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    Cioffi, unica perla di un vivaio che non brilla più

    A Granada l’attaccante era in panchina con Idasiak, Zedadka, Costanzo, D’Agostino e Labriola, tutti giocatori della Primavera partenopea che negli ultimi anni ha perso lustro, retrocedendo anche di categoria

    Gattuso ha finito la partita di Granada con in panchina sei ragazzi visti più che altro in Primavera, ma non ne ha fatto entrare neppure uno, limitandosi a Bakayoko e Zielinski, nel (vano) tentativo di rimontare il 2-0. Perché il Napoli lo scorso anno è retrocesso in Primavera 2, ed è anche molto lontano dalla vetta, visto che il Lecce ha il doppio dei suoi punti: il livello tecnico della rosa, nelle ultime stagioni, non è stato particolarmente alto. Proprio per questo per Idasiak, Zedadka, Costanzo, D’Agostino, Cioffi e Labriola quella di ieri resta una serata speciale: nessuno di loro era aggregato alla prima squadra a inizio stagione. LEGGI TUTTO

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    Ibra, senti Braida: “Io a Sanremo non ti ci avrei fatto andare…”

    L’ex dirigente rossonero: “Spero che il Festival non lo distragga. L’avrei convinto a non partecipare. Zlatan e Donnarumma sono rinnovi imprescindibili. Il derby? Il Milan ce la può fare”

    Di battaglie ne ha vissute tante, e sempre con il suo stile inconfondibile: elegante, misurato nella gioia come nel dolore – sportivamente parlando, è chiaro –, abile e attento osservatore in casa propria ma anche in quelle altrui. Per lavoro, s’intende. Ariedo Braida ha scovato tanti talenti per il Milan, e del Milan è stato uno dei dirigenti storici dell’epoca berlusconiana. Prima d.g., poi d.s. lungo 27 intensissimi anni iniziati con Silvio nel 1986 e conclusi nel 2013. Adesso Braida è direttore generale della Cremonese, in B, ma come dice lui “non è questione di categoria e di blasone. Il calcio è passione, la mia più grande passione, ed è bello dappertutto e a qualsiasi livello”. Se poi alle porte arriva un derby da sballo, con il “suo” Milan in alto come non era da anni, le emozioni sgorgano copiose. LEGGI TUTTO

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    Pellegrini e il derby: “Ibra fa paura, ma Lukaku è il più forte al mondo. Tornare all’Inter? Un sogno”

    Numero uno del club nerazzurro dal 1984 al 1995, il Pres racconta: “Stravedo per Romelu e Barella. Conte-Trap? Che grinta! E sulla situazione societaria…”

    “Il 14 dicembre ho festeggiato gli 80 anni. Non sono pochi, ma mi creda: non li sento per nulla. Lavoro dal lunedì al venerdì, dalle 9 alle 19:30: sono in formissima…”. LEGGI TUTTO

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    Genoa, Ballardini: “Occhio al Verona, sanno cosa fare. Criscito? È un leader”

    Ballardini, getty images

    Conferenza stampa di vigilia per Davide Ballardini che domani sarà impegnato col suo Genoa in campionato contro il Verona per la 23^ giornata di Serie A. Il tecnico del Grifone ha presentato la sfida nel consueto appuntamento con i media.

    Genoa-Verona, parla Ballardini
    Ballardini, getty images
    “Dopo il Torino come ci siamo preparati al Verona? Quella gara ci ha dato forza e consapevolezza. Però dobbiamo pensare alla gara col Verona e non al passato. Loro hanno un’idea di gioco chiara. Dobbiamo fare attenzione”, ha spiegato Ballardini. Ancora sul Verona: “Li conosco bene? Stanno facendo bene da due anni ormai, hanno un’idea di gioco molto chiara e credo che i risultati siano frutto di questo”.

    “Lato sinistra della classifica come obiettivo? No, qui non si parla di destra o sinistra. Si deve parlare della gara col Verona. Non abbiamo altri pensieri se non quello di fare una bella partita. I nostri numeri? Sono dati che ti responsabilizzano ulteriormente. Ma ho davanti degli uomini seri con grandi responsabilità. La serietà di questi ragazzi e di tutte le persone coinvolte fa davvero piacere. In ogni caso c’è da fara ancora tanto”.
    “Come sta Criscito e quanto è importante? Lui è un ragazzo, un leader. Un difensore completo che trasmette attenzione, personalità a tutti i compagni. Loro sanno e si fidano di lui. I compagni si sentono più sicuri con lui ed è bene averlo sempre”, ha chiosato il mister. LEGGI TUTTO

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    Da Pirlo a Gattuso: com'è dura la vita in panchina per i campioni del mondo

    Molti giocatori che hanno alzato la coppa nel 2006 sono diventati allenatori. Ma la strada non è stata in discesa…

    Se gli italiani troppo piccoli – o non ancora nati – nel Mundial ’82 hanno una nazionale nel loro Olimpo lo devono a loro: gli eroi di Berlino 2006, quelli della quarta stella. Oggi, a quasi 15 anni di distanza, la vita dei campioni del mondo di Lippi sembra molto più complicata, o almeno lo è per chi ha deciso di reinventarsi in panchina. Andrea Pirlo e Gennaro Gattuso, compagni di squadra per una vita tra Nazionali (giovanili comprese) e Milan, non sono certo nel momento migliore della stagione. Nesta, in B col Frosinone, ha interrotto con la vittoria di domenica una serie di 10 partite senza successi. Massimo Oddo, che nel 2015 ha riportato il Pescara in Serie A con Lapadula, ha poi vissuto esperienze molto meno fortunate. E che dire dell’eroe di quel mondiale, Fabio Grosso? Due stagioni in B, qualche settimana in Serie A e ora un “esilio” svizzero non troppo felice. Anche Cannavaro, che quella coppa l’ha alzata per primo da capitano, si sta affermando come allenatore in Oriente, ma non qui. Gilardino ha iniziato dal basso, ha subito un esonero inspiegabile ed è stato richiamato dopo poco, ma dovrà faticare per recuperare il tempo perso. Unica eccezione, Pippo Inzaghi: eppure la sua carriera, all’inizio, non era partita sotto i migliori auspici… LEGGI TUTTO