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    Inzaghi racconta lo United: “Ripenso al 2007. Mi entusiasma anche questo Milan”

    Parla l’ex rossonero: “Il fascino di questa sfida è grandissimo. Chiunque indossi i colori dei due clubha un compito speciale, ma anche una notevole responsabilità”

    La notte della partita perfetta sembrava non voler finire mai. Intorno alle 2 Pippo Inzaghi era ancora seduto a tavola con Silvio Berlusconi, Ricardo Kakà e Clarence Seedorf. L’olandese era il padrone di casa perché la location individuata per la cena era Finger’s, il ristorante del numero 10 rossonero. LEGGI TUTTO

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    Juve, restano le plusvalenze per evitare il maxi buco. Exor andrà al rilancio?

    Dopo l’eliminazione dalla Champions peggiorano le prospettive economiche: al momento si può stimare una perdita di almeno 200 milioni nel 2020-21. Sguardo sul futuro tra Ronaldo e le valutazioni della proprietà

    Nel day after dell’eliminazione dalla Champions il titolo bianconero in Borsa ha lasciato sul terreno l’8%. Ma non è quello che conta. Quello che conta è che è venuta meno una delle due leve in mano alla società per limitare i danni della pandemia nel bilancio di un club che, per di più, era reduce da una fase espansiva e si era pertanto caricato di costi pesanti. LEGGI TUTTO

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    Juve, ora serve un mercato funzionale. A partire da un Pirlo in campo

    Urge pensare a cosa accadrà domani per evitare di ripetere gli errori di ieri. Rabiot e Ramsey potrebbero portare le plusvalenze con cui dare l’assalto a Locatelli

    Il mercato, la prossima volta, facciamolo meglio. Soprattutto, completiamolo come si deve, in modo da non rendere la coperta cortissima. Con un senso compiuto e che si avvicini alle idee dell’allenatore. La Juve ha bisogno di pensare a cosa accadrà domani per evitare di ripetere gli errori di ieri. L’investimento Chiesa, 60 milioni ben dilazionati, vale la candela e lo si era capito da subito, anche se molti umori bianconeri (quelli che ora dicono “grande acquisto”) avevano espresso non pochi dubbi sulla bontà dell’operazione. LEGGI TUTTO

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    Sconfitto ma non discusso: Pirlo c'è e parla. Club e senatori per ora in silenzio. Ecco cosa succede

    Negli ultimi due anni le delusioni di coppa sono costate il posto a Sarri e Allegri, il tecnico bianconero invece dice: “Sono tranquillo, il progetto è appena iniziato”. Su di lui il cappello del club. Per cui, per una volta, non è vincere l’unica cosa che conta

    Inevitabile il confronto. Con Massimiliano Allegri ci si era salutati perché il gioco non era abbastanza europeo. Con Maurizio Sarri ci si era lasciati perché, tra le altre cose, i risultati di un anno non erano stati abbastanza europei. Certo che colpisce la differenza con Andrea Pirlo che dopo l’eliminazione non meno bruciante con il Porto parla dei prossimi passi del progetto, e racconta del confronto sul futuro col presidente Andrea Agnelli, con la naturalezza di uno che certo non sembra un allenatore sulla graticola: “Abbiamo parlato a fine partita, abbiamo parlato di futuro, di quello che dobbiamo continuare a fare. Non mi ha rassicurato di niente, ero tranquillo: mi ha detto che il progetto è appena iniziato, i giocatori che sono arrivati hanno dimostrato di essere da Juve, e da qui ripartiamo”. LEGGI TUTTO

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    Da Chiellini a Ramsey-Rabiot, tra età e plusvalenze: la Juve prepara la rivoluzione

    Valutazioni tecniche, anagrafiche e di bilancio, tutto entrerà in discussione: dalle scelte sul futuro del capitano e di Buffon al valore di mercato di Demiral fino al dilemma Ronaldo e all’impasse su Dybala

    La Juve si prepara a cambiare ancora. Avviata da un paio di stagioni la strada del rinnovamento graduale dell’organico, l’eliminazione dal grande obiettivo Champions League e lo scenario al momento molto realistico della fine dopo 9 anni del dominio italiano spingono più di un giocatore verso il capolinea della propria esperienza bianconera, che sia per valutazioni tecniche, valutazioni anagrafiche o valutazioni di bilancio. Ci sono giocatori da cui non si può non ripartire: Chiesa, Arthur, Morata. Chi invece è destinato a lasciare? LEGGI TUTTO

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    Krause e la “scoperta” di Parma: “In città mi hanno riconosciuto, ho offerto il gelato a tutti”

    Parma Krause (getty images)

    Lunga ed interessante intervista rilasciata dal presidente del Parma Kyle Krause ai microfoni di DAZN nel corso dell’appuntamento con Diletta Leotta nello speciale “Professione Presidente“. Il numero uno del club ducale si è raccontato apertamente tra l’emozione di guidare un club italiano alla bellezza di conoscere meglio la “sua” Italia…

    Krause: dalle origini alla vita a Parma
    Krause, getty images
    “Cosa si prova ad essere presidente del Parma? Per il momento c’è soprattutto tanto divertimento, mi sta davvero piacendo quest’esperienza: è un sogno che diventa realtà”, ha esordito Krause sull’essere patron dei ducali nonostante l’annata fin qui difficile a livello sportivo. “È tutto un sogno: possedere una squadra di calcio, vivere la Serie A, stare in una città come Parma è fantastico. È esaltante ma c’è tanto lavoro da fare, anche perché tutto è accaduto così in fretta”.

    Sull’impatto con l’Italia e la scelta di diventare il presidente del Parma: “Non sono cresciuto a Parma, così quando si è aperta la possibilità di acquisire un club di Serie A, ho scelto Parma e quindi per me è una scelta forte… Non sto dicendo che avrei potuto scegliere qualsiasi club, per questo dico che ho scelto fortemente questa città e tutto ciò che la caratterizza. La gente è fantastica, ci sono architettura, arte e teatri meravigliosi, il Duomo è bellissimo, poi cammini per strada e incontri tante belle persone”.
    E ancora: “Io sono italo-americano anche se forse non sembro molto italiano. Mia madre di cognome fa Gentile: la mia famiglia ha quindi origine siciliane. Noi siamo della parte attorno a Palermo, per la precisione da Alia, un piccolo paese nel palermitano. Io e mia moglie ci siamo fidanzati a Palermo e poi ci siamo sposati a Positano, per cui ho origini italiane e sono sempre stato attratto da tutto ciò che ruota attorno all’Italia: mi piace la gente, mi piace il vino, mi piace il calcio… è tutto meraviglioso, tutto ciò che riguarda l’Italia!”.
    Infine un curioso retroscena su una delle prime serate vissute da presidente del Parma: “Una delle prime serate in città siamo andati a prenderci un gelato”, ha raccontato Krause. “Ci siamo messi in fila io e i miei soci d’affari. C’era un gruppo di ragazzi che mi ha riconosciuto: ‘Ecco il nuovo presidente’, ‘Hai visto, è lui!’. Ho capito che tutti volevano il gelato e l’ho offerto a tutti! É stato divertente“. LEGGI TUTTO

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    A Ziar, dove Skriniar è diventato un “armadietto” d'alluminio

    Nel cuore della Slovacchia, alle origini del difensore nerazzurro tornato decisivo. Non solo per il gol all’Atalanta ma anche per le prestazioni

    Ziar nad Hronom non deve persuaderti. Non è fatto per suscitare l’approvazione di qualcuno. È stato “costruito” per essere utile. Non deve convincerti che è bello perché ciò che arriva prima è la sua utilità. LEGGI TUTTO

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    Da Herrera a Mourinho: resistenza e ripartenze sono nel Dna dell'Inter

    Come quella di Conte, le squadre che hanno fatto la storia nerazzurra si difendevano alla grande e poi vincevano in contropiede

    E’ nel suo Dna: quante volte si sente e si legge questa frase a proposito di un giocatore. Nella scienza il Dna è l’acido desossiribonucleico e contiene le informazioni genetiche di un organismo vivente. Nel linguaggio comune esprime le caratteristiche di una persona. Una squadra di calcio può avere un Dna? In teoria no, nella pratica sì. Il Dna di un club è nella sua storia, negli uomini che l’hanno scritta, e il Dna dell’Inter, fatte salve certe eccezioni, per esempio l’Inter “giochista” di Roberto Mancini, coincide con quello di Antonio Conte: sacrificio e resilienza (vocabolo abusato, ma ipse dixit), estrema difesa e brucianti ripartenze. LEGGI TUTTO