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    La A e il rush d'autunno: da Gosens a De Ketelaere… I 15 “italiani” in cerca del Qatar

    Il 20 novembre il via al Mondiale: tra sogni e rincorse molti calciatori che giocano in Serie A sono ancora in bilico e cercheranno di sfruttare le prossime giornate di campionato per centrare la convocazioneMeno di due mesi per convincere. Il 20 novembre Qatar-Ecuador darà il via al Mondiale: un obiettivo per qualcuno, un sogno da avverare per altri. Nella pausa autunnale sono 158 i giocatori che hanno risposto alle convocazioni delle rispettive nazionali. Prove generali in vista dell’attesissima competizione. Tra occasioni, rivincite e aerei da prendere. L’Italia non ci sarà, ma tanti giocatori di A inseguono una chance. Dal caso Gosens-Germania alla concorrenza nel Belgio di De Ketelaere, passando dai giovani Hojlund e Afena-Gyan pronti a fare bene sul palcoscenico più importante della loro carriera. LEGGI TUTTO

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    De Vrij, che ti succede? Perde spazio nell'Inter e anche in nazionale

    Il centrale olandese non è più un punto fermo di Van Gaal, che lo aveva schierato titolare nelle prime sei uscite consecutive. In nerazzurro, invece, è insidiato da Acerbi, arrivato meno di un mese fa. E tutto tace sul fronte rinnovo…Se due indizi fanno una prova, viene da chiedersi che fine abbia fatto Stefan de Vrij: panchinato in tre delle ultime quattro uscite dell’Inter e adesso “declassato” anche in nazionale, dove ha racimolato 30′ scarsi in campo in occasione degli ultimi due impegni ufficiali. Dopo aver perso spazio in nerazzurro, il centrale olandese pare dunque scivolato pure nelle gerarchie di Van Gaal, nonostante il tecnico sia sempre stato tra i suoi più grandi estimatori. LEGGI TUTTO

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    Milan, i 1000 giorni dell'Ibra bis. Tra 36 gol, uno scudetto e l’attesa di rientrare…

    La cifra tonda è dalla seconda firma in rossonero. Smettere? “Non voglio stare sul divano a fumarmi il sigaro come tanti altri…” Forse qualcuno gliel’ha già buttata lì, all’improvviso. “Ibra, ma lo sai che oggi tocchi un’altra cifra tonda?”. “In che senso?”. “Mille giorni fa hai firmato per la seconda volta con il Milan”. E il pensiero andrà lì, al 2 gennaio 2020, prima della pandemia, dei tre mesi senza calcio, delle doppiette in giro per l’Italia, dello scudetto, delle frasi a effetto e anche del lungo stop, non il primo di una carriera che finirà proprio com’è iniziata: lottando. LEGGI TUTTO

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    Né con Sacchi, né con il Trap: due eretici scelsero la terza via…

    Sul finire degli anni 80 la polarizzazione uomo-zona viene superata da un modulo ibrido oggi diventato di uso comune. I pionieri? Il Genoa dell’Osvaldo e il Parma di Nevio Esiste sempre un’altra possibilità, una soluzione alternativa, una scappatoia, un specie di sentiero che conduce alla felicità. Il destino ci domina, questo è vero, ma ci lascia la libertà di esplorare. Il discorso vale per la vita e, di conseguenza, per il calcio che ne è spesso lo specchio. Sul finire degli anni Ottanta si giocava in due modi: “a zona” o “a uomo”. Pareva che non ci potessero essere deviazioni sull’argomento. LEGGI TUTTO

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    Sessant’anni di Rijkaard, il gigante buono. Ha portato il Milan in cima al mondo

    Non solo l’epopea in rossonero, l’olandese silenzioso si è confermato vincente anche in panchina: da allenatore è stato lui a lanciare Messi Franklin Edmundo Rijkaard compie 60 anni. È in pensione da quando ne aveva 51. “Non voglio più lavorare nel calcio”, disse dopo aver lasciato la nazionale dell’Arabia Saudita. E nemmeno parlare di calcio, di Olanda, di Milan, Barcellona, Messi, allenatori e tattiche varie. Stop, basta. Solo qualche foto ricordo con i suoi vecchi amici, Gullit e Van Basten. Un selfie veloce, un sorriso stracco e via. LEGGI TUTTO

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    Chi è Evan Ndicka, il nuovo Abidal che ha fatto le fortune dell'Eintracht

    Il difensore centrale classe ’99 è nel mirino della Juve per il mercato di gennaio. A Francoforte è in scadenza, costa 10 milioni ed è reduce da una stagione molto positivaConsapevolezza, che impedisce di affrettare i tempi e di fare il passo più lungo della gamba. Evan Ndicka ora si sente pronto, ora sa di esserlo. Il francese classe 1999 che dal 2018 è in forza all’Eintracht di Francoforte, ha sempre avuto le idee chiare in tal senso. Al punto che nell’estate del 2018 ha rifiutato le offerte di Manchester City e Liverpool per accettare quella del club tedesco. “Qui so che giocherò di più e per me conta quello”, spiegò al canale ufficiale dell’Eintracht. LEGGI TUTTO

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    I muscoli in campo, l’umanità come modulo: storia di un gigante che risolveva problemi

    Brera gli coniò quel soprannome dannunziano che gli calzava a pennello: figlio dell’Italia del dopoguerra, capitano dell’Inter prima che divenisse Grande, specialista in promozioni. A suo modo, un big del nostro calcio Si portava addosso un nome pesantissimo con leggerezza e un pizzico di vanità. Gianni Brera gli aveva appiccicato il nomignolo “Maciste”, proprio come l’eroe forzuto immaginato da Gabriele D’Annunzio sulla scorta dei miti greci, e lui ne era fiero, perché avere un soprannome significava essere qualcuno, distinguersi dalla massa. LEGGI TUTTO