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    Inter senza tifosi a San Siro, persi 65 milioni: valgono sei mesi del monte ingaggi

    Il confronto Zhang-Conte spianerà la strada per la progettazione del futuro dell’Inter, ma guardando alla prossima annata non si potrà che sperare che dal governo e dalle autorità sanitarie ci possa essere quantomeno il via libera al ritorno se non totale, almeno parziale, dei tifosi allo stadio. Sì perché in questi 16 mesi condizionati dalla pandemia Covid la cifra persa per l’assenza dei tifosi incide incredibilmente nei già provati bilanci.PRE COVID – Analizzando i bilanci dell’Inter nella stagione 2018/19 l’Inter ha incassato da biglietteria, abbonamenti e hospitality poco più di 45 milioni di euro con una media di 60mila spettatori. Le proiezioni per l’annata 2019/20, poco prima dell’inizio della ​pandemia erano di circa 55 milioni di incassi con almeno 3 partite che fecero segnare il record assoluto di incassi per la Serie A. Poi lo stop per il Covid-19 e il primo dato appurato al 30 giugno 2020 di un perdita di circa 10 milioni rispetto ai 55 milioni di previsione.OLTRE 60 MILIONI – Considerando lo sforamento del campionato nella stagione economica 2020-21, i mancati abbonamenti per i giorni Champions, gli incassi per l’intera stagione fra abbonamenti, biglietti, sponsor ed hospitality, il tutto nella stagione dello Scudetto, si può ipotizzare che la cifra avrebbe inevitabilmente sforato i 55 milioni preventivati e mai incassati nella scorsa stagione. Almeno 55 milioni di questa annata, in aggiunta ai 10 milioni di quella passata, portano a una perdita di almeno 65 milioni.6 MESI DI INGAGGIO – Tanti, troppi, soprattutto in rapporto al “costo del lavoro” che  oggi è considerato l’elemento di maggior tensione nel bilancio odierno. 82,8 milioni di euro è la cifra che corrisponde al totale netto degli ingaggi della prima squadra. Una cifra che al loro non corrisponde esattamente al doppio perché per molti dei giocatori arrivati nel corso degli ultimi anni è stato utilizzato il decreto crescita. Sostanzialmente, la cifra non incassata dai ricavi da botteghino avrebbe consentito all’Inter di pareggiare almeno 6 mensilità dell’attuale monte ingaggi. Numeri che sono alla base della richiesta della società ai giocatori di rinunciare ad almeno due mensilità e che stanno spingendo anche la Lega Serie A e tutti i club a trovare una via d’uscita con l’assocalciatori. Un danno “da Covid” e che sta inevitabilmente condizionando la gestione economica dell’Inter, ma anche di tutti i club.   LEGGI TUTTO

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    “Con Conte si sacrifica, ora Lautaro può fare la storia dell'Inter”. Parola di chi l’ha scoperto

    Fabio Radaelli ha portato il Toro dal Liniers di Bahia Blanca al Racing: “Voleva allenarsi più degli altri. E adesso è diventato un attaccante completo, non più solo istinto ma…” Fabio Radaelli ha portato Lautaro Martinez al Racing, club da cui l’Inter lo ha poi acquistato. Era il 2014: “Subito, appena lo abbiamo visto nel novembre 2013, abbiamo deciso di portarlo da noi. Anche per non lasciare spazio ad altre squadre, come River Plate o Velez”. LEGGI TUTTO

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    Galli: “Questo Milan come il mio a Belgrado: non potevamo sbagliare e…”

    L’ex portiere rossonero ricorda la storica partita con la Stella Rossa nel 1988 e analizza i giovani colleghi: “Donnarumma è di un’altra categoria, Gollini è forte ma non mi riempie gli occhi” Se lo dice lui conta di più. “Atalanta-Milan vale una finale, come il nostro Stella Rossa-Milan”. Quello dei miracoli di Giovanni Galli in mezzo alla nebbia, e pure dopo: “Era una partita da dentro o fuori”. Ottavi di Champions, novembre ’88, rossoneri vittoriosi ai rigori. “Aprimmo un ciclo straordinario, spero che Pioli si ripeta”. Intanto si giocherà il ritorno in Coppa dei Campioni all’ultima giornata, sei anni dopo quel Napoli-Lazio 2-4. Vietato sbagliare. LEGGI TUTTO

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    Montero: “L’Atalanta può vincere ma la Juve ha i campioni”

    L’ex difensore sulla finale di Coppa Italia: “I bianconeri sono i favoriti, ma il calcio della Dea è lanciato nel futuro”Quattro anni all’Atalanta, poi nove alla Juventus. Sempre in trincea, a guidare la difesa con quella grinta che l’ha fatto entrare nel cuore delle due tifoserie. Paolo Montero è ancora in Italia, adesso fa l’allenatore ed è reduce da una tribolatissima stagione alla Sambenedettese, fallita in tribunale ma arrivata comunque in fondo, fino all’eliminazione ai playoff. Leader in campo e anche in panchina. La finale di Coppa Italia la guarderà dal divano, in Uruguay dove è appena rientrato con la speranza di tornare ancora ad allenare da noi. LEGGI TUTTO

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    Freuler: “Atalanta, è ora di alzare un trofeo. CR7? Si tenga la maglia”

    Il centrocampista svizzero: “Abbiamo già battuto la Juve. E Ronaldo non la prese bene”“Senti, non mi fare anche tu la domanda su Ennenda e la fabbrica di cioccolato: io non sono nato lì, lo scrisse un giornalista e ora dappertutto in Internet leggo questo errore. Vengo da Wetzikon, un paese a 100 chilometri e ‘sta cosa mi fa anche arrabbiare…”. Diretto. Remo Freuler ti entra così, in campo e fuori. Sincero, come il suo calcio: pochi svolazzi, tanta concretezza. All’Atalanta lo amano proprio per questo. LEGGI TUTTO

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    Fuoriclasse, tuffatore o…? Come gioca Cuadrado, e perché in area conviene non marcarlo

    Il colombiano ha affinato una tecnica tutta sua. I numeri dicono che non casca, ma Juve-Inter sembra aver riaperto il dibattito… Infuria il dibattito su Juan Cuadrado e molti con ironia si chiedono se sia un calciatore o un tuffatore. Che il colombiano della Juve abbia la caduta facile è un dato di fatto. Che sappia andar via in dribbling e indurre l’avversario al fallo è altrettanto vero. LEGGI TUTTO

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    Mou, da Special One a eroe: “Così ha salvato l’amico dalle fiamme”

    Il Comércio e Indústria è stato l’ultimo club da giocatore e il primo da allenatore per il portoghese. Negli anni Ottanta ha salvato la vita a un compagno di squadra. Il racconto di chi ha vissuto quei momenti Passeggiata con vista Oceano Atlantico. I pescatori hanno ormeggiato le loro barchette da qualche ora. Sulla prima panchina libera c’è Fernando Chaves: “Benvenuti a Setúbal”. Ci risponde sotto il sole del Portogallo. “Poco prima che chiamassi ero sul lungomare davanti alla famosa targa”. Quasi un’attrazione turistica: “Avenida José Mourinho”. Quel viale della città porta il suo nome. “Altro che Special One, per tutti è Zé”. Un affettuoso diminutivo che Mou si porta da sempre. È cresciuto a pochi chilometri da lì: “Prendeva il pallone e sfidava gli amici”. LEGGI TUTTO