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    “Voleva fare l'attaccante, l'ho messo in porta: vi racconto il mio Maignan”

    Romain Damiano l’ha seguito dai 10 ai 14 anni a Villiers-le-Bel: “Il Milan ha fatto un gran colpo. Ha carattere e testa, per andare al Psg migliorò in un lampo i suoi voti a scuola” Così “rompiscatole” da stringere un patto. “Mike voleva fare l’attaccante, ma giocava in porta…”. E insisteva, pregava, si arrabbiava. “Mi tirava la giacchetta dicendomi che avrebbe voluto fare la punta”. Una stretta di mano sancì la via di mezzo: “Promisi che l’avrei alternato. Un po’ davanti, un po’ tra pali”. Così fu. Alla fine ha vinto il mister, Romain Damiano, allenatore di Maignan quand’era ragazzino: “L’ho seguito dai 10 ai 14 anni a Villiers-le-Bel”. LEGGI TUTTO

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    In stanza con Facchetti, il soprannome di Picchi, i silenzi: ecco il vero Burgnich

    Scomparso nel giorno del 50esimo anniversario della morte di Armando Picchi, in campo era sempre corretto e leale. L’esempio di difensore perfetto Più che una Roccia, un Monumento del calcio italiano: cinque scudetti, due Coppe Campioni, due Coppe Intercontinentali, una Coppa Italia, campione d’Europa con gli azzurri del 1968 e vice campione del mondo 1970. Tarcisio Burgnich si è arreso nella notte a una malattia che lo aveva colpito da qualche tempo. Aveva 82 anni. Nato a Ruda, in Friuli, viveva in Toscana. Roccia fu il soprannome datogli dal suo compagno e capitano dell’Inter Armando Picchi (morto oggi 50 anni fa), dopo una partita contro la Spal. LEGGI TUTTO

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    Juve, sempre più Allegri: Agnelli stringe per anticipare gli altri grandi club

    Durante la Partita del Cuore contatto con il tecnico, cercato anche da Real Madrid e Psg. E Pirlo sembra più lontano F. Della Valle – C. Laudisa26 maggio
    – MilanoLa maglia è quella blu della nazionale cantanti, il numero è il 5, quello che alla Juventus indossava Miralem Pjanic nell’ultima stagione di Massimiliano Allegri in panchina. L’allenatore dei 5 scudetti di fila è tornato allo Juventus Stadium in una serata speciale, quella della partita del cuore: lui da una parte e Andrea Pirlo dall’altra, schierato nella squadra dei campioni per la ricerca insieme a John Elkann, Andrea Agnelli e Pavel Nedved. LEGGI TUTTO

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    De Zerbi va lontano, Gotti va altrove: due favole (finite) di genio e passione

    Ci sono due distacchi che affascinano: il primo vola allo Shakhtar Donetsk, il secondo può lasciare Udine dove il suo segno è rimasto bello profondoUna delle scene più belle di un certo tipo di cinema/documentario è la sequenza finale di “Essere e avere”, piccolo e meraviglioso film francese di vent’anni fa, che gira intorno alla vita di una scuola elementare e del paese che la ospita fra i monti del Massiccio Centrale (titolo originale: Être et avoir). LEGGI TUTTO

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    Serie A, sempre più fabbrica di gol (e ufficio di collocamento per giocatori…)

    Il nostro campionato è il torneo dei gol a raffica, ma anche quello dove hanno giocato più calciatori nell’ultima stagione. E le casse ne risentono…La Serie A è il campionato dei gol a raffica. La tendenza non si inverte, anzi si accentua. Sarà per via della costruzione dal basso (nel bene, soprattutto, e nel male), sarà per via dei cinque cambi, sarà per via della mancanza del pubblico che toglie un po’ di concentrazione, sarà per eccesso di calci di rigore concessi, sarà per un mix di tutti questi fattori, il fatto è che nell’edizione 2020-21 si è raggiunta la soglia delle 1.160 reti realizzate in 380 partite. LEGGI TUTTO

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    Roma, il pagellone del campionato: Mkhitaryan (7,5) il migliore

    Le montagne russe della stagione lo hanno appena spettinato, anche se il suo profilo si è scavato e l’italiano divenuto più zoppicante. i risultati lo condannano alla mediocrità, perché il 7° posto in classifica e l’eliminazione al primo turno di Coppa Italia pesano inevitabilmente sul giudizio. Resta però la bella cavalcata europea, territorio in cui il suo calcio migliore – fatto di ripartenze veloci e ficcanti – ha trovato terreno più fertile. Va a merito del portoghese il tentativo di essersi sforzato a capire la Serie A, adattandosi alla difesa a tre e, contrariamente al suo catechismo, concedendo anche l’iniziativa all’avversario. La fase difensiva, con gli oltre cento gol subiti in due stagioni, sanciscono i suoi limiti didattici in questo senso. La frattura con Dzeko, inoltre, non ha giovato né a lui né alla squadra, così come la fiducia sempre col bilancino che i Friedkin, fin dall’inizio stagione, gli hanno concesso. Resta l’immagine di un gentleman della panchina. In questi tempi di graffi mediatici, per noi resta una qualità. LEGGI TUTTO