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    Boga tra presente e futuro. Inter e Gasp alla finestra, ma il rinnovo…

    Ha vissuto mesi complicati, aveva chiesto di essere ceduto. Ma l’inizio del campionato ha mostrato un Jeremie Boga tornato sui livelli di un paio di stagioni fa. Un motorino imprendibile sulla fascia destra, un esterno tutto potenza, rapidità, dribbling. E assist, già tre quelli vincenti serviti ai compagni nelle prime sette giornate di Serie A. Per Boga è cambiato tutto, ma molto presto sarà il momento di prendere una decisione per il futuro.DA NAPOLI A GASP – Il suo contratto col Sassuolo, infatti, è in scadenza nel 2022. Le richieste di cessione dei mesi scorsi non hanno portato a offerte concrete da parte dei club interessati all’ex Chelsea, da Napoli e Atalanta a Marsiglia e Shakthar Donetsk, con uno sponsor d’eccezione come Roberto De Zerbi. Ma Giovanni Carnevali, l’amministratore delegato dei neroverdi, è un osso duro quando si parla di cedere i suoi gioielli pregiati e ha già un asso nella manica…L’OPZIONE – Entro il 30 aprile, infatti, il Sassuolo ha la possibilità di attivare unilateralmente il rinnovo di contratto del suo numero 7 fino al 2023. Un’opzione spesso utilizzata all’estero, soprattutto dal Chelsea, che ultimamente anche tanti club italiani stanno cominciando a prendere in considerazione. Scontata, al momento, la volontà dei neroverdi di far valere questa clausola, per prendersi più tempo e valutare con calma il futuro di Boga. Che ora è tornato super e non vuole fermarsi. LEGGI TUTTO

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    Quando Weah dribblò tutto il Verona. Corini c'era: “Forse Leao può emularlo…”

    L’ex centrocampista, che quel giorno del ’96 era in campo a San Siro: “Provai a fermare George, ma mi saltò. Il resto è entrato nel mito”. Poi parla del pupillo Tonali: “Il vero Sandro è questo” “Sfortunato protagonista, possiamo dirlo”. Eugenio Corini si definisce così, ma alla fine lo dice col sorriso, senza prendersela. “Sono entrato in uno dei gol più belli della storia del calcio… dalla parte sbagliata”. Saltato in velocità dalla locomotiva George Weah, uno che il primo settembre del 1996 scrisse la storia con una progressione di 80 metri, dalla sua area e quella avversaria, cartolina di un Milan-Verona finito 4-1. “Eravamo a caccia del pareggio, poi lui prese palla nella sua metà campo e puntò tutti. Quando me lo ritrovai di fronte cercai l’anticipo”. Errore. “Avrei dovuto accompagnarlo, troppo veloce”. Quel gol ha un quarto di secolo, 25 anni, ma se ne parla ancora. Weah è diventato presidente della Liberia, Corini fa l’allenatore. E domani c’è Milan-Verona a San Siro. LEGGI TUTTO

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    Lazio-Inter e il fantasma di Gresko che ritorna a ogni incrocio

    Lo slovacco è il simbolo del 5 maggio 2002, incubo per ogni tifoso nerazzurro. In carriere perse altri due scudetti, sempre a causa di rimonte clamorose all’ultima giornata Ei fu. Gresko. Siccome immobile, mentre Poborsky gli fuggiva via. Ed era ovviamente il 5 maggio, ed era un Lazio-Inter inciso a ferro e fuoco nella storia del nostro calcio. Ei fu: tempo remoto, anche se il passato non passa mai. Ei è, dunque. Un vecchio ragazzo di quarantaquattro anni che ha fatto pace con i ricordi e ha lasciato che il tempo asciugasse le ferite, ma se si volta non può fare a meno di vedere aleggiare un fantasma. E quel fantasma è lui. Ei sarà quindi, nei secoli dei secoli, perché il suo nome rimarrà sempre legato alla più inattesa, impronosticabile e incredibile delle sconfitte. LEGGI TUTTO

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    La Juve e la vitamina K. Kean, Kulusevski e Kaio Jorge: con loro può volare

    Come può la squadra di Allegri compiere uno “scatto” in termini di organico? Affiancando ai giocatori di maggiore esperienza i tre “ragazzi K”, che possono fare segnare un salto qualitativo ai bianconeri Giustamente, in casa Juve, tutti si chiedono come e dove sia possibile migliorare, crescere e dare continuità – anzi impulso – al progetto di Allegri. Non c’è dubbio che Szczesny dopo gli incredibili errori iniziali sia ripartito dal suo standard classico, di portiere assolutamente affidabile. LEGGI TUTTO

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    Iron Dzeko, lo stakanovista dalla partenza sprint

    Il bosniaco sempre pronto a marcare presenza nonostante le 35 primavere. L’affidabilità è rimasta una costante, ma all’Inter sta sperimentando una nuova rinascita anche in zona gol: 6 in 7 giornate Nuova vita per Edin Dzeko, con buona pace di quella carta d’identità che recita 35 anni suonati. Arrivato a Milano come soluzione a basso costo, buono per tappare la falla improvvisamente creata dall’addio di Lukaku, il bosniaco si è subito rivelato irrinunciabile. Sempre presente, anche quelle poche volte in cui avrebbe potuto riposare (come a Bologna e Reggio Emilia), il bosniaco rappresenta già una delle certezze dell’Inter griffata Inzaghi, in cui riveste un ruolo ancora più centrale e determinante di quanto si potesse ipotizzare (e forse anche sperare) al momento del suo arrivo sotto la Madonnina. LEGGI TUTTO

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    Eriksson: “Il cuore di Simone batterà fortissimo. Invito ai laziali, applaudite”

    Lo svedese maestro di Inzaghi a Roma: “Se la goda, l’Inter ha tutto per lo scudetto. Io da allenatore dell’Inghilterra ho sfidato la mia Svezia, conta solo la professionalità” Nella sera più intensa, quella del ritorno a casa, c’è bisogno di una parola paterna: per Simone Inzaghi, Sven Goran Eriksson non è solo un mentore, ma uno di famiglia. In gioventù, come tanti, Simone è andato a bottega dal maestro svedese e ora è il 73enne Sven a mandargli una carezza a distanza: “Goditi questa partita, poi pensa che potrai vincere uno scudetto anche da tecnico dopo quello vinto insieme nel 2000”. LEGGI TUTTO

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    Milan-Verona 1992, l'ultima di Ancelotti tra panchine amare e doppiette show

    Il 17 maggio Carlo non scende in campo dal primo minuto: fra lui e Capello non scorre buon sangue. Nel corso della ripresa però entra in campo ed è una furia: “Chi l’avrebbe potuto immaginare?” Prima della festa d’addio c’è un’ombra di amarezza. Domenica 17 maggio 1992, Milan-Verona a San Siro: è la partita che deve segnare la conquista dello scudetto degli invincibili di Fabio Capello. Ed è anche l’ultima danza di Carletto Ancelotti: le ginocchia gli fanno un male tremendo, non ce la fa più, Arrigo Sacchi lo aspetta in Nazionale dove gli ha ritagliato un ruolo da assistente. LEGGI TUTTO

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    Non solo Gresko e l'Inter… Ogni squadra ha il suo “5 maggio”

    I nerazzurri nel 2002 persero 4-2 all’Olimpico consegnando lo scudetto alla Juve. Tra i ricordi, anche un Fiorentina-Lazio, la Juve di Perugia e tanti altri Ciascuno di noi, prima o poi, incontra il suo “5 maggio”. Buio totale, all’improvviso. Il mondo crolla addosso e non si sa che cosa fare. La delusione s’impossessa dello spazio dell’intera esistenza e si cade in un vuoto dal quale pare impossibile uscire. Succede a tutti. Ovunque. In famiglia, al lavoro, in amore, con gli amici. LEGGI TUTTO