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    Inzaghi: “Caicedo volevo metterlo dal 1'. Immobile? Resta la Scarpa d'oro”

    Simone Inzaghi nel post Lazio -Crotone

    ROMA – La Lazio vuole tornare a vincere dopo 3 sconfitte nelle ultime 4 partite in campionato. Allo stadio Olimpico va in scena la sfida al fanalino di coda Crotone.  Partita più dura del previsto, tanto che è necessaria l’ennesima prodezza di Caicedo (7° rete stagionale) per portare a casa i tre punti. I biancocelesti passano a fatica per 3 a 2. Al termine della gara è intervenuto ai microfoni di Sky Sport il tecnico della Lazio Simone Inzaghi: “Una vittoria che volevamo a tutti i costi. Abbiamo perso 4 partite ultimamente. Ci mancano i tre punti di Bologna. Abbiamo qualche punto di ritardo, anche perché avevamo abituato bene negli ultimi anni. Abbiamo faticato, ho visto comunque la solita Lazio, che ha espresso un ottimo calcio e avuto tantissime occasioni. Fares non deve mai rinviare la palla, ma accompagnare l’avversario verso l’esterno. Troppi errori di distrazione. Caicedo è importantissimo, avevo pensato di farlo giocare dall’inizio. Prima si allenava a singhiozzo. Quando sta bene per noi è una grande risorsa. Anche gli altri sono entrati in partita molto bene. Nella prima parte di stagione abbiamo impiegato spesso il Panterone. Abbiamo Muriqi che è stato un acquisto importante. Poi lì davanti i titolari sono Immobile e Correa. Ciro deve continuare a lavorare perché per tutti ci sono dei momenti di appannamento. Lui deve credere in se stesso perché è la Scarpa d’Oro. Volevo far giocare Caicedo con Immobile e Correa, poi ho fatto altre scelte. Sono contento per il rientro di Radu, che sa sia proporsi che difendere. Con lui e Luiz Felipe avremmo fatto una stagione migliore. Mi auguro di recuperare Lazzari e Akpa Akpro. La partita con il Bayern , andremo per fare la partita. Per noi è stato un grande obiettivo arrivare agli ottavi. Loro hanno fatto 8 gol al Barcellona e per i 4 gol che abbiamo preso noi si è parlato anche troppo”.

    Inzaghi a Lazio Style Radio: “Si era fatta complicata. Sapevamo dell’importanza di questa gara. Per vincere serviva il cuore e i ragazzi ce l’hanno messo. Abbiamo perso delle partite dove potevamo fare meglio. Ci manca una partita, vincendo quello saremmo nel gruppo Champions. Il Crotone è in un ottimo momento che gioca bene al calcio. Abbiamo giocato un ottimo calcio, ma abbiamo preso due gol evitabili. Siamo stati poi bravi a vincerla. Dobbiamo lavorare per limitare certi errori. Adesso ogni minima distrazione la paghiamo a caro prezzo. Sappiamo che dovremo fare più punti possibili nelle prossime giornate, 33 punti disponibili sono tantissimi. L’obiettivo Champions è difficilissimo, ma si può raggiungere”.
    Inzaghi in conferenza: “La Lazio ha fatto un’ottima errore, ma abbiamo commesso errori importanti sui due gol. A quel punto la partita si è complicata. Ho fatto i complimenti ai ragazzi che dopo la doppia rimonta sono riusciti a vincerla. Abbiamo cambiato modulo e abbiamo avuto occasioni importanti. Bravi i subentranti. Caicedo sa quanto lo stimo, è una stima reciproca. E’ un grandissimo calciatore, ha avuto un problema serio che non gli ha permesso di lavorare bene. In quel periodo Muriqi aveva fatto bene. Felipe si fa sempre trovare pronto. Immobile non deve mollare, può capitare che ci siano dei momenti no. Lui ha una grandissima media e tornerà a segnare presto”. LEGGI TUTTO

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    Il rullo Inter fa più punti anche delle corazzate City e Bayern

    La squadra di Conte in campionato ha una media di 2,38 punti a gara, alla pari dell’Atletico Madrid, davanti a Citizens e bavaresi. Colossi dai fatturati inarrivabili, anche grazie a stadi di proprietà

    Per media di punti conquistati a partita in campionato, l’Inter guarda (quasi) tutti dall’alto in basso. In Italia, ovviamente, ma anche in Europa. Nell’élite del Vecchio Continente, considerando dunque solamente i top-5 campionati europei (Serie A, Premier League, Liga, Bundesliga e Ligue 1), solo l’Atletico Madrid tiene il passo dei nerazzurri. LEGGI TUTTO

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    Udinese, Gotti: “Col Genoa scontro-salvezza. La multa? Vi spiego com'è andata”

    Parola a Luca Gotti.

    Diversi sono stati i temi trattati dal tecnico dell’Udinese, intervenuto in conferenza stampa alla vigilia della sfida contro il Genoa, in programma sabato sera allo Stadio “Luigi Ferraris”: dal momento della sua squadra, reduce dalla vittoria conquistata contro il Sassuolo, alla multa ricevuta per aver violato le norme contro il contagio da Covid-19 (QUI I DETTAGLI).

    “In un momento come questo dove ci sono grandi restrizioni rispetto alla vita di tutti noi con grandi sacrifici, anche una cosa normalmente innocua come una cena tra amici, guardando Juve-Lazio in tv, va contro una norma, nel fatto specifico quella del coprifuoco che scatta alle 22. Quindi è giusto essere sanzionati ed è anche giusto chiedere scusa per questo. Ovviamente, la gogna mediatica e la cattiveria espressa nei social sono un altro argomento ma questa non è una novità”, sono state le sue parole.
    OBIETTIVI E INFORTUNI – “A 32 punti non siamo ancora salvi e questo è assodato, dobbiamo darci da fare per raggiungere la salvezza. Genoa? E’ naturalmente uno scontro diretto. Troveremo diverse insidie, dobbiamo essere concentrati. Okaka ha fatto due allenamenti con la squadra. E’ venuto in panchina nelle ultime partite per una questione di gruppo. Non ci saranno ancora Samir, Ouwejan e Deulofeu che sono indisponibili. Gli altri possono giocare”.
    GENOA – “Al di là del cambio di marcia, mi sembra che questo Genoa sia abbastanza simile a noi, quindi le insidie che noi troveremo nell’affrontare il Genoa sono le stesse che potranno trovare loro. Di Maio? Osservo molto la quotidianità del lavoro e sappiamo che, anche in tempi brevissimi, la condizione fisica e lo stato di salute legato agli infortuni evolvono costantemente. Le settimane e le partite non sono uguali, col Genoa e col Sassuolo sono tipi di gare diverse. Nella rifinitura farò mie tutte le indicazioni possibili facendo, poi, la somma di quello che ho ricavato in questa settimana”, ha concluso Gotti. LEGGI TUTTO

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    Che Juve sarebbe stata con un Dybala alla… Lautaro?

    Pirlo non ha mai avuto al top l’uomo che avrebbe potuto cambiare le sorti dell’attacco bianconero

    Il dibattito è forte e non c’è dubbio che anche Pirlo sia entrato – ed è normale – nella centrifuga. D’altronde è sin troppo facile “rimproverargli” la mancanza assoluta di esperienza. Un limite d’altronde indiscutibile e su cui non si può replicare: è una realtà oggettiva di cui, evidentemente, è consapevole anche l’interessato. Certo è che Pirlo – con i suoi errori impossibili da negare e un gioco che si è visto solo in poche occasioni – ha anche validi motivi per organizzare una difesa tutt’altro che scontata. LEGGI TUTTO

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    Palermo, Iachini: “Vedere Vazquez fuori rosa mi sconvolse. Su Zamparini…”

    Una vita da mediano per Beppe Iachini che al Palermo è stato sia calciatore che allenatore.
    L’ex tecnico anche della Fiorentina sulla panchina rosanero ha fatto grandi cose: su tutte la promozione dalla B alla A nella stagione 2013/14 ottenendo il record di punti. L’allenatore marchigiano, attualmente senza una squadra, nel corso dell’intervista all’edizione odierna de ‘Il Giornale di Sicilia’, ha raccontato alcuni retroscena legati al suo arrivo in Sicilia come guida tecnica. Eccone uno stralcio.
    Palermo, meglio in trasferta che al “Barbera”: rosanero terza miglior difesa esterna del campionato
    “Arrivai al Palermo in Serie B (stagione 2013-14 ndr) con la squadra tredicesima in classifica e vincemmo alla grande il campionato stabilendo il record di punti, ottantasei. Eravamo forti, ma non è mai facile vincere. Non va dato per scontato nulla. Appena arrivai vidi Franco Vazquez fuori squadra e dissi: “Chi è quello lì?”. Il Palermo gli aveva of- ferto cinquecentomila euro per rescindere il contratto. Io lo impedii, parlai con Franco, a gennaio tornò nel gruppo. Vazquez e Dybala sono stati i giocatori più forti che ho allenato a Palermo. Era un bel gruppo e l’anno successivo ci siamo confermati in Serie A con belle soddisfazioni… Battemmo anche l’Inter ricordo. Poi l’anno dell’esonero le cose stavano cambiando. Forse perché non facevo giocare chi voleva lui. Avevamo sempre discussioni: quello è troppo vecchio, quello ha la gobba… Insomma era difficile. Gilardino non andava bene, Maresca neppure. Io ero rimasto molto legato al gruppo della promozione ma evidentemente si erano avvicinati altri procuratori e c’erano altri interessi. Credo che Zamparini fino a un certo punto abbia fatto grandi cose per il calcio a Palermo. Gli va riconosciuto. Poi non so esattamente cosa sia accaduto; forse è stato consigliato male, non è stato neppure aiutato, non avrei mai immaginato che il Palermo potesse fallire. E la cosa mi ha fatto male, molto male perché porto sempre Palermo nel cuore. Da calciatore e da allenatore ho amato questa maglia e penso di essere stato ricambiato”. LEGGI TUTTO

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    “Renica, batti tu?”. Trent’anni fa l’ultima recita di Diego a San Siro

    Il più forte giocatore di sempre che cede una punizione dal limite a un difensore? L’emblema dell’ultimo Milan-Napoli di Maradona, giocato sul campo ma anche tra tribunali, tv, volantini, intercettazioni. La discesa agli inferi del Pibe comincia qui

    Un attimo prima succede una cosa strana, è un dettaglio passato inosservato che il Tempo – trent’anni dopo – ci inquadra in una nuova prospettiva. È l’ultimo frame di Diego Armando Maradona a San Siro. C’è una punizione all’incrocio delle linee dell’area di rigore, vertice destro d’attacco del Napoli. È appena stato atterrato Careca e Maradona protesta con l’arbitro Coppetelli di Tivoli. La mimica di Diego appare forzata, da primattore che cerca l’ultima carezza di luce prima di abbandonare la scena. Ma è un Don Chisciotte senza più i mulini a vento. LEGGI TUTTO

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    Eriksen mette radici: promosso in italiano, l’Inter si gode l’asso-scudetto

    Danese sempre più protagonista. Dalla grinta in campo alla vita milanese con Sabrina e i due figli: così è riuscito ad arrivare al top per Conte

    Christian è stato promosso in italiano. Orale, scritto e, soprattutto, giocato. A Christian Eriksen, alunno diligente, è capitato il più ossessivo dei maestri tra i banchi della Pinetina: anche se ha messo un po’ più del necessario, il danese ha imparato la lezione di Antonio Conte. LEGGI TUTTO