consigliato per te

  • in

    La Juve e la vitamina K. Kean, Kulusevski e Kaio Jorge: con loro può volare

    Come può la squadra di Allegri compiere uno “scatto” in termini di organico? Affiancando ai giocatori di maggiore esperienza i tre “ragazzi K”, che possono fare segnare un salto qualitativo ai bianconeri Giustamente, in casa Juve, tutti si chiedono come e dove sia possibile migliorare, crescere e dare continuità – anzi impulso – al progetto di Allegri. Non c’è dubbio che Szczesny dopo gli incredibili errori iniziali sia ripartito dal suo standard classico, di portiere assolutamente affidabile. LEGGI TUTTO

  • in

    Iron Dzeko, lo stakanovista dalla partenza sprint

    Il bosniaco sempre pronto a marcare presenza nonostante le 35 primavere. L’affidabilità è rimasta una costante, ma all’Inter sta sperimentando una nuova rinascita anche in zona gol: 6 in 7 giornate Nuova vita per Edin Dzeko, con buona pace di quella carta d’identità che recita 35 anni suonati. Arrivato a Milano come soluzione a basso costo, buono per tappare la falla improvvisamente creata dall’addio di Lukaku, il bosniaco si è subito rivelato irrinunciabile. Sempre presente, anche quelle poche volte in cui avrebbe potuto riposare (come a Bologna e Reggio Emilia), il bosniaco rappresenta già una delle certezze dell’Inter griffata Inzaghi, in cui riveste un ruolo ancora più centrale e determinante di quanto si potesse ipotizzare (e forse anche sperare) al momento del suo arrivo sotto la Madonnina. LEGGI TUTTO

  • in

    Eriksson: “Il cuore di Simone batterà fortissimo. Invito ai laziali, applaudite”

    Lo svedese maestro di Inzaghi a Roma: “Se la goda, l’Inter ha tutto per lo scudetto. Io da allenatore dell’Inghilterra ho sfidato la mia Svezia, conta solo la professionalità” Nella sera più intensa, quella del ritorno a casa, c’è bisogno di una parola paterna: per Simone Inzaghi, Sven Goran Eriksson non è solo un mentore, ma uno di famiglia. In gioventù, come tanti, Simone è andato a bottega dal maestro svedese e ora è il 73enne Sven a mandargli una carezza a distanza: “Goditi questa partita, poi pensa che potrai vincere uno scudetto anche da tecnico dopo quello vinto insieme nel 2000”. LEGGI TUTTO

  • in

    Milan-Verona 1992, l'ultima di Ancelotti tra panchine amare e doppiette show

    Il 17 maggio Carlo non scende in campo dal primo minuto: fra lui e Capello non scorre buon sangue. Nel corso della ripresa però entra in campo ed è una furia: “Chi l’avrebbe potuto immaginare?” Prima della festa d’addio c’è un’ombra di amarezza. Domenica 17 maggio 1992, Milan-Verona a San Siro: è la partita che deve segnare la conquista dello scudetto degli invincibili di Fabio Capello. Ed è anche l’ultima danza di Carletto Ancelotti: le ginocchia gli fanno un male tremendo, non ce la fa più, Arrigo Sacchi lo aspetta in Nazionale dove gli ha ritagliato un ruolo da assistente. LEGGI TUTTO

  • in

    Non solo Gresko e l'Inter… Ogni squadra ha il suo “5 maggio”

    I nerazzurri nel 2002 persero 4-2 all’Olimpico consegnando lo scudetto alla Juve. Tra i ricordi, anche un Fiorentina-Lazio, la Juve di Perugia e tanti altri Ciascuno di noi, prima o poi, incontra il suo “5 maggio”. Buio totale, all’improvviso. Il mondo crolla addosso e non si sa che cosa fare. La delusione s’impossessa dello spazio dell’intera esistenza e si cade in un vuoto dal quale pare impossibile uscire. Succede a tutti. Ovunque. In famiglia, al lavoro, in amore, con gli amici. LEGGI TUTTO

  • in

    Johnsen: “Talenti e bel gioco. Il mio Venezia è un piccolo Ajax”

    “Atmosfera, mentalità e tanti giovani: qui mi ricorda Amsterdam. Tra un mese batterci sarà dura per tutti. Dove mi vedo tra 5 anni? In Champions con una grande”Dal nostro inviato Fabio Bianchi15 ottobre
    – VENEZIAQuando si dice fare la cosa giusta. Dennis Johnsen sembra uno di quei dj che scendono dal Nord per farti scatenare con la electronic dance music, ma in testa pensa solo a far ballare i difensori. È appena tornato della nazionale norvegese, dove ha esordito nella sfida vinta 2-0 contro il Montenegro. Dennis ha scommesso su se stesso, e per il momento ha avuto ragione. Giocava nell’Ajax rivelazione di Ten Hag, quello che ha battuto la Juve in Champions per intenderci, ma più dietro le quinte che sul palcoscenico. Aveva la strada sbarrata da baby fenomeni e dopo una bella stagione in prestito al Pec Zwolle (10 gol in 33 partite) ha deciso: cambio aria. LEGGI TUTTO

  • in

    Mai così tanti gol dai subentrati. Toro, i cambi sono super. Dzeko il re

    I cinque cambi aiutano gli allenatori a modificare la formazione in corso d’opera. E l’impatto dalle panchine è diventato evidente: ecco comeIl Covid ha cambiato il calcio. E se pensate agli stadi vuoti della scorsa stagione, siete fuori strada. Per fortuna gli impianti stanno pian piano tornando a riempirsi (in Italia siamo al 75%, con la speranza di arrivare al 100% tra poco), ma c’è un effetto della pandemia molto più legato al campo e a un cambio di regolamento resosi necessario alla ripresa dopo il lockdown. LEGGI TUTTO

  • in

    Barella, il calciatore nato che piace a tutti. L’Inter lo vuole trasformare in bandiera

    è la sintesi perfetta del tuttocampista, capace di mettere insieme la disponibilità al sacrificio al desiderio di essere artista “È nato per fare il calciatore”. Quante volte lo abbiamo sentito dire? Una frase che abbiamo applicato – spesso sbagliando – a tutti quelli che ci hanno meravigliato, con le loro giocate di classe. Molte volte, semplicemente, d’istinto. Doti naturali, spesso annaffiate da una dose discreta di sregolatezza. Perché la letteratura impone al Grande Giocatore – con le due G maiuscole, quasi intrecciate in un marchio ideale – di essere inafferrabile in campo e spesso imprevedibile, eccentrico fuori. È quello il prototipo dell’uomo destinato a fare la storia. LEGGI TUTTO