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    Marotta contro Furlani, due generazioni a confronto nel derby che vale il primato

    Il nerazzurro ha iniziato la sua carriera nel 1976 al Varese, ha vinto 8 scudetti e piazzato ovunque grandi colpi di mercato, ma alla prima campagna trasferimenti vissuta in prima persona il rossonero ha dimostrato di avere idee chiare e notevoli ambizioni. Sabato 16 settembre si giocheranno il primo posto in classifica

    Marco Pasotto e Andrea Ramazzotti
    5 settembre

    – MILANO

    Uno è all’ennesima stagione di una carriera che è iniziata al Varese, nell’ormai lontano 1976, e che finora gli ha riservato grandi soddisfazioni. L’altro è reduce dal primo brillante mercato estivo come a.d., una carica che ricopre da meno di un anno. Giuseppe Marotta e Giorgio Furlani appartengono a due generazioni diverse, ma vivono l’avvicinamento al derby del 16 settembre con la stessa tensione. La pressione della campagna trasferimenti è sparita ed entrambi hanno dentro la voglia di conquistare una vittoria per staccare i “cugini”, per confermarsi al primo posto in classifica a punteggio pieno. Non sarà un derby “normale” per nessuno dei due.  LEGGI TUTTO

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    Thiago Motta cittadino onorario di Polesella, il paese degli avi

    Lunedì sera il tecnico del Bologna riceverà l’onorificenza nel paese da cui sono partiti i trisnonni paterni

    Lunedì sera Thiago Motta dovrebbe ricevere la cittadinanza di Polesella, il paese nel rodigino in cui hanno vissuto i suoi avi. La cerimonia avverrà, se non ci saranno intoppi, nel Comune situato sulla riva sinistra del Po e segue la delibera del Consiglio Comunale avvenuta nell’aprile scorso: il Sindaco Leonardo Raito nel novembre 2019 incontrò l’allora allenatore del Genoa con tanto di scambio di maglie e la promessa di rivedersi per la cittadinanza onoraria, che ora dovrebbe finalmente concretizzarsi. 

    gli avi—  L’attuale allenatore del Bologna, che ha giocato anche con la nostra nazionale, dovrebbe recarsi proprio lunedì dopo l’allenamento a Casteldebole per ricevere l’onorificenza. Le origini italiane di Thiago nascono dal matrimonio nel 1929 a Polesella tra Fortunato Fogagnolo e Filomena, che poi emigrarono in Brasile per tentare la fortuna e trovare lavoro, come fecero molti italiani in quegli anni. Dall’unione tra Fortunato e Filomena nacque una figlia che sposò il papà di Carlos Alberto Motta, il papà di Thiago. LEGGI TUTTO

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    Leader, vincente, piace a tutti: la fascia e l’omaggio a Scirea, così Danilo s’è preso il mondo Juve

    Personalità ed esperienza, umiltà e sacrificio, capacità di giocare in più ruoli e uno spessore unico fuori dal campo, tra sociale e cultura: primo capitano straniero nella storia bianconera, ecco come il brasiliano ha conquistato la fiducia dei compagni, e di tutti i suoi allenatori

    Lo scambio con Cancelo, nell’estate 2019, sembrava un compromesso doloroso. Poi di Danilo è venuta fuori la personalità, così l’uomo ha superato le esigenze dettate dal bilancio e la Juve si è ritrovata in casa un uomo su cui contare, oltre che un campione pronto a trasmettere la sua esperienza ai compagni più giovani. Fino a prendersi la fascia di capitano ed è essere il nuovo leader di uno spogliatoio che negli ultimi anni è cambiato molto, quasi totalmente. L’unico reduce della vecchia guardia è Alex Sandro, con il quale però Danilo è amico di vecchia data: sin dai loro inizi al Porto.  LEGGI TUTTO

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    Inzaghi, il tecnico che vive di pallone, valorizza la rosa e vince trofei

    Non ama gli eccessi, non è un fine comunicatore, né è un condottiero nel senso più rotondo della parola, ma valorizza l’organico che ha a disposizione, ha già vinto 7 titoli e sfiorato la Champions. Lo scudetto di quest’anno potrebbe essere la sua consacrazione

    E così, senza ansie e senza spingere sull’acceleratore né da una parte e né dall’altra, Simone Inzaghi ha rinnovato il contratto, anzi l’impegno, con l’Inter. Un riconoscimento al suo essere talmente normale, in un mondo dominato dagli eccessi, da apparire davvero straordinario. Perché Inzaghi, con i suoi difetti e con la legittima intenzione di voler crescere ancora, è un allenatore che non ama gli eccessi, non è un fine comunicatore, non è un condottiero nel senso più rotondo della parola, non è uno che infiamma le tifoserie, non è insomma un personaggio in un ambiente in cui bisogna essere sempre riconoscibili, a costo di spararla sempre più grossa per farsi notare. Ma è – semplicemente e perciò con tratti straordinari – uno studioso di calcio. Che forse è il miglior complimento che si potrebbe fare a chi “vive” di pallone.  LEGGI TUTTO

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    La rivoluzione di Pioli. E alla fine ne rimasero 4: i perché di un feeling vincente

    Della rosa trovata dal tecnico al suo arrivo in rossonero sono rimasti soltanto Calabria, Hernandez, Krunic e Leao (diventano sei considerando anche il lungodegente Bennacer e l’esubero Caldara): quattro anni di grandi cambi strategici ed enorme crescita dei singoli e del rapporto tecnico-calciatori

    Fra meno di un mese saranno quattro anni. Quattro anni di Pioli a Milanello, alla cloche di un Milan che rischiava di andare inesorabilmente in stallo, destinato a schiantarsi se qualcuno non gli avesse raddrizzato il muso. Quando Pioli sbarcò in rossonero, la parola più ricorrente con cui lo avevano simpaticamente accolto i tifosi – che sognavano Spalletti – era “out”. Fuori, via da qui. LEGGI TUTTO