservata soltanto da due angolazioni. E, come in automatico, suggerisce due domande. Ma la Juve fa bene a tenere il giocatore? E Dybala quale decurtazione dovrebbe e o potrebbe accettare pur di restare alla Juve? Interrogativi legittimi, che però non tengono conto della questione forse più importante. E cioè: ma cos’è che conviene a Dybala? Meglio accettare le nuove offerte della Juve, guardarsi intorno e magari andare verso l’Inter o scegliere una soluzione straniera? LEGGI TUTTO

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    Tante, preoccupanti e pesanti: perché le assenze di Dybala hanno cambiato tutto

    La Juve l’aveva rimesso al centro del progetto. Ma le tante partite saltate, il tipo di problemi fisici e la tempistica dei suoi stop hanno portato alla situazione attuale. Così sono cambiate le valutazioni Sembra passata un’eternità da quando Allegri tornando alla Juve dichiarava la centralità di Paulo Dybala nel suo progetto, seguito dalle dichiarazioni anche pubbliche del management bianconero sulla reciproca volontà di andare avanti insieme, e per il rinnovo si era ai dettagli. Bentornati nel 2020-21, con un altro allenatore e una dirigenza in parte nuova. Il punto in comune? Anche adesso, come una stagione fa, a orientare anche emotivamente la questione è il fatto che l’argentino non sta giocando: è ai box, infortunato. LEGGI TUTTO

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    Inter, ecco cosa manca per i rinnovi di Brozo e Perisic. Firme non prima di aprile

    Il club ha fatto un sacrificio per andare incontro ai croati e ora attende una risposta. Per Epic pronto un quadriennale a 6 milioni più bonus. A Ivan offerto un anno più uno a 4 milioni Resistenti in campo, ma anche alla firma. I rinnovi di Marcelo Brozovic e Ivan Perisic sono vicini, ma manca sempre qualcosa per la fumata bianca. I due croati andranno in scadenza a giugno, l’Inter vuole andare avanti con loro e ha fatto un sacrificio per presentare un’offerta che premi l’ottima stagione dei vice campioni del Mondo. Ora la palla è nella metà campo dei giocatori. LEGGI TUTTO

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    Inter, le due facce del Niño: dai “ruggiti” social allo scivolone fatale di Anfield

    L’altalenante stagione del cileno tra panchine (tante), lampi di genio (pochi) e polemiche, fino alla sciagurata espulsione contro il Liverpool che ha messo una pietra tombale sulle speranze di rimonta nerazzurraDa “Niño Maravilla” a “Niño Pesadilla” il passo è breve. O almeno lo è stato ad Anfield, dove il cileno (e con lui tutta l’Inter) è passato dalle stelle alle stalle nel giro di una manciata di minuti, complice il rosso rimediato subito dopo la zampata vincente di Lautaro. Nel giro di una ventina di minuti, quelli trascorsi tra i due cartellini gialli rimediati per altrettante entratacce su Thiago Alcantara e Fabinho, Sanchez ha macchiato una prestazione che fino ad allora era stata maiuscola per impegno, generosità e sostanza. D’un colpo, il rosso sventolato da Lahoz, lo stesso che lo aveva graziato a fine primo tempo, ha inevitabilmente costretto Sanchez di fronte alle proprie responsabilità, rievocando allo stesso tempo le frasi polemiche e gli sfoghi social di poco tempo addietro. LEGGI TUTTO

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    Lopez: “Io basso? Ho trasformato un limite in un’opportunità. E sono all’altezza della Francia”

    Il regista del Sassuolo, 167 centimetri di tecnica e visione: “Ero troppo giovane e ho preferito restare a Marsiglia. La nazionale il mio obiettivo” Il pallone se lo tiene lui, meravigliosa rivincita nei confronti di chi lo considerava troppo basso per giocare: “Dai 13 ai 16 anni l’altezza è stata un problema. Mi allenavo bene, poi alla domenica restavo in panchina. Non ho mollato e adesso eccomi qui”. Maxime Lopez il pallone lo coccola. Lo passa, certo, ma è come se ci fosse un invisibile elastico in grado di ricondurlo presto tra i suoi piedi. Lopez lo prende e lo porta in giro: in questo campionato il francese del Sassuolo è il calciatore che ha percorso più metri con il pallone (5.858). E quando lo passa, lo fa con la precisione del giocatore di curling, mai troppo lungo e mai troppo corto: in Serie A solo Brozovic (1.778) ha completato più passaggi di lui (1.741). La precisione prima di tutto. E in ogni cosa: la sua prima intervista italiana arriva solo nel momento in cui si sente padrone della lingua. LEGGI TUTTO

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    L’Inter riflette sul 'Guerriero'. Vidal lotta, ma rimpiazzare Barella è un’altra storia

    Il cileno ad Anfield ha dato tutto in una prova condita anche da errori e poco dinamismo. Scarso il suo apporto fino a oggi. Dovrebbe partire a fine stagione nonostante un contratto valido fino al 2023 Trentaquattro primavere che iniziano a pesare, nelle gambe e forse anche nella testa. Arturo Vidal in realtà va per i 35, traguardo che taglierà tra due mesi e mezzo, e si avvicina il tempo delle scelte, tanto per l’Inter quanto per il cileno. Per carità, il contratto in scadenza nel 2023 di certo non mette Vidal alle strette, ma tecnico e dirigenti faranno comunque le proprie valutazioni a fine stagione per cercare di capire chi sia funzionale al progetto e chi potrà essere all’altezza dell’Inter di domani. La prova del cileno ad Anfield, così come le prestazioni degli ultimi due mesi, possono rivelarsi indicatori importanti per “tarare” il peso del centrocampista nell’economia del gioco e per capire cosa possa ancora dare alla causa. Il cileno ha avuto l’ingrato compito di rimpiazzare lo squalificato Barella sia all’andata che al ritorno contro il Liverpool, ma si è capito che l’impegno non può bastare. Evidentemente il cileno non è più il “Guerriero” di un tempo e il super ingaggio che percepisce inizia a essere un fardello. LEGGI TUTTO

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    “I miei sono capolavori”: l’incredibile storia dell’uomo che taroccò 64 partite

    Macchine in cambio di sconfitte, lettere alla Figc, combine fatte al bar o dal panettiere: la storia del Diabolik del calcio italiano, che tirava i fili tra gli Anni Cinquanta e SessantaUn giorno di gennaio del 1959 un signore elegante attraversa con passo frettoloso il centro di Parma, poi – giunto in via Garibaldi – si arresta improvvisamente davanti al negozio di un fornaio, quindi, non prima di essersi tolto il cappello e aver dato una spolverata al paltò, entra. Dietro al banco c’è Ivo Cocconi, di mestiere calciatore. Cocconi ha trent’anni, è una bandiera del Parma, terzino destro e capitano, stimato da tutti: gioca nel club crociato dal 1948 e vi rimarrà fino al 1962. Il negozio del fornaio è del padre, Ivo quando non si allena è lì a dare una mano, i Cocconi vengono dove Parma diventa campagna, precisamente da San Prospero, e solo da qualche anno si sono trasferiti in città. Il signore elegante dà un paio di occhiate furtive attorno, aspetta che una signora esca con la borsa piena di “micche” e focacce, si avvicina al banco e allunga verso Cocconi una busta bianca. Cocconi fa un passo indietro, il signore elegante lo guarda storto, la busta bianca resta sul banco. LEGGI TUTTO

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    Sulla Joya è l’ora della sincerità. Anche nell’interesse della Juve

    Il club non vuole rinnovare ma neanche scrivere l’ultima parola, visto il rapporto dei tifosi con l’argentino: una guerra di nervi che prelude forse alla fine traumatica del rapportoMa davvero non c’è tempo per questo incontro rimandato più volte, fissato da tempo e cancellato all’improvviso? Possibile che il management bianconero sia così sovraccarico di impegni da non poter chiudere l’estenuante telenovela Dybala in un senso o nell’altro? Il sospetto è che sia l’ennesima mossa strategica. Una guerra di nervi che prelude forse alla fine traumatica del rapporto. LEGGI TUTTO