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    Gosens tesoro dell’Atalanta. Può scatenare un’asta con base (almeno) 40 milioni

    L’esterno ha già segnato 9 gol quest’anno: lui sogna un top club tedesco, ma pure le inglesi e la Juventus si fionderebbero su di lui

    Se fosse un attaccante, sarebbe celebrato con uno spot appositamente dedicato. Robin Gosens un attaccante lo è davvero, pur essendo camuffato da esterno sinistro. L’ha detto Gasperini, uno che i complimenti li fa solo quando è convinto: “Robin impressionante, stupisce la sua capacità di sapersi smarcare e di essere un cecchino”. LEGGI TUTTO

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    Kessie protagonista, Yonghong Li rispunta e si prende i meriti…

    Yonghong Li (ex Presidente AC Milan) | AC Milan News (Getty Images)

    Milan, Yonghong Li esalta Kessie

    Il Milan si gode Franck Kessie. Il centrocampista è sicuramente uno dei giocatori più importanti per Stefano Pioli, che infatti non rinuncia mai a lui. Infallibile dal dischetto, l’ex Atalanta ha pareggiato al 97 minuto nella partita di ieri contro l’Udinese.

    Ricordiamo che Kessie è arrivato nell’estate del 2017, sotto la gestione di Yonghong Li. A tal proposito, l’ex presidente del Milan, attraverso il proprio account Twitter, ha esaltato così l’ivoriano: “Kessie! Davvero un calciatore di valore. Sono felice di essere stato coinvolto nel portarlo al Milan”. Ecco il post.

    A proposito di calciomercato, ci sono delle novità sul riscatto di Tomori. LEGGI TUTTO

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    Tonelli, il derby ripreso di testa (sfidando i timori del nonno luminare)

    Il gol è valso ai blucerchiati il pari in Genoa-Samp. Ma è l’ultimo capitolo della discussione nella famiglia del giocatore, composta da illustri medici. Il padre di Lorenzo: “Suo nonno era terrorizzato dai colpi al cranio, voleva proibirgli di giocare”

    E pensare che era tutto iniziato con un derby. Il primo, probabilmente, della vita di Lorenzo Tonelli, ieri a segno al 77’ di Genoa-Samp. Il suo colpo di testa è valso alla Samp un pari che nella stracittadina è molto più di un punto. Anche quella volta, si diceva, si trattava di un derby e di mezzo c’erano sempre i suoi colpi di testa. Firenze, fine anni ’90: a “sfidarsi” allora erano Luigi e Renzo, di cognome rispettivamente Tonelli e Viciani, i due nonni di Lorenzo, oggi difensore blucerchiato. LEGGI TUTTO

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    Nedved, l’ex “tradito” con la Lazio nel cuore

    Nel 2001 venne ceduto da Cragnotti ai bianconeri, spinto ad accettare da una visita a Torino resa pubblica a sua insaputa. Coi biancocelesti era stato protagonista della clamorosa rimonta scudetto del 2000 ai danni della Juve

    “C’eravamo tanto amati. Per cinque anni e forse più. Ci eravamo poi lasciati. E ricordi come fu. Ma una sera c’incontrammo…”. E quella sera, parafrasando la vecchia canzone “Come pioveva”, capiterà sabato prossimo. Sono passati quasi 20 anni ma quel clamoroso passaggio di Pavel Nedved dalla Lazio alla Juve rimane una storia indelebile del nostro calcio. LEGGI TUTTO

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    Milan, senti Lehmann: “Aumentare l’ingaggio di Donnarumma è un azzardo”

    L’ex portiere rossonero: “Gigio può diventare davvero forte, ma il migliore resta Neuer. Rangnick? Avrebbe potuto aiutare non solo il Milan, ma tutto il calcio italiano”

    Tante speranze, incredibilmente disattese. Nell’estate del 1998 Jens Lehmann arrivò nel Milan di Zaccheroni con il chiaro obiettivo di togliere il posto a Sebastiano Rossi. Il tedesco, che un anno prima aveva vinto la Coppa Uefa con lo Schalke battendo in finale l’Inter (parò un rigore a Zamorano), cominciò effettivamente la stagione da titolare, ma, in seguito a un suo infortunio a Cagliari, lasciò nuovamente il posto a Rossi, prima dell’esplosione di Abbiati. Restò in rossonero solo pochi mesi, prima di andare al Dortmund nel gennaio del 1999 avendo totalizzato appena 6 presenze (comprese le coppe). “E pensare che oltre al Milan mi aveva contattato anche il Real Madrid – ricorda Lehmann alla Gazzetta dello Sport –. Scelsi il campionato italiano che in quel momento era il migliore al mondo”. Non andò come sperato, con l’Italia che gli è rimasta indigesta anche per la semifinale del Mondiale 2006, persa con i gol di Grosso e Del Piero. LEGGI TUTTO

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    L'agente di Insigne: “Non ha insultato nessuno. E sul calcio al tabellone…”

    Vincenzo Pisacane, agente di Lorenzo Insigne, ha rilasciato alcune dichiarazioni ai microfoni di Radio Punto Nuovo, commentando sullo sfogo del capitano azzurro al termine del match contro il Sassuolo.

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    Insigne, l’agente commenta lo sfogo di Lorenzo al termine dei Sassuolo-Napoli
    Lorenzo Insigne (Photo by Dean Mouhtaropoulos/Getty Images)
    “Quel gesto di stizza penso sia la reazione più normale che si possa avere dopo aver pareggiato una partita al 93esimo per la concessione di un calcio di rigore. Insigne, come ho spesso ho detto, perde due volte, anzi, tre: da capitano, da calciatore e da tifoso del Napoli. Lorenzo vuole sempre il massimo da sé stesso in campo e negli allenamenti: da capitano sprona i compagni a pretendere sempre il massimo in ogni attimo. Ci tengo a precisare che non ha insultato nessuno, ma ha imprecato solo contro una partita gettata via all’ultimo istante”.

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    Willie Peyote tra Sanremo, il Torino e un fioretto: “Se succede…”

    SANREMO, ITALY – MARCH 03: Willie Peyote is seen on stage at the 71th Sanremo Music Festival 2021 at Teatro Ariston on March 03, 2021 in Sanremo, Italy. (Photo by Jacopo M. Raule/Getty Images)

    Non è un mistero che Willie Peyote, al secolo Guglielmo Bruno, sia un grande tifoso granata. E l’artista torinese non manca di sottolinearlo quando ne ha l’occasione, neanche durante la kermesse sanremese in cui ha esordito ieri sera con “Mai dire mai (La Locura)”. Un brano apprezzato dalla critica, che gli ha permesso di conquistare il nono posto nella classifica provvisoria: un bel risultato, seppure per molti meritasse di più. Willie, insomma, sta tenendo alta la bandiera granata sul palco dell’Ariston.

    Questa mattina, Willie Peyote ha raccontato il suo brano in un’intervista su Sky Sport e non sono mancati i riferimenti allo stadio (citato nel ritornello della canzone) e soprattutto al Torino: “Ero molto scarso quando giocavo a pallone, facevo il centrale di difesa e per questo la passione per i centrali da Glik in poi. Quella sugli stadi è una battuta in realtà, non vorrei che passasse il messaggio che sono contrario che riaprano gli stadi eventualmente. Io sono un tifoso orfano delle partite allo stadio e vedere lo sport senza tifosi sugli spalti mi intristisce un po’. Il senso era che lo sport senza tifosi è semplicemente fatto per l’intrattenimento da casa e perde tutto il suo valore culturale, per quello c’è il riferimento ma era solo una battuta. Poi magari arriva Ibra e li fa lui i palleggi”.

    LEGGI ANCHE: #IoRestoACasa con Toro News – Willie Peyote: “Berrei una birra con Ferrini e Mondonico”
    Ospite d’onore proprio sul palco dell’Ariston: Willie Peyote vorrebbe Ibrahimovic al Torino? “Lo stimo moltissimo, sotto tanti punti di vista, ovviamente come calciatore vista anche l’età anagrafica continua ad essere determinante per una squadra importante come il Milan, quindi al Toro mi farebbe molto piacere averlo, per adesso vediamo se riesco a convincerlo a fare due palleggi sul pezzo”.
    Sulla passione per il Torino: “Sono uno di quelli che va allo stadio, mi piace andare in curva, ci vado con una certa abitudine da vent’anni. La passione per il Toro nasce per tradizione familiare, per retaggio familiare. Poi in realtà io con il tempo me lo sono scelto quando ho approfondito alcune figure importanti della storia del Toro, una su tutte Giorgio Ferrini. Il modo in cui ha insegnato il concetto di tremendismo attraverso la maglia granata mi ha fatto avvicinare ulteriormente, mi ci sono rivisto”.
    LEGGI ANCHE: Willie Peyote: “Sono il Toro della musica italiana. E il derby lo preparo al Fila”
    L’ultima domanda è di quelle difficili, anche se dalla risposta immediata non si direbbe. La vittoria a Sanremo o la salvezza del Torino? “Io per la salvezza del Toro accetto anche di essere squalificato da Sanremo, senza nessuna paranoia. Paradossalmente forse è più quotata la mia vittoria a Sanremo che la salvezza del Toro. Però non le metterei sullo stesso piano, per me il Toro è più importante del fatto che riesca a finire il festival”. LEGGI TUTTO

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    Non è solo Champions: il Porto deciderà il futuro della Juve. Ecco perché

    Qualificazione in bilico al di là dell’1-2 a Oporto che, in teoria, sarebbe un buon risultato. E la sfida di martedì prossimo la partita chiave della stagione. Perché uscire con i portoghesi non sarebbe come essere eliminati da Bayern o City…

    Nelle ultime due Champions la Juve è uscita dai giochi quasi senza rendersene conto. S’è vista sfilare l’Europa davanti senza reagire. Nel 2019 è stato l’Ajax a condannarla: sembrava la squadra più semplice del sorteggio dei quarti, l’1-1 di Amsterdam all’andata aveva illuso, poi a Torino gli incubi peggiori si sono manifestati su una Juve alla quale mancavano troppi titolari ed era troppo attendista come contro l’Atletico. LEGGI TUTTO