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    La storia millenaria del tifo: perché sugli spalti la gente canta?

    Senso di appartenenza, comunione di pensieri, emozione unica, celebrazione di un rito pagano: siamo tornati a popolare stadi e palazzi, una tradizione ultracentenaria che ha origini pure più antiche Nello sport nulla pareggia l’emozione che ti sa dare il ruggito di una folla, che si solleva alle tue spalle, in un’improvvisa comunione di pensieri e di intenti, nell’immediata celebrazione di quello che stai realizzando. Un gesto, un’idea, un’interpretazione, diventata, di colpo, la cosa più importante che ci sia. Dopo 18 mesi di stadi, circuiti e arene silenziose, dove il vuoto pneumatico veniva stracciato soltanto dal rumore dei motori, dalle urla degli allenatori e dallo scricchiolio del legno, più o meno ad ogni latitudine contemporaneamente, stanno tornando gli spettatori sugli spalti a pieno regime. LEGGI TUTTO

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    Quando nel cielo di San Siro apparve Aaltonen

    Il finlandese che studiava ingegneria ha giocato poco e male sia per l’Inter sia per il Bologna. Eppure, il presidente nerazzurro Pellegrini lo aveva comprato per 600 milioni di lire dopo che segnò a San Siro. Ma Mika si rivelò un bidone…C’è stato un tempo in cui gli stranieri arrivavano in Italia accompagnati dalla scia luminosa di un gol, ed era come la stella cometa che guidò i Re Magi verso Betlemme. Una congiunzione astrale che in certe notti buie e tempestose cambiava il destino di uomini, squadre, campionati. Il decennio degli anni 80 stava declinando in un tramonto di gloria e successi, la Serie A era l’America e ogni estate – a leggere i nomi degli stranieri in arrivo – si fantasticava gratis, sognando fuoriclasse e artisti del pallone che ci avrebbero deliziato con le loro magie. Ne arrivarono molti, certo. LEGGI TUTTO

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    Il caso Di Francesco: solo flop dopo il sogno Champions League

    Con la Roma eliminò il Barcellona e andò in semifinale. Poi i fallimenti con Sampdoria, Cagliari e VeronaUna passeggiata al mare, poca gente intorno, la voglia di non pensare a niente, l’impossibilità di cancellare una rabbia immensa. Eusebio Di Francesco è tornato a Pescara: casa è l’unico posto comodo quando non trovi risposte a domande che nemmeno riesci a farti. La ferita sanguina, stavolta a cicatrizzarsi ci metterà di più perché l’esonero di Verona non è solo un dispiacere professionale, ma anche un tradimento umano. LEGGI TUTTO

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    Il fattore cinque cambi: Inzaghi ne usa 5, D'Aversa solo 3. De Zerbi fa più punti

    Ormai si gioca in (quasi) 16. I secondi tempi diventano un’altra partita e le classifiche si modificano. Ma non per tutti è cosìTaribo West con Lippi non giocava mai. Un giorno arrivò in ritardo a pranzo e il tecnico gli chiese spiegazioni. “Mister, pregavo: Dio mi ha detto che domenica devo giocare”. E Lippi: “Strano, a me non ha detto niente…”. Rimase in panchina anche quella domenica. A dicembre, con zero presenze, cambiò squadra, dall’Inter al Milan. LEGGI TUTTO

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    Cruz incorona Correa-Lautaro: “Complementari e unici, pronti per Inzaghi”

    L’ex nerazzurro: “Strano non averli visti insieme. Il Toro vive per il gol, ma che dribbling fa Il Tucu” Il cuore stavolta è diviso a metà. Impossibile scegliere tra le due città che lo hanno adottato e accudito come un loro figlio e tra due club che gli hanno permesso di imporsi a grandi livelli anche in Italia. Inter-Bologna per Julio Ricardo Cruz è davvero il derby del cuore, per tantissimi motivi. LEGGI TUTTO

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    Giroud è in pole ma Rebic scalpita. E per Pellegri che progressi

    Olivier pronto dall’inizio, Ante al top dopo Liverpool. In corsa anche l’ex talento del Genoa: ha una buona forma, Pioli valuta il suo debuttoStefano Pioli ha vissuto weekend peggiori: un tridente così, a Milanello, non si vedeva da un pezzo. Olivier Giroud, Ante Rebic e Pietro Pellegri sono l’altra faccia della medaglia dell’attacco: mentre Ibra aspetta di capire quando sarà il momento di rimettersi a sudare, i colleghi di reparto si allenano tutti insieme, e tutti affamati di campo. Ogni carta un modo diverso di riempire l’area avversaria, ogni nome un’arma da sfruttare. LEGGI TUTTO

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    Quel gol di Gullit alla Juve che fece nascere il sogno scudetto a Berlusconi

    Era il gennaio 1988, il Milan di Sacchi sbancò il Comunale e nel dopopartita il presidente pronunciò la “parolina proibita”. Cinque mesi dopo a Como arrivò il primo tricolore della nuova era rossonera Fuoriclasse in campo e fuoriclasse in tribuna. Juventus contro Milan, il Gotha del calcio italiano. I bianconeri nella versione “ridotta” del dopo-Platini e i rossoneri di Arrigo Sacchi che, lentamente, sta conquistando posizioni nella gerarchia della critica e da Signor Nessuno che era, quand’è sbarcato dalla Romagna l’estate precedente, è diventato il Vate di Fusignano (definizione che contiene non poco sarcasmo). Sono diciotto anni che il Milan non vince in casa della Juve e questa volta partono favoriti: lo dice il netto successo contro il Napoli, la domenica precedente, un 4-1 che ha schiantato Maradona e soci e ha fatto parlare di scudetto in casa del Diavolo. LEGGI TUTTO

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    Marchisio: “Milan più forte. La Juventus sta ricostruendo, serve tempo”

    L’ex colonna bianconera anticipa il big match dello Stadium: “I bianconeri devono sempre puntare a vincere, ma occorre coesione”Dici Juventus-Milan e al tifoso bianconero subito viene in mente il 2 ottobre 2011, quando Claudio Marchisio festeggiò il primo giocato allo Stadium con una memorabile doppietta. “Rimarrà un ricordo indelebile nel mio cuore. Giocavamo contro i campioni d’Italia, è stata una serata di soddisfazione e orgoglio. Era il primo anno con Conte che lavorò molto fin da subito sul piano fisico e mentale: questo ha fatto la differenza. Forse è stato lì che abbiamo capito per la prima volta di poter vincere lo scudetto”. LEGGI TUTTO