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    Sessant’anni di Rijkaard, il gigante buono. Ha portato il Milan in cima al mondo

    Non solo l’epopea in rossonero, l’olandese silenzioso si è confermato vincente anche in panchina: da allenatore è stato lui a lanciare Messi Franklin Edmundo Rijkaard compie 60 anni. È in pensione da quando ne aveva 51. “Non voglio più lavorare nel calcio”, disse dopo aver lasciato la nazionale dell’Arabia Saudita. E nemmeno parlare di calcio, di Olanda, di Milan, Barcellona, Messi, allenatori e tattiche varie. Stop, basta. Solo qualche foto ricordo con i suoi vecchi amici, Gullit e Van Basten. Un selfie veloce, un sorriso stracco e via. LEGGI TUTTO

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    Chi è Evan Ndicka, il nuovo Abidal che ha fatto le fortune dell'Eintracht

    Il difensore centrale classe ’99 è nel mirino della Juve per il mercato di gennaio. A Francoforte è in scadenza, costa 10 milioni ed è reduce da una stagione molto positivaConsapevolezza, che impedisce di affrettare i tempi e di fare il passo più lungo della gamba. Evan Ndicka ora si sente pronto, ora sa di esserlo. Il francese classe 1999 che dal 2018 è in forza all’Eintracht di Francoforte, ha sempre avuto le idee chiare in tal senso. Al punto che nell’estate del 2018 ha rifiutato le offerte di Manchester City e Liverpool per accettare quella del club tedesco. “Qui so che giocherò di più e per me conta quello”, spiegò al canale ufficiale dell’Eintracht. LEGGI TUTTO

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    I muscoli in campo, l’umanità come modulo: storia di un gigante che risolveva problemi

    Brera gli coniò quel soprannome dannunziano che gli calzava a pennello: figlio dell’Italia del dopoguerra, capitano dell’Inter prima che divenisse Grande, specialista in promozioni. A suo modo, un big del nostro calcio Si portava addosso un nome pesantissimo con leggerezza e un pizzico di vanità. Gianni Brera gli aveva appiccicato il nomignolo “Maciste”, proprio come l’eroe forzuto immaginato da Gabriele D’Annunzio sulla scorta dei miti greci, e lui ne era fiero, perché avere un soprannome significava essere qualcuno, distinguersi dalla massa. LEGGI TUTTO

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    Verdi: “Verona fa rinascere quelli nel mio ruolo. E io ci metterò la fantasia giusta”

    L’attaccante in prestito dal Torino: “Questo è il posto giusto, voglio ricreare la stagione di Bologna. Napoli? Ecco perché andò male…”Dal nostro inviato Fabio Bianchi28 settembre
    – MilanoCogli l’attimo, Simone, anzi l’anno. I bei tempi di Bologna, con annessa conquista dell’azzurro, sembravano non tornare più. Poi è arrivato il 2022, l’ottimo finale di stagione con la Salernitana, le nozze con Laura e ora il Verona. Nella sede del club, Verdi osserva le maglie dei grandi che sono passati da qui e dice: “Spero un giorno di vedere appesa anche la mia, sarei in buona compagnia”. LEGGI TUTTO

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    Da Highbury al Gasometro, che succede quando si abbatte un tempio

    Toccherà anche a San Siro: stadi mitici sostituiti da strutture più moderne e funzionali. Ma ai tifosi importa poco: tra cori, maionesi, riti pagani, immobiliaristi senza scrupoli e trapianti architettonici, storie di cambiamenti e cuori infranti Quando le ruspe cominciano a fare il loro sporco lavoro, non è solo uno stadio a venire abbattuto. Ogni muro che cade lascia calcinacci nella nostra memoria, ogni porta divelta è una ferita. Se è vero che ogni stadio è una cattedrale, non è la nostra fede nella religione del calcio a venire meno ma il ricordo del luogo dove – quella fede – l’abbiamo vissuta. Il futuro non fa sconti, giusto così. Non sarebbe futuro, altrimenti. Ma mentre San Siro si prepara alla sua second-life e già in lontananza si sente il rumore delle ruspe, siamo qui a ripercorrere un viaggio delle grandi cattedrali del calcio che sono state abbattute e l’unica cosa che ci preme è mettere in sicurezza il cantiere, sì, ma dei nostri sentimenti. LEGGI TUTTO

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    Milik: “Juve, finalmente! Sono stato vicino in passato, ma il Napoli…”

    Arkadiusz Milik, centravanti della Juventus e della Polonia, ha rilasciato un’intervista a Meczyki dal ritiro della Nazionale. L’ex Marsiglia ha affrontato diversi temi: “Devo ammettere che mi sento bene con la maglia della Juve. E’ un bel kit con bei colori e buoni sponsor”.SULLA TRATTATIVA – “Ho sempre approcciato le questioni di mercato con calma. I miei agenti se ne occupano. Io sono focalizzato solo su giocare a calcio, è la cosa più importante per me. Al mio agente ho detto di non disturbarmi se non c’era un’offerta concreta, ma di chiamarmi se c’era qualcosa di serio. E dopo Marsiglia-Nantes, terza partita di campionato, mi ha chiamato dicendomi che la Juve era interessa a me. I giorni successivi è volato a Torino per parlare. E’ stata la prima volta in cui ho scoperto che la Juve mi voleva. Sapevo che dovevano avere un contatto tra di loro, ma se non c’era niente di concreto non volevo entrarci. Il mio agente mi ha chiamato quando l’interesse per me è diventato serio”.LE MOTIVAZIONI DELLA SCELTA – “La scelta di andare alla Juve è stata rapida. E’ stato sempre il mio sogno quello di giocare per un grande club come la Juve. Da quando ero piccolo volevo giocare per una grande squadra. Possiamo contare il numero di grandi club sulle dita di due mani. Mi ha fatto piacere avere questa occasione e ho colto l’opportunità. Non avevo niente da perdere”.SU DEPAY – “Non sono mai stato interessato alla situazione del trasferimento di Depay. Sapevo che c’era un’interesse per lui, ma niente altro. Non ci ho pensato. Se qualcuno mi vuole e ci sono offerte concrete, al mio agente dico di chiamarmi. Ma se non c’è niente di concreto io semplicemente penso a giocare a calcio. Cosa è successo prima del mio trasferimento? Cosa voleva la Juve? Perché Depay non è arrivato? Non me lo sono chiesto perché non avevo abbastanza informazioni”.IL RETROSCENA DI MERCATO – “Si, ero vicino ad andare alla Juve già in passato ma poi i due club devono trovare l’accordo. L’accordo all’epoca non si trovò e quindi non andai alla Juve. Il Napoli rifiutò una proposta dalla Roma che offriva più soldi. E’ stata una loro decisione e io l’ho rispettata. Un giocatore può non essere d’accordo coi termini del contratto se qualcosa non gli piace. Sono contento che tutto ha funzionato e ho avuto la chance di andare alla Juve. E’ un grande onore giocare per un club così grande”.LE CHIAMATE DI SZCZESNY – “La cosa più divertente è che ogni volta che ero vicino alla Juve, mi chiamava. In quel momento, quando ero molto vicino, mi ha chiamato per ultimo. Non so come ha scoperto del trasferimento, ma presto, quando mi ha chiamato, non ne è uscito nulla. E’ stata una buona cosa che non mi ha chiamato quando il trasferimento è venuto fuori”. LEGGI TUTTO

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    La Roma sogna il grande colpo in difesa: due nomi in cima alle preferenze di Mou

    Josè Mourinho vuole una Roma ancora più forte per provare a centrare la qualificazione alla prossima Champions League. Lo Special One ha individuato nel reparto difensivo il punto debole dell’attuale rosa. Ecco perché nei prossimi mesi Tiago Pinto sarà chiamato a piazzare un colpo già pronto per il presente, ma  anche con delle prospettive. Ascolta “Roma, Mourinho vuole un grande colpo in difesa” su Spreaker.TIMBER IL PREFERITO – Jurrien Timber, centrale difensivo dell’Ajax e della nazionale olandese, rappresenta il profilo preferito dalla Roma. Gli osservatori giallorossi lo hanno seguito a più riprese in questo avvio di stagione e le relazioni sono più che positive. Ma sul classe 2001 ci sarà da battere la concorrenza di top club come Bayern Monaco e Manchester United, oltre che superare lo scoglio di una valutazione da circa 30 milioni di euro. Un’altra strada porta a Evian Ndicka dell’Eintracht Francoforte: il difensore francese è in scadenza di contratto a giugno, ma piace molto anche alla Juventus.   LEGGI TUTTO